Gli arazzi di Raffaello per la Cappella Sistina con le Storie di San Pietro e di San Paolo: la mostra «Raphael cartoons and tapestries for Sistine Chapel» al Victoria and Albert Museum in collaborazione con i Musei Vaticani, di Arnold Nesselrath
Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 14/7/2010 due articoli sugli arazzi di Raffaello apparsi con il titolo originario “Raffaello vola a Londra”. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (17/7/2010)
Il 14 luglio nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano viene presentata la mostra "Raphael cartoons and tapestries for the Sistine Chapel", che sarà allestita, in collaborazione con i Musei Vaticani, al Victoria and Albert Museum di Londra dall'8 settembre al 17 ottobre, in occasione del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Gran Bretagna. Alla conferenza stampa seguirà una visita alla Cappella Sistina dove si potranno ammirare, per una sola sera - grazie all'apertura notturna straordinaria - una selezione di arazzi di Raffaello esposti nel luogo della loro originaria collocazione cinquecentesca. Alcuni di questi sono stati realizzati nella bottega fiamminga di Pieter van Aelst a Bruxelles e verranno esposti a Londra assieme ai cartoni che servivano da studio preparatorio, disegnati dalla mano di Raffaello. I quattro arazzi, più le due bordure esposti, appartengono alle due serie delle Storie di San Pietro e di San Paolo, conservate nella Pinacoteca dei Musei Vaticani. Furono realizzate nelle Fiandre su commissione di Leone X, che desiderava affiancare agli affreschi michelangioleschi e alle scene a opera dei quattrocenteschi tratte dall'Antico Testamento e dalla vita di Gesù, anche immagini ispirate agli Atti degli Apostoli. Avrebbero ulteriormente abbellito la Cappella Sistina in occasione di cerimonie solenni. Anticipiamo l'intervento del delegato per i dipartimenti scientifici e i laboratori dei Musei Vaticani.
In occasione della sua visita ufficiale, Papa Benedetto XVI porterà alla Gran Bretagna un grande regalo. Per la prima volta sarà possibile vedere quattro dei dieci arazzi con scene degli Atti degli apostoli ideati da Raffaello per la Cappella Sistina, ora conservati nella Pinacoteca Vaticana, accanto ai sette cartoni originali tuttora conservati, ovvero i modelli preparatori a colori in scala originale, in prestito al Victoria and Albert Museum dalla Collezione della Casa Reale britannica.
Da quando, poco prima del 1520 e dunque quasi 500 anni or sono, gli arazzi furono tessuti a Bruxelles nella manifattura di Pieter van Aelst, non è più stato possibile un confronto tra le straordinarie pitture di Raffaello e le sottili trasposizioni nella magnifica tecnica dell'arazzo; lo stesso pittore non ha mai visto tale raffronto.
I Gabinetti di disegni del Louvre a Parigi e della Biblioteca Reale a Windsor Castle porteranno in mostra i disegni preparatori di mano di Raffaello. Con l'aiuto del plastico in scala 1 a 20 della Cappella Sistina la cappella maior del Palazzo apostolico in Vaticano prenderà vita a Londra. In origine, durante le celebrazioni solenni, gli arazzi venivano appesi nella Cappella ai vecchi ganci ancora esistenti nel registro inferiore delle pareti. A Londra, nel prossimo autunno, gli arazzi dopo molto tempo eserciteranno nuovamente la loro funzione di addobbi festivi e annunceranno in modo nuovo e finora unico l'arrivo di un Papa.
I cartoni sono stati annoverati per secoli tra i beni artistici più preziosi dell'Inghilterra, a lungo sono stati per il Paese motivo di grande orgoglio. All'inizio del XVIII secolo i due pittori e critici d'arte inglesi Jonathan Richardson, padre e figlio, avevano elogiato i cartoni più degli affreschi di Raffaello nelle Stanze vaticane. Ne scaturì una sorta di competizione su chi possedesse le migliori creazioni del maestro. Fino al XX secolo la rivalità continuò a riaccendersi ciclicamente. Da parte di qualcuno si arrivò al punto di liquidare i cartoni come "mediocri derivazioni" (Guida della Pinacoteca Vaticana, 1933).
Nella mostra londinese dell'autunno prossimo le opere saranno appese per la prima volta le une accanto alle altre, quando la regina inglese e il Papa uniranno due parti complementari delle loro collezioni e le presenteranno come contributo delle comuni tradizioni culturali dell'eredità europea. Il fatto che gli arazzi siano stati realizzati a Bruxelles, all'epoca la roccaforte dell'arte tessile, aggiunge una ulteriore dimensione e li rende nella loro multiforme fortuna paradigma della cultura europea.
Quando Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, nel 1513, all'età di soli 37 anni, salì sul soglio di Pietro col nome di Leone X, due dei suoi predecessori, i Papi della Rovere Sisto IV e Giulio II, avevano interamente corredato il centro spirituale del Palazzo Apostolico Vaticano con pitture parietali. Il primo aveva raffigurato alle pareti - negli affreschi di Botticelli, Domenico Ghirlandajo, Perugino e Cosimo Rosselli e dei loro aiuti, - la storia della salvezza con scene della vita di Mosè e della vita di Cristo così come una galleria dei primi Papi all'altezza delle finestre; l'altro ne aveva fatto, con i nove episodi dalla Genesi, i profeti e le sibille affrescati da Michelangelo nella volta, un compendio della fede cristiana.
Papa Leone X volle inserirsi in questa sinfonia per immagini. Poiché tutte le possibili superfici adatte alla pittura erano già coperte di decorazioni, decise di arricchire gli arredi. All'epoca gli arazzi avevano una lunga tradizione come scenografie per feste laiche ed ecclesiastiche ed erano usati come addobbi per le apparizioni in pubblico di imperatori, re, principi e regnanti così come per i raduni importanti. Nella Cappella Sistina avevano forse inoltre anche un effetto sulla musica, tanto amata da Leone X, migliorando probabilmente l'acustica del coro nella sala.
Leone X commissionò i suoi arazzi a Raffaello al più tardi nel 1515. Il 15 giugno 1515 l'artista ricevette un pagamento per dei progetti, un secondo pagamento è documentato il 20 dicembre 1516. In totale a Raffaello per i cartoni furono corrisposti 1.000 ducati. La tessitura di un arazzo costava 1.500 ducati, cosicché le commissioni di Leone X a Raffaello e Pieter van Aelst alla fine sono costate cinque volte più delle pitture di Michelangelo nella volta Sistina.
Alla fine di luglio del 1517 il cardinale Luigi d'Aragona si recò in visita a Bruxelles. Il suo segretario annotò nel diario di viaggio che avevano visto le manifatture tessili di van Aelst e avevano potuto ammirare finito l'arazzo con la scena del Pasce oves meas, primo di una serie di sedici raffigurazioni da tessere. Il 26 dicembre dell'anno 1519 la felicità del Papa al pensiero dei nuovi arredi per le feste era tale che non volle più attendere la spedizione completa dei parati fiamminghi e per la messa di santo Stefano, che avrebbe cantato insieme a 30 cardinali, fece appendere nella Cappella Sistina i primi sette consegnati fino a quel momento.
Il maestro delle cerimonie Paride de Grassis e altri testimoni oculari dell'epoca annotarono le loro impressioni dirette e la loro ammirazione. Si sforzarono di trovare parole appropriate per esprimere la loro meraviglia per la dovizia di particolari che vedevano in termini di paesaggi, animali, edifici, specchi d'acqua e personaggi interagenti tra loro, di finezze mai realizzate prima in arazzi intessuti nella resa di capigliature e barbe o nelle bordure ornamentali delle vesti fino al modellato fine e alle sfumature delicate degli incarnati delle singole figure o nelle stoffe cangianti alla luce, alla magnificenza delle raffinate minuscole lamine d'oro e d'argento con cui sono in parte avvolti i fili di lana e di seta e per mezzo delle quali a lume di candela i tappeti rilucono ed emanano bagliori. Gli osservatori dell'epoca parlano più di un miracolo che di un'opera d'arte realizzata da mano umana. Paride de Grassis infine culmina il suo elogio con una variazione sul motto riferito alla medievale cappella palatina del Sancta Sanctorum al Laterano: Non est in toto sanctior orbe locus attestando a Leone X e Raffaello rispettivamente per la commissione e per la nuova creazione che: Non est aliquod in orbe nunc pulcherius.
Dopo i primi sette arazzi con la Pesca miracolosa, il Pasce oves meas, la Guarigione dello storpio, la Lapidazione di Santo Stefano, la Conversione di Saulo, la Conversione del Proconsole dopo l'accecamento di Elymas e il Sacrificio di Lystra, prima della morte del Papa, avvenuta il primo dicembre 1521, giunsero da Bruxelles a Roma solo altri tre esemplari con la Morte di Anania, San Paolo in prigione e la Predica di San Paolo all'Areopago di Atene.
Dopo di essi non ci furono più consegne e non si ha notizia delle corrispondenti invenzioni di Raffaello. Mancano ad esempio raffigurazioni della Liberazione di San Pietro dal carcere o dei martirii di entrambi i principi degli apostoli. A oggi non è ancora chiaro se il motivo sia da ricercare nella morte di Raffaello il 6 aprile 1520, quindi meno di mezzo anno dopo la prima esposizione degli arazzi nella Cappella Sistina, o nelle difficoltà finanziarie del Papa o semplicemente nella sua prematura scomparsa.
Dopo la morte di Leone X gli arazzi sono stati impegnati per sostenere i costi del conclave. Il nuovo Papa Adriano vi riscattò le opere di Raffaello cosicché per la sua incoronazione, il 31 agosto 1522, potessero ornare la Cappella Sistina.
Il destino degli arazzi continuò tuttavia a essere pieno di vicissitudini. In due occasioni fu drammatico. Nel 1527 durante il Sacco di Roma caddero nelle mani delle truppe di Carlo V durante le spoliazioni del Palazzo apostolico e solo dopo anni tornarono in modo rocambolesco in Vaticano. Andò così perduta la metà inferiore della Conversione del Proconsole.
Dopo le razzie napoleoniche, quando nel 1798 gli arazzi di Raffaello furono sottratti ancora una volta, il cardinale Ercole Consalvi, segretario di Stato di Papa Pio VII, riuscì infine a ricomprarli nel 1808. Dal 1932 sono esposti nella Pinacoteca Vaticana. Un progetto di Paolo VI, di appenderli come sfondo per le udienze pontificie nella nuova aula per le udienze di Pier Luigi Nervi, non fu realizzato, così nel prossimo autunno sono attesi a Londra con grande gioia e attesa.
La serie di arazzi con scene dagli Atti degli apostoli si articola in due cicli. Uno narra le gesta dell'apostolo Pietro e l'altro quelle dell'apostolo Paolo. Da studi recenti è emerso che le raffigurazioni pietrine erano appese sotto la Vita di Mosè, sul lato sinistro dando le spalle all'entrata, e illustravano la storia degli esordi della Chiesa ex popolo mentre le gesta dell'apostolo delle genti sul lato destro sotto la Vita di Cristo mostrano le origini della Chiesa ex gentibus.
Con gli arazzi della Sistina Raffaello e Leone X si posero in diretto confronto con i maggiori pittori del Quattrocento fiorentino, quindi dell'epoca del padre di Leone X, Lorenzo de' Medici, e della generazione dei maestri di Raffaello tra cui Perugino e Ghirlandajo e in competizione con Michelangelo e con i suoi affreschi nella volta. Raffaello raccoglie la sfida, citando ad esempio invenzioni proprie come la Scuola di Atene, la cui composizione è alla base dell'arazzo con la Morte di Anania.
Egli dimostra la vastità della propria cultura artistica sviluppando nella Predica di san Paolo ad Atene opere nordiche come le xilografie di Albrecht Dürer. Mette a frutto le proprie conoscenze antiquarie quando raffigura Saulo, che giace a terra come il Cristo crocifisso, interamente vestito da soldato romano, e coinvolge le maestranze della sua bottega e i suoi allievi, utilizzando specialisti come Giovanni da Udine per gli animali e per i dettagli antiquari, ma anche apprendisti come Giulio Romano e Giovanfrancesco Penni.
Le opere quasi barocche di Raffaello e Leone X hanno superato la sfida. Ancor prima che il primo esemplare fosse esposto a Roma, Agostino Veneziano aveva già pubblicato delle incisioni dai cartoni, e altrettanto fecero negli anni Venti del XVI secolo nella loro produzione grafica Parmigianino e Ugo da Carpi, non appena ebbero visto gli arazzi a Roma. A nord delle Alpi l'effetto non fu minore: i Quattro apostoli di Dürer sono tra le altre cose un riflesso della sua esperienza a Bruxelles.
Ancora più stupefacenti sono le repliche ad arazzo, per magnificare la maestà di un sovrano. Nel 1533 il re francese Francesco I ne ordinò una serie. Nel 1542 proprio re Enrico VIII d'Inghilterra si fece tessere una serie completa di arazzi. Solo pochi anni dopo lo scisma anglicano ordinò le stesse immagini degli Atti degli Apostoli, che ornavano il cuore liturgico della Cappella Palatina. La sua serie approdò nelle collezioni berlinesi, fu vittima delle terribili devastazioni della seconda guerra mondiale e fu probabilmente bruciata nel 1945.
Nel 1623 il principe ereditario, che poi divenne re col nome di Carlo I, acquistò i sette cartoni ricomparsi a Genova per farsi tessere una propria serie nella neo-istituita manifattura di Mortlake alle porte di Londra. Per questa impresa venne appositamente ingaggiato Franz Klein, uno dei più abili tessitori tedeschi (anche la Pesca miracolosa di Mortlake sarà esposta in mostra).
Persino l'oppositore di Carlo, il puritano Oliver Cromwell, non sfuggì al fascino dei cartoni di Raffaello, dal momento che tra tutte le preziose opere della collezione di Carlo i salvò proprio questi.
Con i suoi cartoni per gli arazzi destinati al centro spirituale della residenza pontificia, la Cappella Sistina, Raffaello attraversando tutte le frontiere confessionali ha creato uno stile o - forse sarebbe più giusto dire - una lingua franca della rappresentazione religiosa, nella quale ciò che era stato diviso dalle parole, dai dogmi o dalla politica poteva vedersi unito. Attraverso le colossali tempere e la loro trasposizione in arazzo il pittore, che è stato troppo spesso identificato soltanto con dipinti di graziose Madonne, ha infuso alle gesta degli apostoli una nuova autenticità unanimemente sentita.
Per tessere gli arazzi e inserire i modelli sotto il telaio, i tessitori di Pieter van Aelst avevano dovuto tagliare in strisce le pitture di Raffaello. Solo nel 1690 queste sono state ricomposte incollando le diverse parti su tela. Solo da allora vengono esposti e percepiti come fossero quadri. Fino a quando, per proteggerli dalle bombe della seconda guerra mondiale, i cartoni non furono portati nei depositi, ne sono state fatte innumerevoli copie e tutte dovevano essere autorizzate ufficialmente dal lord cancelliere di Westminster.
Questo interesse si era spento quando i cartoni nel 1950 tornarono al Victoria and Albert Museum. Mentre Picasso negli anni trenta era ancora fiero di farsi immortalare accanto a Raffaello sul "Burlington Magazine", una delle più famose riviste d'arte inglesi, la seconda guerra mondiale aveva completamente stravolto il mondo e anche la concezione dell'arte. Il vasto interesse degli studiosi, l'attenzione della stampa inglese e internazionale e la gioiosa attesa che accompagnano la progettazione della mostra, annunciano quindi di nuovo un cambiamento di percezione. Ciò dimostra che gli arazzi di Raffaello mantengono ancora oggi la loro originaria forza di persuasione e che la sua arte può sempre servire da lingua franca.
Alla fine di maggio dell'anno 1787 Johann Wolfgang Goethe lasciò lo straordinario spettacolo naturale dell'eruzione del Vesuvio e dei fiumi di fuoco della lava per assistere a Roma alla esposizione degli arazzi di Raffaello lungo il percorso della processione eucaristica nella festa del Corpus Domini. La sera del 14 luglio qualcosa di questa violenza eruttiva che Goethe sentì più viva nelle creazioni di Raffaello, si potrà vedere nella Cappella Sistina, quando sei dei dieci arazzi faranno ritorno per una sera e un giorno all'originale luogo di destinazione.
(©L'Osservatore Romano - 14 luglio 2010)