I tre testi che ripresentiamo on-line, fanno il punto sui
presunti fatti storici che fanno da sfondo al romanzo di Dan Brown. Ad una analisi
approfondita appare subito la lunga sequenza di luoghi comuni sulla storia del
Cristo e della Chiesa che vengono miscelati insieme dallo scrittore, nel voler
creare un'aura di sospetto nei confronti del cattolicesimo.
Esemplare risulta già l'omissione, nelle successive edizioni, della
nota “Informazioni storiche” che accompagna l'edizione in lingua
inglese e le prime cinque edizioni in lingua italiana, ma scompare dalla sesta
in poi, nella quale Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti
e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà»,
e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque
Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers
Secrets» che, come dimostrano ampiamente i testi che seguono sono notoriamente
dei falsi.
Per l'interessantissimo problema teorico del rischio ed insieme della necessità
che un romanzo si presenti come vero, vedi la sesta conferenza di Umberto Eco,
contenuta in Sei passeggiate nei boschi narrativi, Bompiani, 2003, che raccoglie
conferenze da lui tenute alla Harvard University nel ciclo delle Norton Lectures
negli anni 1992-1993. Lì l'autore italiano analizza, fra gli altri esempi
possibili, proprio le leggende sorte intorno ai templari ed ai rosacrociani,
per soffermarsi poi ad analizzare i passaggi che hanno condotto a ritenere veri
ed autentici i cosiddetti Protocolli dei savi di Sion, uno dei testi, inventati
di sana pianta, su cui si fonda l'antisemitismo moderno.
Il testo di Dan Brown è particolarmente scorretto, proprio per la
nota summenzionata, che cerca volutamente di dare ad intendere che il resoconto
dei fatti antichi a partire dai quali si svolge poi l'intreccio dei personaggi
moderni da lui inventati, sia una fedele ricostruzione dovuta a sue ricerche
storiche.
Restiamo a disposizione per l'immediata rimozione dal nostro sito, se la
messa a disposizione su www.gliscritti.it
non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto
L'Areopago
Un docente stufo di fare il docente
La cosa più interessante del libro, che ha avuto e sta avendo un successo sconvolgente
in un Paese come il nostro, dove la gente legge poco e male, riguarda a mio avviso la
fenomenologia della sua genesi. Il suo autore, prima di tutto: uno studioso, un docente di
buona competenza, che un bel giorno – come capita a molti di noi insegnanti,
nell'invecchiare – dev'essersi stufato del suo stipendio mediocre, della sua scarsa
notorietà, di vedersi passar avanti nella corsa al successo tanti più mediocri di
lui. E, allora, avanti con la caccia alla fortuna attraverso lo strumento del thriller
esoterico. Gli americani ci cascano. E anche gli europei. Negli States , il romanzo
è già arrivato a quattro milioni di copie.
Da un assassinio perpetrato nella mirabile ma pur sempre inquietante cornice del museo del
Louvre, a Parigi, il racconto del Brown si snoda attraverso una serie di colpi di scena, per la
verità nell'ordinario procedimento della letteratura giallistica: ma lo scoop sta
tutto nell'oggetto di quella che alla fine si rivela un'affannosa caccia a qualcosa.
A che cosa mai? Ma al Santo Graal, naturalmente! S'è mai cercato altro, nella felice
età contemporanea, dal Wagner del Parsifal all'Eco di Il pendolo di
Foucault? A questo punto, la comprensibile noia del lettore appena appena un po' meno di
bocca buona della media viene ulteriormente messa a dura prova da un'altra avvincente
banalità. Che il Graal non è naturalmente il calice dell'ultima Cena,
bensì la coppa di carne entro la quale è maturato il vero Sang Réal
(da cui Saint Graal, secondo il vecchio gioco di parole d'ascendenza wagneriana): Maria
Maddalena, che si sarebbe congiunta con Gesù – il quale non sarebbe infatti morto
sulla croce – e ne avrebbe avuto dei figli dalla progenie dei quali alcuni secoli
più tardi sarebbero sorti i re franchi della prima dinastia, quella merovingia. Alla
diletta Maria il Salvatore, che naturalmente non è Dio ma un saggio profeta, avrebbe
lasciato la cura della sua Chiesa: un'istituzione, quindi, "al femminile", che la
volontà dell'imperatore Costantino avrebbe tradito, "maschilizzandola" ed eliminando
dalle Scritture le tracce della verità (il matrimonio di Gesù, l'allusione si
troverebbe nei Vangeli "gnostici") per sostituirle con i più addomesticati quattro
Vangeli canonici.
Gli eredi di Gesù e di Maria, i re merovingi, però, la sapevano lunga: per
questo la Chiesa li fece eliminare attraverso i suoi sicari, la stirpe degli usurpatori
carolingi. C'era comunque un misterioso sodalizio di giusti, vivo nel corso dei secoli, che di
generazione in generazione si passava iniziaticamente il segreto della verità su
Gesù e sulla sua discendenza. In tempi differenti, esso s'incarnò prima
nell'Ordine templare, quindi nella Massoneria: entrambi per questo perseguitati dalla Chiesa
costantiniana che aveva divinizzato Gesù, ma che conosceva essa stessa la verità
ed era ben decisa a non lasciar che si propagasse. L'ultima e definitiva forma assunta dal
sodalizio dei giusti sarebbe quella di un'organizzazione, il "Priorato di Sion", un'occulta
azione della quale avrebbe innervato la storia dell'Europa.
Il romanzo trova pertanto la sua soluzione nel disvelamento di un intrigo: la catena dei
delitti che ne costituisce il filo conduttore è spiegabile alla luce del conflitto tra
gli eredi del "Priorato di Sion" e la punta di diamante della crudele e repressiva Chiesa
cattolica, che naturalmente sarebbe l'Opus Dei. La posta in gioco diventa addirittura un
fantastico ricatto da organizzarsi contro la Chiesa: un misterioso "Maestro" vorrebbe
costringere a pagare una somma immensa minacciando di rivelare altrimenti il mistero dell'amore
di Gesù per la Maddalena e della discendenza che di esso sarebbe il frutto. Un mistero
che ha lasciato comunque il segno: esso era noto a molti grandi personaggi della nostra storia,
fra i quali Leonardo da Vinci (da qui il titolo del romanzo).
Dinanzi a questo cumulo di palesi assurdità, qualcuno ha chiamato in
causa le ragioni della fiction . Ma proprio qui sta l'errore. Il Brown si è
inventato parecchie cose, ma nell'intrico fantastorico di cui si è servito non ha
nemmeno il pregio dell'originalità: egli si è rifatto ai famosi documenti della
Bibliothèque Nationale di Parigi noti come Les dossiers sécrets , che in
parte si vogliono scoperti nel 1975 (furono introdotti nella Bibliothèque da quelli
stessi che li avevano redatti) e in parte sono stati "rivelati" dallo scrittore Gérard
de Sède. Il fatto è che l'autore del romanzo ignora, o finge d'ignorare, che
è stato ampiamente dimostrato che quei documenti sono dei falsi vergognosi: uno dei
redattori di essi, Philippe de Chérisey, è morto nel 1966 lasciando un
contenzioso legale ancora aperto, in quanto il suo lavoro di falsario non era stato retribuito
dai suoi committenti.
In effetti, oggi esiste un "Priorato di Sion". Si tratta di un'organizzazione fondata nel 1956
da tale Piérre Plantard, il quale lascia capire di essere egli stesso un discendente di
Gesù e custode pertanto del "vero Santo Graal". La pretesa realtà del "Priorato
di Sion" si regge su un'altra intricata questione: quella riguardante il sacerdote Berenger
Saunière, parroco alla fine dell'Ottocento del villaggio di Rennes-le-Château,
nella diocesi di Carcassonne, e personaggio dalla dubbia vita e dagli ancora più dubbi
affari. Il suo rapido arricchimento, che gli consentì di avviare nella sua parrocchia
un'attività edilizia dai connotati stranamente "esoterici", ha fatto colare un fiume
d'inchiostro. In realtà la storia del Saunière, riciclata più volte dal de
Sède, fino ai giornalisti Baigent, Leigh e Lincoln, a loro volta autori di un best
seller (anch'esso: e ti pareva) sul Graal, è lungi dall'essere chiarita: ma ha molto a
che vedere con il codice penale alle voci relative alla truffa e ben poco con la vita
misteriosa di Gesù.
L'ultimo pregiudizio
Su queste cose sono già autorevolmente intervenuti studiosi dell'esoterismo come
Massimo Introvigne e Philip Jekins, che ha parlato di quello anticattolico come dell'unico
pregiudizio che, in tempi di politically correct , appare ancora plausibile praticare.
Perché non possono esserci dubbi. Dietro l'ennesimo rimaneggiamento di un vecchio
capitolo dell'occultismo dell'Ottocento, quello relativo alle attività del
Saunière, c'è una pervicace e sistematica volontà di calunnia diretta
contro la Chiesa cattolica, descritta come un'organizzazione a delinquere.
Questa spazzatura, purtroppo, continua a circolare anche perché i pregiudizi contro la
Chiesa cattolica sono gli unici che si possono manifestare liberamente (insieme, in parte, con
quelli relativi all'Islam), e perché i cattolici sono singolarmente ignoranti in fatto
di problemi scritturali e di storia della Chiesa; e singolarmente timidi, per usare un
eufemismo, quando si tratta di difendere la loro fede e la loro tradizione.
1. L'anti-cattolicesimo come «ultimo pregiudizio
accettabile»
Immaginiamo questo scenario. Esce un romanzo in cui si afferma che il Buddha, dopo
l'illuminazione, non ha condotto la vita di castità che gli si attribuisce, ma ha avuto
moglie e figli. Che la comunità buddhista dopo la sua morte ha violato i diritti della
moglie, che avrebbe dovuto essere la sua erede. Che per nascondere questa verità i
buddhisti nel corso della loro storia hanno assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che
un santo buddhista scomparso da pochi anni – che so, un Daisetz Teitaro Suzuki
(1870-1966) – era in realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Dalai Lama
e altre autorità del buddhismo internazionale operano per mantenere le menzogne sul
Buddha servendosi di qualunque mezzo, compreso l'omicidio. Pubblicato, il romanzo non passa
inosservato. Autorità di tutte le religioni lo denunciano come un'odiosa mistificazione
anti-buddhista e un incitamento allo scontro fra le religioni. In diversi paesi la sua
pubblicazione è vietata, fra gli applausi della stampa. Le case cinematografiche, cui
è proposta una versione per il grande schermo, cacciano a pedate l'autore e considerano
l'intero progetto uno scherzo di cattivo gusto.
Lo scenario non è vero, ma ce n'è uno simile che è del tutto reale. Solo
che non si parla di Buddha, ma di Gesù Cristo; non della comunità buddhista, ma
della Chiesa cattolica; non di Suzuki e del suo ordine zen ma di san Josemaría
Escrivá (1902-1975) e dell'Opus Dei da lui fondata; non del Dalai Lama ma di Papa
Giovanni Paolo II. Il romanzo in questione ha venduto tre milioni e mezzo di copie negli Stati
Uniti, è sbarcato anche in Italia e la Sony ne sta traendo un film, che sarà
diretto da Ron Howard e per cui è già cominciata una propaganda internazionale.
Come è stato correttamente osservato dallo storico e sociologo americano Philip Jenkins,
il successo di questo prodotto è solo un'altra prova del fatto che l'anti-cattolicesimo
è «l'ultimo pregiudizio accettabile» (1).
2. «Il Codice da Vinci» e il Priorato di Sion
Il Codice Da Vinci (2) mette in scena una caccia al
Santo Graal. Quest'ultimo – secondo il romanzo – non è, come la tradizione
ha sempre creduto, una coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, ma una persona, Maria
Maddalena, la vera «coppa» che ha tenuto in sé il sang réal
– in francese antico il «sangue reale», da cui «Santo Graal»
–, cioè i figli che Gesù Cristo le aveva dato. La tomba perduta della
Maddalena è dunque il vero Santo Graal. Apprendiamo inoltre che Gesù Cristo aveva
affidato una Chiesa che avrebbe dovuto proclamare la priorità del principio femminile
non a san Pietro ma a sua moglie, Maria Maddalena, e che non aveva mai preteso di essere Dio.
Sarebbe stato l'imperatore Costantino (280-337) a reinventare un nuovo cristianesimo
sopprimendo l'elemento femminile, proclamando che Gesù Cristo era Dio, e facendo
ratificare queste sue idee patriarcali, autoritarie e anti-femministe dal Concilio di Nicea
(325). Il progetto presuppone che sia soppressa la verità su Gesù Cristo e sul
suo matrimonio, e che la sua discendenza sia soppressa fisicamente. Il primo scopo è
conseguito scegliendo quattro vangeli «innocui» fra le decine che esistevano, e
proclamando «eretici» gli altri vangeli «gnostici», alcuni dei quali
avrebbero messo sulle tracce del matrimonio fra Gesù e la Maddalena. Al secondo, per
disgrazia di Costantino e della Chiesa cattolica, i discendenti fisici di Gesù si
sottraggono e secoli dopo riescono perfino a impadronirsi del trono di Francia con il nome di
merovingi. La Chiesa riesce a fare assassinare un buon numero di merovingi dai carolingi, che
li sostituiscono, ma nasce un'organizzazione misteriosa, il Priorato di Sion, per proteggere la
discendenza di Gesù e il suo segreto.
Al Priorato sono collegati i templari – per questo perseguitati – e più
tardi anche la massoneria. Alcuni fra i maggiori letterati e artisti della storia sono stati
Gran Maestri del Priorato di Sion, e alcuni – fra cui Leonardo da Vinci (1452-1519)
– hanno lasciato indizi del segreto nelle loro opere. La Chiesa cattolica, nel frattempo,
completa la liquidazione del primato del principio femminile con la lotta alle streghe, in cui
periscono cinque milioni di donne. Ma tutto è vano: il Priorato di Sion sopravvive,
così come i discendenti di Gesù in famiglie che portano i cognomi Plantard e
Saint Clair.
3. «Fiction» o storia?
Molti obiettano a qualunque critica del romanzo che si tratta, appunto, di fiction che in
quanto tale non è tenuta a rispettare la verità storica. Questi critici hanno
semplicemente dimenticato di leggere la pagina Informazioni storiche , dove Brown
afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti
contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» (3), e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la
Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come
Les Dossiers Secrets » (4) con la storia del
Priorato di Sion.
Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina
Informazioni storiche, pagina 9 dell'edizione italiana Mondadori, è sparita sostituita
da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimane nell'edizione inglese (e nelle prime
stampe italiane, per chi ha acquistato il volume nelle prime settimane di diffusione).
La parte che anche l'autore presenta come immaginaria ipotizza che il Priorato oggi si
appresti a rivelare il segreto al mondo tramite il suo ultimo Gran Maestro, un curatore del
Museo del Louvre che si chiama Jacques Saunière. Per impedire che questo avvenga,
Saunière e i suoi principali collaboratori sono assassinati. Uno studioso di simbologia
americano, Robert Langdon, è sospettato dei crimini, ma una criptologa che lavora per la
polizia di Parigi – Sophie Neveu, la nipote di Saunière – crede nella sua
innocenza e lo aiuta a fuggire. Il lettore è indotto a credere che responsabile degli
omicidi sia l'Opus Dei, ma le cose sono più complicate. Sul conto di questi istituto si
ripetono le più crude «leggende nere», cento volte smentite, ma dure a
morire, desunte dalla letteratura internazionale che lo critica, esplicitamente citata. Nel
romanzo, un nuovo Papa progressista ha deciso di rescindere i legami fra la Chiesa e l'Opus Dei
che risalgono a Papa Giovanni Paolo II, e il prelato dell'Opus Dei accetta la proposta che gli
proviene da un misterioso «Maestro»: pagando a questo personaggio una somma
immensa, potrà ricattare la Santa Sede impadronendosi delle prove del segreto del
Priorato di Sion – cioè della «verità» su Gesù Cristo
– e minacciando di rivelarle al mondo. Un ex-criminale, ora numerario dell'Opus Dei,
è «prestato» al Maestro, e proprio quest'ultimo lo spinge a commettere una
serie di crimini. In realtà, il «Maestro» lavora per sé stesso:
è un ricchissimo studioso inglese, anti-cattolico, che vuole rivelare il segreto al
mondo e accusa il Priorato di tacere per timore della Chiesa. Fra morti ammazzati, enigmi e
inseguimenti Robert Langdon e Sophie – fra i quali nasce anche l'inevitabile storia
d'amore – finiscono per scoprire la verità: la tomba della Maddalena è
nascosta sotto la piramide del Louvre, voluta dall'esoterista e massone presidente francese
François Mitterrand (1916-1996), ma il sang réal scorre nelle vene della
stessa Sophie, che è dunque l'ultima discendente di Gesù Cristo.
4. Errori e mistificazioni
Solo la diffusa ignoranza religiosa spiega come qualcuno possa prendere sul serio un tale
cumulo di affermazioni a dir poco ridicole. Ci sono testi del primo secolo cristiano dove
Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All'epoca del Canone Muratoriano
– che risale circa al 190 d.C. – il riconoscimento dei quattro Vangeli come
canonici e l'esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente
completato, novant'anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico
Vangelo di Tomaso , che piace tanto a Brown, ben lungi dall'essere un testo
proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che « [...] si fa
maschio» (5). A Simon Pietro che obietta
«Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della
Vita» (6), Gesù risponde: «Ecco,
io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo
uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei
cieli» (7). La cifra di cinque milioni di streghe
bruciate dalla Chiesa cattolica è del tutto assurda, e Brown si dimentica del fatto che
nei paesi protestanti la caccia alle streghe è stata più lunga e virulenta che in
quelli cattolici.
L'idea stessa di un «codice Da Vinci» nascosto nelle opere dell'artista italiano
è stata definita «assurda» dalla professoressa Judith Veronica Field,
docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (8). A fronte di questi svarioni, quello del traduttore italiano che
chiama la torre dell'orologio del parlamento inglese «ig Bang» (9) invece di Big Ben sembra quasi un peccato veniale.
Inoltre, chi conosca un poco la storia delle mistificazioni sul Graal sa che nel Codice Da
Vinci vi è ben poco di nuovo: tutto è già stato detto in centinaia di
libri su Rennes-le-Château (10), e –
benché il nome di questa località francese non sia mai menzionato nel romanzo di
Brown – i cognomi Saunière e Plantard fanno chiaramente riferimento alle stesse
vicende.
5. Il mito di Rennes-le-Château: una falsificazione già da
tempo smascherata
Rennes-le-Château è un paesino francese del dipartimento dell'Aude, ai piedi dei
Pirenei orientali, nella zona detta del Razès. La popolazione si è ridotta a una
quarantina di abitanti, ma ogni anno i turisti sono decine di migliaia. Dal 1960 a oggi a
Rennes-le-Château sono state dedicate oltre cinquecento opere in lingua francese, almeno
un paio di best seller in inglese e un buon numero di titoli anche in italiano. Se ne
parla anche in film e in fumetti di culto, come Preacher o The Magdalena . Il
paesino si trova all'interno di quel «paese cataro», cioè della zona dove
l'eresia dei catari ha dominato la regione ed è sopravvissuta fino al secolo XIII, che
una sapiente promozione ha reso in anni recenti una delle più ambite mete turistiche
francesi. Rennes-le-Château rimarrebbe però una nota a pie' di pagina nel ricco
turismo «cataro» contemporaneo se del paese non fosse diventato parroco, nel 1885,
don Berenger Saunière (1852-1917). È a lui che fanno riferimento tutte le
leggende su Rennes-le-Château.
Il parroco Saunière era soprattutto un personaggio bizzarro. Nel 1909 si rifiuta di
trasferirsi in un'altra parrocchia e nel 1910, dopo aver perso un processo ecclesiastico,
subisce una sospensione a divinis . Pure privato della parrocchia, rimane fino alla
morte nel paese, che aveva arricchito con nuove costruzioni – fra cui una curiosa
«torre di Magdala» – e scandalizzato con una serie di scavi nella cripta e
nel cimitero, alla ricerca non si sa bene di che cosa. Diventato più ricco di quanto
fosse consueto per un parroco di campagna, si favoleggia che abbia trovato un tesoro. Tutto
poteva spiegarsi, peraltro – come sospettava il suo vescovo – con un meno romantico
traffico di donazioni e di messe. In epoca recente si è sostenuto che Saunière
avesse scoperto nella cripta importantissimi manoscritti antichi, ma quelli che sono emersi
sono falsi evidenti del secolo XIX se non del XX. È possibile che, nel corso dei lavori
per restaurare la chiesa parrocchiale – un'attività che va in ogni caso ascritta a
merito dell'originale parroco – don Saunière avesse scoperto qualche reperto di
epoca medioevale, ma in ogni caso non in quantità sufficiente da arricchirsi. Si
continua a ripetere anche che Saunière sarebbe stato in rapporti con ambienti esoterici
di Parigi, ma di questo non vi è nessuna prova. La figura di Saunière non
è priva d'interesse, e le sue costruzioni mostrano che si trattava di un uomo
singolarmente attento alle allegorie e ai simboli, sulla scia di una tradizione locale. Ma
nulla di più ha mai potuto essere provato.
La leggenda di Saunière non sarebbe continuata nel tempo se la sua perpetua, Marie
Denarnaud (1868-1953) – cui il sacerdote aveva intestato le proprietà e le
costruzioni di Rennes-le-Château, per sottrarle al vescovo con cui era in conflitto
– non avesse continuato per anni, anche per incoraggiare eventuali acquirenti, a
favoleggiare di tesori nascosti. E se un altro personaggio, Noel Corbu (1912-1968), dopo avere
acquistato dalla Denarnaud le proprietà dell'ex-parroco per trasformarle in ristorante,
non avesse cominciato, a partire dal 1956, a pubblicare articoli sulla stampa locale dove
– animato certo anche dal legittimo desiderio di attirare turisti in un borgo remoto
– metteva i presunti «miliardi» di don Saunière in relazione con il
tesoro dei catari.
Negli anni 1960 le leggende diffuse da Corbu su scala locale acquistano fama nazionale dopo
aver attirato l'attenzione di esoteristi – fra cui Pierre Plantard (1920-2000), che aveva
animato in precedenza il gruppo Alpha Galates ed era stato anche condannato per truffe a sfondo
esoterico – e di giornalisti interessati ai misteri esoterici come Gérard de
Sède, che pubblica nel 1967 L'or de Rennes (11). Tre autori inglesi di esoterismo popolare – Michael Baigent, Richard
Leigh e Henry Lincoln – s'incaricheranno di elaborare ulteriormente le sue idee,
trasformandole in una vera industria editoriale – grazie anche alla BBC , che
batte la grancassa – avviata con la pubblicazione, nel 1979, de Il Santo Graal
(12). Secondo de Sède e i suoi continuatori
inglesi, il parroco aveva scoperto il segreto di Rennes-le-Château, dove sarebbe
depositato non solo un tesoro favoloso – variamente attribuito al tempio di Gerusalemme,
ai visigoti, ai catari, ai templari, alla monarchia francese, e cui il sacerdote avrebbe
attinto solo per una piccola parte –, ma anche – rivelato dalle presunte pergamene
ritrovate da don Saunière, dalle iscrizioni del cimitero, dalle forme stesse degli
edifici e di quanto si trova nella chiesa parrocchiale – un tesoro di tipo non materiale,
la verità stessa sulla storia del mondo. Nel paesino pirenaico esisterebbero i documenti
in grado di provare che Gesù Cristo – verità accuratamente nascosta dalla
Chiesa cattolica – aveva avuto figli da Maria Maddalena, che questi figli portano in
sé il sangue stesso di Dio e che pertanto hanno il diritto di regnare sulla Francia e
sul mondo intero. Che il Santo Graal sarebbe, più propriamente, il sang
réal , il «sangue reale» dei discendenti fisici di Gesù Cristo,
è affermato da quando Plantard entra nella storia di Rennes-le-Château. Il
Codice Da Vinci si limita a ripetere queste affermazioni. Per prudenza, afferma Plantard,
la discendenza dei merovingi da Gesù Cristo sarebbe sempre stata mantenuta come un
segreto noto a pochi. Ma i catari, i templari, i grandi iniziati – dallo stesso
Saunière al pittore Nicolas Poussin (1594-1655), il quale ne avrebbe lasciato una
traccia nel suo famoso quadro del Louvre I pastori di Arcadia , che raffigurerebbe
precisamente il panorama di Rennes-le-Château – hanno custodito il segreto come
cosa preziosissima, lasciando trapelare di tanto in tanto qualche indizio.
Oggi, naturalmente, un Priorato di Sion esiste. È fondato nel 1956 da Pierre Plantard
– che si fa chiamare anche «Plantard de Saint Clair», inventandosi un titolo
nobiliare di fantasia che è alle origini delle affermazioni de Il Codice Da Vinci
secondo cui anche «Saint Clair» sarebbe un cognome merovingio –, con tanto di
atto notarile e carte da bollo. Plantard ha lasciato intendere di essere egli stesso un
discendente dei merovingi e il custode del Graal. La prova che il Priorato esiste da mille anni
dovrebbe consistere nel nome di un piccolo ordine religioso medievale chiamato Priorato di
Sion. Questo è effettivamente esistito – e finito –, ma non ha relazioni di
sorta né con i merovingi né con presunti discendenti di Gesù Cristo.
È difficile non concludere che il collegamento fra Rennes-le-Château, i merovingi
e il Priorato di Sion è puramente leggendario, e che il Priorato è
un'organizzazione esoterica le cui origini non vanno al di là dell'esperienza di
Plantard e dei suoi collaboratori. Non è esistito nessun Priorato di Sion – nel
senso in cui oggi se ne parla – prima dell'arrivo di Plantard a Rennes-le-Château.
Ora, naturalmente esiste: ma solo dal 1956.
Nella pagina Informazioni storiche de Il Codice Da Vinci si afferma, come ho
accennato, che tutta la storia è confermata da documenti inoppugnabili. Si tratta dei
famosi documenti in parte «ritrovati» nel 1975 nella Biblioteca Nazionale di Parigi
e in parte trasmessi in precedenza allo scrittore Gérard de Sède. I documenti,
però, sono stati «ritrovati» dalle stesse persone che li avevano nascosti
nella Biblioteca Nazionale di Parigi: Plantard e i suoi amici. Ed è certissimo che non
si tratta di documenti antichi ma di falsi moderni. Il principale autore dei falsi, Philippe de
Chérisey – morto nel 1985 –, ha confessato di aver partecipato alla loro
falsificazione, lamentandosi perfino per la loro utilizzazione avvenuta senza versargli il
dovuto compenso, argomento su cui esistono lettere dell'avvocato di Chérisey (13).
Quanto a Poussin, la «prova» del suo collegamento con Rennes-le-Château
avrebbe dovuto essere la fotografia di una tomba presente nel territorio del paesino francese,
oggi distrutta, ma cui Poussin si sarebbe ispirato per il suo quadro I pastori di
Arcadia . Peccato però che della tomba siano stati ritrovati il permesso e i piani
di costruzione, datati 1903, ancorché la tomba sia stata completata nel 1933 (14): la tomba è dunque posteriore di quasi trecento anni
al quadro di Poussin. Nessun «documento» e nessuna «prova», dunque.
Solo fantasie, buone per vendere romanzi più o meno appassionanti, ma che dal punto di
vista strettamente storico devono essere considerate autentica spazzatura.
* Articolo sostanzialmente anticipato, in una versione più breve, senza note e con il titolo Il Codice Da Vinci , in il Timone. Mensile di formazione e informazione apologetica , anno VI, n. 31, Fagnano Olona (Varese) marzo 2004, pp. 47-49.
"Il Graal" riprese Langdon "simboleggia la dea perduta. Quando
è giunto il cristianesimo, le vecchie religioni pagane non si sono lasciate
uccidere facilmente. Le leggende dei cavalieri alla ricerca del Graal perduto
erano in realtà storie di ricerche proibite per ritrovare il femminino
sacro perduto. I cavalieri che affermavano di "cercare il calice" parlavano
in codice per proteggersi da una Chiesa che aveva soggiogato le donne, bandito
la dea, bruciato i non credenti e proibito il rispetto pagano per il femminino
sacro ". ( Il Codice Da Vinci , trad. it., p. 280) .
Il Santo Graal è la metafora preferita per indicare un obiettivo desiderabile
ma difficile da conseguire, dalla mappa del genoma umano alla Stanley's Cup.
Sebbene il Graal originale — la coppa che si dice utilizzata da Gesù
durante l'Ultima Cena — normalmente occupi le pagine del romanzo arturiano,
il recente mega-best seller di Dan Brown, Il Codice Da Vinci , lo strappa
dal reame della storia esoterica.
Tuttavia il suo libro è ben più che la storia di una ricerca del
Graal. Brown reinterpreta totalmente la leggenda del Graal. Nel fare questo,
Brown capovolge l'intuizione che il corpo della donna sia simbolicamente un
contenitore e rende un contenitore simbolicamente un corpo di donna. E quel
contenitore ha un nome che ogni cristiano riconoscerà, perché
Brown afferma che il Sacro Graal era in realtà Maria Maddalena. Essa
era il recipiente che conteneva il sangue di Gesù Cristo nell'utero,
partorendone il figlio.
Nel corso dei secoli, i custodi del Graal hanno vigilato sulla vera (e continua)
discendenza di Cristo e i sui resti della Maddalena, non su un recipiente materiale.
Perciò Brown sostiene che "la ricerca del Santo Graal è […]
la ricerca del luogo dove inginocchiarsi davanti alle ossa di Maria Maddalena",
una conclusione che avrebbe sicuramente sorpreso Sir Galahad e gli altri cavalieri
del Graal che pensavano di cercare il calice dell'Ultima Cena.
Il Codice Da Vinci si apre con il macabro omicidio del curatore del Louvre
all'interno del museo. Il crimine coinvolge l'eroe Robert Langdon, uno sportivo
professore di simbologia proveniente da Harvard, e la nipote della vittima,
Sophie Nevue, crittologa dai capelli rossi. Insieme allo storico milionario
zoppo Leigh Teabing fuggono da Parigi a Londra un passo in anticipo sulla polizia
e su un pazzo "monaco" albino dell'Opus Dei di nome Silas, che non si fermerà
di fronte a nulla per impedire loro di trovare il "Graal".
Ma nonostante il ritmo frenetico, in nessun punto all'azione viene permesso
di interferire con una buona lezione. Prima che la storia si ritrovi al punto
di partenza al Louvre, i lettori affrontano un fuoco di fila di codici, enigmi,
misteri, e cospirazioni.
Con il suo principio affermato due volte, "a tutti piacciono i complotti", Brown
rievoca la famosa autrice che creava il suo prodotto studiando le caratteristiche
dei dieci best-seller precedenti. Sarebbe troppo facile criticarlo per i personaggi
sottili come una copertina di plastica, per la prosa indistinta e per l'azione
improbabile. Ma Brown non sta tanto scrivendo malamente quanto scrivendo in
un modo particolare, calcolato al meglio per attirare il pubblico femminile
(le donne, dopo tutto, comprano la maggior parte dei libri della nazione). Ha
coniugato una trama da thriller a una tecnica romanzesca. Notate come ogni personaggio
sia un tipo estremo… brillante senza sforzo, untuoso, sinistro, o psicotico
quando necessario, che si muove su sfondi lussuosi ma curiosamente piatti. Evitando
la violenza e la ginnastica da camera da letto, mostra solo un breve bacio e
un rito sessuale eseguito da una coppia sposata. Le allusioni spinte sono sfuggenti
benché il testo indugi su qualche sanguinosa mortificazione dell'Opus
Dei. In breve, Brown ha costruito un romanzo perfetto per un club di libri per
signore.
La mancanza di serietà di Brown si rivela nei giochi (1) che fa con i nomi dei suoi personaggi — Robert Langdon,
"professore alto di chiara fama" (distinto e virile); Sophie Nevue, "Nuova Eva
della sapienza"; l'irascibile e taurino detective Bezu Fache, "collera di zebù".
Il servo che guida verso di loro la polizia è Legaludec, "duce legale".
Il curatore assassinato trae il cognome, Saunière, da un vero prete cattolico
le cui buffonerie esoteriche diffusero l'interesse verso il segreto del Graal.
Come scherzo nascosto, Brown inserisce perfino il suo editore nella vita reale
(Faukman è Kaufman).
Mentre l'ampio uso delle formule romanzesche può essere il segreto della
celebrità di Brown, il suo messaggio anti-cristiano non può avergli
fatto male nei circoli editoriali: Il Codice Da Vinci ha debuttato in
cima alla lista dei best-seller del New York Times . Manipolando il suo
pubblico mediante le convenzioni della scrittura romanzesca, Brown invita i
lettori a identificarsi con i suoi personaggi eleganti e fascinosi che hanno
visto oltre le imposture dei chierici che nascondono la "verità" su Gesù
e sua moglie. La bestemmia viene pronunciata con voce pacata e ridendo sommessamente:
"Tutte le religioni del mondo sono basate su falsificazioni".
Ma anche Brown ha i suoi limiti. Per schivare le accuse di fanatismo, include
un crescendo di trucchi che assolve la Chiesa dall'assassinio. E benché
presenti il cristianesimo come falso in radice, è disposto a tollerarlo
per la sua opera caritativa.
(Naturalmente, il cristianesimo cattolico diventerà anche più
tollerabile una volta che il nuovo papa liberale eletto nel precedente romanzo
di Brown con protagonista Langdon, Angeli & Demoni , abbandonerà
gli insegnamenti fuori moda. "Le leggi del terzo secolo non si possono più
applicare ai moderni seguaci di Cristo", dice uno dei cardinali progressisti
del libro).
Da dove tra tutto questo?
In realtà Brown cita le sue fonti principali all'interno del testo del
suo romanzo. Uno è un classico della cultura femminista accademica: I
vangeli gnostici di Elaine Pagels. Le altre sono storie esoteriche popolari:
La Rivelazione dei templari. Guardiani segreti della vera identità
di Cristo di Lynn Picknett e Clive Prince; Il Santo Graal di Michael
Baigent, Richard Leigh, e Henry Lincoln; La Dea nei Vangeli. La rivendicazione
del femminino sacro e La Donna dalla giara di alabastro. Maria Maddalena
e il Santo Graal , entrambi di Margaret Starbird. (i libri della Starbird,
che si dice cattolica, sono stati pubblicati da Matthew Fox's outfit, Bear &
Co.) Un'altra influenza, almeno in seconda battuta, è L'Enciclopedia
Femminile dei Miti e dei Segreti di Barbara G. Walker.
L'uso di fonti talmente inaffidabili pregiudica le pretese intellettuali di
Brown. Ma la cosa ha apparentemente ingannato almeno alcuni dei suoi lettori:
il revisore dei libri dei New York Daily News ha strombazzato: "La sua
ricerca è impeccabile".
Tuttavia, nonostante le arie da studioso di Brown, uno scrittore che pensa che
i Merovingi abbiano fondato Parigi e dimentica che i papi un tempo vivevano
ad Avignone, è difficile sia un ricercatore modello. E che affermi che
la Chiesa abbia bruciato cinque milioni di donne in quanto streghe mostra un'ignoranza
intenzionale — e in malafede — del dato storico. Le ultime
cifre delle morti durante la caccia alle streghe in Europa vanno da 30.000 a
50.000 vittime. Non tutte furono eseguite dalla Chiesa, non tutte erano donne,
e non tutte furono bruciate. L'affermazione di Brown secondo cui dai cacciatori
di streghe venivano scelte le donne istruite, le sacerdotesse e le levatrici
non solo è falsa, ma tradisce le sue fonti bendisposte nei confronti
della dea.
Una moltitudine di errori
Il Codice Da Vinci è talmente pieno di errori che il lettore istruito
applaude in realtà quelle rare occasioni dove Brown (suo malgrado) incespica
nella verità. Qualche esempio della sua "impeccabile" ricerca: Brown
sostiene che i movimenti del pianeta Venere tracciano un pentacolo (il cosiddetto
pentagramma di Ishtar) che simboleggia la dea. Tuttavia esso non è una
figura perfetta e nulla ha a che fare con la durata dell'Olimpiade. Gli antichi
Giochi Olimpici venivano celebrati in onore di Zeus olimpico, non di
Afrodite, e si svolgevano ogni quattro anni.
Erronea è anche l'affermazione di Brown secondo la quale i cinque anelli
congiunti dei moderni Giochi Olimpici sono un segreto tributo alla Dea: ad ogni
serie dei giochi si supponeva di aggiungere un anello al disegno ma gli organizzatori
si fermarono a cinque. E sono semplicemente ridicoli i suoi sforzi di leggere
la propaganda in favore della Dea nell'arte, nella letteratura, e anche nei
cartoni animati Disney.
Nessun dato è troppo dubbio per essere incluso, e la realtà viene
accantonata velocemente. Per esempio, il vescovo dell'Opus Dei incoraggia il
suo albino assassino raccontandogli che anche Noè era un albino (una
nozione tratta dal non-canonico 1 Enoch 106:2). Tuttavia l'albinismo in qualche
modo non interferisce con la vista dell'uomo come dovrebbe fisiologicamente.
Ma un esempio molto più importante è il trattamento di Brown dell'architettura
gotica come uno stile pieno di simboli di culto verso la Dea e di messaggi in
codice per confondere i non iniziati. Basandosi sull'affermazione di Barbara
Walzer che "come un tempio pagano, la cattedrale gotica rappresenta il corpo
della Dea", La rivelazione dei Templari afferma: "Il simbolismo sessuale
è presente anche nelle grandi cattedrali gotiche, la cui costruzione
fu promossa dai Templari. Elementi caratteristici [...] rappresentano elementi
anatomici femminili: l'arco, che introduce i visitatori nel corpo della Chiesa
Madre, evoca la vulva". Nel Codice Da Vinci, questi sentimenti sono trasformati
nella spiegazione da parte di un personaggio di come la "lunga navata vuota
della cattedrale fosse un segreto tributo pagano all'utero femminile […]
completa di escrescenze labiali incassate e di un clitoride floreale a cinque
petali al di sopra del portale".
Queste osservazioni non possono essere accantonate come opinioni del "cattivo";
Langdon, l'eroe del libro, si riferisce alle sue conferenze a Chartres sul simbolismo
della Dea.
Questa bizzarra interpretazione tradisce la non conoscenza del reale sviluppo
o della costruzione dell'architettura gotica, e correggere gli innumerevoli
errori diventa un noioso esercizio: I Templari nulla avevano a che fare
con le cattedrali del loro tempo, che furono commissionate dai vescovi e dai
loro canonici in tutta Europa. Essi erano uomini illetterati senza alcuna arcana
conoscenza della "geometria sacra" tramandata dai costruttori di piramidi. Non
dominavano gli stessi strumenti sui loro progetti, né fondarono corporazioni
di massoni per costruirne per altri. Non tutte le loro chiese erano rotonde,
né la rotondità era un insulto di sfida alla Chiesa. Piuttosto
che essere un tributo al divino feminino, le loro chiese circolari onoravano
la Chiesa del Santo Sepolcro.
In realtà guardando le chiese gotiche e quelle che le precedettero l'idea
del simbolismo femminile si sgonfia. Le grandi chiese medievali tipicamente
avevano tre porte frontali a ovest più triple entrate ai loro transetti
a nord e a sud (quale parte dell'anatomia femminile rappresenta il transetto?
o la volta della navata centrale di Chartres?). Le chiese romaniche —
incluse quelle che precedono la fondazione dei Templari — hanno bande
decorative simili che si inarcano sopra le entrate. Sia le chiese gotiche che
quelle romaniche hanno ereditato dalle basiliche tardoantiche la navata lunga
e rettangolare, derivata fondamentalmente dagli edifici pubblici romani. Né
Brown né tantomeno le sue fonti considerano quale simbolismo coglievano
nello schema di una chiesa ecclesiastici medievali come Suger di St.-Denis o
Guillaume Durand. Certamente non culto nei confronti della Dea.
Affermazioni false
Se quanto sopra sembra uno schiacciatesta inflitto a un moscerino, i colpi sono
necessari per dimostrare la totale falsità del materiale di Brown.
Le sue volontarie distorsioni della storia documentata si accoppiano più
che bene con le sue strambe affermazioni su argomenti controversi. Ma per un
postmodernista una costruzione della realtà vale l'altra.
L'approccio di Brown sembra consistere nel raccogliere ampie sezioni delle sue
fonti e scuoterle insieme in una insalata di storia. Da Il Santo Graal Brown
prende il concetto del Graal come metafora del lignaggio sacro spezzando arbitrariamente
un termine francese medievale, Sangraal (Santo Graal), in sang
(sangue) e raal (reale). Questo santo sangue, secondo Brown, discendeva
direttamente da Gesù e da sua moglie, Maria Maddalena, alla dinastia
Merovingia nei tempi bui della Francia, sopravvivendo alla sua caduta per persistere
in diverse famiglie francesi moderne, inclusa quella di Pierre Plantard, uno
dei capi del misterioso Priorato di Sion. Il Priorato — un'organizzazione
reale registrata ufficialmente dal governo francese nel 1956 — fa affermazioni
straordinarie riguardo la propria antichità come il "vero" potere dietro
i Cavalieri Templari. Con ogni probabilità sorse dopo la seconda guerra
mondiale e fu portato per la prima volta a pubblica conoscenza nel 1962. Ad
eccezione del regista Jean Cocteau, la sua illustre lista di Gran Maestri —
che include Leonardo da Vinci, Isaac Newton, e Victor Hugo — non è
credibile, benché presentata come vera da Brown.
Brown non accetta una motivazione politica per le attività del Priorato.
Al contrario, accoglie l'idea della Rivelazione dei templari dell'organizzazione
come un culto di adoratori segreti della Dea che hanno conservato l'antica saggezza
gnostica e i ricordi dell'autentica missione di Cristo, che se resi pubblici
rovescerebbero completamente il cristianesimo. In maniera significativa, Brown
omette il resto delle tesi del libro che vedono Cristo e Maria Maddalena, partner
sessuali senza essere sposati, che eseguono i misteri erotici di Iside. Forse
anche un pubblico di massa credulone ha i suoi limiti.
Da Il Santo Graal e dalla Rivelazione dei templari , Brown trae
una visione negativa della Bibbia e un'immagine fortemente distorta di Gesù,
che non è né il Messia né un umile carpentiere ma un ricco,
istruito maestro religioso deciso a riconquistare il trono di Davide. Le sue
credenziali sono amplificate dalla sua relazione con la ricca Maddalena che
porta il sangue reale di Beniamino: "Quasi tutto ciò che i nostri padri
ci hanno insegnato a proposito di Cristo è falso", si lamenta uno dei
personaggi di Brown.
Tuttavia è la cristologia di Brown a essere falsa, e lo è ciecamente
. Brown pretende che l'attuale Nuovo Testamento sia una falsificazione post-costantiniana
che ha soppiantato le vere narrazioni ora rappresentate solo dai sopravviventi
testi gnostici. Afferma che Cristo non fu considerato divino fino al Consiglio
di Nicea che lo votò in questo modo nel 325 agli ordini dell'imperatore.
Poi Costantino — adoratore del sole per tutta una vita — ordinò
che tutti i testi scritturistici più antichi fossero distrutti, ed è
per questo che nessuna serie completa di Vangeli è anteriore al quarto
secolo. I cristiani in qualche modo non riuscirono ad accorgersi dell'improvviso
e drastico cambiamento nella loro dottrina.
Ma secondo lo specioso ragionamento di Brown, neanche il vecchio Testamento
può essere autentico perché le Scritture ebraiche complete non
sono più vecchie di un migliaio di anni. E i testi tuttavia furono trasmessi
così accuratamente che si adattano bene ai rotoli del mar Morto anteriori
di mille anni. L'analisi delle famiglie testuali, comparazioni di frammenti
e citazioni più le correlazioni storiche datano sicuramente i Vangeli
ortodossi al primo secolo e indicano come essi siano anteriori rispetto alle
contraffazioni gnostiche. (Le Epistole di S. Paolo naturalmente precedono anche
i Vangeli).
I documenti della Chiesa Primitiva e la testimonianza dei Padri anteniceani
confermano che i cristiani hanno sempre creduto che Gesù fosse il Signore,
Dio, e Salvatore, anche quando quella fede significava la morte. I primi canoni
parziali delle Scritture risalgono alla fine del secondo secolo e ripudiano
già gli scritti gnostici. Per Brown, non è sufficiente attribuire
a Costantino la divinizzazione di Gesù. La vecchia adesione dell'imperatore
al culto del Sol Invictus si proponeva quindi di riciclare l'adorazione del
sole come la nuova fede. Brown ripropone vecchie (e screditate da lungo tempo)
accuse da parte di virulenti anticattolici come Alexander Hislop che accusava
la Chiesa di perpetuare i misteri babilonesi, e come i razionalisti del XIX
secolo che consideravano Cristo solo come un altro dio salvatore morente.
Non sorprende che Brown non perda l'opportunità di criticare il cristianesimo
e i suoi patetici seguaci. (La chiesa in questione è sempre la chiesa
cattolica, benché il suo "cattivo" in un'occasione si faccia apertamente
beffe degli anglicani; di tutte le cose, per il loro aspetto arcigno). Si riferisce
in maniera continua e anacronistica alla Chiesa come al "Vaticano", anche quando
i papi non vi risiedevano. Rappresenta sistematicamente la Chiesa nel corso
della storia come infida, smaniosa di potere, astuta, e omicida: "La Chiesa
non può più servirsi dei crociati per ammazzare i non credenti,
ma la sua influenza è altrettanto efficace. E altrettanto insidiosa".
Il Culto della Dea e la Maddalena
La cosa peggiore agli occhi di Brown è che l'ostilità della Chiesa
nei confronti del piacere, del sesso e della donna abbia soppresso il culto
della Dea ed eliminato il femminino sacro. Sostiene che il culto della Dea dominasse
universalmente il paganesimo precristiano con lo hieros gamos (matrimonio
sacro) come rito centrale. Il suo entusiasmo per i riti di fertilità
è l'entusiasmo per la sessualità, non per la procreazione. Cos'altro
ci si aspetterebbe da un simpatizzante del catarismo?
In maniera stupefacente, Brown afferma che gli ebrei nel Tempio di Salomone
adoravano Yahweh e la sua controparte femminile, la Shekinah, tramite i servigi
delle prostitute sacre — probabilmente una versione distorta della corruzione
del Tempio dopo Salomone ( 1 Re 14:24 e 2 Re 23:4-15). Inoltre,
egli dice che il tetragramma YHWH deriva da "Jehovah, androgina unione fisica
tra il maschile Jah e il nome preebraico di Eva, Havah".
Ma come potrebbe dirvi qualunque studente del primo anno del corso di Scrittura,
Jehovah è in realtà una interpretazione del XVI secolo di Yahweh
usando le vocali di Adonai ("Signore"). Infatti, la Dea non dominava
il mondo precristiano: non le religioni di Roma, i suoi sottoposti barbari,
l'Egitto, o anche i territori semitici dove lo hieros gamos era un'antica
pratica. Nemmeno il culto ellenizzato di Iside pare aver mai incluso il sesso
nei suoi riti segreti.
Contrariamente alle affermazioni di Brown, le carte dei Tarocchi non insegnano
la dottrina della Dea. Furono inventate per innocenti scopi di gioco nel XV
secolo e non acquisirono associazioni occultistiche fino alla fine del XIX secolo.
I pacchi di carte da gioco non hanno alcun simbolismo del Graal. L'idea che
i diamanti simboleggino i pentacoli è un deliberato stravolgimento dell'occultista
britannico A. E. Waite. E il numero cinque — tanto cruciale per gli enigmi
di Brown — ha qualche collegamento con la Dea protettrice ma anche con
miriadi di altre cose, inclusa la vita umana, i cinque sensi, e le cinque piaghe
di Cristo.
Il trattamento di Maria Maddalena da parte di Brown è veramente deludente.
Nel Codice Da Vinci , non è una prostituta pentita ma la consorte
reale di Cristo e colei che è destinata ad essere il capo della Sua Chiesa,
soppiantata da Pietro e diffamata dagli ecclesiastici. Fugge con la sua prole
ad ovest verso la Provenza, dove i catari medievali conserverebbero gli insegnamenti
originali di Gesù da vivo. Il Priorato di Sion veglia ancora sui suoi
resti e sulle sue memorie, portati alla luce dal sotterraneo Santo dei Santi
ad opera dei Templari. Il Priorato protegge anche i discendenti di lei, inclusa
l'eroina di Brown.
Sebbene molti ancora raffigurino la Maddalena come la peccatrice che unse Gesù
e la considerino uguale a Maria di Betania, tale confusione è in realtà
opera successiva del Papa S. Gregorio Magno. L'Oriente le ha sempre mantenute
separate e ha sempre affermato che la Maddalena, "apostola degli apostoli",
morì a Efeso. La leggenda del suo viaggio in Provenza non è anteriore
al IX secolo, e i suoi resti non vi furono riportati fino al XIII secolo. I
critici cattolici, inclusi i Bollandisti, hanno sfatato la leggenda e distinto
le tre donne fin dal XVII secolo.
Brown usa due documenti gnostici, il Vangelo di Filippo e il Vangelo di Maria,
per provare che la Maddalena era la "compagna" di Cristo, intendendo la partner
sessuale. Gli apostoli erano gelosi che Gesù fosse solito "baciarla sulla
bocca" e la favorisse nei loro confronti. Brown cita esattamente gli stessi
passaggi citati nel Santo Graal e nella Rivelazione dei Templari
e raccoglie persino il secondo riferimento dall' Ultima Tentazione di Cristo
. Ciò che questi libri tralasciano di menzionare è l'infamante
versetto finale del Vangelo di Tommaso. Quando Pietro sogghigna che le "femmine
non sono degne della vita", Gesù risponde: "Ecco io la guiderò
in modo da farne un maschio.... Perché ogni femmina che si fa maschio
entrerà nel Regno dei cieli". (traduzione tratta da L. Moraldi, Vangeli
apocrifi , Piemme, Casale Monferrato 1996; ndr)
Questo è certamente uno strano modo di "onorare" la propria sposa o di
esaltare lo status delle donne.
I Cavalieri Templari
Brown allo stesso modo travisa la storia dei Cavalieri del Tempio. Il più
vecchio degli ordini religiosi militari, i Cavalieri furono fondati nel 1118
per proteggere i pellegrini in Terra Santa. La loro regola, attribuita a S.
Bernardo di Chiaravalle, venne approvata nel 1128 e generose donazioni garantirono
a loro supporto numerose proprietà in Europa. Resi ridondanti dopo la
caduta nel 1291 dell'ultima fortezza crociata, l'orgoglio e la ricchezza dei
Templari — erano anche banchieri — attirò loro profonda ostilità.
Brown attribuisce maliziosamente la soppressione dei Templari al "machiavellico"
papa Clemente V, che essi stavano ricattando con il segreto del Graal. La sua
"ingegnosa operazione lampo" fece sì che i suoi soldati arrestassero
improvvisamente tutti i Templari. Accusati di satanismo, sodomia, e blasfemia,
essi furono torturati fino alla confessione e bruciati come eretici, i loro
resti "gettati nel Tevere senza tante preoccupazioni".
Ma in realtà, l'iniziativa per distruggere i Templari partì da
Re Filippo il Bello, i cui ufficiali reali eseguirono gli arresti nel 1307.
Circa 120 Templari furono bruciati dalle corti inquisitoriali locali della Francia
per non aver confessato o aver ritrattato la confessione, come avvenne con il
Gran Maestro Jacques de Molay. Alcuni Templari patirono la morte altrove sebbene
il loro ordine venisse abolito nel 1312. Clemente, un francese debole e malaticcio
manipolato dal suo Re, non bruciò nessuno a Roma, in quanto era il primo
papa a regnare da Avignone (e tanto basta per le ceneri nel Tevere).
Inoltre, il misterioso idolo di pietra che i Templari furono accusati di adorare
è associato alla fertilità solo in una delle oltre cento
confessioni. Fu la sodomia la scandalosa — e forse vera — accusa
verso l'Ordine, non la fornicazione rituale. I Templari sono stati prediletti
dall'occultismo da quando il loro mito di maestri della segreta saggezza e di
favolosi tesori cominciò a formarsi verso la fine del XVIII secolo. I
frammassoni e perfino i nazisti li hanno acclamati come fratelli. Ora è
il turno dei neo-gnostici.
Da Vinci travisato
Le interpretazioni revisioniste di Brown riguardo Leonardo da Vinci sono distorte
quanto il resto del suo libro. Sostiene di essersi per la prima volta imbattuto
in queste visioni "mentre studiavo storia dell'arte a Siviglia", ma queste corrispondono
punto per punto al materiale nella Rivelazione dei Templari . Uno scrittore
che vede in un dito puntato un gesto di tagliare la gola, che afferma che la
Vergine delle Rocce è stata dipinta per delle suore e non per una confraternita
laica maschile, che sostiene che Da Vinci ha ricevuto "centinaia di ricche commissioni
da parte della Chiesa" (in realtà solo una… e non fu mai eseguita)
è semplicemente inaffidabile.
L'analisi di Brown dell'opera di Leonardo Da Vinci è altrettanto ridicola.
Presenta la Monna Lisa come un autoritratto androgino quando è ampiamente
noto ritragga una donna reale, Madonna Lisa, moglie di Francesco di Bartolomeo
del Giocondo. Il nome non è certamente — come sostiene Brown —
un derisorio anagramma delle due divinità egizie della fertilità
Amon e L'Isa (in italiano per Isis). Chissà come mai si è lasciato
sfuggire la teoria, propugnata dagli autori della Rivelazione dei Templari
, che la Sindone di Torino sia un autoritratto fotografato di Leonardo Da Vinci!
Molte delle argomentazioni di Brown sono incentrate intorno all' Ultima Cena
di da Vinci, un dipinto che l'autore considera un messaggio in codice che rivela
la verità su Gesù e il Graal. Brown sottolinea la mancanza del
calice centrale sulla tavola come prova che il Graal non è un recipiente
materiale. Ma il dipinto di Leonardo da Vinci mette in scena specificamente
il momento in cui Gesù avverte: "Uno di voi mi tradirà" (Giovanni
13:21). Non c'è alcuna narrazione nel Vangelo di S. Giovanni. In esso
l'Eucaristia non viene mostrata e la persona seduta accanto a Gesù non
è Maria Maddalena (come sostiene Brown) ma S. Giovanni, ritratto come
al solito come un giovane effeminato da Leonardo da Vinci, paragonabile al suo
S. Giovanni Battista. Gesù si trova esattamente al centro del dipinto,
con due gruppi piramidali di tre apostoli su ciascun lato. Sebbene Leonardo
da Vinci fosse un omosessuale spiritualmente problematico, è insostenibile
l'affermazione di Brown secondo cui egli codificò i suoi dipinti con
messaggi anti-cristiani.
Il caos di Brown
Insomma, Dan Brown ha composto uno scritto miserevole, un pasticcio ricercato
atrocemente. Perciò, perché prendersi la briga di fare una lettura
così ravvicinata di un romanzo senza valore? La risposta è semplice:
Il Codice Da Vinci segue la corrente esoterica. Può ben darsi
faccia per lo Gnosticismo quello che fece I Misteri di Avalon per il
paganesimo: ottenergli l'approvazione popolare. Dopo tutto, quanti lettori inesperti
scorgeranno le inesattezze e le menzogne propalate come verità nascoste?
In più, facendo false affermazioni di erudizione, il libro di Brown infetta
i lettori con una virulenta ostilità nei confronti del cattolicesimo.
Dozzine di libri di storie occultistiche, accuratamente collegate da Amazon.com,
seguono la sua scia. E gli scaffali dei librai ora sono zeppi di falsità.
Se ne venderebbero pochi senza il collegamento con Il Codice Da Vinci
. Se pure l'assalto di Brown alla Chiesa cattolica può essere un complimento
ambiguo, ne avremmo fatto volentieri a meno.
Dal Codice
da Vinci di Dan Brown ad una più rispettosa lettura iconografica del
Cenacolo di Leonardo
L’accusa a Dan Brown di plagio
per il Codice da Vinci
Il processo e la fine dei Templari,
una triste storia, non un romanzo: le false tesi di Dan Brown e le recenti ricerche
storiche di Barbara Frale