Cappella Paolina. Quell’ultimo sguardo rivolto all’Eucaristia. Nell’affresco di Michelangelo, gli occhi di Pietro prima del martirio sono puntati verso l’altare. Un’idea fatta propria anche da Caravaggio, di Andrea Lonardo
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Riprendiamo da Avvenire del 25/6/2016 un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti su Caravaggio e per ulteriori articoli sul tema di Andrea Lonardo, cfr. le sotto-sezioni Michelangelo e Caravaggio nella sezione Roma e le sue basiliche (cfr. in particolare Caravaggio e le storie di San Matteo nella Cappella Contarelli: un'introduzione alla visita, di Andrea Lonardo) oppure vedi anche la sezione Testi di Andrea Lonardo.
Il Centro culturale Gli scritti (26/6/2016)
Era appena disceso dai ponteggi del Giudizio Universale nella Sistina quando Michelangelo, ultra sessantacinquenne, ricevette da Paolo III l’incarico di dipingere la cappella Paolina, la cappella privata del pontefice nel Palazzo Apostolico.
L’artista – utilizzando fra l’altro per l’azzurro del cielo il preziosissimo blu cobalto avanzato dal Giudizio – ruppe in quell’occasione lo schema collaudato da secoli della collocazione in parallelo dei due martìri degli apostoli: dipinse, infatti, di fronte al martirio di Pietro non quello di Paolo, ma la sua conversione.
È evidente un’innovazione nella rappresentazione della crocifissione del primo papa: Pietro non è già crocifisso a testa in giù, bensì è rappresentato mentre la croce viene eretta.
La figura di Pietro ha sempre attirato grande attenzione. In molti hanno sottolineato il corpo, sottoposto dall’artista a una torsione feroce. E altri ancora hanno sottolineato lo sguardo forte e deciso: l’apostolo, è stato scritto, è il solo personaggio dell’affresco a guardare fuori dallo spazio del dipinto. Ma i suoi occhi non sono rivolti verso chi entra nella cappella.
Dove guarda davvero san Pietro? Chi sta cercando?
Per capirlo occorre mettersi sull’altare. Levando i nostri occhi si è come trafitti da quelli di Pietro. Le sue pupille fissano l’altare (su cui celebra il pontefice, suo successore), mentre tutto il viso si torce per permettere un ultimo sguardo verso l’Eucaristia. Il Pietro di Michelangelo si volge ancora al Signore. Come lo aveva seguito in vita, così guarda ora a lui in punto di morte. Chi siede nella navata percepisce meno questo gioco di sguardi che è invece evidente dal punto di vista del sacerdote.
Michelangelo, comunque, non dimenticò di avere presente chi partecipa alla messa. Dipinse, infatti, intorno alla roccia della crocifissione di Pietro come una processione che sale dalla sinistra per giungere in alto fino a una figura che invita al silenzio e ridiscendere poi a destra con figure che sembrano prendere posto nella navata.
Caravaggio visitò la cappella Paolina e si accorse del particolare straordinario dello sguardo. Il Merisi ci ha lasciato testimonianza di tale “scoperta” nella cappella Cerasi. Anche nel suo Martirio di san Pietro, l’apostolo muore fissando l’Eucarestia.
Committente della cappella fu il cardinale Tiberio Cerasi che era allora tesoriere della Camera apostolica. Cerasi desiderava che la cappella di famiglia in Santa Maria del Popolo riproducesse alle pareti laterali i due affreschi dipinti 60 anni prima da Buonarroti. Caravaggio accettò la sfida e si mise all’opera su due tele nelle quali dipingere gli stessi soggetti.
Poiché studiava e amava i “classici”, e doveva sentire un legame particolare con quel grande che fra l’altro portava il suo stesso nome di battesimo, Michelangelo, visitò la Paolina e ne fece tesoro. Nella prima versione delle due opere ripeté lo stesso schema michelangiolesco con Pietro a destra e Paolo a sinistra. La prima Conversione di Paolo del Merisi si è conservata ed è nota oggi come Pala Odescalchi: è una tavola ancora manieristica, con un grande affollamento di figure.
Della Crocifissione di Pietro, invece, si è perso la prima redazione, ma la composizione è riconosciuta in una copia che si trova oggi a Siviglia.
La cappella Cerasi però non era ancora completata e il Merisi stesso non dovette essere soddisfatto pienamente delle opere che aveva dipinto, come affermano giustamente i maggiori critici dell’artista. Caravaggio dipinse allora una seconda versione delle due tele, nella quale decise di invertire il posto delle due raffigurazioni. Pietro è ora a sinistra e il suo sguardo indirizza immediatamente chi entra nella cappella verso l’altare e l’Eucaristia.