Il ’68 ha barattato la giustizia dei lavoratori e la dignità del lavoro con il “fai da te” sessuale, l’unico “diritto” rimasto a rappresentare oggi la bandiera del progresso, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Educazione e famiglia e Famiglia e affettività.
Il Centro culturale Gli scritti (10/11/2020)
N.B. de Gli scritti Riprendiamo sul nostro sito una nota provocatoria di Giovanni Amico, pur non condividendola integralmente. La sua prospettiva permette, però, di cogliere alcune dinamiche effettivamente presenti nella società odierna, che esalta talune questioni e ne nasconde altre perché molto scomode.
Del ’68 sono rimasti solo Wilhelm Reich[1] ed Herbert Marcuse[2]. Da psicoanalista e filosofo il primo, da filosofo e sociologo il secondo, avevano proposto una libertà sessuale assoluta che decostruisse il matrimonio borghese e tutta una visione della sessualità per mostrare come tutto ciò che era fin lì stato visto come un “bene” negli affetti fosse solo una costruzione sociale, espressione di una società repressiva.
Il compito che Reich e Marcuse assegnavano ai giovani era quello di una “liberazione” sessuale che rompesse gli “schemi” dei millenni precedenti, vedendo in essi solo dei costrutti sociali a fini coercitivi.
Insigni psicoanalisti avevano criticato Reich e Marcuse – il più grande fra tutti fu Franco Fornari che vedeva, invece, a ragione, la cultura come necessaria alla sessualità e non come ostacolo, arrivando a ragionare di una quarta fase dello sviluppo sessuale, dopo quella orale, quella anale e quella fallica, poiché solo una sessualità genitale, caratterizzata dal linguaggio, dalla tenerezza e dall’oblatività, poteva dirsi a ragione una sessualità matura; cfr. su questo Dal fallico al genitale in prospettiva freudiana, di L. Ancora e di F. Fornari.
Eppure, la prospettiva di una “rivoluzione sessuale” in quegli anni e nei decenni successivi, fino al giorno d’oggi, si è incentrata, pur senza conoscerle – sulle tesi di Reich e Marcuse.
Dall’amore in età adolescenziale e pre-adolescenziale alla difesa della pedofilia, dall’esaltazione della libertà sessuale e dello scioglimento del matrimonio fino all’adulterio, dall’amore polimorfo a quello orgiastico, tutto è stato da allora non solo difeso, ma anzi esaltato come il progresso tout court.
Più ancora è stato esaltato come la fine delle “ingiustizie” tout court, come la rivoluzione tout court.
Tale esagerata attenzione al discorso sessuale ha fatto passare in ombra altri temi sociali ben più decisivi. I movimenti progressisti hanno cessato di lottare contro la borghesia, contro le classi agiate, contro gli intellettuali con ricche prebende, così come a favore di un’uguaglianza di retribuzione e di status sociali.
Tutto bene una visione borghese, purché accettasse la “rivoluzione sessuale”.
Anche nei programmi attuali dei partiti. la voce grossa non si leva su programmi concreti che affrontino il tema della disoccupazione o delle giuste retribuzioni di un uomo di cultura a raffronto con un operaio di fabbrica o un magazziniere di Amazon. Non si levano voci con toni accessi contro i nuovi capitalisti del web, purché essi contribuiscano a diffondere il nuovo verbo sulla sessualità.
Anche dalla questione dei migranti è scomparso il tema del lavoro e della sua dignità. Si ipotizzano contributi assistenzialistici per tutti, ma il tema del diritto al lavoro di un migrante, così caro alla politica di progresso e di sviluppo pre-’68, è scomparso.
La “rivoluzione sessuale” ha, di fatto, sostituito le antiche e ben più vere battaglie sociali. Nessuno si scandalizza più delle enormi diseguaglianze di stipendio di un facchino e di un giornalista, di un migrante e di un manager di social: l’unica uguaglianza che è ossessivamente richiesta è quella delle polimorfe visioni sessuali.
I partiti si battono in Parlamento per leggi sulla sessualità, sugli orientamenti e sulle libertà sessuali, e tali battaglie sostituiscono ormai la lotta per i diritti alla stessa retribuzione, alla stessa protezione pensionistica: è ritenuto ormai normale che esista un’enorme disparità di condizione economica tra un borghese ed un proletario, purché abbiano la stessa visione sessuale.
Prima del ’68 la battaglia era per una maggiore giustizia sociale fra poveri e ricchi, fra studenti figli di famiglie borghesi e figli di famiglie povere, oggi l’unica lotta che si combatte è quella per il sesso libero.
Reich e Marcuse hanno vinto e sono essi ad aver costruito l’odierna società liberal-borghese. Dove nessuno reclama più uguali condizioni retributive fra classi diverse, con la scusa che è progressista perché sta lottando per rivendicazioni in campo sessuale.
Note al testo
[1] Cfr. W. Reich, La rivoluzione sessuale e W. Reich, La lotta sessuale dei giovani, studi che sono degli anni ’30, ma che diverranno famosi negli anni ’60.
[2] Herbert Marcuse, Eros e civiltà, del 1955, anch’esso noto a partire dagli anni ‘60.