Due metafore avventate ed estemporanee (ma non troppo) sul senso della Cresima nell’Iniziazione cristiana, di Andrea Lonardo
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Il Centro culturale Gli scritti (16/8/2015)
Continuo a riflettere sulla Cresima, perché una delle grandi questioni dell’Iniziazione cristiana oggi è riscoprire quale sia il suo significato, quale sia la sua novità, quale sia la sua bellezza. Si tratta di proporre la cresima, non di presupporla. Si tratta di mostrare il kerygma della cresima.
Mi vengono in mente in maniera estemporanea due nuove immagini.
1/ Si potrebbe paragonare il Battesimo alla maternità di Dio e la Cresima alla paternità di Dio.
Ed, in effetti, al Battesimo si insiste molto sulla maternità della Chiesa. Ma la nostra figliolanza è da un lato costituita dall’essere totalmente accolti alla nascita, così come siamo, ma dall’altra, anche, dall’essere confermati con uno sguardo paterno che infonde coraggio, che dice approvazione e infonde certezza che saremo all’altezza del compito e della vocazione.
Forse potrebbe essere messo più in risalto anche, in questa prospettiva, il fatto che, mentre il Battesimo può essere conferito da chiunque e non solo dal ministro ordinato (dalla Madre Chiesa appunto), la Cresima richiede, invece, l'esplicita presenza del vescovo o di un suo delegato, chiamato appunto a cresimare per esplicita ed autorevole vocazione del Signore tutti coloro che debbono essere appunto confermati.
2/ Una recente canzone di Marco Mengoni utilizza l’antico termine di “guerriero”. Ma, mentre nell’antica accezione, il cresimato è il soldato di Cristo, qui, in maniera laica, un guerriero si pone a fianco del ragazzo per infondergli coraggio e renderlo poi capace di affrontare la vita, mentre i suoi genitori, nel frattempo, sembrano presi solo dalle loro liti. Ecco la Cresima conferma i ragazzi che Dio è un guerriero potente al loro fianco, per cui non debbono temere, non debbono aver paura, anche se i genitori dovessero non essere all’altezza della situazione. Per questa presenza forte, onnipotente, provvidente di Dio possono incamminarsi sereni verso la vita che li attende con le sue scelte, certi di poter vivere da cristiani e di poter anzi testimoniare il Vangelo, perché Dio non abbandona i suoi figli.