Se Carola Rackete, che è oggi una testimonial, avesse il coraggio di aprire le altre questioni! Poiché viene usata dai politici italiani delle due parti, magari facesse politica per davvero con uno sguardo europeo e anzi globale, di Giovanni Amico

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 30 /06 /2019 - 15:01 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Giovanni Amico. Per approfondimenti, cfr. la sezione Immigrazione e integrazione.

Il Centro culturale Gli scritti (30/6/2019)

Non solo c’è spazio per una terza posizione, ma essa è l'unica sensata. Una terza posizione che affermi che le persone in mare vanno soccorse, ma che, contemporaneamente, si debbono aprire sia la discussione su quale nuova accoglienza dovrà coinvolgere l’Europa tutta intera, sia la questione di come affrontare le mafie nord-africane, sia quella di quale dialogo iniziare con i paesi d’origine.

Che apertura di prospettive sarebbe se Carola Rackete, mentre afferma contemporaneamente l’importanza di soccorrere in mare le persone e di farle sbarcare, si smarcasse dall’incentrare tutta l’attenzione su Salvini – che ovviamente non fa che rafforzarlo – e dicesse: “Sono io a chiedere che una parte delle persone che sono sulla mia barca vadano in Olanda e un’altra parte in Germania, perché so bene che il problema non è l’Italia, bensì il dramma è che tutti i confini d’Europa sono chiusi”.

Che apertura di prospettive sarebbe se Carola Rackete dichiarasse, mentre afferma contemporaneamente l’importanza di soccorrere in mare le persone e di farle sbarcare, che si deve anche, immediatamente, convocare una conferenza dei diversi paesi d’Europa per rivedere gli accordi di Dublino che, di fatto scaricano tutta la responsabilità su Grecia, Italia e Spagna, mentre i migranti affrontano il viaggio per recarsi in nord Europa.

Che apertura di prospettiva sarebbe se Carola Rackete dicesse, mentre afferma contemporaneamente l’importanza di soccorrere in mare le persone e di farle sbarcare: “So bene che le mafie arabe fanno soldi sulle spalle dei migranti e con quei soldi comprano armi che utilizzano per uccidere arabi che non fossero non integralisti come loro”. Se Carola dicesse: “Ho visto bene il video del peschereccio libico che scarica i migranti su di un barchino più piccolo e anzi ne ho viste molte di più di voi di questi giochetti mafiosi dei trafficanti di uomini. Dai, mettiamoci tutti insieme a combattere, anche con interventi mirati di soldati specializzati, contro i lager libici e contro le mafie arabe”.

N.B. Il video in questione, che è del 21/6/2019, potrebbe essere facilmente utilizzato in chiave politica contro la Sea Watch, ma non è questo che noi facciamo e che noi riteniamo si debba fare. Ripubblichiamo questo video per chiedere che tutti, a partire dal capitano Rackete, si facciano carico anche di altre azioni politiche, perché altrimenti continueremo a fare assistenzialismo e non aiuteremo in profondità e con risultati duraturi i migranti che resteranno ostaggio della mafia in Africa, nei paesi arabi, in mare, in Italia e in Europa

Che apertura di prospettive sarebbe se Carola Rackete, mentre afferma contemporaneamente l’importanza di soccorrere in mare le persone e di farle sbarcare, dichiarasse: “Ma avete letto che il governo eritreo, erede di Castro e Che Guevara, ha chiuso gli ospedali cristiani. Vi rendete conto che questo provocherà un ulteriore flusso che si potrebbe evitare, aprendo invece un braccio di ferro con loro? Se Carola dicesse: “Ma vi rendete conto che i vostri giornali nemmeno hanno riferito questa gravissima scelta del governo collettivista dell’Eritrea? E poi vi chiedete perché questi emigrano? Ma interveniamo, dai!”

Che apertura di prospettive sarebbe se Carola Rackete, mentre afferma contemporaneamente l’importanza di soccorrere in mare le persone e di farle sbarcare, dichiarasse: “I soldi che abbiamo raccolto con il vostro aiuto li useremo per aprire alcune cooperative agricole in Italia, perché i migranti che ho salvato, una volta sbarcati, non debbano finire a chiedere l’elemosina dinanzi ai supermercati, bensì abbiano un lavoro dignitoso e non controllato dalle mafie italiane”.

Invece questo non avviene e i pro e i contro Carola si limitano a dissertare del salvataggio in mare tacendo tutto il resto. Cosa accadrà? Che questa posizione miope dei diversi commentatori i destra e di sinistra che non elaborano progetti, rafforzerà la posizione del governo italiano e, pian piano, gli interventi in mare dovranno cessare, per mancanza di mezzi.

Io, di questo esito che si profila sempre più chiaro, riterrò responsabili entrambe le parti, sia chi è contro i soccorsi, sia chi ne attribuisce tutte le colpe, in chiave politica, al governo e non elabora progetti sull’Africa e sull’Europa. Oggi non bastano più l'assistenzialismo e l'emergenza: serve uno sguardo più ampio, che prevenga. Si deve salvare in mare, è certo. Ma è altrettanto certo che serve una politica che né l'Europa, né i paesi arabi, né l'Africa, né la Cina hanno ancora nemmeno iniziato a discutere. 

Una terza posizione non solo è possibile, ma è soprattutto necessaria. Perché l’insistere solo sul soccorrere le persone in mare, sia da parte delle destre per negarne la possibilità, sia da parte delle sinistre per affermarla, finirà per far fallire anche il soccorso d’emergenza.