L’accoglienza dei profughi nelle parrocchie romane 6/ La fatica e la gioia di accogliere anche chi non è motivato ad integrarsi, crescendo nello spirito del servizio verso chi il Signore ci farà incontrare ancora, di Manio Asta
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Riprendiamo sul nostro sito un'intervista a don Manlio Asta, parroco della parrocchia romana di San Ponziano. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Immigrazione, accoglienza e integrazione, intercultura nella sezione Carità, giustizia e annunzio. Vedi anche gli altri articoli già pubblicati:
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Il Centro culturale Gli scritti (26/6/2016)
Don Manlio, ti chiediamo di raccontarci l'esperienza di accoglienza che stai vivendo insieme alla tua parrocchia: chi avete accolto nella vostra comunità?
Sono state accolte per un breve periodo due sorelle iraniane, di quasi sessanta anni, entrambe vedove. Una di loro aveva già un permesso di soggiorno, e aveva chiesto di entrare nel programma proprio per aiutare la sorella, più di recente arrivata in Italia. Quest’ultima aveva poi il desiderio di andare in un centro di accoglienza, con la speranza di trovare un maggior numero di iraniani. Il Centro a cui era stata mandata dalla Prefettura non è stato di suo gradimento, per cui ha preferito uscire, con la sorella, dal programma.
Nei prossimi giorni, la Caritas diocesana accompagnerà in parrocchia tre giovani africani, che ancora non conosciamo.
Come siete giunti alla decisione di accogliere? Come si sono preparate le persone e quale strutture sono state predisposte?
La decisione di accogliere è nata subito dopo l’invito del Papa a farlo. La comunità parrocchiale ha deciso di comune accordo di destinare a questo scopo uno spazio, usato lo scorso anno per fare scuola di italiano a stranieri, poiché l’attenzione ai migranti era già presente in tanti volontari.
Ovviamente, sono stati necessari lavori di ristrutturazione, compreso il rifacimento di un bagno da mettere a disposizione della stanza.
Le persone coinvolte nell’accoglienza sono quelle già in prima fila nel volontariato caritativo: Centro di ascolto della Caritas parrocchiale, Volontariato vincenziano.
Come si è sviluppata l’accoglienza e quali difficoltà avete incontrato?
Proprio perché le due ospiti erano donne e relativamente anziane, d’accordo con la Caritas avevamo deciso di aumentare la loro autonomia, mettendo a disposizione dei fornelli elettrici e fornendo loro il cibo da cucinare.
Le difficoltà sono state soprattutto da parte loro, poco motivate anche ad apprendere l’italiano.
Come sono stati coinvolti i bambini delle comunioni e i ragazzi delle cresime e le giovani famiglie nel sostenere i profughi?
Il breve periodo di accoglienza non ha permesso il coinvolgimento dei ragazzi e delle famiglie del catechismo.
Quando pensavamo che gli ospiti sarebbero stati relativamente giovani, avevamo pensato di far preparare alcuni pasti ai giovani del gruppo degli universitari e del clan dell’AGESCI, con la condivisione quindi del pasto.
Se i prossimi ospiti saranno giovani, sarà un’idea da riprendere.
N.B. de Gli scritti Il parroco ha appena comunicato che sono giunti tre nuovi ospiti nigeriani di 22, 23 e 24 anni, di formazione pentecostale.