Riprendiamo dalla rubrica La bustina di Minerva di Umberto Eco, dal numero de L’espresso del 16 marzo 2006, p.210, dal titolo Questo pazzo pazzo mondo, l’ironica sottolineatura di cosa voglia in realtà significare l’accusa di plagio e di copiatura rivolto all’autore del Codice da Vinci. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza on-line sul nostro sito di questo testo di Umberto Eco non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.
L’Areopago
...È noto a chiunque abbia mai messo piede in qualche libreria di
scienze occulte che Dan Brown non ha inventato nulla, salvo la vicenda poliziesca di contorno:
ovvero, tutte le cose che lui presenta come rivelazioni storiche le ha riprese da una miriade
di libri che circolano da decenni sul mistero di Rennes-le-Chateau, sul Priorato di Sion, sul
Graal, su Gesù e la Maddalena, eccetera. Non dico affatto che le abbia copiate,
così come non si accuserebbe di plagio chi riraccontasse la storia di Cappuccetto Rosso:
ha usato un materiale ormai di dominio pubblico, tanto era stato fritto e rifritto in tutte le
salse - perché la tendenza dei consumatori d'occulto è sempre stata quella di
ritenere vero quello che hanno già udito, e quindi più il materiale che viene
loro offerto è ripetitivo più ci godono.
È altrettanto noto, anche a chi non abbia mai visitato librerie di scienze occulte, ma
abbia dato un'occhiata alla lista dei best-seller, che nel 1982 era apparso 'The Holy Blood and
the Holy Grail' di Baigent, Leigh e Lincoln (tradotto da Mondadori come 'Il santo Graal'). In
questo libro si riprendono apertamente tutte le dicerie sul mistero di Rennes-le-Chateau, e si
enunciano tutti quei 'segreti' storici che costituiscono l'ossatura del 'Codice da Vinci', che
Gesù non è stato crocefisso, che ha sposato la Maddalena, che ha fondato in
Francia la dinastia dei Merovingi, che la sua eredità mistica e forse genetica stirpe
è stata continuata dal Priorato di Sion, eccetera eccetera. Ora, la prefazione del
'Santo Graal' presenta tutto il contenuto del libro come verità storica, e neppure tenta
di dire che questa verità storica è frutto di esclusive scoperte degli autori,
perché ammette tutti i loro debiti con alcune opere precedenti che (a loro dire)
avrebbero già contenuto i germi di quella verità, ma non erano state prese in
sufficiente considerazione - affermazione falsa quant'altro mai perché, ripeto, quel
tipo di letteratura circolava da decenni, come avrebbe detto Manzoni, su tutti i muriccioli, e
presso gli appassionati vendeva come panini.
Se qualcuno stabilisce la verità di un fatto storico (che Napoleone è morto a
Sant'Elena, che i Mille si sono imbarcati a Quarto su due navi dell'armatore Rubattino, che
Mussolini è stato arrestato da Bill e Pedro), dal momento che la verità storica
viene resa pubblica diventa di proprietà collettiva, e io non posso essere accusato
di aver copiato una bella invenzione altrui se scrivo un romanzo storico in cui i Mille si
imbarcano a Quarto sulle navi di Rubattino. E invece cosa hanno fatto Baigent, Leigh e
Lincoln? Stanno dando causa a Brown per plagio. Ovvero stanno ammettendo pubblicamente che
tutto quello che hanno raccontato era frutto di fantasia. È vero che per allungare le
mani su parte del malloppo miliardario di Brown uno è anche disposto a mettere in carta
bollata che non è figlio del proprio padre legittimo bensì di qualcuno delle
decine di marinai che frequentavano abitualmente la sua signora Mamma, e Baigent, Leigh e
Lincoln hanno tutta la mia sentita comprensione. Ma quello che non cessa di sconvolgermi
è che la gente che legge di queste cose (e apprende che Brown ha preso le sue notizie
'storiche' da qualcuno che ammette pubblicamente di aver raccontato fandonie), continui ad
andare a visitare chiese e musei di tutto il mondo per cercare le tracce della 'vera' storia di
Gesù e della Maddalena...