189mila sordociechi, isolato in casa il 57%, di Luca Liverani
Riprendiamo da Avvenire del 26/2/2016 un articolo di Luca Liverani. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfodnimenti, cfr. la sotto-sezione Catechesi e disabilità. Su FB vedi la pagina Sordi Cattolici. Sul Canale YouTube Catechisti Roma, la playlist Catechesi e disabilità.
Il Centro culturale Gli scritti (28/2/2016)
Un popolo nascosto, nel buio e nel silenzio. Le stime sui sordociechi in Italia finora oscillavano tra le 3mila e le 11mila persone. Ma la realtà è molto diversa. Il primo studio statistico sulla sordocecità elaborato dall’Istat rivela che sono 189mila, pari allo 0,3% della popolazione, uno ogni trecento. Ancora più preoccupante è che oltre la metà, 108mila persone, cioè il 57%, è confinata in casa – sul letto o in poltrona – perché non è in grado di svolgere necessità quotidiane elementari come camminare, lavarsi, vestirsi, prendere l’autobus. Una condizione che preclude totalmente ogni forma di vita sociale e spesso anche affettiva. Dati drammatici, che interpellano con forza la politica e i servizi socio- sanitari.
A rivelare una realtà finora sottovalutata è la Lega del Filo d’Oro – l’associazione che dal 1964 aiuta le persone sordocieche a connettersi con il mondo esterno – che ha commissionato all’Istituto nazionale di statistica lo studio «La popolazione italiana con problemi di vista e di udito». «Si tratta di una vera e propria emergenza – dice il segretario generale della Lega del Filo d’Oro Rossano Bartoli – e dunque è necessario individuare nuove modalità di risposta, a cominciare dalla piena attuazione della legge 107/2010» sui sordociechi. Il dossier è stato presentato alla Camera – alla vigilia della Giornata delle malattie rare del 29 febbraio – dalla Lega del Filo d’Oro e, per l’Istat, da Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento Statistiche sociali, e dal ricercatore Alessandro Solipaca. Secondo il dossier dunque il 64,8% dei sordociechi è donna, l’87,9% ha oltre 65 anni.
La distribuzione sul territorio rivela che il 31,5% è al Nord, il 21,4% al Centro, il 30,6% al Sud e il 16,8% nelle Isole. Oltre il 47% dunque nel Mezzogiorno. Inevitabile che la sordocecità sia spesso accompagnata da altre forme di invalidità, sia per la mancanza di stimoli nell’età dello sviluppo (il 95% di tutto ciò che apprendiamo ci arriva dalla vista e dall’udito), sia per l’età avanzata in molte persone che diventano sordocieche col passare degli anni. E dunque il 51,7% ha anche disabilità motorie, il 40,1% danni permanenti da insufficienza mentale, il 32,5% disturbi del comportamento e malattie mentali. Non meraviglia che solo il 2,4% sia laureato, il 7,7% diplomato, mentre l’89,9% ha frequentato solo la scuola dell’obbligo. Lo studio ricostruisce dunque le reali dimensioni della sordocecità, finora sottostimate, attraverso la classificazione internazionale ICF che considera la disabilità come risultato dell’interazione tra condizioni di salute e ambiente in cui vive.
E comunque le persone che hanno – non simultaneamente – disabilità sensoriali legate alla vista oppure all’udito sono 1 milione 700mila. Di queste, 9.855 sono bambini e ragazzi: 6.217 i sordi, 3.638 i ciechi. Nel 38,1% dei casi alla disabilità visiva è associata una disabilità intellettiva e nel 37,1% una disabilità motoria. Due bambini su 10 hanno disturbi nello sviluppo del linguaggio, il 16% difficoltà nell’apprendimento, l’11% di tipo affettivo-relazionali. Per i bambini con problemi uditivi, il 31,2% ha altre due disabilità: intellettiva (26,3%), disturbo del linguaggio (24%).
I 108 mila 'fantasmi' costretti a passare la vita in una stanza non sono in grado di spostarsi con i mezzi pubblici (l’88%), né di accedere agli edifici pubblici (l’85%). Ma i problemi di isolamento coinvolgono una porzione anche superiore al 57% dei 'confinati': arriva infatti al 64% la percentuale dei sordociechi che ha difficoltà a incontrare amici e parenti, al 78,7% chi non riesce nemmeno a occuparsi dei propri interessi, a partecipare a eventi culturali o di intrattenimento.