La “tomba del Giusto” e le abitazioni del I secolo d.C. a Nazareth. Gli scavi presso le religiose di Nazareth
Riprendiamo, per gentile concessione, una traduzione italiana del paper esplicativo degli scavi realizzati presso il Convento delle Religiose di Nazareth – Le fouilles chez les Religieuses de Nazareth - uno dei luoghi accreditati ad insistere sulla casa dove la Santa Famiglia a Nazareth visse con Gesù Bambino, accompagnandone la crescita. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti sulla Terra santa vedi, su questo stesso sito, le sezioni Sacra Scrittura e I luoghi della Bibbia.
Il Centro culturale Gli scritti (15/7/2011)
Indice
- 1/ Prime scoperte
- 2/ Gli scavi dal 1884 al 1940
- 3/ Il secondo periodo degli scavi dal 1940 al 1963
- Conclusione
Le Religiose di Nazareth, fondate a Montmirail nella Marna (Francia) nel 1822 non sospettavano che il loro nome le avrebbe condotte un giorno a vivere nei luoghi stessi dove Gesù aveva passato la più grande parte della sua vita terrena.
Infatti, quando verso il 1850 il Patriarcato latino di Gerusalemme fu ristabilito, il Patriarca inviò uno dei suoi preti in Francia, a Lione, per chiedere delle religiose. La risposta fu decisa; “se volete delle religiose per Nazareth, chiedete alle Religiose di Nazareth di andarvi”.
Così le religiose arrivarono a Nazareth nel 1855 dove acquistarono qualche locale vicino al mercato per costruire la scuola e il loro piccolo convento e si misero a lavorare non sospettando minimamente che ci potesse essere qualche cosa nel sottosuolo.
Resti di una casa giudaica del 1° secolo,
sotto il convento delle Suore di Nazareth
1/ Prime scoperte
Il 18 ottobre 1884, un operaio, che stava pulendo una cisterna a nord della abitazione, cadde in un vuoto profondo cinque metri. I suoi compagni accorsi per aiutarlo smossero una pietra che sparì nel vuoto. Vollero vedere e grande fu la loro sorpresa quando scoprirono una grande sala sotterranea con una bella volta a crociera con un camino otturato.
Le Religiose e le alunne cominciarono subito con ardore a ripulire il suolo dal fango alto circa 20 cm, nella sala alta 2.50 m. Continuando a ripulire si arrivò presto in una grotta di 16 m di lunghezza e di 4 o 7 m di larghezza e di 8 m di altezza. La grotta a cupola aveva un’apertura che lasciava passare la luce, da cui il nome di “grotta illuminata”. Sotto questa cupola, si scoprirono quattro piccoli bacini tagliati nella roccia, disposti a gradini svuotantisi l’uno nell’altro.
Nel fango le religiose trovarono molti oggetti interessanti: pezzi di marmo scolpito, monete bizantine e romane, avanzi di colonne, frammenti di lampade in terra cotta, pezzi di stoffa riccamente ricamati, e molte tessere di mosaico colorato verde, rosa, blu, rosso. La madre Giraud, Superiora di quel tempo, si ricordò di tutte le osservazioni che erano state fatte al loro arrivo, fra l’altro quella che il terreno che acquistavano custodiva: “la tomba del giusto”, e che non aveva mai preso, fin lì, in considerazione.
In quello stesso anno 1885, le religiose messe in contatto con Victor Guérin, esperto archeologo, ricevettero un testo di Arculfo. Questo vescovo della Gallia, venuto in Terra Santa nel 670, accennava a due grande chiese nel centro di Nazareth.
2/ Gli scavi dal 1884 al 1940
Incoraggiate dai pellegrini, le religiose continuarono gli scavi nel poco tempo libero che le occupazioni con i bambini lasciavano loro. Nei cinque anni di esplorazione scoprirono una seconda grotta a nord-est della prima, completamente sepolta sotto il fango, che (per ben 40 cm) la copriva, trasportato dalle acque che scorrevano e che contenevano resti di stoffe preziose e ricamate con filo d’oro. Si trovarono anche lampade in terra cotta, vasi di vetro per profumi e unguenti e vasi iridati. Arrivati al fondo della grotta si scoprì un’apertura in forma di porta, che conduceva a una piccola stanza a volta. Tutte queste volte possono essere del IV o V secolo.
Nella grotta rischiarata si scoprì, dietro un muro concavo, la base di due tombe a forno e proprio vicino, in un’altra tomba si trovò uno scheletro, di sesso maschile, sepolto seduto, con un anello al dito senza però la pietra preziosa. Infine, nella parete a est, di fronte al muro concavo, si trovò l’ultimo gradino dell’antica scala che permetteva l’entrata in questa grotta.
Nel 1889 si continuarono gli scavi partendo dalla volta a crociera. Prolungando la grotta rischiarata, si raggiunse uno stretto passaggio con un soffitto a volta e con una piccola finestra, da cui si intravedeva una nuova cavità e si scorgeva una volta a botte. Ma prima di averla raggiunta la volta crollò per le piogge torrenziali del 1891, ostruendo in parte questa nuova sala. Le religiose dovettero entrare dalla parte est ripartendo dalla volta a crociera.
A partire dal 1900 le religiose iniziarono una nuova serie di lavori per rispondere alle necessità apostoliche della regione: chiusero la loro proprietà con un muro di cinta e costruirono la chiesa e una grande stanza vicino al terreno dei francescani. In quest`epoca il Padre Séjourné, priore dei domenicani della scuola biblica di Gerusalemme, scriveva alla superiora delle religiose di Nazareth di procedere con prudenza in questi lavori, perché a destra della scala benedettina che si era appena scoperta, avrebbe dovuto esserci una stanza.
Le religiose trovarono effettivamente una camera che chiamarono “la stanza della Vergine”, a ovest della scala riparata dalla volta crollata nel 1891. Questa camera era protetta da una bella volta e si apriva con due archi costruiti dai crociati. A est della scala si trovò una seconda scala. Le due scale assomigliano al lavoro dei monaci benedettini di Cluny: una scala della stessa fattura si può vedere al Monte Tabor.
2.1/ La casa venerata
In questo luogo si scoprirono i resti di una casa antica. Un pavimento di pietra, di fattura romana, ricopriva il suolo primitivo della piccola casa. Il tutto era ricoperto da due volte che furono demolite nel 1929, quando si ricoprirono gli scavi con un soffitto di calcestruzzo per protezione.
2.2/ La tomba del Giusto
"Tomba del giusto"
Ai piedi di un muro, si scoprì una pietra quadrata e sotto si vide una seconda pietra che sembrava coprire un’apertura. Levata con difficoltà questa seconda pietra, si trovò l’apertura di un cammino quadrato. Le religiose presenti scrissero nel diario della comunità che in quel momento si sprigionò da questa apertura un intenso profumo di incenso che durò per parecchi giorni. Scese con una scala, si trovarono in una stanza rotonda, interamente tagliata nella roccia, e con un soffitto a forma di cupola. In questa camera fu trovato una specie di altare primitivo, formato da due pietre sovrapposte. Sull’altare vi era una pietra modellata, una piccola catena, un cucchiaio per comunione, delle piccole lampade in terra cotta e, appesi al muro, degli speroni di cavalieri, come se fossero degli ex-voto. Tutto questo materiale lasciava supporre che la camera avesse potuto essere utilizzata in quell’epoca come cappella. Forse proprio in onore di qualche santo? Forse la misteriosa tomba del Giusto?
All’interno si videro due aperture bloccate da pietre dietro le quali si scoprì una camera sepolcrale giudaica con due tombe dette anche loculi. Levate queste pietre, si scoprì la pietra rotonda che si fa rotolare, classica delle tombe dei giudei nel periodo erodiano (primo secolo). Poiché era chiusa, fu impossibile smuoverla dall’interno. Bisognò uscire dalla tomba, scavare dei gradini per poter smuovere la grande pietra rotonda dall’esterno. Scavando si trovò una grande quantità di tessere di un pavimento di mosaico colorato.
3/ Il secondo periodo degli scavi dal 1940 al 1963
Sia per la prima guerra mondiale, sia per l’incertezza di quello che si sarebbe trovato, i lavori per gli scavi furono interrotti. Le ricerche ripresero nel 1940. Nel frattempo, l’archeologia aveva fatto passi da giganti e gli archeologi di questa nuova generazione erano diventati molto esperti e attenti ai mille piccoli oggetti che si scoprivano, specialmente quelli in ceramica.
Sfortunatamente le religiose non avevano conservato quasi niente del lungo periodo precedente, perché gli oggetti venivano donati a sacerdoti ed a pellegrini di passaggio. Un esempio fra tanti: alcune monete, affidate nel 1931 a dei seminaristi che avrebbero preteso di ripulirle, facendole “friggere nell’olio” per catalogarle, promettendo di restituirle in un prossimo pellegrinaggio, non ritornarono mai più.
3.1/ L’opera del Padre Sénès
Finalmente queste ricerche ripresero, per merito di un Padre gesuita, professore del Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme, che era insieme archeologo ed architetto. Inutile dire quanto il lavoro si prospettasse difficile. Il Padre si trovò davanti a tre problemi. Primo: lavorando nel sottosuolo, c’era il rischio di far crollare le costruzioni sovrastanti. Secondo: per datare con precisione le scoperte fatte alla fine del secolo e all’inizio del successivo, bisognava accontentarsi di modesti sondaggi per verificarne la stratificazione. Terzo: bisognava infine stabilire un piano esatto dell’insieme delle scoperte fatte per stabilirne la cronologia sia sui racconti fatti dalle religiose nel loro “diario di comunità”, sia sui vari schizzi degli specialisti di passaggio. In più, era necessario confrontarsi con chi sosteneva altre tesi contraddittorie.
Infatti, in quello stesso periodo, in cui le religiose rinvenivano quei resti di presenza cristiana bizantina e crociata, con la scoperta di costruzioni importanti, appartenenti ad una chiesa con una cripta e altre costruzioni intorno, gli ortodossi difendevano una tradizione recente intorno ad una loro proprietà vicino alla fontana della Vergine ed alla chiesa di San Gabriele, mentre i padri francescani presentavano una casa o bottega di San Giuseppe sul terreno proprio vicino alla chiesa dell’Annunciazione ed al loro convento. Da parte loro, le religiose di Nazareth arricchivano le loro scoperte con spiegazioni attinenti più alla tradizione religiosa popolare che a veri argomenti archeologici. Per ventitré anni, il Padre Sénès fece un lavoro prodigioso, ma disgraziatamente morì prima di redigere un documento di sintesi.
Nonostante ciò la sua convinzione, sottomessa instancabilmente al suo spirito critico, fu di riconoscere negli scavi scoperti dalle religiose, la chiesa di cui parlava Arculfo. Occorre perciò ricordare qui questo testo, l’unico documento scritto del secolo VII d.C. che riferisce una descrizione un po’ dettagliata delle chiese di Nazareth.
3.2/ Un tentativo di interpretazione
Il testo di Arculfo
Nella traduzione latina fatta da San Girolamo (morto nel 419) del testo di Eusebio di Cesarea, circa i luoghi santi, si legge a proposito di Nazareth: “c’è una chiesa nel luogo ove l’angelo entrò per annunciare la grande notizia alla privilegiata Maria e un’altra chiesa nel luogo dove il Signore fu allevato e nutrito e proprio per questo la seconda chiesa fu detta della nutrizione”. San Girolamo, lui stesso venuto a Nazareth per la prima volta nel 386 vide molto probabilmente queste due chiese.
Tuttavia bisogna aspettare il racconto del vescovo della Gallia, Arculfo, che venne a
Nazareth verso il 670 e che fece oralmente la descrizione seguente trascritta da un monaco benedettino Adamnianus. È il documento più antico conosciuto finora ed è su questo scritto storico che si basano i difensori di ciascuno dei tre luoghi probabili della chiesa della nutrizione.
“La città di Nazareth, come la descrive Arculfo, che vi fu ospitato, è, come Cafarnao, senza mura di cinta, è situata su di una collina e possiede tuttavia grandi edifici in pietra. Vi si trovano anche due grandissime chiese: una al centro della città, costruita su due volte a crociera nel luogo ove si trovava la casa nella quale il Signore, nostro Salvatore, è stato allevato. Questa stessa chiesa, costruita su due alture e, come è stato detto precedentemente, su due volte a crociera, possiede al di sotto, una fontana limpidissima frequentata da tutta la popolazione che viene ad attingerne l’acqua. E dall’alto, dalla chiesa, costruita sopra di essa, ne attinge anche l`acqua in piccoli recipienti, per mezzo di carrucole” (estratto dal Padre Donatus Baldi o.f.m. in Enchiridion locorum sanctorum).
La Fontana
Nel luogo della sala con la volta a crociera si apre una breccia in parte scavata nella roccia. Da qui si poteva attingere l’acqua da una cisterna completamente scavata nella roccia. Se si osserva attentamente si può vedere a destra un occhio o buco che attraversa un angolo della pietra e che doveva servire per fissare la corda per attingere e uno stesso buco si trova a sinistra attualmente nascosto in parte da un pilastro della volta a crociera.
Poco tempo fa si è trovato vicino a una casa attigua di recente costruzione un bordo del pozzo che serviva d’appoggio per una finestra e molto probabilmente è la pietra che mancava qua. Sul fondo di questa fontana - cisterna si sono scoperti dei piccoli oggetti lavorati con abilità minuziosa e delicata: vasi di vetro e anche vetro iridato, piccoli recipienti di terra cotta... tutto un materiale che ha richiamato i pellegrini di quell’epoca. I diversi terremoti, specialmente quello dell’anno 1754, spostarono il sottosuolo della sorgente che comunque ancora oggi è attiva.
Potrebbe essere vera la testimonianza di San Willibald e dei suoi compagni, che passati in Terra Santa dal 723 al 726, ricordavano che i cristiani più volte si sono impossessati della chiesa, togliendola ai saraceni pagani, perché questi volevano distruggerla. Si tratterebbe proprio della chiesa dell’Annunciazione che rimarrebbe così l’unico edificio cristiano fra tutte le altre chiese distrutte.
Sotto l’occupazione saracena, i cristiani non avevano il diritto di ricostruire le chiese. E purtroppo i luoghi santi venivano sistematicamente ricoperti da moschee. Anche questo sembra il caso delle religiose di Nazareth che hanno ritrovato a nord-est della loro proprietà di fianco alla chiesa attuale, l’inizio di un minareto, distrutto quando la moschea fu spostata a nord, nella zona del mercato attuale.
Conclusione
Ricostruzione storica
Alla fine del II secolo a.C. nella conca della collina ovest si adagia la piccola borgata di Nazareth dove si trovano parecchie tombe. Dopo quasi un secolo si notò che parecchie di esse furono adoperate per cisterne o per abitazione. Il villaggio di Nazareth, nominato dal vangelo, doveva coprire il centro della città attuale intorno alla chiesa dell’Annunciazione e della proprietà dei padri francescani: a ovest verso la chiesa anglicana fino alla chiesa della sinagoga, a nord fino alla moschea dei souks, e a est, in discesa, verso la piazza degli autobus per incontrarsi a sud con la strada di Paolo VI.
Durante la seconda metà del IV secolo si costruirono le due chiese nominate dal vescovo Arculfo. Per la chiesa, i cui resti furono trovati nel sotterraneo delle religiose, i bizantini dovevano avere una ragione molto importante per avere incastonato questa piccola casa in una cripta così grande. Nel VIII secolo questa chiesa dovette essere distrutta e rimpiazzata da una moschea Nel XII secolo, i crociati trovarono solo qualche traccia di venerazione religiosa nelle rovine della chiesa bizantina. È stata forse costruita una chiesa sulle rovine antiche? Dopo la definitiva sconfitta ad Hattin, i crociati sono cacciati anche da Nazareth. I francescani ritornarono all’inizio del XVII secolo senza aver più il permesso di costruire o riparare le chiese.
E sul terreno che compreranno più tardi le religiose di Nazareth, si trovava una moschea, che, dopo tre distruzioni, molto misteriose, sarà spostata più a nord verso la fine del XVII secolo.
Quando il Padre Quaresmius scrive la sua cronaca verso il 1620, a Nazareth non esisteva che la chiesa dell’Annunciazione, e “alla distanza di un lancio di pietra a nord i resti di una chiesa crociata mai costruita” (da un articolo del Padre J.B. Livio S.J. con l’autorizzazione del autore).
E ora...
Nel 1855 le religiose di Nazareth arrivarono in Galilea e iniziarono una scuola e un ambulatorio. Ma nel 1963, per un bisogno urgente della popolazione si chiese loro di accogliere i bimbi non vedenti e sordomuti. Esse assicurarono la rieducazione di circa 150 ragazzi e ragazze così handicappati provenienti da 40 villaggi dei dintorni di Nazareth e dalla Galilea, con la collaborazione di un’equipe specializzata di professori ed educatori del paese.
Le religiose in seguito aprirono una casa di accoglienza per una cinquantina di pellegrini, e crearono inoltre locali spaziosi per accogliere ragazzi e ragazze alla ricerca di un semplice e modesto alloggio con, in più, la possibilità di autogestione.
Le religiose sono disponibili per fare visitare le ricchezze archeologiche dei loro scavi così vicini alle origini evangeliche.