Dove pregò sant’Agostino, riemerge l’antica basilica di Ostia. Ritrovata alla periferia degli scavi archeologici di Ostia Antica la basilica dei Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista. Il sito, oggetto di studio negli ultimi trent’anni, è stato svelato e illustrato il 23 settembre in via eccezionale in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio da Norbert Zimmermann, vicedirettore della campagna archeologica internazionale: "Un'occasione irripetibile, nei prossimi giorni quanto venuto alla luce sarà nuovamente interrato per salvaguardarne l'integrità", di Paolo Ondarza

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 25 /09 /2023 - 22:37 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Vatican News (https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2023-09/archeologia-sant-agostino-ostia-antica-norbert-zimmermann.html) un’intervista di Paolo Ondarza a Norbert Zimmermann, pubblicato il 24/9/2023. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Roma e le sue basiliche e Maestri nello Spirito. Cfr., in particolare:

Il Centro culturale Gli scritti (24/9/2023)

Ascolta l'intervista a Norbert Zimmermann: https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/09/23/19/137319582_F137319582.mp3

È il luogo in cui pregarono sant’Agostino, sua madre Monica, il figlio Adeodato e gli amici Evodio e Alipio. Per secoli sepolta al di sotto di un grande terreno agricolo, la basilica cristiana di Ostia, uno dei primi edifici di culto di questa entità, si trovava alla periferia dell’antico abitato della città portuale romana, nella V regio del Parco archeologico di Ostia Antica.

L'area del ritrovamento nel Parco Archeologico di Ostia Antica

Cinque settimane di scavo

A riportarla parzialmente alla luce sono stati gli scavi condotti nelle ultime 5 settimane, sotto il caldo sole di agosto, da un’equipe internazionale di trenta archeologi guidati da Norbert Zimmermann, vicedirettore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma. Del tempio cristiano si persero le tracce sotto strati di sabbia e terra. A partire dagli anni Novanta, l’archeologo dell’Università di Colonia, Michael Heinzelmann, ha iniziato uno studio sistematico delle zone non ancora scavate nell’ambito di un progetto che vede la collaborazione, tra gli altri, del dipartimento di archeologia cristiana dell'Università di Bonn con la professoressa Sabine Feist e dell’Università Sapienza di Roma.

L'archeologo Norbert Zimmermann sul sito archeologico

Fotografie, studi geofisici e statigrafici

Numerose fotografie aeree scattate nel corso del Novecento, rilevamenti stratigrafici, studi geofisici e sondaggi sul terreno, elaborati e ricostruiti al computer, hanno dissipato ogni dubbio sull’esatta ubicazione dell’antica basilica cristiana di Ostia. Tra il 1998 e il 2001 quattro campagne di scavo hanno interessato le regiones II, IV e V, mentre tra il ’98 e il ’99 ci si è concentrati in particolare sull’analisi del complesso paleocristiano sottoposto a nove sondaggi che, nonostante il cattivo stato di conservazione, hanno consentito di ricostruire le caratteristiche edilizie e lo sviluppo a grandi linee della chiesa nel tempo: una basilica a tre navate con battistero.

La ricostruzione topografica dell'area 
in cui sorgeva la basilica

La presenza cristiana ad Ostia antica

Allo scopo di valorizzare in Ostia l’unità cristiana e celebrare i santi legati alla città di Roma, il tempio era intitolato agli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni. Il rinvenimento colma una lacuna messa in luce da quanti lamentavano la scarsità di materiale e monumenti cristiani pervenuti da Ostia fino ai nostri giorni. “Fino ad oggi infatti, a parte la cosiddetta “basilica” del Decumano, non c’era praticamente traccia della presenza cristiana nella città di Ostia”, spiega Norbert Zimmermann. “Ritrovare la cattedrale di Ostia è emozionante. Oggi siamo in grado di vederne la zona absidale ed è forse l’unica opportunità storica che avremo per vederla. Siamo infatti alla conclusione di questa prima fase della campagna archeologica che si articolerà in cinque anni”.

L'abside e il presbiterio

Gli scavi dell’edificio, mostrati al pubblico in via eccezionale in questi giorni in occasione delle Giornate europee del patrimonio e che presto saranno interrati nuovamente per consentirne una migliore conservazione, hanno una natura prettamente scientifica e, almeno per il momento, non sono destinati ad una musealizzazione; svelano la zona absidale e presbiteriale di un più articolato complesso basilicale, ancora sotto terra. La presenza di due colonne che sostenevano l'abside ne fanno un unicum tra le architetture costantiniane di questo tipo a Roma. Edificata all’inizio del quarto secolo, la chiesa è imponente, con i suoi ottanta metri di lunghezza, atrio compreso.

Lo scavo dell'abside e del presbiterio della basilica

La basilica voluta Costantino

Datazione, dimensioni e volumi edilizi confermano l’identificazione dell’edificio con la chiesa episcopale fatta costruire da Costantino tra il 325 e il 335 e citata nel Liber Pontificalis. “Dalle fonti scritte – prosegue Zimmermann – sappiamo che l’imperatore oltre al Laterano, a San Pietro ed una serie di basiliche vescovili ad Albano, Capua Vetere e a Napoli aveva donato anche una basilica al vescovo di Ostia. Sappiamo anche che si trovava vicino alla Porta Laurentina, proprio dove abbiamo svolto la campagna di scavo. Precisamente non conosciamo il motivo per cui Costantino desiderasse una basilica ad Ostia, ma secondo la tradizione questo è il luogo in cui Pietro giunse a Roma e toccò terra italica. Inoltre, il vescovo di Ostia da sempre ricopre un ruolo di prestigio: è decano del collegio cardinalizio e presiede l’ordinazione del Papa”.

Un’area ancora da esplorare

Quella riaffiorata dagli scavi condotti nelle ultime settimane è dunque la fondazione costantiniana, edificata su un preesistente terreno agricolo, come dimostrano i segni dell’aratro visibili sui reperti. Attorno alla chiesa era presente una necropoli, con numerosi resti di sepolture dell’epoca, oggetto di depredamenti e spoliazioni sistematiche lungo la storia, come l'intero edificio sacro. “Lo scavo ha riportato alla luce il livello dell’edificio al di sotto della pavimentazione. Abbiamo trovato solo pezzi di sarcofago distrutto e tracce di sepolture. Tuttavia – osserva il vicedirettore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma - da saggi effettuati venti anni fa, sappiamo che nella zona tra l’atrio e l’ingresso alla Basilica sono presenti sarcofagi in situ e siamo molto curiosi di sapere cosa troveremo nei prossimi anni”.

La schola cantorum

Durante il VI secolo, a causa dell’impossibilità di mantenere l’intero impianto ecclesiastico, l’edificio venne gradualmente abbandonato da ovest verso est. All’inizio del VII secolo risalgono invece il restauro dell’abside e il successivo abbandono della chiesa e delle abitazioni circostanti, mentre all’epoca carolingia va ricondotta la spoliazione sistematica e definitiva. Merito del recente scavo condotto grazie al direttore del Parco Archeologico di Ostia Antica Alessandro D'Alessio e al finanziamento della DFG, Deutsche Forschungsgemeinschaft, è anche quello di aver scoperto l’esistenza di una solea o schola cantorum risalente al V-VI secolo. Gli scavi riprenderanno nell’estate 2024 e non è escluso che riservino ancora sorprese, magari legate ai tre mesi in cui l’autore delle “Confessioni” soggiornò ad Ostia con la madre, santa Monica, che qui si ammalò e morì.