1/ [Basilio Magno e Gregorio di Nazianzo] Fragile amicizia, di Flaminia Morandi 2/ San Gregorio di Nazianzo, dal sito della Santa Sede

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /01 /2021 - 15:05 pm | Permalink | Homepage
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1/ [Basilio Magno e Gregorio di Nazianzo] Fragile amicizia, di Flaminia Morandi

Riprendiamo dal sito del Sermig un articolo di Flaminia Morandi pubblicato il 20/12/2014 (https://www.sermig.org/idee-e-progetti/nuovo-progetto/articoli/fragile-amicizia.html). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Il periodo patristico.

Il Centro culturale Gli scritti (10/1/2021)

Affreschi di San Salvatore in Chora ad istanbul, il primo a sinistra 
è Basilio cui segue San Gregorio il Teologo, cioè di Nazianzo,
e infine San Cirillo; su San Salvatore in Chora,
cfr. La chiesa e l'ionografia di San Salvatore in Chora

Se il 2 gennaio, subito dopo la Madre di Dio, ricorre la festa di due amici, l’amicizia deve essere davvero importante nella vita spirituale. Che amicizia è quella dei nostri due santi, san Basilio di Cesarea e san Gregorio di Nazianzio?

Siamo nel IV secolo, tempo di turbolenze teologiche e di definizione dei dogmi della fede. I due amici vengono entrambi dalla Cappadocia e insieme vanno a studiare ad Atene, ma hanno caratteri opposti.
Basilio concreto, alla ricerca di nuove forme di vita comune dove l’accoglienza ai poveri vada insieme alla contemplazione; Gregorio sensibile, influenzabile, ambizioso.

Basilio quasi freddo nelle lettere a Gregorio; Gregorio lirico quando parla della loro amicizia: “C’è una sola primavera tra le stagioni, un unico sole tra gli astri, un solo cielo che tutto avvolge, una sola voce che mi preme ascoltare: la tua!”. Oppure: “Abbiamo una sola anima in due corpi diversi e un’unica identità di vedute”: la comune esperienza di fede nel Cristo homoousios, consustanziale al Padre e nella potenza dello Spirito da cui entrambi sono stati avvolti e sedotti.

Trecentocinquanta anni dopo la resurrezione di Cristo, la fede è ancora emotiva e tumultuosa come un fiume in piena che trasporta acqua purissima e tanti detriti lasciati da vecchie mentalità e da culture estranee. La Chiesa, minacciata dall’eresia ariana che pretende Cristo solo uomo, ha bisogno della fede di Basilio: che diventa prete, ausiliario del vescovo, vescovo lui stesso a Cesarea, poi metropolita in Cappadocia.

Il suo primo atto è moltiplicare gli episcopati e nominare Gregorio vescovo di Sasim. È la crisi: non solo ti servi di me come una pedina, scrive Gregorio, ma mi spedisci in un posto infame, in una stazione di carovane; mentre tu te ne stai nell’illustre sede di Cappadocia.

Ma Gregorio rifiuta la nomina anche quando viene eletto vescovo nella sua città natale. Gli interessa solo infiammare le anime; va a Costantinopoli e fonda la cappella dell’Anastasis, Resurrezione, dove predica così bene da essere minacciato e malmenato da squadracce di ariani e pneumatomachi che negano la divinità dello Spirito Santo.

Quando l’imperatore Teodosio riesce finalmente a riunire un Concilio, il III, trionfano le dottrine elaborate da Basilio e Gregorio. Teodosio lo vuole subito vescovo di Costantinopoli: nella gerarchia, un grado superiore a Basilio. Ma Gregorio non può accettare senza prima consultare l’amico. è il loro ultimo contatto: Basilio muore poco dopo.

Ci ha messo del tempo il loro rapporto a liberarsi delle incrostazioni umane e a diventare un’amicizia spirituale, la cui radice è in Dio e i cui frutti sono l’amore del prossimo. La pazienza asciutta di Basilio ha accompagnato Gregorio a prendere coscienza che il suo sentimento fusionale non era di Cristo. La delicata sensibilità di Gregorio è servita a Basilio a concepire le sue regole monastiche ardenti di carità e di contemplazione. Dio è al centro della ruota della vita: più si ci avvicina al centro, più ci si avvicina all’altro. Più ci si stringe a Cristo, più si diventa amici, più si diventa fecondi, più l’amore per l’amico è lo stesso amore per Dio: e l’amicizia diventa vera, fedele ed eterna.

2/ San Gregorio di Nazianzo, dal sito della Santa Sede

Riprendiamo dal sito della Santa Sede, dalla sezione dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice un articolo senza indicazione di autore e di data (http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2004/documents/ns_lit_doc_20041127_gregorio-nazianzeno_it.html). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Il periodo patristico.

Il Centro culturale Gli scritti (10/1/2021)

Gregorio (330-389/390) fu un uomo di grandi amicizie. L'amico per eccellenza fu Basilio, conosciuto prima durante l'adolescenza a Cesarea di Cappadocia, e poi ad Atene, dove i due si erano recati a perfezionare i loro studi. “Sembrava che fossimo un'anima sola in due corpi” (Discorsi 43, 20), scriverà più tardi rievocando quegli anni. L'affetto tra i due non venne mai meno, anche se conobbe, come sovente accade nell'amicizia, momenti di grande tensione. La personalità forte ed energica di Basilio si scontrava con quella di Gregorio, dotato di un animo poetico, emotivo, propenso alla solitudine e alla contemplazione.

Basilio diede vita a una comunità monastica ad Annisoi, nel Ponto, ma Gregorio, che pur aveva aderito al progetto di vita concepito insieme negli anni ateniesi, lo abbandonò e preferì tornarsene nella casa paterna sognando di poter condurre una vita più solitaria e ritirata. Verso la fine del 361, o l'inizio del 362, venne, suo malgrado, ordinato presbitero dal padre, Vescovo di Nazianzo. “Mi piegò con la forza” (Autobiografia 348), scrive ricordando quell'evento. Reagì a quella violenza nel modo che gli era più usuale: con la fuga. Poi, dopo alcuni mesi, assunse in piena obbedienza il suo ministero, accettando, come più volte gli accadrà nel corso della vita, di essere condotto là dove non voleva andare (cf. Gv 21, 18).

A distanza di una decina d'anni, sarà lo stesso Basilio, che pure conosceva così bene i suoi sentimenti, a imporgli la consacrazione episcopale. Basilio, eletto Vescovo di Cesarea nel 370, si era visto costretto dalla politica ariana dell'imperatore Valente a moltiplicare il numero delle diocesi dipendenti da Cesarea, in modo da assicurare un certo numero di Vescovi fedeli a Nicea, che fossero in grado di fronteggiare l'avanzata dell'arianesimo. Gregorio, contro ogni suo desiderio, fu ordinato Vescovo di Sasima, un paesino di frontiera tra la Cappadocia prima e la Cappadocia seconda, nel quale, a dire il vero, non entrerà mai. Avrebbe dovuto entrarci con le armi in pugno, poiché Sasima, insignificante sotto l'aspetto pastorale, si trovava in una posizione strategica da un punto di vista economico e politico ed era contesa da un altro Vescovo ariano.

Ma Gregorio continua a sostenere l'amico Basilio con la sua amicizia; come era intervenuto, anni prima, a mettere pace tra lui, ancora presbitero e il Vescovo Eusebio, così, durante gli anni dell'episcopato, lo difende da chi lo accusa di essere troppo prudente nel proclamare la divinità dello Spirito Santo, e lo consola con le sue numerose lettere. Nel 379 Basilio muore e Gregorio, malato, non può essere accanto all'amico.

Nel 380, l'imperatore Teodosio chiamò Gregorio a Costantinopoli a guidare la piccola comunità cristiana fedele a Nicea e in questa città, Gregorio pronunciò i cinque discorsi che gli meritarono l'appellativo di “Teologo”. Ma Gregorio stesso precisa nei suoi scritti che la teologia non è “tecnologia”, non è un'argomentazione umana, ma nasce da una vita di preghiera, da un dialogo assiduo con il Signore. In qualità di Vescovo di Costantinopoli, Gregorio partecipò al concilio del 381 e, dopo la morte di Melezio che ne aveva guidato la prima parte, fu chiamato alla presidenza. Le sessioni conciliari furono quanto mai tribolate: i sostenitori dei due candidati alla presidenza della Chiesa di Antiochia non trovavano una via d'intesa; e lo stesso Gregorio fu accusato di occupare illegittimamente la sede di Costantinopoli, poiché era già stato nominato Vescovo di Sasima. Si ripeteva, ancora una volta, quello che già un tempo Gregorio aveva proclamato con parole accorate: “Abbiamo diviso Cristo, noi che tanto amavamo Dio e Cristo! Abbiamo mentito gli uni agli altri a motivo della Verità, abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell'Amore, ci siamo divisi l'uno dall'altro!” (Discorsi 6, 3). Gregorio, confessandosi incapace di fare opera di comunione, lascia il concilio. “Lasciatemi riposare dalle mie lunghe fatiche, abbiate rispetto dei miei capelli bianchi ... Sono stanco di sentirmi rimproverare la mia condiscendenza, sono stanco di lottare contro i pettegolezzi e contro l'invidia, contro i nemici e contro i nostri. Gli uni mi colpiscono al petto, e fanno un danno minore, perché è facile guardarsi da un nemico che sta di fronte. Gli altri mi spiano alle spalle e arrecano una sofferenza maggiore, perché il colpo inatteso procura una ferita più grave ... Come potrò sopportare questa guerra santa? Bisogna parlare di guerra santa così come si parla di guerra barbara. Come potrei riunire e conciliare questa gente? Levano gli uni contro gli altri le loro sedi e la loro autorità pastorale e il popolo è diviso in due partiti opposti ... Ma non è tutto: anche i continenti li hanno raggiunti nel loro dissenso, e così Oriente e Occidente si sono separati in campi avversi” (Discorsi 42, 20-21).

È il mese di giugno del 381. Nell'autunno del 382 accetta la guida della comunità di Nazianzo: vi resta un anno e poi si ritira in solitudine ad Arianzo, dove proprio lui, uomo della Parola, trascorre un'intera Quaresima in assoluto silenzio, quale segno e monito che la parola era stata svilita, ridotta a chiacchiera vana e ad arma da usare contro l'altro. Negli anni compose il poema Sulla sua vita, una rilettura in versi del suo cammino umano e spirituale, e numerose poesie. Nulla sappiamo degli ultimi anni di solitudine e di preparazione all'incontro con il Signore, che avvenne verso il 390; forse in questi versi sono racchiusi i suoi sentimenti: “Fu soltanto tirannia? Sono venuto al mondo. Perché sono sconvolto dai flutti tempestosi della vita? Dirò una parola audace; sì, audace, ma la dirò. Se non fossi tuo, o mio Cristo, quale ingiustizia!” (Poemi II, 1, 74).

Gregorio è un uomo mite, un uomo di pace, che ha lottato lungo tutta la sua vita per fare opera di pace nella Chiesa del suo tempo, tribolata e divisa dalla controversia ariana, dalle rivalità e gelosie tra i pastori; ma è anche un uomo che con audacia evangelica sa vincere la sua timidezza, il suo carattere incline al silenzio per proclamare la verità senza paura. Scrittore fecondo, ha composto numerosi Discorsi: i 45 giunti fino a noi sono stati pronunciati per la massima parte a Costantinopoli, negli anni 379-381 e comprendono i 5 discorsi teologici, le invettive contro Giuliano, alcune omelie liturgiche, alcuni panegirici, i discorsi di circostanza in cui difende il suo operato, l'addio a Costantinopoli e i discorsi sulla povertà. Oltre alle numerose lettere, da lui stesso pubblicate, Gregorio compose 17.533 versi in 185 opere poetiche, un'attività che ha qualcosa di prodigioso a prescindere dai risultati artistici che può aver conseguito. Molte di queste poesie sono autobiografiche. Il poema più lungo (1949 versi) è quello dedicato alla narrazione della propria vita dalla nascita alla partenza da Costantinopoli. Aveva scritto: “Servo della Parola io aderisco al ministero della Parola; che io non consenta mai di esserne privato. Questa vocazione io l'apprezzo e la gradisco, ne traggo più gioia che da tutte le altre cose messe insieme” (Discorsi 6, 5). E ancora: “Ho lasciato tutto il resto a chi lo vuole, la ricchezza, la nobiltà, la gloria, la potenza ... abbraccio solo la Parola” (Discorsi 4, 10).

Il numero dei panegirici pronunciati in onore di Gregorio testimonia eloquentemente il culto di cui godette nella tradizione bizantina. I sinassari celebrano la sua festa il 30 gennaio nel gruppo dei tre “gerarchi”, insieme con Basilio e Giovanni Crisostomo, ma lo commemorano più solennemente, e da solo, il 25 dello stesso mese. L'introduzione del culto di Gregorio in Occidente è meno documentata. Nel calendario latino è festeggiato il 2 gennaio insieme a san Basilio.