Così è delle vere parole: il discorso che non implica relazione col silenzio diventa un cicaleccio. Solo nel silenzio avvertiamo il palpito della vita, nel silenzio le forze si raccolgono, ci si fa più chiaro il nostro stesso intimo, i pensieri e i sentimenti assumono contorni definiti (da Romano Guardini)
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Da Romano Guardini, Lettere sull’autoformazione, Brescia, Morcelliana, 1963, pp. 128-129
La natura è muta per chi parla sempre.
Del resto, anche nelle parole dei nostri simili ci è dato di cogliere il senso profondo solo se sappiamo tacere. […] E solo chi sa tacere, coglie Dio. Chi parla sempre non avverte nemmeno quella voce sommessa che ci svela, nell’intimo, il significato riposto di un evento doloroso, di un’ora felice, di un incontro [...]. Senza il linguaggio il nostro mondo interiore finirebbe per opprimerci; la parola, se è usata rettamente, è una liberazione. Ma deve essere la vera parola, la parola che è correlativa del silenzio. Proprio dal silenzio nasce la parola. Si avverte bene quando un discorso proviene da questa sua fonte naturale. Ciò che scaturisce dal silenzio è nitido e pieno, è fresco e pieno di forza, come i fiori che crescono sulle cime dei monti. I fiori di montagna! Quanto più precisa è la loro forma, più nitida la linea dello stelo e delle foglie, più decisi i colori densi e forti delle corolle! Così è delle vere parole: il discorso che non implica relazione col silenzio diventa un cicaleccio. Solo nel silenzio avvertiamo il palpito della vita, nel silenzio le forze si raccolgono, ci si fa più chiaro il nostro stesso intimo, i pensieri e i sentimenti assumono contorni definiti.