Il Vittoriano: breve guida alla comprensione dei simboli del monumento al primo re d’Italia ed all’Unità della Patria. Un monumento risorgimentale che cela però la storia d’Italia, di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo scritto da Andrea Lonardo. Su Roma e la sua storia, vedi su questo stesso sito la sezione Roma e le sue basiliche.
Il centro culturale Gli scritti (23/3/2011)
La statua del re Vittorio Emanuele II, fulcro del monumento del Vittoriano a lui dedicato, poggia su di un basamento marmoreo dove sono rappresentate le città d'Italia: è l'Italia dei comuni su cui si poggia l'unità della patria. Lì si vedono i simboli della cultura e della tradizione italiana e non solo quelli creati artificialmente nell'ottocento. E lì, ovviamente, appare anche il simbolo della croce, ad esempio, nelle raffigurazioni di Genova e di Milano. Ma appaiono anche altri simboli cristiani, come il leone dell'evangelista San Marco, a rappresentare Venezia.
Oltre ai simboli cristiani appare nell’iconografia delle 14 città prescelte – Torino, Venezia, Palermo, Mantova, Urbino, Napoli, Genova, Milano, Bologna, Ravenna, Pisa, Amalfi, Ferrara, Firenze – tutta una simbologia che, pur non essendo esplicitamente cristiana, rinvia alla storia della nazione che ha visto, fra gli altri, anche il ruolo decisivo giocato dal cristianesimo e dalla chiesa: si pensi, ad esempio, a Ravenna, che è rivestita delle vesti bizantine dell’esarcato, a Firenze con la testa coronata di alloro, a motivo dei suoi poeti Dante e Petrarca, a Bologna con la toga dottorale ed il libro a ricordo della sua università medioevale voluta dai pontefici.
Tutto il resto del monumento rimanda, invece, esplicitamente all’Unità del Paese sorta proprio con il Risorgimento. Spesso, però, la simbologia è intellettualistica e chiaramente creata a freddo nel clima post-risorgimentale (la costruzione del Vittoriano iniziò nel 1885, mentre gli ultimi interventi risalgono al 1935). Non è particolarmente originale affermare che il monumento nell’insieme non convince.
In alto, in cima al monumento, sono le due quadrighe dell'Unità e della Libertà. Due iscrizioni in latino ne indicano esplicitamente il tema: a destra, Patriae Unitati, a sinistra, Civium libertati.
La quadriga dell’Unità reca anche uno scudo con la scritta Hic manebimus optime che fa riferimento a Tito Livio (Ab Urbe condita libri, V, 55) – è l’espressione di un centurione che fa comprendere a tutti che non si deve abbandonare l’urbe – ma anche a Gabriele D’Annunzio che la utilizzò come motto per l’impresa di Fiume (1919-1920, mentre le quadrighe furono poste alla sommità nel 1927).
Il grande porticato è costituito da 16 colonne che recano in alto la raffigurazione delle 16 regioni italiane, così come si configuravano al tempo (mancano la Val d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia, il Tentino Alto Adige, il Molise).
Il bassorilievo frontale posto a decorazione della scalea che sale al monumento di Vittorio Emanuele II ha al centro la dea Roma con alla destra la raffigurazione dell’Amor Patrio ed alla sinistra quella dell'Agricoltura e dell'Industria (1925).
Ai piedi della statua della dea Roma, è posta, dal 4 novembre 1921, la Sepoltura del Milite Ignoto, che custodisce la salma di un giovane militare italiano della I guerra mondiale che venne scelta da una vedova di guerra a sua volta sorteggiata a rappresentare i tanti sacrifici umani sopportati dall’intera nazione nel conflitto. In questa maniera il monumento collega idealmente il Risorgimento con la storia d’Italia fino al primo dopoguerra.
Sei gruppi scultorei, i primi due in bronzo ed i quattro restrostanti in marmo, rappresentano sei valori dell’Unità d’Italia che si vollero simbolicamente evidenziare e, precisamente, da sinistra a destra, La forza (1911), La concordia (1911), Il pensiero (in bronzo, 1912), l’Azione (in bronzo, 1912), Il sacrificio (1911) e Il Diritto (1911).
Nella Forza un nudo personaggio in posa guerresca si erge con a fianco due figure che rappresentano la forza nel lavoro, nella Concordia un personaggio femminile conduce all’abbraccio un vecchio togato ed un giovane, nel Pensiero la dea Minerva alata aiuta il popolo italiano a sollevarsi, nell’Azione un gruppo di combattenti issa il tricolore che reca scritto "Italia" e "Vittorio", mentre il leone di Venezia si libera dalla tirannide, nel Sacrificio un eroe morente è assistito dalle raffigurazioni della libertà e della famiglia, nel Diritto una figura ripone nel fodero la spada, gettando le basi dello Stato.
Più in basso, a livello della strada, due raffigurazioni rappresentano i due mari d’Italia, l'Adriatico a sinistra del monumento, con il simbolo del leone di San Marco, ed, a destra, il Tirreno, con il Tevere che vi sfocia, con la lupa di Roma e la sirena Partenope.
A completare l’iconografia le due porte che danno accesso all’interno del monumento recano in alto le raffigurazioni della Politica e della Filosofia, da un lato, e della Rivoluzione e della Guerra, dall’altro, mentre ancora più in alto sopra le porte dei due propilei stanno le raffigurazioni dell’Architettura e della Musica da un lato e della Pittura e della Scultura dall’altro. Le lunette del propileo dedicato all’Unità recano all’interno i mosaici del Lavoro, della Forza, della Fede e della Sapienza, mentre quelli all’interno del propileo dedicato alla Libertà rappresentano la Legge, il Valore, la Pace e l’Unione.
Nel soffitto del portico, invece, dietro le 16 colonne, il mosaico con le Nuove Scienze.
Il Vittoriano fu eretto demolendo il convento di Santa Maria in Ara Coeli, che era stato confiscato dopo la presa di Roma, e nascondendone la chiesa che era precedentemente l’edificio che si stagliava all’orizzonte della via del Corso. Contestualmente al convento vennero demolite anche le altre costruzioni che sorgevano sul fianco del colle del Campidoglio.