Ciò che gli intellettuali non vogliono dire - o nemmeno capiscono! - dell’omicidio del povero Giulio Regeni e della politica egiziana e, conseguentemente, della vendita delle due fregate e di altre armi ad al-Sisi. Breve nota di Giovanni Amico

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 05 /07 /2020 - 23:32 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Islam: paesi a maggioranza islamica e Islam: la questione dei diritti e della libertà religiosa.

Il Centro culturale Gli scritti (5/7/2020)

Al-Sisi non è diverso da Saddam Hussein, da Gheddafi o da Assad – sebbene, ovviamente, sia totalmente diverso. La schizofrenia con la quale si condanna la “rimozione” di Saddam Hussein e di Gheddafi e si plaude ad un ipotetico rovesciamento di Assad o di al-Sisi la dice lunga sulla schizofrenia dell’intellighenzia.

Tutti costoro, in forma ovviamente diversa, non sono esattamente dei presidenti eletti democraticamente alla maniera occidentale, anche se si presentano come tali. Poiché nei paesi a maggioranza islamica una vera democrazia è attualmente impossibile, poiché se si permettesse di decidere alla maggioranza del potere politico tramite il voto salirebbero al governo gli integralisti islamici, tutti i paesi musulmani di fatto sono governati da “presidenti” che noi chiameremmo, forse a torto, “dittatori”.

Essi sono un baluardo, un argine, all’islamismo che, a tutt’oggi, trionferebbe se non vi fossero tali personaggi al governo. Le difficilissime transizioni dell’Irak, della Libia e della Siria lo dimostrano ampiamente. Chi si schiera contro Assad o contro al-Sisi si schiera in realtà a favore degli islamisti. I cosiddetti “ribelli” contro Assad sono, solo per fare l’esempio più noto, persone che, quando scoprono un omosessuale, lo uccidono gettandolo da un palazzo di 7 piani nel vuoto, dopo aver radunato tutta la popolazione per mostrarne la condanna. I cosiddetti “ribelli” contro Assad se trovano un adultera la fanno lapidare in pubblico dagli stessi genitori e da tutti i parenti radunati.

Ebbene in Egitto ci sono correnti simili integraliste molto forti: una “presidenza forte” come quella di al-Sisi – e come quella dei suoi predecessori – serve ad arginare tali gruppi.

Ovviamente tali “presidenze forti” hanno dei servizi segreti efficientissimi, controllano le prediche nelle moschee e cercano di reprimere ogni dissidenza politica. Il povero Giulio Regeni, incautamente inviato dai suoi docenti universitari a compiere ricerche sulla reale situazione dell’Egitto, è stato mandato allo sbaraglio in un contesto che richiedeva estrema prudenza.

La schizofrenia degli intellettuali è palese perché tutto ciò che si ipotizza contro l’Egitto – ritirare la commessa delle fregate, se il governo egiziano non permetterà di fare luce sull’omicidio con il quale è chiaramente colluso – non si ipotizza in casi ben più gravi come, ad esempio, nei confronti dell’Arabia Saudita.

Lì la violazione dei diritti umani è molto, molto più grave che in Egitto e, in quel caso, la monarchia  saudita non è a priori contraria agli islamisti, poiché sono le stesse leggi statali ad utilizzare la lapidazione. Il caso del giornalista Kashoggi, fatto uccidere dentro l’ambasciata saudita di Istanbul mentre la sua futura sposa lo attendeva fuori - poiché incautamente egli si era recato all’interno per ottenete i documenti necessari alle nozze – mostrano a quali livelli di abiezione possa giungere quel governo contro i suoi oppositori.

Solo che – ecco nuovamente la schizofrenia – con l’Arabia Saudita si fanno commissioni militari, si esportano navi e carri armati, senza che alcuno obietti, nonostante l’Arabia Saudita guidi la colazione che da anni bombarda i civili in Yemen, avendo ucciso ormai quasi 100.000 civili di quel paese.

L’Egitto è molto più moderato nella sua “presidenza forte” rispetto all’Arabia Saudita, ma, essendoci di mezzo un italiano, i nostri governi debbono fare la voce grossa dinanzi all’opinione pubblica italiana, per mostrare in apparenza di reagire all’Egitto. Allo stesso modo la “presidenza forte” di Assad in Siria è molto più moderata del governo dell’Arabia Saudita – ed infinitamente più moderata, e meno violenta e integralista dei ribelli -, ma stupidamente governi e intellighenzie europee, pur di andare contro la presenza russa, le sono contrari.

Sarebbe molto più significativa un’interruzione delle consegne di armi all’Arabia Saudita, sia perché cesserebbe la strage di civili perpetrata da quel paese e dai suoi alleati nel Golfo in Yemen, ma, ancor più, perché si cesserebbe di dar forza ad un paese che sostiene i gruppi integralisti che sono poi quelli contro i quali le “presidenze forti” come quelle di al-Sisi e di Assad debbono lottare, mantenendo così per forza di cose i loro paesi in una situazione di non piena democrazia.

Solo una convinta adesione del pensiero islamico alla laicità, con la possibilità per la donna di una piena libertà, con la possibilità per un musulmano di cambiare religione o di diventare ateo, con la possibilità di esprimere un pensiero critico senza dover subire vessazioni, permetterà di far sì che casi come quello di Giulio Regeni non si verifichino più. Allo stato attuale delle cose questo è un desiderio di una meta lontana che richiederà secoli per essere raggiunta, ma lo sarà solo se gli “intellettuali” occidentali e musulmani cesseranno di far finta di niente e smetteranno di denunciare l’ingiustizia di singole storie, per cominciare a lavorare sul sistema dell’attuale modalità di approccio del pensiero islamico alla vita sociale: senza questo indirizzo di lavoro, non saranno da aspettarsi evoluzioni positive, se non quelle che la divina provvidenza escogita improvvisamente senza che gli uomini vi abbiano concretamente messo mano intenzionalmente.