L’accoglienza dei profughi nelle parrocchie romane 1/ L’avete fatto a me!, di Marco Vitale Di Maio
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Riprendiamo dal sito della Caritas diocesana di Roma un articolo, pubblicato l’8/4/2016, di don Marco Vitale Di Maio, parroco della parrocchia di Santa Maria stella dell’evangelizzazione. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Immigrazione, accoglienza e integrazione, intercultura nella sezione Carità, giustizia e annunzio.
Il Centro culturale Gli scritti (13/4/2016)
N.B. Proponiamo su Gli scritti una serie di testimonianze ed interviste sull’accoglienza dei profughi nelle parrocchie romane
Da più di un anno, la nostra comunità parrocchiale di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione in Roma si stava interrogando su come impegnarsi, in modo più diretto e coinvolgente, nel servizio ai più bisognosi. La possibilità di accogliere una coppia di richiedenti asilo, dunque, ci è sembrata da subito una preziosa opportunità. Dopo qualche settimana di riflessione e discernimento a diversi livelli, ci siamo resi disponibili per l’accoglienza e ci siamo messi subito al lavoro.
Innanzitutto abbiamo intrapreso una capillare opera di sensibilizzazione della comunità parrocchiale e, contemporaneamente, abbiamo dato vita ad una corsa di solidarietà per raccogliere i fondi necessari per risistemare i locali parrocchiali. Abbiamo avuto così la possibilità di sistemare uno spogliatoio dell’oratorio e lo abbiamo organizzato per essere un accogliente bilocale.
L’arrivo della coppia di rifugiati è stata un’emozione forte, per tutti! Ormai quasi ogni giorno si sente in televisione di sbarchi o di esodi ma stringere la mano ad uno di questi fratelli guardandolo negli occhi è un’altra cosa!
Lei 18 anni, lui 23, sguardo perso nel vuoto, lui qualche parola di francese mentre lei conosce solo il dialetto del suo Paese di origine.
Appena arrivati è cominciata la staffetta da parte di oltre 50 famiglie per offrire una cena tutta per loro che ogni sera puntualmente gli viene portata in parrocchia. Dopo le prime difficoltà iniziali per conoscere i loro gusti e necessità alimentari siamo ormai arrivati ad una buona gestione dei pasti.
La presenza di questi due ragazzi sta mobilitando gran parte della comunità parrocchiale per le più svariate attenzioni nei loro confronti: accompagnarli per i diversi impegni burocratici e sanitari, proporgli ripetizioni di lingua italiana, piuttosto che invitarli al laboratorio teatrale dell’oratorio o inventarci un corso di cucito per la ragazza. In questo modo le loro giornate sono piuttosto piene: al mattino corso di italiano in Centro, pranzo presso una delle mense della Caritas diocesana; il pomeriggio studio, appuntamenti in Prefettura e qualche attività ludica in parrocchia.
Ovviamente le tante ricchezze che emergono da questa esperienza non sono immuni da qualche piccola difficoltà pratica nel portare avanti il progetto di accoglienza. Le differenze culturali e religiose con i nostri ospiti ci spingono costantemente a cercare di capire la cosa migliore da fare nel momento più opportuno e questa attenzione permanente è sicuramente l’impegno primario per tutta la comunità parrocchiale. Ci sono anche le fatiche di coordinamento tra tutte le famiglie coinvolte nel progetto e con la stessa Caritas diocesana e i suoi operatori.
Tutte queste difficoltà sono comunque un’occasione per fare un’opera di carità impegnativa e che va continuamente motivata e studiata nel concreto.
Accogliere è una forma concreta per vivere il Vangelo, per crescere nell’essere Chiesa e per conoscere i propri limiti personali e comunitari, per impegnarsi nel crescere nel servizio agli ultimi.
Spesso ci domandiamo: se ci riproponessero di accogliere dei fratelli, cosa faremmo come parrocchia? Diremo sicuramente: benvenuti e…sempre uniti, sempre avanti cosi!