«Jacques Saunière era... l’unico guardiano di uno dei più terribili segreti mai
esistiti». Così nelle prime pagine il Codice da Vinci descrive il “famoso curatore del
Louvre”, ferito a morte dal suo assassino.
Alla metà del libro, invece, è Costantino ad essere accusato di voler custodire il segreto:
«I vecchi vangeli vennero messi al bando, sequestrati e bruciati».
Il lettore disattento non si avvede dell’incongruenza narrativa: chi è che non ha diffuso la
verità su Gesù? È Costantino o è Saunière (non va dimenticato che il Codice
da Vinci elenca, fra gli altri che prima di Saunière detengono il segreto senza rivelarlo, Jean
Cocteau, Claude Debussy, Victor Hugo, Sandro Botticelli!!![1]; viene da domandarsi perché non anche Stanlio e Ollio, oppure Pippo,
Pluto e Paperino).
In altro luogo abbiamo voluto presentare lo straordinario affresco di Leonardo
da Vinci ed il suo significato iconografico (Dal
Codice da Vinci di Dan Brown ad una più rispettosa lettura iconografica
del Cenacolo di Leonardo; Dan Brown, nella sua ignoranza, non è nemmeno
a conoscenza dei disegni preparatori di Leonardo che informano gli studiosi
sulle sue intenzioni); questo piccolo divertissement[2]
vuole, invece, semplicemente sorridere sul fatto che l’esordio stesso
del Codice da Vinci afferma, nella sua incoerente trama, che la presunta
verità su Gesù ci è stata da secoli sottratta da Jacques
Saunière e da persone della sua risma che, pur essendo “curatori
del Louvre” non sono mai stati in grado di scrivere un articolo, nemmeno
anonimo, su di una rivista scientifica francese o sul Web, per informare il
mondo della verità sui vangeli!
Il priorato di Sion ed i suoi membri esoterici non si sono insomma, secondo l’esplicita ammissione del
romanziere americano, mai preoccupati di informare il mondo del “segreto”. Essi hanno vissuto
piuttosto per trasmetterlo, in «un’ininterrotta catena di conoscenze», ad altri
“detentori di segreti” (Saunière chiama i tre uccisi prima di lui i “fratelli
assassinati”).
Ora, in tutto il mondo - afferma il Codice - è rimasto solo lui, l’unico: Saunière
appunto «era il solo legame rimasto, l’unico guardiano di uno dei più terribili segreti mai
esistiti». Nemmeno Mike Buongiorno conosceva quel segreto e se lo avessero interrogato a Lascia o
raddoppia avrebbe perso tutto il suo capitale.
Il Codice afferma che, moribondo ormai Saunière, «esisteva solo una persona al mondo a cui
passare la fiaccola». Anche in punto di morte, il segreto deve restare tale: la plebe, i poveri mortali,
non debbono conoscere il segreto. Saunière ed il Priorato di Sion lo vogliono impedire!
Qui sta la vera somiglianza fra gli “apocrifi” antichi ed il nuovo “apocrifo” di Dan
Brown. Non nel contenuto, non nell’interpretazione della figura di Gesù (come è noto a tutti,
tranne che a Dan Brown, per gli apocrifi gnostici antichi Gesù è veramente Dio, mentre non è
realmente uomo; la letteratura apocrifa è l’antitesi esatta di ciò che afferma il
Codice[3]).
La somiglianza dell’operetta di Dan Brown con gli antichi scritti non canonici è esclusivamente
quella del presunto “nascondimento”. Gli scrittori gnostici coniarono il termine
“apocrifo” –che significa “nascosto”- per dare a credere che Gesù in segreto
avrebbe fatto delle rivelazioni segrete ad alcuni apostoli chiedendo loro di mantenerle riservate e questi a loro
volta le avrebbero trasmesse ad altri in segreto con la consegna di non divulgarle. Non un “segreto”,
insomma, imposto dalla chiesa (che, fra l’altro, a quei tempi era perseguitata e non deteneva alcun potere;
il secolo d’oro dello gnosticismo è il II secolo d.C.), ma piuttosto un segreto esoterico deciso in
maniera autoreferenziale da coloro che amavano definirsi gnostici.
L’esigenza degli apocrifi gnostici di richiamarsi ad un segreto derivava
dalla necessità di trovare un motivo che accreditasse l’antichità
di tali testi e che superasse l’obiezione che gli apocrifi non potevano
essere antichi dal momento che tutti conoscevano i testi canonici che venivano
letti nelle pubbliche liturgie già nel I secolo, mentre nessuno aveva
mai sentito parlare degli altri vangeli (semplicemente perché essi non
erano ancora stati scritti!). Come dare allora credibilità ai nuovi vangeli,
scritti almeno cinquanta anni dopo quelli conservati nel Nuovo Testamento? Gli
autori dei vangeli gnostici scelsero una finzione letteraria e dichiararono
che i loro vangeli non erano ancora conosciuti non perché appena scritti,
ma perché tenuti nascosti per volontà dello stesso Gesù
e dei discepoli “detentori del segreto” (su questo cfr. l’articolo
Chi ha nascosto gli apocrifi? di d.Andrea
Lonardo e gli altri testi sulla letteratura apocrifa presenti nella sezione
Sacra Scrittura del
sito www.gliscritti.it).
Nell’antichità, come nel Codice da Vinci, è l’affermazione di essere i custodi
di un “segreto” ad essere la confessione letteraria della invenzione di ciò che si
afferma.
Ecco, di seguito, la dichiarazione di ammissione del carattere “apocrifo”[4] del Codice:
Rimasto solo, Jacques Saunière tornò a osservare la saracinesca d’acciaio. Era in
trappola; per riaprire la porta occorrevano almeno venti minuti. Prima che qualcuno facesse in tempo ad arrivare
a lui, sarebbe morto. Eppure, la paura che adesso l’attanagliava era assai superiore a quella della morte.
“Devo trasmettere il segreto”.
Alzandosi in piedi a fatica, richiamò alla mente tre fratelli assassinati. Pensò alle
generazioni venute prima di loro, alla missione affidata a tutt’e quattro.
“Un’ininterrotta catena di conoscenze”.
E all’improvviso, adesso, nonostante tutte le precauzioni e le misure di sicurezza, Jacques
Saunière era il solo legame rimasto, l’unico guardiano di uno dei più terribili segreti mai
esistiti.
Rabbrividendo, si rizzò in piedi.
“Devo trovare un modo…”
Era intrappolato all’interno della Grande Galleria ed esisteva solo una persona al mondo a cui passare
la fiaccola. Saunière guardò le pareti della sua ricchissima prigione. La collezione dei più
famosi dipinti del mondo pareva sorridergli come un gruppo di vecchi amici.
Stringendo i denti per il dolore, fece appello a tutte le sue forze e capacità. Sapeva che il compito
disperato che lo attendeva avrebbe richiesto fino all’ultimo istante di quel poco di vita che ancora gli
rimaneva.
[1] D.Brown, Il codice da Vinci, Milano, Mondadori, 2004, p. 383.
[2] La nostra breve nota gioca volutamente sul registro letterario e sulle sue finzioni, mentre Dan Brown ha esitato prima di cancellare le attestazione di storicità che erano esibite nelle prime edizioni del suo romanzetto; su questo cfr. Il Codice da Vinci di Dan Brown.
[3] Il Codice afferma: «Costantino... finanziò una nuova Bibbia, che escludeva i vangeli che ne esaltavano gli aspetti divini», p.275. «Abbiamo... i Rotoli copti scoperti nel 1945 a Nag Hammadi. Oltre a raccontare la vera storia del Graal (N.d.C.!!!), questi documenti parlano del mistero di Cristo in termini profondamente umani», p.275.
[4] D.Brown, Il codice da Vinci, Milano, Mondadori, 2004, pp.13-14.