Respirare, camminando nel Parco dell’Uccellina. Due itinerari a piedi. Appunti di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni appunti di Andrea Lonardo. Per ulteriori itinerari, cfr. la sezione I luoghi della Bibbia e della storia della Chiesa.
Il Centro culturale Gli scritti (18/10/2015)
1/ Percorso Delle Torri
Il percorso detto delle Torri, permette di respirare, camminando nel creato, a 2 ore di macchina da Roma. Il percorso prevede un itinerario di 7 km circa che si percorre in 3 ore. Il biglietto di accesso al Parco si acquista presso il Centro Visite di Alberese a 10 euro (Anno 2015; ridotto di euro 5 per ragazzi dai 6 ai 14 anni, over 65, gruppi con 20 paganti minimo).
Dal Centro un bus-navetta - compreso nel prezzo e con orari variabili a seconda delle stagioni - porta fino alla località Pratini dalla quale poi si prosegue a piedi (sotto le 20 persone non è necessaria una prenotazione, mentre al di sopra di tale numero si è tenuti a percorrere l’itinerario con una guida del Parco stesso; in estate la guida è obbligatoria; si consiglia sempre di telefonare al Centro per avere informazioni, prima di giungere ad Albarese, per conoscere orari e condizioni poiché esse variano di stagione in stagione).
Si cammina per un primo tratto di strada asfaltata per deviare poi a destra su sentiero, in una natura magnifica. Si giunge alla Torre di Castelmarino (la sua forma attuale è del XII secolo) che ha un panorama straordinario sulla pineta sottostante a livello del mare. Dopo un breve tratto all’indietro si riprende il sentiero che conduce fino alla spiaggia, costeggiando da un tratto in poi il canale che sfocia nel mare. Dalla spiaggia si risale a fianco del promontorio di Collelungo e si sale all'omonima Torre (la sua forma attuale con la fortificazione a scarpa è del XVI sec.). Dalla Torre di Collelungo si riscende per sentiero alla strada asfaltata da cui si ritorna in località Pratini per riprendere il bus-navetta.
Consiglio l’itinerario senza riserve a chiunque sia in grado di camminare per 3 ore consecutive. Si respira nel silenzio e in mezzo ad una natura semplice, ma incontaminata.
Il percorso ha anche un interesse storico perché permette di divenire consapevoli del sistema di torri difensive che cercò di proteggere le coste toscane – similmente avvenne per gran parte delle coste della penisola italiana – in un primo tempo contro gli attacchi dei musulmani arabi nell’alto medioevo. Solo per fornire un esempio del pericolo, basta ricordare che Roselle – la cui sede episcopale venne trasferita poi a Grosseto – venne distrutta dai saraceni nell’anno 935. Gli Aldobrandeschi, che governavano allora la città, si ritirarono allora nell’interno e costruirono con i sopravvissuti la città di Sovana, perché era troppo rischioso risiedere sulla costa.
Le torri vennero poi totalmente ristrutturate a partire dal XVI secolo per gli attacchi dei turchi musulmani che per un secolo esercitarono costanti attacchi. Nella seconda metà del '500 il duca Cosimo de’ Medici ristrutturò le Torri di Castelmarino, Collelungo, Cala di Forno su opere "già fatte dagli antichi per scoperta e sicurezza di quei mari e di quel paese". Nello stesso periodo tutte le altre torri fuori del territorio granducale furono restituite alla loro funzione difensiva e di avvistamento, mentre altre vennero costruite ex novo in modo da formare un sistema difensivo ininterrotto che si estendeva lungo tutta la costa della penisola.
2/ Percorso Sulle orme dei monaci benedettini, con l’Abbazia di San Rabano e Torre Uccellina
L’itinerario è di 9,5 Km circa, con una durata di 5 ore circa, più impegnativo del precedente. La partenza è sempre dal Centro Visite di Alberese con il bus-navetta che porta in località Pratini da dove si prosegue a piedi.
Il sentiero sale sui Monti dell'Uccellina, raggiungendo, in un’ampia radura tra alte piante di leccio, l’abbazia benedettina abbandonata di San Rabano. A pochi metri vi è Torre Uccellina(XIV sec.). Il complesso è situato ad una altezza di circa 320 m. s.l.m., in una sella tra poggio Uccellina (347 m. s.l.m.) e poggio Lecci (417 m. s.l.m.)
Il complesso abbaziale di San Rabano è indicato al tempo della fondazione dell’attuale complesso, avvenuta nei primi del secolo XII, come Monasterium Arborense o Monasterium de Arboresio o Alberese.
L'etimologia, la stessa da cui deriva il toponimo alberese, riferisce o alla parola arbor, albero, o ad albarium, per la pietra biancastra dei monti dell'Uccellina. L’abbazia è nota nelle fonti anche come Sancta Maria de Arboresio e Domus et loci ordinis Sancti Benedecti de Arboresio. Taluni ritengono che il nome sia passato all’abbazia da un più antico romitorio sorto nelle vicinanze.
L’indicazione “di San Rabano” sarebbe nata come deformazione del nome Sancti Rafani Praeceptor, titolo con il quale viene indicato il costruttore della chiesa di Albarese terminata nel 1587. In questo modo la dedicazione ad un santo che portava tale nome potrebbe avere fondamento.
Il complesso dell’abbazia sorse all’inizio nell'XI secolo come insediamento benedettino, ma raggiunse il pieno sviluppo nel successivo ad opera dei cistercensi. Il primo documento relativo all'abbazia che si conosce è datato al 1101: è una risoluzione riguardante il contenzioso tra il vescovo di Roselle e l'abbazia per quanto riguarda la riscossione di decime.
Papa Innocenzo II trasferì all'abate il controllo di tutti i monasteri cistercensi fino al confine laziale. Seguì alla fioritura un periodo di declino al punto che nel 1303 papa Bonifacio VIII incaricò il priorato pisano dei cavalieri di Gerusalemme di "vigilare, custodire, difendere, amministrare le terre e il monastero di Alberese".
Nel 1336 l’abbazia viene indicata come “fortilizio”, indicando cambiamenti nell’utilizzo del sito. Nel XIV secolo il dominio del fortilizio fu causa di discordie fra Siena e Pisa e nel 1438 Siena, ormai padrona assoluta della zona, fece smantellare l'abbazia trasferendo nel 1475 la sede del priorato nelle nuove strutture di Alberese.
Il complesso architettonico è composto da una chiesa, dal relativo monastero e da una torre d'avvistamento detta "dell'Uccellina". A motivo dell’utilizzo nella costruzione di materiale di recupero, la struttura sembra basarsi su costruzione pre-esistenti.
Il tiburio ottagono della cupola è da alcuni indicato come bizantino ma sembra invece rapportabile alla cultura del romanico lombardo. L'arco del portale e della finestra absidale sono secondo alcuni alto medievali e secondo altri più tardi.
Il rimando a San Rabano (anche se la dedicazione non fosse suffragata dalle fonti antiche) invita a ricordare che Rabano Mauro fu abate di Fulda (780 ca. - 856) e che fu uno dei protagonisti della cultura carolingia. Nato a Magonza in Franconia, studiò come oblato (consacrato)nella celebre scuola del monastero benedettino di Fulda, fondata nel 744 da san Bonifacio Winfrid (680-755).
Da lì si spostò a Tours in Francia, per proseguire la sua formazione alla Schola Palatina fondata da Carlo Magno e guidata dal grande teologo e filosofo, il beato Alcuino (735-804), il quale poi gli impose il soprannome di Mauro (dal discepolo di san Benedetto).
Dopo il periodo trascorso in Francia, ritornò a Fulda, dove venne ordinato sacerdote nell’814 e dall’817 divenne direttore della Scuola, per divenire poi nell’822 abate del grande monastero che governò per 20 anni. Rabano Mauro fu il più grande dotto del suo tempo, trasmise alla sua epoca tutto il sapere teologico dei Padri della Chiesa e insieme ad Alcuino, contribuì sostanzialmente alla vita spirituale dell’età carolingia, meritando il titolo di “Precettore della Germania”.
Spiegò e commentò molti libri dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ma la sua opera più importante fu il “De Universo”, un compendio enciclopedico in 22 libri di tutto il sapere del suo tempo; compilò anche un ‘Martirologio’, elenco dei santi venerati con note della loro vita o del martirio. Gli viene attribuito dalla tradizione il celebre inno Veni Creator Spiritus.
Come abate di Fulda e come arcivescovo di Magonza, alla cui sede episcopale venne infine eletto, espletò con sollecitudine un’attività pastorale intensa, anche con la convocazione di Sinodi e la costruzione di chiese. Morì il 4 febbraio 856 a Magonza e le sue reliquie vennero deposte nel monastero di Sant’Albano e poi risistemate in luogo visibile al culto, dal suo successore Albrect di Brandenburgo.
Le reliquie vennero distrutte nel corso della Riforma Protestante. Dante lo ricorda tra gli spiriti sapienti del cielo del Sole (Paradiso, XII, 139). La sua ricorrenza liturgica è il 4 febbraio.
3/ Ulteriori itinerari nel Parco dell’Uccellina
Il Parco presenta ulteriori itinerari, alcuni dei quali percorribili anche in bicicletta e attrezzati per persone con disabilità.