Chiavi di lettura del nuovo catechismo Le domande grandi dei bambini. Intervista di Eugenio Dal Pane a padre Maurizio Botta e don Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito un’intervista di Eugenio Dal Pane, responsabile delle Edizioni Itaca, a padre Maurizio Botta e don Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Iniziazione cristiana nella sezione Catechesi, famiglia e scuola.
Il Centro culturale Gli scritti (22/8/2016)
Le domande grandi dei bambini è il titolo del catechismo per la prima comunione scritto a quattro mani da padre Maurizio Botta, prefetto dell’Oratorio di San Filippo Neri e viceparroco nella parrocchia di Santa Maria in Vallicella a Roma, e da don Andrea Lonardo, direttore dell’ufficio catechistico della Diocesi di Roma.
Li abbiamo incontrati per capire innanzitutto da quale esperienza e da quali convinzioni nasce questo libro.
Padre Maurizio: Facendo catechismo ai bambini da molti anni non cessa di sorprendermi la grandezza delle loro domande. Noi adulti siamo molto abili a saltarle, a farle tacere, anche perché spesso ci spiazzano. Noi adulti dobbiamo raccogliere la sfida posta dalle loro domande che vanno al cuore delle grandi questioni della vita. Le domande del libro sono tutte vere ricopiate una per una dai fogli su cui i bambini le avevano scritte. Abbiamo volutamente mantenuto anche le imprecisioni grammaticali. Ogni genitore e ogni persona con vera esperienza dei bambini riconoscerà che i bambini fanno realmente domande di questa grandezza.
Don Andrea: Sono stato parroco 10 anni e l’estate proponevamo sempre ai bambini, un campo con i catechisti. Ricordo una passeggiata in montagna nella quale il figlio di 4 anni di una catechista mi domandò: “Senti, don Andrea, ma se Dio è amore, perché ha mandato a morire suo figlio e non è venuto lui?” Ecco la grandezza delle domande dei bambini. Ho imparato con loro che opporre contenuti – considerati una palla al piede – ed esperienze è profondamente falso. Contenuti ed esperienze vanno, invece, esaltati insieme. La catechesi deve certamente uscire dall’ambito ristretto delle riunioni. Basti pensare che, se il cammino si limitasse alle sole riunioni di un’ora a settimana, in un anno i catechisti starebbero insieme ai bambini solamente per una trentina di ore, mentre a scuola in una sola settimana vivono insieme alle loro maestre per 40 ore. Ma poi le riunioni debbono essere belle e ricche di contenuti. Molti bambini e molti genitori perdono la fede perché non sentono la proposta della fede all’altezza delle loro riflessioni. Oggi la catechesi affronta raramente i problemi che un bambino affronta a scuola. Con questo nuovo catechismo abbiamo cercato di non dimenticare mai che la fede ha qualcosa da dire alla vita di un bambino che studia: si parla per questo anche dell’uomo primitivo, della scelta che Dio fa del popolo di Israele, del perché Dio doni a noi Gesù.
Spesso il catechismo è inteso come “dottrina” oppure come attività da far fare ai bambini. Voi partite dalle loro domande…
Padre Maurizio: Noi siamo adulti e abbiamo, nei confronti dei bambini, un compito di accoglienza e di trasmissione della fede. Il testo deve essere adeguato ai bambini e per farlo non abbiamo voluto mortificare la domande che ci hanno rivolto. Siamo partiti dal bambino vero, non da quello banalizzato, ridotto. Se parti da loro, devi confrontarti con le loro domande, con gli interessi che hanno e con le cose che studiano a scuola. Quello che proponiamo nel libro è un itinerario provato e riprovato sul campo in tanti anni di catechismo.
Don Andrea: Non dobbiamo dimenticare che le domande dei bambini spesso sono quelle che l’adulto tiene nascoste nel cuore. Come parroco e come direttore dell’Ufficio catechistico ho sperimentato che la catechesi dei bambini è oggi il momento più popolare di primo annunzio agli adulti della Chiesa in Italia. Mi piace dire che è adulto proprio chi ha un figlio, proprio chi ritiene le nuove generazioni più importanti della propria vita. Ebbene l’adulto, dinanzi alla catechesi del figlio, si domanda cosa desidera trasmettere loro. Scopre che non basta la scienza, che pure è necessaria e grande, ma desidera capire se vale la pena che suo figlio si sposi, se vale la pena che suo figlio diventi un giorno padre, se vale la pena che suo figlio sia cristiano o è meglio che diventi ateo o di un’altra religione. Nelle parti dedicate ai genitori proviamo con questo catechismo a dialogare con i genitori che, insieme ai loro figli che si preparano a celebrare i sacramenti, vivono un momento prezioso di riscoperta della fede. La mia esperienza di parroco è che il cammino dei figli è il momento che più aiuta gli adulti oggi a riavvicinarsi alla Chiesa, come loro stessi amano dire.
Papa Francesco insiste sulla necessità di tornare agli elementi essenziali della fede. Come si traduce questo richiamo nel catechismo ai bambini?
Padre Maurizio: La novità di questo catechismo è che parte dalla curiosità dei bambini – emblematica la foto di copertina - e dal loro desiderio di capire. Non ci interessa parlare di tante cose, ma offrire loro poche grandi cose, le coordinate essenziali che consentono loro di orientarsi e a cui agganciare tutto il resto. Per questo anche visivamente offriamo uno schema che via via si arricchisce e usiamo molto la ripetizione. Ai bambini piace ripetere e risentire le stesse cose, l’abbiamo scoperto osservando come essi amino riascoltare senza stancarsi le stesse canzoni o guardare gli stessi cartoni animati. Questo regala a loro la gioia entusiasmante di ritrovarsi in un ambiente conosciuto e rassicurante, senza sorprese. È la cultura contemporanea che sposta continuamente l’attenzione su tanti tratti secondari che attraggono per un momento ma non lasciano alcuna traccia, come bolle di sapone.
Don Andrea: Spesso i catechisti non hanno chiaro ciò che nel cristianesimo è essenziale; la conseguenza è che la fede viene poi presentata come qualcosa di complicato o di confuso. Il nostro catechismo vuole aiutare i catechisti a concentrarsi su ciò che è essenziale, su ciò che è più bello e grande della fede cristiana. I catechisti oggi, in un tempo in cui la fede deve essere proposta e non può essere presupposta, non debbono perdersi in questioni secondarie, bensì annunciare con passione perché vale la pena essere cristiani e che cosa c’è di nuovo nel cristianesimo. Non dobbiamo dimenticare poi che la difficoltà dei catechisti è la stessa della scuola e della società. Tutto si incentra a torto sui metodi – i supporti informatici, le competenze, le verifiche – ma nessuno si preoccupa più di riscoprire cosa c’è di appassionante in una questione. Non si può insegnare ad amare la poesia parlando dello strutturalismo, ma solo leggendo insieme la poesia più bella che esiste e che ci fa commuovere.
Questo è un catechismo per la prima comunione. Cosa significa preparare un bambino alla prima comunione?
Padre Maurizio: La comunione si fonda sulla parola di Gesù. Chi è Gesù, quindi? Questo è il cuore della fede. Ai bambini, come a noi, interessa sapere se la pretesa di Gesù è ragionevole e se risponde al nostro bisogno di vita. Se no perché ci dovrebbe interessare? Non si può parlare di prima comunione se non si parte dal senso religioso dell’uomo che cerca Dio e di Dio che risponde a questo grido. Dio viene incontro all’uomo chiamando per prima cosa un uomo per nome, Abramo. Dio per farsi conoscere sceglie il piccolo popolo di Israele scaturito da Abramo. E poi l’inaudito. Dio entra nel mondo, diventando un uomo di questo popolo. Dio arriva a donare se stesso fino al punto di farsi cibo.
Don Andrea: Papa Francesco sta mostrando a tutti che proprio i sacramenti permettono alla Chiesa di essere popolare. La Chiesa non si deve restringersi a piccoli gruppi di intellettuali. Nel Battesimo, nell’Eucarestia, nella Confessione, Gesù viene incontro a tutti. Per questo dicevo che la catechesi dell’Iniziazione cristiana è l’esperienza di primo annuncio più popolare che ci sia in Italia. Attraverso di essa molti genitori si accorgono che la fede è un bene. Per questo non ci si deve limitare a parlare ai bambini, ma bisogna affrontare con i genitori le grandi questioni della vita e dell’educazione nella quale spesso essi sono lasciati soli. Il nostro catechismo è fatto in maniera tale che i genitori, leggendo le parti loro rivolte, sentano il desiderio di leggere anche ciò che è scritto per i bambini e viceversa. Inoltre, in un’appendice, forniamo indicazioni su video e testi da consigliare ai genitori per iniziare un cammino con loro. Sono molti anni che con padre Maurizio lavoriamo per mettere a disposizione tali materiali per chi ne ha bisogno.
Qual è la funzione di immagini e illustrazioni?
Padre Maurizio: Abbiamo curato molto le illustrazioni e le immagini che formano un tutt’uno col testo così che il bambino anche visivamente possa rendersi conto che partecipa di una storia bella e grande, all’altezza delle domande che ha dentro. La nostra esperienza ci insegna che i bambini capiscono le cose più importanti, ma ci vuole un adulto che ne sia lui per primo entusiasta, che abbia il fuoco dentro, come ha detto all’Angelus (14 agosto) il Papa. Parlando del Natale, ad esempio, perché usare immagini che “disneyzzano” la fede e non opere d’arte meravigliose che l’esperienza ci dimostra essere capaci di affascinare profondamente i bambini?
Don Andrea: Andrea Pucci è il bravissimo disegnatore che ci ha aiutato. Ma prima di rivolgerci a lui, abbiamo cercato di domandarci quali erano le immagini necessarie. I nostri lettori troveranno, ad esempio, nel testo un’immagine che aiuta a comprendere perché l’uomo ha bisogno che Dio si riveli come un amico parla con un amico. Troveranno un’immagine che aiuti a comprendere qual è la differenza fra l’australopiteco e l’uomo primitivo. Abbiamo voluto poi che Andrea Pucci raffigurasse la Trinità, perché non poteva mancare una tale immagine in un catechismo di base. Gli abbiamo chiesto di realizzare immagini non descrittive, ma evocative, per far lavorare i bambini con la loro immaginazione.
Immagini di Andrea Pucci per il Catechismo
Le domande grandi dei bambini, in versone non ancora definitiva