N.B. Il presente testo non ha alcuna pretesa di completezza. Trascrizione di una meditazione, si propone solo di stimolare ad una lettura personale del vangelo di Luca, fornendo alcune prime chiavi per un orientamento.
Durante tutto questo anno, a partire da oggi e fino all'Avvento dell'anno
prossimo, si leggerà sempre il Vangelo di Luca, fatta eccezione per le grandi feste
nelle quali si legge il Vangelo di Giovanni.
Per introdurre alla lettura dei testi di Luca, ho preparato una lista dei temi più
importanti.
Voglio iniziare leggendo Lc 4, 16:
16Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed
entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era
scritto:
18Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
19e predicare un anno di grazia del Signore.
20Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette.
Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 21Allora
cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita
con i vostri orecchi». 22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano
meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non
è il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose: «Di certo voi mi
citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao,
fàllo anche qui, nella tua patria!». 24Poi aggiunse: «Nessun
profeta è bene accetto in patria. 25Vi dico anche: c'erano molte vedove in
Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande
carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una
vedova in Sarepta di Sidone. 27 C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo
del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio
del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
30 Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
Ho scelto questo brano per iniziare la meditazione perché qui cogliamo tantissimi temi che l'evangelista Luca ha probabilmente appreso da S.Paolo.
Se voi andate nella Basilica di S.Paolo fuori le mura vedete che, nel quadriportico, è posta la statua di S.Paolo al centro. Ma, più avanti a destra, ecco la statua di S.Luca, proprio perché la tradizione dice che Luca ha sempre accompagnato Paolo. Probabilmente Luca è arrivato a Roma, perché negli Atti degli Apostoli, dei quali è autore, ci sono i cosiddetti brani “noi”, in cui non si dice “lui arrivo lì”, ma “noi arrivammo lì”. E' quindi probabile che quando Paolo giunse a Roma, Luca era con lui per accompagnarlo. Molti dei temi che troviamo nel suo Vangelo riprendono riflessioni di Paolo sulla comprensione del mistero di Cristo.
Prendiamo per cominciare le parti proprie di Luca cioè quei brani che noi troviamo solo nel suo Vangelo [1] . Il Vangelo di Luca, uno dei tre sinottici, è l'unico a raccontarci molte delle parabole più conosciute ed amate. Pensate alla parabola del padre e dei due figli, il più giovane dei quali va via da casa e poi torna, mentre l'altro che è sempre rimasto, si arrabbia al ritorno del fratello. C'è solamente nel Vangelo di Luca. Oppure a quella della donna che ha perso una delle dieci dramme e quindi la cerca, o a quella del povero Lazzaro e del ricco, o ancora a quella del fariseo e del pubblicano, con il fariseo che dice “Io sono bravo”, si mette al primo banco, e il pubblicano che sta in fondo e dice “Signore io non sono degno”. Tutti questi testi sono brani raccontati solo da Luca. Il Vangelo è uno solo ma ognuno dei quattro evangelisti ricorda e racconta delle cose particolari, degli aspetti di Gesù che noi non conosceremmo altrimenti. Questo vale ancora di più riguardo al Natale. Dei primi momenti di Maria sono solo Matteo e Luca a raccontarci, e ognuno dei due mostra un aspetto diverso. Per esempio l'Annunciazione dell'incarnazione di Gesù nel grembo di Maria, nove mesi prima della nascita, la visita dell'Angelo a Maria, li troviamo solo nel Vangelo di Luca.
Il Vangelo di Luca, a differenza di altri Vangeli, comincia con Gerusalemme.
E, al cuore di Gerusalemme, ha sempre di vista il Tempio, il luogo che è stato
strumento, nell'Antica Alleanza, della comunione tra Dio ed il popolo.
Dopo i primi quattro versetti, si vede subito Zaccaria che va al Tempio per offrire l'incenso.
Gesù viene portato, subito dopo la nascita, a Gerusalemme (questo c'è solo in
Luca). Solo in Luca c'è Gesù dodicenne che spiega ai dottori della legge la
presenza di Dio nel Tempio. Poi tutto il Vangelo è costruito come un percorso, con
Gesù che deve salire a Gerusalemme, verso la Passione. Già Marco aveva compreso
il significato della presenza di Gesù al Tempio – Mc 11,11-12,44, unità di
cui non ci stancheremo mai di segnalare la centralità [2] . Ma da questo Tempio, che è suo poiché Gesù
è il luogo della comunione con il Padre, egli sarà cacciato fuori per essere
ucciso altrove. Luca, con Matteo, fa precedere l'annuncio dell'uccisione dall'annuncio della
cacciata dal Tempio, nella parabola dei vignaioli omicidi, in Lc 20,15. Il Tempio è
stato centrale, nella vita del popolo ed anche nell'annuncio di Gesù, ma ecco che gli
eventi decisivi, la croce, la sepoltura, la resurrezione, già lo superano, avvenendo al
di fuori di esso. Poi avviene il fatto di Emmaus, i discepoli si stanno allontanando da
Gerusalemme, ma vi tornano di nuovo. Quando Gesù ascende al cielo di nuovo tutti tornano
a Gerusalemme. Ma, sempre più, due momenti diversi si palesano agli occhi
dell'evangelista e del lettore. Da un lato, il primo momento, finché Gesù non
dà lo Spirito Santo: tutto il Vangelo ci mostra come Gesù sia il compimento
dell'Antica Alleanza. Gerusalemme è il fulcro dell'Antico Testamento ed il Tempio il
fulcro di Gerusalemme. Non si può togliere la Città Santa dall'Antico Testamento,
né il Tempio dalla Città Santa. Nel Vangelo di Luca Gesù appare sempre
legato alla sua città, al suo Tempio, ma, la sua cacciata, la sua passione e
resurrezione, la sua ascensione, il dono dello Spirito Santo, aprono ad un secondo momento.
Viene detto allora: “Adesso dovete andare fino agli estremi confini della Terra”.
Infatti l'evangelista Luca è anche l'autore degli Atti degli Apostoli, è evidente
che la mano è la stessa. Quindi partendo da Gerusalemme si dovrà arrivare fino ai
confini del mondo. A quei tempi la fine del mondo era Roma. Adesso è diverso. Dopo la
scoperta dell'America alla fine del '400, il mondo è molto più ampio. Gli Atti
degli Apostoli finiscono con Roma, quindi ciò che è stato vissuto a Gerusalemme
deve essere portato nella capitale dell'Impero. In questa indicazione noi troviamo qualcosa di
molto grande per noi: noi siamo coloro che devono essere radicati profondamente nella storia
della rivelazione dell'Antico Testamento e nella storia di Cristo, ma dobbiamo essere anche
coloro che ne sono testimoni per tutto il mondo. Fare una cosa senza l'altra sarebbe come
distruggere il Cristianesimo. Se uno dicesse: io vado dappertutto, ma non mi radico
nell'evento, nella storia che Dio ha compiuto, sarebbe come un folle che vaga dicendo parole
senza senso. Realmente noi dobbiamo essere radicati in quella storia. Sapete che la Chiesa
continua a dire che è importante insegnare ai bambini, ai figli, ai nipoti, l'amore per
la Scrittura, l'amore per la Chiesa, l'insegnare a comprendere l'Antico Testamento, a
comprendere il Nuovo, a comprendere che Gesù è l'origine e il fine di tutto.
L'evangelista Luca ha questa enorme coscienza che Gesù è per quel posto, è
lì che si vive quella storia, ma quella storia appartiene di diritto al mondo intero.
Già in questo ritroviamo questa fierezza di essere cristiani, questa opposizione anche,
ma allo stesso tempo questo desiderio di incontrare ogni uomo. Si pensi al Papa, al suo
viaggiare. A volte qualcuno dice anche di noi preti. “Ma non c'è, è andato
in Vicariato, in centro ecc.”. Questo, non solo non toglie nulla ad una Parrocchia, ma
è necessario per educare al fatto che un quartiere non è il cuore del mondo.
Ognuno di noi - i vostri figli, i vostri nipoti, voi stessi, i preti, le suore, i laici - ha un
dono che non può tenere per sé. Noi apparteniamo ad una Chiesa, la Chiesa di
Roma, che in maniera più grande di ogni altra, sente l'urgenza di essere un punto di
riferimento per il mondo intero. Ma d'altro canto, guai se questo annunzio non fosse radicato.
Nel Vangelo c'è una tensione tra una storia che si compie solo in un luogo, Gesù
non è stato in America, non è stato in India ecc., ed il fatto che quel Signore
è il Signore risorto nello Spirito Santo, che ogni uomo ha diritto di avere e che la
Chiesa deve portare, deve donare. Guai a chi muore senza evangelizzare, a chi non è
fecondo, non solo fisicamente, ma soprattutto perché non trasmette ad altri questo dono
per cui dice: “Ecco, altri sono diventati cristiani perché c'è stata
l'accoglienza, la missione ecc.”.
Lo sviluppo dal primo annunzio al popolo ebraico fino agli estremi confini della terra non
è solo lineare. Nasconde anche la profonda tensione di un dono rivolto per primo al
popolo eletto, ma in gran parte non accolto, mentre contemporaneamente tale dono si disvela
come destinato dallo Spirito a tutte le genti, ai pagani, ad ogni uomo. Paolo sarà
figura determinante in questo, ma non possiamo trascurare che negli Atti è proprio
Pietro il primo che comprende che Gesù e per tutti e battezza i primi non ebrei. E' al
capo degli apostoli che, anche in questo, spetta il primato. E' possibile cogliere analogie e
somiglianze con il pensiero paolino che si interroga, in Rom 11, 12: “Se pertanto la loro
caduta (degli Ebrei) è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei
popoli (dei pagani), che cosa non sarà la loro partecipazione totale!” Negli Atti
la missione si apre sempre più al paganesimo perché questa è
volontà dello Spirito Santo, ma anche per il rifiuto incontrato in molte sinagoghe, come
afferma la finale di At 28, 28: “Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene
ora rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno”.
Anche il vitello o toro – simbolo che deriva dal profeta Ezechiele e dai quattro esseri
viventi dell'Apocalisse - è stato riferito dai Padri della Chiesa, come simbolo, proprio
all'evangelista Luca, a motivo della centralità del Tempio, luogo appunto dei sacrifici
animali.
Dentro questa dinamica geografica e di sviluppo ecclesiale ci sono temi
grandissimi che Luca conosce e ci presenta in maniera molto forte [3] . Innanzi tutto, come primo tema, non possiamo non soffermarci
su questa grandissima verità che Luca ci trasmette, che veramente Dio è il
Padre. E' veramente il Padre di Gesù Cristo, ma attraverso il Figlio ci rivela che
anche noi siamo figli in Gesù Cristo [4] . Vediamo ad esempio il racconto delle tentazioni nel deserto. Mentre
il Vangelo di Marco, che è il più antico, il primo che è stato scritto,
ci dice solo che Gesù fu tentato, ma non ci spiega in cosa consistettero le
tentazioni del deserto, Luca e Matteo ci ricordano le tre tentazioni specifiche. Ma Luca in
particolare insiste sul fatto che la tentazione di mutare le pietre in pane, la tentazione
di gettarsi giù dal pinnacolo, la tentazione della gloria, sono precedute da una
frase che il Diavolo rivolge a Gesù: “Se tu sei Figlio di Dio” – in
Luca è come una inclusione alla prima ed alla terza proposta, mentre in Matteo
avviene alle prime due - “allora chiedi questa cosa”.
E' sottintesa una domanda che è il grande dubbio dell'uomo. L'uomo può non
sentirsi figlio, può sentirsi orfano, può sentirsi come se nessuno lo avesse mai
amato e voluto su questa terra; ed è la grande tentazione che il diavolo per primo pone
a Gesù Cristo: “Ma tu, ora che sei divenuto uomo, sei proprio sicuro che Dio ti
ami? Sei proprio sicuro di essere Figlio? Guarda come sei ridotto, stai nel deserto”. La
grande domanda è: “Ma tu sei voluto, sei amato?” Questa è la vera
domanda al Figlio di Dio fatto uomo. Le tre domande sono un modo di ripetere questo tema:
“Ma non sarà che tu un Padre non ce l'hai, che a nessuno importa che tu viva, che
tu esista? Non sarà che sei nato per caso?” Gesù risponde affermando
continuamente la Verità del suo rapporto con Dio, il Padre.
Pensiamo a come questa realtà è presente nella nostra vita. Alcune cose io le
scopro parlando con le persone in occasione dei battesimi, grazie a voi, ai vostri figli, ai
vostri nipoti: quanto è importante che i genitori siano consapevoli che, nel Battesimo,
Dio è veramente Padre del loro bambino, che non è voluto solo da loro. Dio vuole
quel bambino! E' anche la grande domanda che i giovani portano con loro: “Ma io sono
amato?” Loro cercano la ragazza, il ragazzo - il mondo giovanile gira tutto intorno a
questo, come se il vero problema fosse trovare “qualcuno che ti si piglia”. In
realtà il vero dubbio è se Dio voglia loro bene, il vero desiderio è che
la loro vita non sia uno scherzo del caso. Solo la risposta a questa domanda può dare la
pace.
Alcuni autori continuano a citare l'espressione “meteorite giovanneo” per Lc 10,
21-22, “Io ti rendo lode, Padre... Sì, Padre, perché così è
piaciuto a te. Ogni cosa mi è affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio
se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo
voglia rivelare”, misconoscendo proprio la centralità del rapporto fra il Padre ed
il Figlio nel vangelo di Luca. Vorrebbero così insinuare che in maniera casuale, e non
dalla sua profonda conoscenza e comprensione di Cristo, sarebbero giunte a Luca queste parole
di Gesù. Esse sarebbero in dissonanza rispetto alla presentazione lucana del Cristo. E',
invece, un brano cardine per gettare luce sull'identità di Gesù così come
Luca l'ha ricevuta e la trasmette. E' la stessa riflessione del “mysterion” in
S.Paolo. Nella sua teologia il mistero non è tanto ciò che è
incomprensibile ed inconoscibile, ma è ciò a cui l'uomo non può arrivare
con le sole sue forze, senza rivelazione da parte di Dio stesso. E' il mistero del rapporto fra
il Padre ed il Figlio, inaccessibile, finché il Figlio non lo partecipa agli uomini!
Come nessuno può accedere alla conoscenza del nostro intimo, della nostra storia
personale, se noi non decidiamo di farne dono e racconto, così, ancor più,
è di Dio. Solo dall'interno si può aprire la porta che dischiude la conoscenza
della sua vita. Ed è, appunto, la Rivelazione cristiana.
Accenno soltanto ad altri testi lucani che approfondiscono lo stesso aspetto, innanzitutto
alla grande storia del padre e dei due figli, in Lc 15. Tante volte l'abbiamo letta. Sappiamo
che è sbagliato chiamarla “la parabola del figliol prodigo”, perché
in realtà non si parla di un figlio, ma di due figli. Ma è anche sbagliato
chiamarla, come suggeriscono alcuni, “la parabola del padre misericordioso”, come
se ci fossero padri che non sono misericordiosi, come se il Padre non fosse misericordioso! Noi
sentiamo il bisogno, per la nostra esperienza umana, se diciamo padre, di aggiungere un'altra
parola, perché noi conosciamo padri che non sono misericordiosi. In realtà
Gesù ci sta dicendo semplicemente che è la parabola del Padre e dei suoi figli.
Un padre che è padre! Il problema è cercare di essere come quel Padre, noi
dobbiamo cercare di assomigliare a quel Padre. Un padre è colui che ama i suoi figli.
Tutti e due i nati da lui, quello che se ne va e quello che brontola sempre, il figlio del
piacere e quello del dovere – come li ha definiti la Dolto - quelli sono i suoi figli! La
parabola gioca tutto quanto sul rapporto che c'è tra questo padre e i due figli (e la
fratellanza che ne consegue).
Pensate poi alle grandi parole sulla croce. Luca è l'unico che ricorda queste due
parole di Gesù, che voi non trovate in nessun altro Vangelo. Quando Gesù, prima
di morire, dice “Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito”, riaffermando
così la sua risposta alla tentazione nel deserto. Padre, io sto morendo, ma tu sei mio
Padre, io ho questo Spirito che è lo Spirito Santo e anche la vita di questa terra, che
sta finendo, la metto nelle tue mani. Luca è l'unico che ci ricorda anche che, dinanzi
al peccato, quando lo stanno uccidendo, Gesù dice, “Padre perdona loro
perché non sanno quello che fanno”. E, subito prima - e dopo la preghiera con la
quale Gesù si è rivolto al Padre nel Getsemani - davanti al Sinedrio che lo
interroga “Dunque tu sei il Figlio di Dio?”, Gesù risponde “Lo dite
voi stessi, io lo sono!” (Lc 22, 70).
C'è dunque questo primo grande tema che troveremo durante l'anno, che è il
grande annunzio che Cristo fa e che Luca ci ricorda. Non che negli altri evangelisti non ci
sia, ma Luca lo ricorda in maniera particolare. Giovanni lo fa in un altro modo, ognuno dei
quattro autori dei vangeli ricorda un aspetto particolare, così come quando noi
guardiamo una persona, ognuno ricorda un particolare, un gesto.
Legato a questo c'è il grande tema della misericordia. Dante definiva
Luca lo “scriba mansuetudinis Christi”, cioè colui che ha scritto della
mansuetudine di Cristo, della misericordia, della bontà, della condiscendenza.
Basta citare le parabole della pecora perduta, della dramma perduta e dei figli perduti tutti
e due (il grande e il piccolo) e del padre. Il tema della peccatrice perdonata, con Simone che
non vuole accogliere questa donna. Non capisce perché lui, che è giusto, deve
vedere Gesù che perde tempo con una poco di buono. E' arrabbiato perché
Gesù dedica poco tempo a lui e dedica più tempo a delle persone che si sono
avvicinate a lui, che lo cercano, lo desiderano. Lui, convinto di stare bene, di non avere
bisogno di niente, di non aver bisogno di cambiare, di convertirsi, è stupito che invece
Gesù sia così amata da una donna che ne sente il bisogno e che Gesù ami
tanto questa donna. Pensate al tema presentato nella bellissima parabola del fariseo e del
pubblicano. Gesù dice che quel pubblicano che dice “Signore, io non sono degno di
stare qui”, quello tornò a casa sua giustificato, mentre il fariseo che pensava di
non avere bisogno di niente tornò a casa condannato. Pensate al buon samaritano, tutti i
sacerdoti, i leviti, non si curano di questo uomo, mentre uno straniero - come se dicessimo
oggi un appartenente all'Islam, un testimone di Geova, una persona che non appartiene al popolo
- lo aiuta. C'è questo secondo grande tema, che ci invita a scoprire quando noi abbiamo
sperimentato la misericordia di Dio, perché nel nostro sguardo si legga se noi
ricordiamo ancora che quando eravamo peccatori, eravamo lontani, Dio ci ha amato. Se noi
ricordiamo questo, allora riusciremo a provare questa misericordia verso ogni uomo.
Perché l'altro è come me. E riscoprire chi sono io, mi fa riscoprire come l'altro
viene guardato da Cristo: con lo stesso sguardo con cui ha guardato me.
Ci sono poi, legati a questo, i temi della festa e della gioia. Alcuni dicono anche che Luca è il Vangelo della gioia, perché ogni volta che un peccatore torna a Cristo, bisogna mangiare, bisogna fare festa. In tutte queste parabole c'è un banchetto dove si suona, si danza, perché una persona nuova è arrivata a Cristo. Addirittura si dice che gli angeli del cielo fanno più festa per un peccatore che si converte, che per mille giusti che non hanno bisogno di alcuna conversione. Il tema della gioia, dell'allegria, della festa è quindi legato a quello della misericordia che deve essere celebrata. Non basta che ci sia, ma addirittura deve diventare una festa.
Nel Vangelo di Luca c'è poi una grande attenzione al tempo, a come lo vivono gli uomini, ma soprattutto a come Dio lo vive. Per esempio, nei primi due capitoli non ci si limita a dire “Quando finì il tempo della gravidanza di Elisabetta, di Maria”, ma si usa l'espressione “compimento del tempo”. Il tempo che scorreva arriva a compiersi, arriva a terminare, a finire, giungendo alla sua pienezza. Finisce perché si compie la realtà più grande! Alla fine c'è questo grande annunzio che ascolteremo la notte di Natale: “Oggi, nella città di Davide è nato il Salvatore”. Davvero, in quel preciso momento, il tempo arriva a compiersi. Tutto quello che succede prima è come una preparazione, qualcosa che ci ha fatto camminare verso quel momento in cui arriva la pienezza del tempo.
Si deve notare come Luca sottolinei molto la presenza dello Spirito Santo,
proprio perché il tempo non si compie per opera di noi uomini, non è fatto, come
ci fanno credere, dalle nostre azioni o dalla nostra fama.
In realtà il tempo si compie, perché Dio compie il tempo. Paradossalmente quello
che fa l'uomo non conta nulla, e questo è in un certo senso una fortuna, perché
è liberante. Il tempo si compie quando Dio capisce che deve mandare il suo Figlio,
quando Dio decide che è il momento e a Dio “piace” mandare suo Figlio. E'
Dio che manda l'Angelo a Maria, è Dio che manda lo Spirito Santo su Maria. L'iniziativa
parte da Dio, non dall'uomo. La parola Avvento ricorda questo, non siamo noi ad andare verso
Cristo, ma solo perché Cristo viene verso di noi, noi possiamo cominciare a camminare
verso di lui. Luca sottolinea la presenza degli angeli proprio perché la vita non
è fatta solo dagli uomini, ma gli uomini passano, se non ci fosse Cristo e con Lui la
vita eterna. Quando Gesù nasce, Luca ci descrive la festa, il canto degli angeli,
perché tutto il Creato, con tutti gli Angeli e tutte le creature celesti, è il
destinatario della Rivelazione di Dio, non solo gli uomini, o addirittura, come a volte si
è portati a credere, una particolare generazione! Il cosmo intero ringrazia la nascita
del Salvatore, perché quel Figlio è venuto per il cosmo intero. Chiaramente
è venuto anche per me, per la mia famiglia, ma non si risolve in questa dimensione. Si
realizza una concezione molto più grande del compiersi del tempo. In virtù di
questo il tempo di Gesù e poi quello della Chiesa, diventano il tempo dell'oggi. Gli
Atti mostrano, infatti, fin dalla Pentecoste, come l'annuncio del profeta Gioele si sia
realizzato proprio oggi, nell'ultimo tempo, e si concludono con l'affermazione che i pagani
oggi, ora, accolgono la salvezza: “Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene
ora rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno” (At 28, 28). E' l'oggi di Cristo che
continua nell'oggi della Chiesa.
Siccome il tempo è compiuto, quando Cristo passa si entra nella Salvezza. E' come un
treno che passa, bisogna salirci sopra. Lui passa e io salgo, io vengo accolto, io entro in
questa comunione. Sarebbe interessante cercare tutte le volte in cui, nel Vangelo di Luca, si
dice “oggi”. A Luca piace questa parola. In questo brano che abbiamo letto
all'inizio di questa meditazione, per esempio, Gesù va a Nazareth, legge questo brano e
dice: “Oggi si è compiuta questa Parola”. Il profeta aveva detto: “Lo
Spirito Santo scenderà, ci sarà un anno di grazia”. Luca capisce che
Gesù ha realizzato in quel momento la promessa fatta da Dio. Essa non è
più una promessa, ma è proprio in quel momento lì che l'anno di grazia
inizia, che la promessa diviene realtà.
Pensate a questa frase bellissima e terribile: “E Gesù, passando in mezzo a loro,
se ne andò”, alla fine di questa pericope. Quando l'oggi di Gesù si compie,
lì le persone si dividono. Allora appena lui fa capire - guardate come si intrecciano i
temi in Luca - appena Gesù fa capire che Lui è venuto anche per il Siro e per la
vedova di Zareptha, che sono due pagani, allora la gente di Nazareth dice: “Ma come? Il
Messia non è venuto per noi, solo per noi? E' venuto per gli altri! Ma che quelli sono
più importanti di noi?” Allora vogliono ucciderlo. Vogliono un Gesù che sia
solo per loro, non interessa che sia per tutti. E c'è questa frase bellissima e
terribile: “Gesù, passando in mezzo a loro, se ne andò”.
Perché Gesù passa in mezzo a loro e può andarsene o essere accolto in
questa dinamica di accoglienza del mistero del Padre, della sua Misericordia.
E proprio Luca sottolinea che questo tempo pregno di Spirito Santo, non è un tempo che
non si ripeta, anzi chiede proprio la costanza della fedeltà. Gesù “secondo
il suo solito” entra nella sinagoga di Nazaret (Lc 4, 16) e, “come al
solito”, se ne va al monte degli Ulivi (Lc 22, 39).
Luca ci mostra, con una impressionante continuità, l'opera dello
Spirito. La prospettiva è proprio quella che la Chiesa annuncerà con forza nel
Credo: “Per opera dello Spirito Santo si è incarnato e si è fatto
uomo”. Non dunque uno Spirito che allontana dalla vita, ma, all'opposto, lo Spirito che
presiede all'Incarnazione del Figlio.Nelle storie parallele della nascita del Battista e del
Cristo lo Spirito è sempre all'opera. Giovanni (Lc 1, 14) “sarà pieno di
Spirito Santo fin dal seno di sua madre”, ma nel grembo di Maria sarà proprio lo
Spirito Santo che scenderà su di lei (Lc 1, 35), che stenderà la sua ombra per lo
stesso concepimento del Figlio.
Anche Elisabetta fu piena di Spirito Santo (Lc 1, 41) e così Zaccaria che fu pieno di
Spirito santo (Lc 1, 67) quando profetò dicendo: “Benedetto...”.
Così anche, in Lc 2, 25-27, Simeone. al quale lo Spirito Santo aveva preannunziato
della nascita del Cristo.
Ma lo Spirito riposa su Gesù. Potremmo dire, con espressioni paoline, che lo Spirito
Santo è lo Spirito di Cristo, che è il suo Spirito. Il Battista lo annunzia come
colui che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Lc 3, 16). Nel momento del battesimo
scende su Gesù lo Spirito Santo, in apparenza corporea, come di colomba (3, 22) che lo
manifesta, nella voce del Padre, come il Figlio prediletto, come l'unico del Padre. E' lo
Spirito – e non solo il tentatore – che lo conduce nel deserto ed è con la
potenza dello Spirito che Gesù torna in Galilea. Nella sinagoga a Nazaret – il
brano iniziale di questa meditazione – Gesù proclama che il brano di Isaia proprio
in vista di lui era stato scritto e che ora, “oggi”, lo Spirito del Signore
è sopra di lui. Proprio la densissima affermazione cristologica della conoscenza del
Padre e del Figlio, in Lc 10, 21, avviene nell'esultanza nello Spirito Santo.
In più, già in Lc 11, 13 – “Quanto più il Padre vostro
celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” – è
evidente che lo Spirito che è proprio del Figlio è lo stesso Spirito che
sarà donato agli uomini.
Nel racconto degli Atti, come è evidente che le Scritture sono state ispirate dallo
Spirito Santo, così è evidente che la vita e la storia della Chiesa ugualmente
è sua opera. Nello Spirito sono stati scelti gli apostoli, nello Spirito vivono la
Pentecoste, nello Spirito inizia la missione di annuncio, a tal punto che tutti “ne sono
ripieni”. E' lo Spirito che indica a Pietro che il Cristo è venuto anche per i
pagani e desidera il loro battesimo. Ogni ministero ed ogni missione particolare dallo Spirito
ha origine in Lui ed in Lui trova forza per compiersi. Potremmo, in sintesi, dire che lo
Spirito oltre ad essere lo Spirito del Cristo è anche, per sua volontà, Spirito
ecclesiale, lo Spirito della Chiesa..
Proprio in questo tempo che è arrivato al suo culmine, alla sua
pienezza, e, perciò, si qualifica come “oggi” in cui è non solo
possibile, ma richiesto, accogliere Cristo nello Spirito, si apre lo spazio della preghiera,
perché sia accolta la presenza di Dio nel suo Figlio.
Maria è colei che prega, con le parole che saranno la forma ed il contenuto della
preghiera cristiana di ogni tempo: “Avvenga di me secondo la tua parola”. Vediamo
in lei, nell'assenza di peccato e nell'abbandono totale alla grazia, la donna che vive la
stessa preghiera di Cristo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice; tuttavia non
sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 43).
La preghiera di Cristo si manifesta in pienezza come preghiera al Padre, nel cammino della
croce, non solo nell'orto del Getsemani, ma anche come preghiera di intercessione per Pietro,
in Lc 22, 32-33, “Ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una
volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”, e di intercessione per i carnefici della
passione, in Lc 23, 34, “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che
fanno”, ed, infine, come preghiera di abbandono fiduciale in Lc 23, 46, “Padre,
nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Il vangelo dell'infanzia di Gesù e di Giovanni Battista, in Luca, ci trasmette le tre
preghiere del mattino, del tramonto e della notte, il Benedictus, il Magnificat, il Nunc
Dimittis, con cui la Chiesa, da allora, prega nelle ore dei giorni.
Proprio immediatamente dopo che Gesù ha chiarito come rovesciare la domanda “Chi
è il mio prossimo?”, chiedendo “Chi è stato prossimo, chi si è
fatto prossimo, a colui che era incappato nei briganti?”, a mostrare che la carità
verso gli uomini è solo una dimensione della vita cristiana, ecco l'episodio avvenuto
nella casa di Marta e Maria. Marta non solo non lascia tutto per sedersi ai piedi del Signore
per ascoltare la sua parola, ma pretende, in più, che tutti facciano come lei. Vuole
erigere il suo comportamento a norma “ecclesiale”. E Gesù la ammonisce sulla
“parte migliore” che a Maria non sarà tolta e da cui lei stessa deve
lasciarsi istruire.
Se qui è in evidenza la preghiera come ascolto del Signore che parla, nella parabola
della vedova importuna e del giudice è, invece, presente la grande dimensione della
preghiera di domanda, di richiesta, di intercessione. (Lc 18, 1-8).
La segue immediatamente la preghiera del pubblicano “O Dio abbi pietà di me
peccatore” (Lc 18, 13) che sola sarà ascoltata, a differenza di quella del fariseo
che si presume giusto e disprezza gli altri.
In tutti e quattro gli evangelisti è evidente la perfetta
continuità, instaurata dal Cristo, fra sé e la vita della Chiesa. In Marco
è il comando, nella finale lunga, della fede e del battesimo da donare –
realtà necessarie per la salvezza! – a tutti i popoli. In Matteo è
l'assicurazione di essere “con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. In
Giovanni le due finali, legano, proprio attraverso la testimonianza degli apostoli e dei
discepoli, la vita dei credenti - che crederanno e avranno la vita per la fede - a quella del
Cristo.
Luca ha sentito il bisogno di non fermarsi a scrivere la storia di Gesù, dal suo inizio
alla resurrezione. Deve anche raccontare la storia della Chiesa, fin dove la conosce, per dire
che è la stessa storia. Nel suo primo libro e nel suo secondo è la stessa
realtà che è sotto i nostri occhi, è lo stesso “oggi” di
salvezza che, iniziato, continua a compiersi. Già in Lc 24, 15-35, l'episodio dei
discepoli di Emmaus, essi debbono tornare dagli apostoli e da Pietro per sentire l'annuncio
loro, prima di fare il proprio e trovarlo uguale. In Lc 24, 36-43, nell'apparizione ai
discepoli a Gerusalemme, essi sono costituiti testimoni del Cristo, nel cui nome saranno
predicati, a tutte le genti, la conversione ed il perdono dei peccati, cominciando da
Gerusalemme” (Lc 24, 47-48).
Gli Atti mostrano la corsa della Parola, fino agli estremi confini della terra, fino a Roma.
La Scrittura Santa si mostra non un tutto completo a sé stante, ma si apre alla
tradizione della Chiesa, che giunge fino a Roma. Tutta la storia della Chiesa diviene storia di
salvezza, vita alla presenza dello Spirito Santo. Ed una geografia di salvezza, poiché
Dio è Padre dell'Incarnazione, conduce a Roma, città a cui la Provvidenza ha
assegnato un posto particolare.
Proprio per questo, se Luca non ci racconta della presenza di Gesù
nelle regioni di Tiro e Sidone, in mezzo ai pagani, ma solo in Galilea e Giudea, è,
però, proprio anche del suo vangelo la coscienza, come vedevamo, che il vangelo è
dono per tutti gli uomini. Il vangelo è per tutti Nessuno lo riceve per tenerlo per
sé.
Nell'episodio che abbiamo letto all'inizio di questa meditazione, episodio programmatico
lucano, la reazione di rifiuto della folla nasce proprio anche a motivo delle parole di
Gesù che ricorda, indicando la traiettoria del cristianesimo, che già nel passato
Elia era stato inviato proprio ad una vedova a Zarepta di Sidone – ed essa lo aveva
accolto! – e che Eliseo, discepolo di Elia, aveva guarito proprio un Siro, un non ebreo,
Naaman (4, 25-30).
In Lc 10, 1-20, è solo Luca a raccontarci dell'invio dei 72 discepoli e del loro
ritorno. E la lettura spirituale dei Padri ha visto, a ragione, in questo numero la missione in
nuce a tutti i popoli della terra (tradizionalmente, a partire da una interpretazione di Gen
10, i popoli erano stati calcolati in numero di 70 o 72). Ecco che gli Atti portano a
compimento ciò che è “previsto” in tutto il vangelo, dispiegano
l'annuncio che è già presente in Luca.
Non solo il vangelo è per tutti, ma è anche per tutto l'uomo.
Non da un sacrificio di una parte dell'uomo, la ragione, esso trae forza, poiché l'atto
di fede è un atto integrale che ognuno compie nella pienezza delle sue facoltà.
La fede è, anzi, l'atto “giusto”, “ragionevole” dinanzi alla
Rivelazione che si è manifestata nella realtà della storia. Unico fra gli
evangelisti, Luca introduce il suo scritto con un breve prologo di 4 versetti, raccontandoci la
sua ricerca storica, perché Teofilo, suo destinatario, si possa rendere conto
“della solidità degli insegnamenti che ha ricevuto” (Lc 1, 4).
Il percorso storico che va da Gesù agli Apostoli e da essi agli uomini della loro
cerchia che misero per iscritto la storia del Signore (cfr. Dei Verbum 18 e 19) non è
una deformazione della realtà dell'evangelo di Cristo, piuttosto è via che
sostiene la “sicurezza” della fede. Una branca della teologia fondamentale, quella
che studia l'origine del Nuovo Testamento ed i criteri di storicità, continua proprio le
parole lucane, ponendosi come scopo la verifica del rapporto fra il Gesù della storia ed
il Cristo annunciato dagli evangelisti e sostenendo, anche nell'oggi della moderna ricerca
scientifica, la fondatezza della fede. Essa ha fondamento e non è fiducia cieca che non
sa, che ignora Colui al quale la fede è data, il Cristo che rivela il Padre.
Anche la parola degli Atti, sottolinea questa dimensione profondamente rispettosa
dell'umanità integrale dell'atto di fede, del motivo del credere: “Sappia dunque
con certezza tutta la casa di Israele...” At 2, 36).
Nel misterioso nome Teofilo, che letteralmente significa “amico di Dio”, possiamo
vedere non solo un personaggio storico a noi ignoto, a cui Luca si indirizzava, ma anche ogni
cercatore di Dio, e perciò suo amico, che vuole scavare sui motivi della fede cristiana
ed essere illuminato da essa.
La storicità è corroborata dalle coordinate storiche per le quali la vita di
Gesù e della Chiesa si incontra con quelle dei personaggi noti della storia, Augusto e
Tiberio, Téuda e Giuda il Galileo, Gallione e Felice.
Sottolineatura tipica lucana, memoria dell'insegnamento di Gesù,
è, infine, l'attenzione rivolta ai beni di cui l'uomo vive. Nuovamente possiamo leggere
questi brani proprio come comprensione che a tutto l'uomo il vangelo è rivolto e la
dimensione economica, di giustizia e di carità, trae luce dall'essere toccata dalla
presenza dell' “oggi” della salvezza.
La figura del Battista, in Luca, già mostra questa sottolineatura, quando incontriamo
la domanda a lui rivolta: “Che dobbiamo fare?” (Lc 3, 10-18). Persone di differenti
mestieri sono invitate a riflettere bene sulla dimensione etica del loro operare
professionale.
Le beatitudini, in Lc 6, 20-28, sottolineano ancor più la dimensione non solo
spirituale dell'annuncio – non “beati i poveri in spirito”, ma “beati i
poveri” – e la contrapposta maledizione della ricchezza non condivisa e del
disinteresse: “Ma guai a voi, ricchi”.
Frequentemente la parola di Gesù che l'evangelo lucano ci ricorda, segue l'uomo da
presso sul tema della fiducia da non riporre nella propria sicurezza - Lc 12, 31-21, su chi
accumula tesori e dice: “Anima mia riposati...” – sul guardarsi
dall'avarizia, sulla scelta degli invitati - Lc 14, 12-14 – su chi vuole seguire il
Signore, senza essere disposto a cedere ciò che ha – Lc 14, 28-33, “Chi vuol
costruire una torre...”.
La parabola del ricco e del povero Lazzaro, Lc 16, 19-31, è dono che solo Luca ci ha
conservato.
Infine l'episodio di Zaccheo, incontro reale che conduce un uomo a dare la metà dei
suoi beni ai poveri e a restituire quattro volte tanto ciò che ha frodato, in Lc 19,
1-9, manifesta la forza rinnovatrice del vangelo di Gesù. Il pane, per il quale l'uomo
nella storia si è diviso, diviene ora occasione di condivisione e segno di salvezza.
Il banchetto condiviso con i poveri ed i peccatori, in terra, diviene segno e anticipo del
banchetto del cielo, quando Dio giudicherà, farà giustizia e salverà, in
Cristo.
Lc 1, 1-4
Lc 1-2 annunzio di Gv Batt, Annunciazione, Visitazione, Magnificat, nascita di Gv Batt e
circoncisione, Benedictus, vita nascosta di Gv, nascita di Gesù e circoncisione,
presentazione di Gesù al Tempio, Nunc dimittis con Simeone ed Anna, vita nascosta di
Gesù; Gesù fra i dottori
Lc 3, 1-2 nell'anno decimoquinto di Tiberio Cesare
Lc 3, 10-14 a Giovanni Battista: “Che dobbiamo fare?”
Lc 4, 25-30 a Nazareth, vedova di Zarepta ed Eliseo e Naaman il Siro
Lc 5, 1-11 prendi il largo e calate le reti per la pesca
Lc 6, 24-28 ma guai a voi ricchi
Lc 7, 11-17 resurrezione del figlio della vedova di Nain
Lc 7, 36-50 la peccatrice perdonata e Simone il fariseo
Lc 8, 2-3 il seguito femminile di Gesù
Lc 9, 51-56 si diresse decisamente verso Gerusalemme… vuoi che scenda un fuoco dal
cielo?
Lc 10, 17-20 ritorno dei 72 discepoli
Lc 10, 29-37 il buon samaritano
Lc 10, 38-42 Marta e Maria
Lc 11, 5-8 l'amico importuno
Lc 12, 13-21 guardarsi dall'avarizia
Lc 13, 1-9 torre di Siloe che cade
Lc 13, 10-17 guarigione della donna curva
Lc 13, 31- oggi e domani compio…
Lc 14, 1-6 guarigione di un idropico di sabato
Lc 14, 7-11 non scegliere il primo posto
Lc 14, 12-14 quando poi fu a pranzo…
Lc 14, 28-33 torre da costruire e dare i propri averi
Lc 15, 8-10 dramma perduta
Lc 15, 11-32 il padre e i due figli
Lc 16, 1-9 amministratore astuto
Lc 16, 10-12 fedeltà nell'uso del denaro
Lc 16, 14-15 i farisei e il denaro
Lc 16, 19-31 il ricco e il povero Lazzaro
Lc 16, 7-10 servo che ha fatto quel che doveva fare
Lc 17, 11-19 guarigione dei 10 lebbrosi
Lc 17, 20-22 il regno di Dio è in mezzo a voi
Lc 18, 1-8 la vedova importuna e il giudice
Lc 18, 9-14 il fariseo e il pubblicano
Lc 19, 1-10 Zaccheo
Lc 19, 41-44 pianto su Gerusalemme
Lc 21, 34-38 State bene attenti che i cuori non si appesantiscano… durante il
giorno… e la notte
Lc 22, 14-18 quando fu l'ora: ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua
Lc 22, 28-30 voi siete quelli che avete perseverato… io preparo per voi un regno
Lc 22, 31-34 ma io ho pregato per te
Lc 22, 35-38 vi è forse mancato qualcosa? ma ora
Lc 23, 6-12 lo mandò da Erode
Lc 23, 13-16 Pilato dice Gesù innocente
Lc 23, 26-32 Simone di Cirene… donne, piangete sui vostri figli
Lc 23, 40-43 il ladrone perdonato
Lc 23, 46 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Lc 24, 15-35 Emmaus
Lc 24, 36-43 apparizione ai discepoli a Gerusalemme
-il simbolo del toro o vitello
-Gerusalemme è il centro iniziale di tutto
-inizio con Zaccaria
-Gesù portato al tempio
-Gesù dodicenne al tempio (lì inizia il suo ministero); perdita di tre giorni
come “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”
-Salita a Gerusalemme 9, 51 (la Galilea è solo l'inizio)
-13, 33 perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme
-13, 34 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti... Ecco la vostra casa vi viene
lasciata deserta
-17, 11 durante il viaggio verso Gerusalemme
-19, 45 ss. entrato poi nel Tempio... ogni giorno insegnava nel Tempio
-20, 15 e lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero
-passione e resurrezione
-da Emmaus tornano a Gerusalemme
-dopo l'ascensione e fino al dono dello Spirito
-poi “Andate fino agli estremi confini della terra”
-1, 49 non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio
-3 tentazioni: se sei figlio
-10, 21-22 io ti rendo lode, Padre... Sì, Padre, perché così è
piaciuto a te. Ogni cosa mi è affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio
se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo
voglia rivelare
-12, 30 ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno... al Padre vostro è piaciuto di
darvi il suo regno
-15 padre e i suoi due figli
-22, 70 tu dunque sei il Figlio di Dio? Lo dite voi stessi: io lo sono
-23, 46 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
-Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno
-15, 8-10 dramma perduta
-15 padre e i suoi due figli
-7, 36 peccatrice perdonata
-16, 1-8 amministratore infedele
-18, 9-14 il fariseo e il pubblicano
-10, 29 buon samaritano
-Malco, il servo del sommo sacerdote guarito nell'orto del Getsemani
-1, 57 si compì il tempo di partorire per Elisabetta
-2, 6 si compì il tempo di partorire per Maria
-2, 21 compiuto il tempo della loro purificazione
-lo Spirito Santo scenderà su di te
-gli angeli (cioè non è opera umana)
-vi annunzio una grande gioia
-At 2, 1 mentre il giorno di Pentecoste stava per compiersi
-4, 16 Secondo il suo solito; espressione che si ripete (esprime la
quotidianità)
-ma insieme: “oggi”
-2, 11 oggi nella città di Davide vi è nato un Salvatore
-4 a Nazaret: lo Spirito del signore è su di me; un anno di misericordia; oggi si
è adempiuta questa parola nelle vostre orecchie
-passando in mezzo a loro se ne andò
-18, 37 passa Gesù il Nazareno
-5, 26 oggi abbiamo visto cose prodigiose
-13, 31 oggi e domani compio…
-16,16 la Legge e i Profeti fino a Giovanni; da quel momento in poi è annunziato il
regno di Dio e ognuno si sforza...
-17, 20-22 il regno di Dio è in mezzo a voi
-19 Zaccheo 2 volte
-23,43 oggi sarai con me in Paradiso
-13, 1-9 torre che cade (e si apre il tema della misericordia)
-At 2, 16 accade, invece, quello che predisse il profeta Gioele
-At 3, 24 tutti i profeti annunziano questi giorni
-At 4, 9 visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo
-At 7, 52 del quale voi ora siete diventati traditori ed uccisori
-At 28, 28 sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed
essi l'ascolteranno
-1, 14 sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre
-1, 35 lo Spirito Santo scenderà su di te
-1, 41 Elisabetta fu piena di Spirito Santo
-1, 67 Zaccaria suo padre fu pieno di Spirito santo e profetò dicendo: Benedetto...
-2, 25-27 c'era un uomo di nome Simeone... lo Spirito Santo gli aveva preannunziato... mosso
dunque dallo Spirito
-3, 16 costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco
-3, 22 e scese su di lui lo Spirito Santo, in apparenza corporea, come di colomba
-4, 1 Gesù, pieno di Spirito Santo... fu condotto dallo Spirito nel deserto
-4, 14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo
-4, 18 lo Spirito del Signore è sopra di me
-10, 21 Gesù esultò nello Spirito Santo e disse...
-11, 13 quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che
glielo chiedono
-At 1, 2 apostoli che si era scelti nello Spirito Santo
-At 1, 4-5 attendere che si adempisse la promessa... voi invece sarete battezzati in Spirito
Santo fra non molti giorni
-At 1, 8 avrete forza dallo Spirito Santo
-At 1, 16 ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo
-At 2, 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo
-At 2, 33 dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo lo ha effuso
-At 2, 38 dopo riceverete il dono dello Spirito Santo
-At 4, 25 tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo
servo Davide
-At 4, 31 tutti furono pieni di Spirito Santo
-At 5, 32 e di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che Dio ha dato a coloro
che si sottomettono a Lui
-At 6, 3 cercate... sette uomini... pieni di Spirito e di saggezza
-At 7, 55 Stefano, pieno di Spirito Santo
-At 8, 15 pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti
ancora sceso sopra nessuno di loro... imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito
Santo
-At 9, 17 perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo
-At 10, 44ss. Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese su tutti
coloro... si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito
Santo
-At ecc. ecc.
-Maria: avvenga di me secondo la tua parola
-tre preghiere del Magnificat, Benedictus e Nunc dimittis
-6, 12-13 Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in
orazione. Quando fu giorno chiamò a sé i suoi disceoli e ne scelse dodici...
-9, 28 Gesù salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto
cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante
-10, 38-42 Marta e Maria
-18, 1-8 la vedova importuna e il giudice
-18, 9-14 il fariseo e il pubblicano
-22, 32-33 ma io ho pregato per te
-23, 34 Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno
-23, 46 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
-24, 15-35 Emmaus
-24, 36-43 apparizione ai discepoli a Gerusalemme
-At sempre la Chiesa in un crescendo
-At 1, 13 c'erano Pietro e Giovanni...
-At 1, 21-22 bisogna che uno... divenga, insieme a noi, testimone della resurrezione
-At 2, 41 e quel giorno si unirono a loro circa 3000 persone
-3 sommari della vita della Chiesa At 2, 42-48; 4, 32-35; 5, 12-18
-At 10, 44ss. Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese su tutti
coloro... si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito
Santo
-At 15 controversia ad Antiochia e “concilio” di Gerusalemme
-4, 25-30 a Nazareth, vedova di Zarepta ed Eliseo e Naaman il Siro
-10, 1-20 invio e ritorno dei 72 discepoli
-At fino a Roma
-At 1, 8 e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e in Samaria e fino agli
estremi confini della terra
-At 2, 8 ss. e com'è che li udiamo tutti parlare la nostra lingua nativa?... siamo
ebrei e proseliti...
-At 9, 15 per portare il mio nome ai popoli, ai re e ai figli di Israele
-At 10, 44ss. Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese su tutti
coloro... si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito
Santo
-At 28, 28 sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed
essi l'ascolteranno
-1, 1-4
-At 2, 36 sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele
-indicazioni cronologiche
-2, 1 in quei giorni un decreto di Cesare Augusto...
-3, 1 ss. nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare...
-At 5, 36-37 venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno.. fu ucciso... e finirono nel
nulla... dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento
-At 11, 28 ciò che di fatto avvenne sotto l'imperatore Claudio
-At 12, 1-2 il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece
uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni
-At 18, 12 mentre era proconsole dell'Acaia Gallione
-At 24, 27 Felice ebbe come successore Porcio Festo...
-3, 10-14 a Giovanni Battista: “Che dobbiamo fare?”
-6, 20-28 beati voi poveri... ma guai a voi ricchi
-6, 36 siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro
-12, 31-21 chi accumula tesori: anima mia riposati; guardarsi dall'avarizia
-14, 12-14 sulla scelta degli invitati
-14, 28-33 chi vuol costruire una torre
-16, 9 procuratevi amici con la disonesta ricchezza
-16, 14 i farisei, che erano attaccati al denaro
-16, 19 ss. il ricco e il povero Lazzaro
-19, 1 ss. Zaccheo
-21, 34 state bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano
Una introduzione al
Vangelo di Matteo
Una introduzione alla lettura
continua del vangelo di Marco
Romano Penna, Introduzione al vangelo di Marco
Per leggere ed amare l’evangelista
Giovanni
Per altri articoli e studi di d.Andrea Lonardo o sul vangelo di Luca presenti su questo sito, vedi la pagina Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) nella sezione Percorsi tematici
[Nota 1] I brani sono indicati di seguito nell'appendice acclusa.
[Nota 2] Cfr. su questo il nostro invito alla lettura di Marco, Una introduzione alla lettura continua del vangelo di Marco , nella sezione Approfondimenti di questo sito www.gliscritti.it.
[Nota 3] Per un elenco, non esaustivo, dei brani lucani che affrontano i diversi temi presentati, vedi in appendice i fogli che sono stati distribuiti durante la meditazione, per il lavoro personale.
[Nota 4] Abbiamo volutamente tralasciato in questa meditazione una presentazione completa di Cristo nel vangelo di Luca, poiché la riflessione su Cristo era stata il tema di precedenti incontri. Cfr. su questo il lavoro parallelo già citato sul vangelo di Marco Una introduzione alla lettura continua del vangelo di Marco, nella sezione Approfondimenti di questo sito www.gliscritti.it.