Testimonianze al Giubileo dei Catechisti 2016, del catechista Francisco Nhassope, della neo-battezzata Frédérique Fauvel, di padre Cyril Axelrod, del catechista Enrique Sarria. In appendice i testi dei pannelli “Sulle orme dei Santi e dei Beati della catechesi”
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Riprendiamo sul nostro sito le 4 testimonianze pronunciate in occasione del Giubileo dei Catechisti il 24/9/2016 nella basilica di San Paolo fuori le Mura e le schede dei santi e martiri catechisti che accompagnavano il pellegrinaggio alla Porta Santa (l’intero Giubileo dei catechisti è stato curato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e della catechesi). I neretti sono nostri ed hanno l’unica finalità di facilitare la lettura on-line. Restiamo a disposizione per l’immediata a rimozione se la presenza di questi testi sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Catechesi, scuola e famiglia. Per la relazione di Andrea Lonardo sulla Vocazione di San Matteo di Caravaggio, vedi al link: Contemplare la misericordia con Caravaggio, di Andrea Lonardo.
Il Centro culturale Gli scritti (2/10/2016)
1/ Testimonianza del catechista Francisco Nhassope
Francisco Nhassope è un catechista di Inhambane, in Mozambico. Battezzato quando aveva nove anni, a trenta è stato chiamato a diventare catechista. Viene da una di quelle regioni del mondo dove i catechisti sono missionari in prima fila, a volte anche a rischio della propria vita. Ha subito con la sua famiglia il rapimento da parte di un gruppo di guerriglieri, e dopo essersi miracolosamente salvato è tornato al proprio servizio con una fede ancora più grande.
Quando sono nato mi hanno dato il nome di Rungo. A nove anni, dopo due anni di catechismo, nel giorno 17 settembre del 1959, sono stato battezzato e mi hanno chiamato Francisco. Nel 1980 mi hanno proposto di frequentare il corso di formazione per catechisti e mi hanno dato il nome di Catechista. Nome che conservo fino ad oggi. Quando mi hanno chiamato, in prima risposta ho rifiutato questa responsabilità, ma poi ho accettato. Ho frequentato il corso di formazione di 2 anni, nel Centro Catechetico di Guiua – Inhambane, nel Mozambico, e subito mi sono messo a disposizione per servire le comunità, ossia servire i fratelli nell’insegnamento del Vangelo.
Nel 1987, ancora una volta sono stato chiamato per 2 anni nello stesso Catechistato di Guiua, per dare il poco della mia esperienza ai miei fratelli catechisti, facendo parte dell’Equipa Formativa, responsabilità che ricopro fino ad ora. Non è facile, perché esige un grande sacrificio. Ma senza questo, non avrei il nome di catechista.
Ricordo quello che è accaduto nel Centro Catechetico il giorno 13 settembre del 1987, giorno in cui è stato ucciso per mano di uomini armati il Catechista Peres Manuel, uno dei miei formandi, il primo dei 24 Catechisti Martiri di Guiua, morti poi il 22 marzo del 1992.
In quel giorno, il 13 di settembre, ho sperimentato la grande sofferenza di essere rapito con tutta la mia famiglia e altri catechisti in formazione, e di essere portati nella base dei guerriglieri della Renamo. Ci sono voluti tre giorni di cammino forzato per arrivare là. Gli uomini divisi dalle donne. Così che non sapevo niente di mia moglie e del nostro bambino. Mia moglie, che stava ancora allattando, portava sulle spalle uno dei gemelli di undici mesi, e non riuscendo più a sopportare sulla testa il peso impostole dai guerriglieri e il bebè, cadde nel secondo giorno di cammino. Grazie a Dio i guerriglieri li hanno abbandonati lì. È rimasta in quel luogo tutto il giorno e la notte, sfinita, quasi morta. Il bebè piangendo tutta la notte senza nessun aiuto, si è poi addormentato con una voce fioca. Il giorno dopo è riuscita ad alzarsi e ritornare a casa, senza che io sapessi nulla. Frattanto io ero davanti con l’altro bebè e con gli altri due figli di nove e sei anni, continuando la camminata forzata, fino ad arrivare alla base nel terzo giorno verso le dieci del mattino. Eravamo una grande colonna in marcia. Lì nella base abbiamo subito due grandi attacchi dell’esercito regolare. Felicemente Dio ci ha protetti. Però la nostra sofferenza non è diminuita. Alle volte mi mettevo a piangere, senza che i miei bambini mi vedessero, per non farli soffrire di più. Ma la maggior sofferenza era causata dal fatto che i bambini nella foresta non avevano cibo adeguato e vestiti per cambiarsi, neanche pannolini per il bebè, che aveva ancora bisogno del latte materno, e io mi sentivo impotente di fronte al suo pianto. Non avevamo acqua per lavarci e una casa dove ripararci nella notte. È stata un’esperienza dolorosa, difficile da raccontare, una tragedia. Di notte mi toglievo gli unici pantaloni che portavo, li appendevo in un ramo e sotto facevo un po’ di fuoco, facendo così uscire i pidocchi che non mi davano pace. Mai ho pensato di rinunciare al mio essere catechista. E dopo trenta giorni, siamo riusciti a fuggire, senza che nessuno se ne accorgesse.
Per questo penso che una delle risposte a che cosa significa essere catechista è questa: dire sì, sempre, nei momenti favorevoli e in quelli difficili. Non dico questo per elogiarmi, ma per manifestare quello che sento dentro di me, nel mio cuore: il dono di Dio, il dono gratuito di essere catechista.
Voglio dire anche che non ho avuto solo momenti difficili come catechista. Ho avuto molti momenti di gioia e di grande consolazione: la felicità di sentire che faccio parte di una grande famiglia, la Chiesa Cattolica, dove siamo tutti fratelli, che viviamo lo stesso Amore misericordioso del Signore. Per questo ringrazio il Signore.
Grazie, Signore. Aiutami a continuare nella fede, nella fedeltà, nell’amore e nella giustizia.
Grazie, Signore.
Guiua, 24 luglio 2016
2/ Testimonianza della neo-battezzata Frédérique Fauvel
Frédérique Fauvel ha 31 anni. Dopo un anno e mezzo di catecumenato, è stata battezzata durante la veglia pasquale dell’anno scorso, nella cappella di Notre Dame du Saint-Sacrement, a Parigi, insieme ad altri 400 adulti. Lei ci racconterà quanto può essere difficile il percorso verso il battesimo, ma anche quanta gioia porti. Oggi è impegnata nel servizio ai più fragili all’interno dell’associazione “Aux Captifs la libération”.
Per preparare questa testimonianza mi sono rituffata nel quaderno che tenevo durante il mio catecumenato. Mi sono accorta così di tutto il cammino che ho fatto, e rendo grazie al Signore per avermi accolto nella Sua Chiesa e per le persone che ha messo al mio fianco lungo il percorso.
Io non sono stata battezzata da piccola, ma sono cresciuta in una famiglia cattolica per cultura. Mia nonna materna era molto devota e sapeva rispondere a tutte le mie domande sulla fede. Tenevo anche una corrispondenza con una prozia, religiosa, il cui affetto nei miei confronti ha giocato un ruolo non marginale nella mia conversione.
Da ragazza mi domandavo perché non fossi stata battezzata, avevo uno spiccato interesse per le questioni religiose. La gioia condivisa in occasione dei matrimoni e cantando durante varie celebrazioni mi ha spinto a bussare alla porta della Chiesa. E la porta si è aperta durante il battesimo del figlio di una mia amica. In mancanza di volontari per la lettura della Sequenza di Pentecoste (Veni Sancte Spiritu) il padre del bambino mi ha chiesto di leggere quel testo bellissimo che mi ha rapito per la sua bellezza. In quel momento mi sentii toccata dalla grazia.
Fu lì che mi domandai: come fare per ricevere il battesimo? Per prima cosa tentai qualche ricerca su Internet – ma lasciatemi dire che, se consideriamo che la massima parte dei catecumeni hanno tra i 20 e i 35 anni, l’informazione digitale sul catecumenato è, a mio modesto parere, primitiva.
Sono arrivata comunque a fare una prima esperienza in una parrocchia dove le riunioni del catecumenato erano piuttosto noiose, e quindi sono andata in un’altra parrocchia dove, invece, ho avuto un bell’incontro con il parroco e con la responsabile del catecumenato. Mi sono resa conto allora fino a che punto sia difficile verbalizzare, esprimere, spiegare a parole la propria fede. La pratica della lectio divina insieme alla mia accompagnatrice e gli scambi con lei e con gli altri catecumeni mi hanno permesso di comprendere ed esprimere meglio la mia fede.
È importante per un adulto ricevere una formazione solida, adatta al mondo in cui vive e capace di nutrire la sua fede. Devo anche sottolineare l’importanza della testimonianza e del dinamismo della persona che mi ha accompagnato e aiutato a trovare il mio posto nella Chiesa.
È stata una grande gioia condividere il mio catecumenato con lei, che ha saputo comprendermi e rispondere alle mie domande, sostenermi e donarmi il suo tempo per stare al mio fianco durante ogni tappa della mia conversione. L’accompagnatore ha un ruolo essenziale. Io mi ritengo molto fortunata ad aver avuto accanto a me una persona tanto dedita a questo compito.
Gli stessi accompagnatori riscoprono la propria fede di fronte alle domande e alle osservazioni dei catecumeni. Una volta avevo raccontato alla mia accompagnatrice che spesso la preghiera del Padre Nostro mi sembrava recitata in maniera meccanica. In seguito, lei mi ha confidato di aver pensato a me quando si era sorpresa a recitare distrattamente il Padre Nostro a messa.
Credo davvero che l’accoglienza dei catecumeni sia importante. Essa deve poter corrispondere a ciascuno secondo il proprio percorso, nel quadro fissato dalla Chiesa. In Quaresima abbiamo fatto un ritiro alla Basilica del Sacro Cuore. È stata una bella scoperta e un momento di pace durante la notte di adorazione. Il giorno dopo, noi catecumeni abbiamo avuto tempo per riflettere su alcuni testi proposti e discuterne tra noi senza gli altri parrocchiani e il sacerdote. Questo ci ha permesso di parlare e confrontarci più liberamente prima che il sacerdote chiarisse i nostri dubbi e ci arricchisse con le sue osservazioni sulle nostre discussioni.
La veglia pasquale è stata una notte davvero speciale. Ero un po’ agitata, ma la gioia aveva la meglio. Dopo la celebrazione, i parrocchiani mi hanno testimoniato la loro amicizia con attenzioni che mai mi sarei aspettata: congratulazioni e felicitazioni, alcuni regali, tanta vicinanza.
Non bisogna sottovalutare l’accompagnamento dei nuovi battezzati. Anche se è più leggero, questo consente una transizione dolce. Io avevo paura di essere lasciata a me stessa dopo il catecumenato. La mia accompagnatrice però mi aveva aiutato a preparare il dopo-battesimo. Desideravo dedicarmi alle persone più fragili, così dal mese di gennaio, con la Società di San Vincenzo de’ Paoli, ho cominciato a portare pacchi alimentari a una persona anziana, isolata, con grandi difficoltà a muoversi.
In seguito mi sono impegnata con l’associazione «Aux Captifs la libération» (La liberazione ai prigionieri) e tutti i giovedì sera, insieme con un compagno dell’associazione, andavo a visitare le persone che vivono in strada, per parlare con loro e aiutarli a ri-socializzare. Prima d’iniziare il giro, portavo sempre una preghiera nuova ogni settimana, legata al tema della carità, e poi dicevamo un Padre Nostro.
Ora sto per trasferirmi nella Diocesi di Nanterre e spero di poter continuare anche lì a servire la gente di strada nella carità di Cristo. Dalla Chiesa mi aspetto che mi accompagni, e che riunisca me e i miei fratelli nel servizio dei più umili.
Dopo un anno di catecumenato molto ricco, ho avuto bisogno di digerire e appropriarmi completamente degli insegnamenti che avevo ricevuto. Per farlo, sono tornata molte volte all’adorazione notturna nella Basilica del Sacro Cuore, e mi prendo il tempo per pregare anche in metropolitana: una preghiera diversa ogni giorno per non cadere nella monotonia, e poi un Padre Nostro per fare comunione con tutti i cristiani.
Il battesimo mi ha dato il mio posto nella Chiesa, mi sento più libera e capace di esprimere il mio punto di vista sulla fede rispetto a quando ero catecumena.
Dopo il battesimo ho preso coscienza del fatto che durante la celebrazione mi ero sentita vicina al Signore come mai prima. Sapendo che Lui era sempre stato accanto a me durante tutto il mio cammino, ho compreso che il battesimo ha aperto definitivamente il mio cuore per accogliere Gesù. Il battesimo mi ha dato pace. Non cercavo più: avevo incontrato Gesù.
Per concludere, vorrei dire che il catecumenato mi ha permesso di definire le fondamenta della mia fede: Gioia, Pace, Amore e Condivisione!
3/ Testimonianza di padre Cyril Axelrod nel Giubileo dei Catechisti
Padre Cyril Axelrod è un sacerdote Redentorista sordocieco conosciuto per il suo impegno in favore dei ciechi e sordociechi nel mondo, specialmente in Sudafrica, Cina e nel Regno Unito. Nato sordo da genitori ebrei, si è poi convertito al cattolicesimo ed è stato ordinato sacerdote prima di perdere la vista a causa della sindrome di Usher. Padre Axelrod lavora instancabilmente per offrire istruzione catechistica ai sordi, ai ciechi, ai sordociechi e a persone con altre disabilità, sia adulti sia bambini. La sua missione è ricordare a tutti che catechizzare i disabili è riconoscere la loro dignità e il posto che spetta loro nella vita della Chiesa e della comunità.
Sono Padre Cyril Axelrod, un ebreo convertito e sacerdote Redentorista sordocieco di Londra. Nei miei 45 anni di sacerdozio, la figura di San Paolo è sempre stata fonte d’ispirazione per me. Se considero come lui ha viaggiato in lungo e in largo il mondo mediterraneo del suo tempo, visitando città e Paesi diversi per proclamare ovunque il Vangelo, non posso fare a meno di trovare un parallelo con la mia vita e missione, poiché anch’io viaggio in molti Paesi del mondo per portare la Bella Notizia agli abili come ai disabili, e specialmente ai sordociechi. Nel mio ministero ho raccolto la sfida di rivolgermi anche ai sani. Insieme ai miei confratelli Redentoristi, ho preso parte a missioni itineranti presso normali parrocchie. Mi diverte sempre il fatto che la gente preferisce venire a confessarsi da me, sapendo che non posso sentirli né vederli [sorride]. Per confessarsi da me, i penitenti scrivono i propri peccati con le dita sulla mia mano.
La mia disabilità mi pone la sfida e l’opportunità di portare un messaggio di speranza e l’amore di Dio a quanti sperimentano la sofferenza o la disabilità. Anche se la disabilità è percepita come una sofferenza o una privazione, io non smetto di ripetere che la disabilità è un autentico dono di Dio. Essa permette a quanti vedono e odono di percepire la grandezza della misericordia e dell’amore di Dio per i disabili. Ad ogni disabilità corrispondono molte meraviglie nel mistero insondabile di Dio. C’è tanto da imparare e da apprezzare rispetto ai doni nelle persone disabili. Ciò apre gli occhi e le menti degli uomini a comprendere in quale modo Dio manifesta il proprio amore a ciascuno di noi.
C’è però ancora molto lavoro da fare nella Chiesa, e nella liturgia, per includere le persone disabili in autentiche comunità. Facciamo tutti parte dello stesso Popolo di Dio, ma purtroppo devo dire che talvolta, con mia grande sofferenza, sono stato discriminato da altri sacerdoti per la mia disabilità. A volte mi è stato impedito di concelebrare la Messa, o di avere un interprete presso l’altare. Forse questi comportamenti sono un riflesso di paure e insicurezze che potrebbero essere facilmente superate con un po’ di gentilezza e un piccolo sforzo. Comprendo le paure delle persone, ma posso metterle rapidamente a loro agio se me ne danno la possibilità. Desidero promuovere l’integrazione delle persone disabili nella liturgia. Certo, si possono fare Messe per i soli sordi, con l’uso della lingua dei segni. Ma abbiamo bisogno anche di celebrazioni inclusive, con interpreti che permettano ai disabili di essere parte di una comunità locale di fedeli.
Per molti secoli la Chiesa ha sottolineato l’importanza della dignità e dei diritti delle persone di ogni età, sia abili che disabili. Questa dignità è ulteriormente manifestata nel dono di Dio dei sacramenti e della fede, che sono alimentati attraverso la catechesi. Per me è proprio questo ciò che intende Gesù quando proclama la Bella Notizia ai poveri, la vista ai ciechi e l’anno di grazia del Signore. Crescendo nella fede, secondo le nostre capacità e, anche, le nostre disabilità, cominciamo a comprendere e apprezzare le meraviglie dei doni di Dio che riempiono la nostra vita. I Sacramenti, a loro volta, sono una dimostrazione del Verbo di Dio che si è fatto carne. Da persona che non può vedere né sentire, mi piace pensare ai Sacramenti come al “linguaggio del corpo” di Dio, capace di veicolare attraverso le azioni, i gesti e i simboli il senso più profondo delle parole di Dio, così come il linguaggio corporeo comunica molto più delle parole in una conversazione. Lasciatemi ricordare proprio qui a Roma, con una punta di humour, che gli Italiani sono i primi al mondo nel linguaggio non verbale, specialmente in quello gestuale! [Sorride.] I Sacramenti “parlano” senza parole a tutti i fedeli, anche a quelli con lievi, medie o gravi disabilità: il Battesimo attraverso l’acqua, la Confermazione e l’Unzione degli infermi con l’olio, la Penitenza con il battersi il petto, la Comunione Eucaristica con la frazione del pane e la condivisione del calice, e così via. Con grande tristezza devo dire che più volte mi è stato riferito di persone con disabilità media o grave alle quali è stato proibito l’accesso ai Sacramenti da parte di sacerdoti convinti che l’inabilità a comprendere e imparare il Catechismo impedisca anche di ricevere i Sacramenti. Eppure, paradossalmente, è proprio per questi disabili che diventano più cariche di senso le parole di Gesù, quando loda il Padre perché ha nascosto i misteri della fede ai dotti e ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli. Bisogna fare ancora molto per incoraggiare i sacerdoti a sostenere il diritto dei disabili a partecipare pienamente nella vita della Chiesa e della comunità.
Tornando al mio riferimento iniziale a San Paolo (un altro Ebreo convertito), la mia più grande gioia è poter camminare con San Paolo nella fede e nell’amore per Gesù Cristo. Come Paolo, amo proclamare Gesù Cristo, crocifisso e risorto. Ringrazio Dio perché sono ancora in grado di viaggiare da solo verso diversi Paesi portando il lieto annuncio dell’amore di Dio, della sua misericordia. Questo è quanto ho scritto a Papa Francesco dopo la sua elezione:
Santo Padre, come unico sacerdote sordocieco al mondo, ho avuto la benedizione di condurre negli anni un ministero globale, raggiungendo persone disabili in ogni continente, specialmente sordi e sordociechi. Ho fatto in tempo ad imparare a leggere e scrivere Cantonese mentre lavoravo in Cina, prima di diventare cieco. Mi metto ora completamente al Suo servizio nel ministero dell’evangelizzazione delle persone disabili di tutto il mondo. Data la mia condizione unica di disabile, sordocieco, desidero andare ovunque Lei vorrà inviarmi.
Questa promessa è ancora valida per me. Possa San Paolo, mio speciale modello, pregare per me affinché abbia forza, coraggio e zelo per lavorare nella vigna del Signore fino quando Lui vorrà servirsi di me. Dio vi benedica!
4/ Testimonianza del catechista Enrique Sarria
Enrique Sarria è un catechista romano, sposato e padre di tre figli. È nato in Perù, dove ha vissuto fino al completamento degli studi in Filosofia. Giunto in Italia nel 1998, ha continuato gli studi in Teologia ed è diventato insegnante di religione cattolica nella scuola. Catechista da quando aveva 17 anni, ancora in Perù, ha continuato ad esserlo anche qui in Italia, prima come catechista battesimale e ora per i bambini in preparazione alla Prima Comunione, insieme alla moglie Antonella.
Nella sua misericordia siamo salvati
Carissimi fratelli e sorelle, compagni nel cammino della fede, io sono Enrique, vengo della parrocchia Santa Maria della Salute di Roma e insieme a mia moglie Antonella e ai miei figli Pietro, Rachele e Sara siamo stati chiamati a rendere testimonianza della fede e della vocazione ad essere catechisti nella nostra parrocchia e in questo giubileo a raccontarvi brevemente cosa significa per noi esserlo.
Vorrei incentrare questa testimonianza in tre gesti importanti che rendono dinamico il nostro cammino sotto lo sguardo misericordioso di Dio:
Per noi è fondamentale ricordare ed essere consapevoli della nostra debolezza, perché nelle diverse manifestazioni della nostra debolezza possa manifestarsi la forza e potenza di Dio. Vi devo confessare che noi non siamo i più bravi del nostro quartiere e non siamo stati chiamati a seguire il Signore perché abbiamo già raggiunto la santità, siamo stati chiamati perché siamo peccatori, a volte giudichiamo e a volte siamo poco accoglienti, a volte si manifesta una forte superbia nella nostra persona al punto di non sentire la voce di Dio e il nostro cammino sembra un deserto. Noi siamo in continua crisi e facciamo ciò che non vorremo fare ferendo i nostri fratelli, ci feriamo tra noi in casa e in tutto ciò il Signore non smette di guardare le nostre ferite e di venirci incontro per consolarci e donarci il suo tocco guaritore. Allora rispondiamo alla chiamata che ci spinge a raccontare il Signore cosicché, chi viene a contatto con noi, possa almeno sentire che è nel peccato della nostra vita che agisce la misericordia di Dio. Vorremo che ognuno si senta avvolto dallo sguardo misericordioso di Dio; ciò che le nostre ferite sperimentano continuamente nell’incontro con il Signore vorremo che lo sperimentino le ferite di tutti che, consapevoli e per lo più inconsapevolmente vivono feriti e schiacciati dai propri peccati, così il peccato stesso ci si presenta come il luogo privilegiato dell’agire di Dio.
Il secondo aspetto che vorrei condividere con voi è il servizio comunitario. Noi sappiamo bene che non possiamo servire se prima non siamo stati serviti; cosa potremmo annunciare se prima non ci mettiamo in ascolto della parola annunciata dalle persone che il Signore ha messo davanti a noi, da altri catechisti, dal parroco, dai vescovi e dal Papa. Ecco noi ci mettiamo al servizio perché siamo stati serviti da Colui che è venuto a Servire e non ad essere servito. In quanto cristiani, dunque, noi siamo venuti prima ad essere serviti e solo dopo a servire, prima a stare con il Signore e poi ad essere inviati, se il Signore lo vorrà, a predicare. In questo processo dinamico ci accorgiamo che il servizio ha molteplici manifestazioni che si esprimono nell’obbedienza.
Per finire vorrei condividere con voi l’importanza del silenzio e della contemplazione, che nella nostra vita non necessariamente significa non muovere la bocca o cercare le oasi di pace, quanto piuttosto lasciare parlare il Signore, trattenendoci dal parlare con parole inutili e con giudizi superbi. Dunque un silenzio che, nel mezzo della confusione e del rumore di ogni giorno, può essere inteso come accoglienza del diverso, senza il bisogno di voler capire atteggiamenti quanto piuttosto di voler amare senza limiti e fissare lo sguardo sugli altri come il Signore fissa lo sguardo su di noi. Guardare attraverso l’occhio di Dio. Ecco, contemplare come guardare con lo sguardo di chi vuole amare, non solo gli amici ma anche e soprattutto i nemici.
Essere semplicemente servi inutili nelle mani del Signore, come una matita che Egli usa per scrivere la Storia, non come semplici osservatori e non come protagonisti ma come docili strumenti nelle mani di Dio che esce da se e viene incontro a noi nelle nostre periferie, nelle nostre ferite, nel nostro peccato.
Per finire vorrei pregare con ognuno di voi affinché oggi che siamo stanchi e angosciati il Signore rinvigorisca i nostri corpi con la sua forza e nella debolezza della nostra vita possa trasparire solo Amore. Amore che è disposto a rischiare la crocifissione.
5/ “Sulle orme dei Santi e dei Beati della catechesi”
“Tras las huellas de los Santos y Beatos de la catequesis”
André Dung Lac
Vietnam
1795 – 1839
Quelli che muoiono per la fede, salgono al cielo
Those who die for the faith attain heaven
Quienes mueren por la fe suben al cielo
Andrew Kim Taegon, Paul Chong Hasang
Corea
1821 – 1846
1795 – 1839
Vi prego di camminare nella fedeltà
I pray that you walk in faith
Os suplico que caminéis en la fidelidad
Peter To Rot
Papua Nuova Guinea
1912 – 1945
Devo compiere il mio dovere come testimone nella Chiesa di Gesù Cristo
I must do my duty as a witness in the Church of Jesus Christ
Debo cumplir mi deber como testigo en la Iglesia de Jesucristo
Giulia Salzano
Italia
1846 – 1929
Farò sempre catechismo finché vivrò
I will always catechize as long as I live
Mientras viva siempre catequizaré
Giovanni Bosco
Italia
1815 – 1888
Non dimentichiamo che il nostro lavoro per i giovani è cominciato con una semplice lezione di catechismo
Do not forget that our work for young people began with a simple catechism lesson
No olvidemos que nuestro trabajo en favor de los jóvenes comenzó con una simple lección de catecismo
Clelia Barbieri
Italia
1847 – 1870
Un Dio a me che sono così povera e miserabile
For me, someone so poor and miserable, there is a God
Dios es para mí, que soy tan pobre y miserable
Ursula
Gran Bretagna
+453
Il disegno di Dio su di me, nessuno lo potrà cancellare
No one can stifle God’s plan for me
Nadie podrá borrar el plan que Dios tiene sobre mí
Giorgio Preca
Malta
1880 – 1962
Dio ti ha scelto per insegnare al suo popolo
God has chosen you to teach His people
Dios te ha elegido para enseñar a su pueblo
François de Sales
Francia
1567 – 1622
Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore
If I am to err, I would rather err on the side of too much goodness rather than too much severity
Si yerro, quiero hacerlo más por exceso de bondad que por exagerada severidad
Papa Giovanni Paolo II
Polonia
1920 – 2005
L'oggetto essenziale e primordiale della catechesi è “il mistero del Cristo”
The primary and essential object of catechesis is “the mystery of Christ”
El objeto principal y esencial de la cateqeusis es “el misterio de Cristo”
Katharine Mary Drexel
Stati Uniti
1858 – 1955
Spirito Santo, vorrei essere una piuma affinché il Tuo respiro mi conduca dove tu preferisci
Holy Spirit, I wish to be a feather so that Your breath may carry me wherever you will
Espíritu Santo, como me gustaría ser una pluma para que tu soplo me lleve a donde quieras
Elizabeth Ann Seton
Stati Uniti
1774 – 1821
Quanto più grande è la mia indegnità, tanto più abbondante è la Sua misericordia
The greater my unworthiness, the more abundant His mercy
Entre más grande es mi indignidad, más abundante es su misericordia
Pedro de S. Josè di Betancur
Guatemala
1626 – 1667
Dammi sempre, Signore, fede, speranza e carità
Grant me always, Lord, faith, hope, and charity
Dame siempre, Señor, fe, esperanza y caridad
David Okelo & Gildas Irwa
Uganda
1902 – 1918
1904 – 1918
Abbiamo lavorato nella stessa opera per Nostro Signore Gesù Cristo, moriremo insieme per Lui
We have done the same work as Our Lord Jesus Christ and together we die for Him
Hemos trabajado en la misma obra por Nuestro Señor Jesucristo, moriremos por él
Charles Lwanga
Uganda
+1886
Mi stai bruciando, ma è come versassi acqua su di me. Convertiti e diventa un Cristiano come me
You are burning me, but it is as if you are pouring water on me. Please repent and become a Christian like me
Me quemáis, pero es como si estuvierais rociando agua sobre mí. Conviértete y sé un cristiano como yo
Cirillo di Gerusalemme
Gerusalemme
circa 315 – 387
Sia assidua la tua frequenza alle catechesi, rimani sempre attento
Attend closely to catechesis, let not your mind be wearied out
Que tu frecuencia a las catequesis sea asidua, permanece siempre atento
Agostino
Tagaste (Numidia) – Ippona (Africa)
354 – 430
Tramite l’opera del catechista subentra la misericordia di Dio
The mercy of God comes to be present through the ministry of the one catechizing
Mediante el obrar del catequista se hace presente la misericordia de Dios
Papa Pio X
Italia
1835 – 1914
La radice dell'odierna insensibilità degli animi sta nell'ignoranza delle cose divine
The chief cause of the present indifference is to be found above all in ignorance of things divine
El origen de la insensibilidad actual de las almas radica en la ignorancia de las cosas divinas
Juan d’Ávila
Spagna
1499 – 1569
Se noi desideriamo unirci a Cristo, dobbiamo camminare sulla strada che egli ha percorso
If we desire to unite ourselves to Christ, we must walk on the path He travelled
Si deseamos unirnos a Cristo, debemos seguir el camino que él ha recorrido
João de Brito
Portogallo
1647 – 1693
Quando la colpa è virtù, la sofferenza è gloria
When guilt is a virtue, suffering is glory
Cuando la culpa es virtud, el sufrimiento es gloria
Miguel A. Pro
Messico
1891 – 1927
Ora sono felice. La mia vita non sarà senza frutto. Ora ho un ideale
I am happy. My life is not fruitless. I now have an ideal
Ya soy feliz. Mi vida no será infructuosa. Ya tengo un ideal
Miguel Febres Cordero
Ecuador
1854 – 1910
Il cuore è ricco quando è contento, ed è sempre contento quando i suoi desideri sono fissi su Dio.
The heart is rich when it is content, and it is always content when its desires are fixed on God
El corazón es rico cuando está contento, y está siempre satisfecho cuando puede fijar sus deseos en Dios
Philip Siphong Onphitak
Tailandia
1907 – 1940
Non è morire per la fede che è così difficile, è vivere per essa
It is not dying for the faith that is so difficult but living for it
No es morir por la fe lo que resulta tan difícil, sino vivir por ella
Peter Canisius
Olanda
1521 – 1597
Se hai troppo da fare, con l’aiuto di Dio troverai il tempo per fare tutto
If you have too much to do, with God's help you will find time to do it all
Si tienes mucho por hacer, con la ayuda de Dios encontrarás el tiempo para hacerlo todo
Junipero Serra
Spagna – Stati Uniti
1713 – 1784
Ho voluto portare il Vangelo a quanti non avevano mai sentito parlare di Dio
I have wanted to carry the gospel message to those who have never heard of God
He querido llevar el Evangelio a cuantos nunca habían escuchado hablar de Dios
César de Bus
Francia
1544 – 1607
Bisogna che tutto in noi catechizzi, dobbiamo diventare un catechismo vivente
We must catechize with our entire existence, becoming a living catechism
Es preciso que todo en nosotros catequice, tenemos que ser un catecismo viviente
Tecla Hashimoto & Family
+ 1619
Invochiamo il nome di Gesù e Maria
Sing out the names of Jesus and Mary
Invoquemos el nombre de Jesús y de María
José de Anchieta
Brasile
1534 – 1597
Solo per voi sono venuto qui
I came here for you alone
Solo por vosotros he venido hasta aquí
Jean-Baptiste de La Salle
Francia
1651 – 1719
Ricordiamo che siamo alla santa presenza di Dio
Let us remember that we are in the holy presence of God
Acordémonos de que estamos en la santa presencia de Dios
Tshimangadzo Samuel Benedict Daswa
Sudafrica
1946 – 1990
I bambini guardano a noi come a genitori. Trattiamoli con giustizia perché loro sono la luce di domani
Children look to us as parents; let us give them justice for they are the light for tomorrow
Los niños nos ven como padres; tratémoslos con justicia porque ellos son la luz del mañana
Augustine Zhao Rong
Cina
1746 (?) – 1815
Sacerdote e Martire
Priest and Martyr
Sacerdote y Mártir
Pedro Calungsod
Filippine
1654 – 1672
Catechista e Martire
Catechist and Martyr
Catequista y Mártir
Isidore Ngei Ko Lat
Birmania
1920 – 1950
Catechista e Martire
Catechist and Martyr
Catequista y Mártir