Il catechismo di Caravaggio. Un ciclo di conferenze illustra le opere del Merisi nelle chiese di Roma. Così dalla curiosità di un prete appassionato di storia è nato un corso di formazione aperto al pubblico che confuta le teorie sul “maledettismo” del grande pittore, di Laura Borselli

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 08 /10 /2010 - 23:02 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo per gentile concessione dal sito www.tempi.it un'intervista di Laura Borselli ad Andrea Lonardo, pubblicata il 29/9/2010. I neretti sono nostri ed hanno l'unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (8/10/2010)

Omosessuale, donnaiolo, violento, giocatore, omicida. Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, deve a molte illazioni e a tanto moralismo una parte della notorietà di cui gode. Indiscusso il suo genio, irresistibile la sua pittura. Eppure, nel volgere di decenni e nel mutare dei costumi, le fattezze dei soggetti efebici sono diventate inevitabili rivelatrici dei gusti sessuali del pittore e, addirittura, di quelle dei suoi ecclesiastici committenti (Wikipedia docet).

Il volto della sua Madonna dei Pellegrini non sarebbe appena ricalcato su quello di un’amante, ma addirittura di una donna di facili costumi. In queste dispute che paiono buone per critici pronti a sfidarsi al singolar tenzone a colpi di studi e fonti inedite, Andrea Lonardo si inserisce con la curiosità di un profano e il puntiglio di un romano appassionato di storia della Chiesa. Non solo: con l’attenzione di sacerdote responsabile dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Roma.

La sua convinzione è che conoscere Caravaggio non significhi tirarlo per la giacca sdrucita nel proprio campo, ma conoscerlo e amarlo fino a riportarlo nei suoi luoghi, nelle sue bettole (perché le frequentava eccome), nelle chiese dove a lungo sostava a studiare la luce e a immaginare l’effetto che avrebbero fatto i suoi quadri. A studiare senza forse poter neanche immaginare l’effetto che avrebbero fatto i piedi sudici di quei due pellegrini inginocchiati ai piedi della Vergine. Sì, proprio ai piedi di quella che qualcuno dice essere ispirata a una prostituta dell’epoca.

«Ci sono molti motivi per contestare la professione della modella usata per la Vergine di quel quadro che si trova nella chiesa di Sant’Agostino», osserva don Andrea. «Ad esempio il fatto che nessuna delle fonti antiche lasci trasparire alcuno sconcerto in merito alla rappresentazione della Madonna, che al massimo può essere stata un’amante del pittore. Nessun riferimento è reperibile in merito alla modella dell’opera, tanto meno alla sua presunta professione di cortigiana che, invece, è sostenuta dalle leggende caravaggesche contemporanee. Invece ciò che destò sorpresa e ammirazione tra i contemporanei furono i piedi del pellegrino e la cuffia della sua compagna».

Giovanni Baglione, che per il Caravaggio provava una definitiva e ricambiata antipatia, scrive sdegnato, nel 1642, che il pittore fece «una Madonna di Loreto ritratta dal naturale con due pellegrini, uno co’ piedi fangosi, e l’altra con una cuffia sdrucita, e sudicia». Eccolo, lo scandalo del Merisi secondo Lonardo: «Al candore dei piedi della Vergine e del Bambino si contrappongono, ma anche si relazionano idealmente, i piedi sporchi del pellegrino. Qui è la vera novità espressiva di Caravaggio: il mondo divino della Vergine e del Bambino si offre ad un’umanità che ha i piedi sporchi, non ad una umanità idealizzata e irreale».

Di nuovo nei suoi luoghi

Ma a unire idealmente il volto della Madonna dei pellegrini al fondoschiena dell’uomo in primo piano nella Crocefissione di san Pietro non è una compiaciutezza. Non c’è un gusto esotico né tantomeno il germe latente di un’eresia in questo caravaggesco precipitare l’umanità ferita e carnale nelle storie del cristianesimo. È piuttosto l’analogia con il ritrovarsi del pittore sempre in mezzo all’abbraccio e al giudizio del cristianesimo. «Al di là del tratto estremamente inquieto del suo carattere, è una persona del tutto inserita nella vita religiosa dell’epoca, abbiamo documenti che attestano la sua partecipazione all’adorazione delle quarant’ore al Pantheon, alla festa di San Luca, patrono dei pittori. Sappiamo che verso la fine del suo periodo romano a San Nicola dei Prefetti riceve la Santa Comunione. E poi, fuggito a Malta, entra nell’ordine crociato dell’isola. Allora Caravaggio aveva già ucciso Ranuccio, in quell’episodio che segnerà una cesura tremenda nella sua vita tormentata, e il Gran Maestro dei cavalieri di Malta scrive direttamente al Papa per chiedere di ammettere all’ordine quell’uomo, “nonostante abbia, altre volte in rissa, commesso un’homicidio”». Il pontefice concede l’autorizzazione.

Nella parabola pittorica ed esistenziale di Caravaggio l’appassionato di arte incontra il direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi capitolina, al punto che le tele dell’artista custodite nelle chiese del centro di Roma diventano le tappe di un itinerario di conoscenza del grande pittore pensato per i catechisti, ma anche per il grande pubblico. Un ciclo di quattro incontri che verrà ospitato nelle chiese di San Luigi dei Francesi, Sant’Agostino, Santa Maria del Popolo e Santa Maria in Vallicella.

A un pool di relatori di cui fanno parte (tra gli altri) Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e Timothy Verdon, sacerdote e a capo da quarant’anni dell’Ufficio della diocesi di Firenze per la catechesi attraverso l’arte, è affidato il compito di liberare la figura del Merisi da curiosità pruriginose alla Dan Brown e soprattutto da quell’adagio del “maledettismo” che ha dato l’origine a letture che addirittura ipotizzano l’ereticità dell’artista. «Il motivo per cui determinate interpretazioni che spesso le opere e le fonti portano a considerare quantomeno balzane è innanzitutto che abbiamo, purtroppo, una “cultura del pruriginoso”. Poi c’è anche un buon tasso di lettura ideologica. Dicendo che Caravaggio era un “maledetto” si fa passare l’idea che il suo genio sia stato possibile “nonostante” la Chiesa, quando è l’esatto contrario. Caravaggio esprime benissimo uno degli aspetti della Chiesa del tempo. Le sue opere non furono mai rifiutate perché ritenute eretiche, ma solo per problemi di licenza. E poi comunque alla fine i cardinali le acquistavano. Questo fa capire che quello della Controriforma non fu affatto un periodo privo di creatività».

Ma chi era, allora, Michelangelo Merisi? «Il professor Marco Bona Castellotti, tra i relatori delle conferenze, nota che molto spesso Caravaggio si autoritraeva nelle sue opere come un curioso. Penso alla Presa di Cristo nell’orto, dove c’è quest’uomo con la lampada che cerca di illuminare l’episodio. È un’immagine sintetica di quel che fu Caravaggio». Un uomo che illuminando alcuni episodi della vita della Chiesa cercava di gettare una luce anche sulla sua precaria vita.

Il calendario delle conferenze:

Venerdì 15 ottobre 2010

San Luigi dei Francesi.
Le storie di San Matteo
con Rossella Vodret e Mario Dal Bello

Venerdì 22 ottobre
Santa Maria del Popolo.
La crocifissione di San Pietro e
La conversione di San Paolo
con Antonio Paolucci e Timothy Verdon

Venerdì 29 ottobre
Sant’Agostino in Campo Marzio.
La Madonna dei Pellegrini
con Marco Bona Castellotti e Alessio Geretti

Giovedì 4 novembre
Santa Maria in Vallicella.
La deposizione
con Claudio Strinati e Edoardo Aldo Cerrato

Tutti gli incontri si svolgono alle ore 21.00
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Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Per informazione, telefono allo 06.69886301

L’iniziativa è promossa dalla diocesi di Roma, a cura di mons. Andrea Lonardo, per l’Ufficio catechistico, e del prof. Rosario Giuffrè, per la Sezione Arte Sacra e Beni culturali, in collaborazione con mons. Patrick Valdrini, p. Antonio Truda, p. Amedeo Eramo, p. Wlodzimierz Tyka, parroci e rettori delle chiese.