La tratta araba e turca degli schiavi, dal Nord Africa all’Andalusia, dall’Africa nera alle coste europee 1/ Schiavitù nell'Islam: cenni storici (da Cathopedia) 2/ Tratta araba degli schiavi (da Wikipedia; voce parzialmente tradotta dalla lingua inglese) 3/ Tratta barbaresca degli schiavi (da Wikipedia)
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Il Centro culturale Gli scritti (16/8/2015)
N.B. de Gli scritti. Le voci di Cathopedia e Wikipedia non sono precise come le pubblicazioni accurate di uno storico. Nondimeno pubblichiamo queste tre voci per suscitare un dibattito, in attesa di pubblicare contributi più scientifici.
Per i non addetti ai lavori merita sottolineare una duplice fase: la prima riguarda l’Islam arabo, la seconda l’Islam turco che si sostituisce progressivamente a quello arabo.
Dalle voci sono state volutamente espunte le parti relative al Corano ed alle gesta di Maometto, come ad esempio la questione della sorte delle donne e dei bambini superstiti della tribù ebraica dei Banu Quraydhah, dopo che i loro uomini erano stati giustiziati da Maometto per essersi ribellati. La questione del rapporto delle origini dell’Islam con la schiavitù richiede una trattazione a parte, mentre si è voluto, con la scelta di questi testi, presentare piuttosto alcuni dati sul ricorso alla schiavitù negli anni dell’invasione islamica dei nuovi territori.
Mercato degli schiavi nello Yemen,
manoscritto irakeno del 1236-37.
1/ Schiavitù nell'Islam: cenni storici (da Cathopedia)
Dal punto di vista storico, per i primi secoli di forte espansione militare dell'islam gli schiavi sono stati catturati tra gli infedeli nei territori conquistati (Africa del nord, medio oriente, Asia centrale). In particolare, le fonti ricordano alcuni casi esemplari. Nella conquista della città armena di Dwin (642) furono fatti 35.000 prigionieri[1]. In occasione della conquista dell'Iberia nel 714 furono portati in Africa circa 30.000 schiavi[2]. Abd al-Rahman I (m. 788), fondatore dell'emirato di Cordova, aveva tra le sue truppe più di 40.000 schiavi non musulmani, e il suo successore Hisham I (m. 796) circa 45.000. Ahmad ibn Tulun (m. 884) in Egitto aveva tra le sue truppe 24.000 schiavi di origine turca e 40.000 neri[3]. In occasione del saccheggio della città di Efeso (781) furono ridotti in schiavitù circa 7.000 bizantini, a Tessalonica (903) circa 22.000, a Edessa (1145) circa 10.000. In Iberia, nel 1189 a Lisbona furono catturati circa 3.000 donne e bambini, a Silves nel 1191 circa 3.000 schiavi, nel 1195 a Badajoz furono fatti circa 5.000 schiavi cristiani[4].
A partire dal 1000, dopo secoli di sconfitte e saccheggi, l'Europa cristiana riuscì mettere in atto una certa riscossa che si concretizzò nella lenta "reconquista" spagnola, nel progressivo dominio marittimo da parte delle repubbliche marinare (Genova, Pisa, Venezia) e nelle crociate. Con lo stabilizzarsi dei confini gli schiavi vennero razziati da pirati nelle coste e nei territori cristiani del sud Europa, oppure deportati dall'Asia centrale. La principale tratta era però quella dell'oceano indiano, che aveva come zone di deportazione le coste orientali dell'Africa (zanj è il termine indicante lo schiavo nero, cfr. Zanzibar, il principale porto di scambio), e come zone d'importazione i territori islamici, l'India e l'estremo oriente. Degna di nota è la cosiddetta ribellione zanj, accaduta nella zona di Bassora tra il 869-883, che ha coinvolto originariamente schiavi di origine est-africana stimabili tra i 500-5.000[5], fino a comprendere all'apice della rivolta una stima di circa 300.000 schiavi ribelli[6]. La stima degli africani ridotti in schiavitù da mercanti islamici lungo i secoli (circa 650-1900) è approssimativamente di 18 milioni di individui[7], mentre la ben più nota "tratta atlantica" verso l'America (tra XVI-XIX secolo) ha convolto circa 12 milioni di africani[8]. Altre stime riferiscono di 17 milioni di africani deportati da islamici vs 11 milioni via Atlantico[9], oppure 17 vs 11-20 milioni[10], oppure 1-11 [sic] milioni vs 10-12 milioni[11], altri optano per un equo 12 vs 12[12].[13]
Mappa sinottica delle diverse tratte di schiavi
con stime delle persone deportate (in milioni).
Nel periodo 1530-1780 i cristiani (principalmente del sud Europa) ridotti in schiavitù da pirati berberi (nominalmente parte dell'Impero Ottomano) con scorrerie costiere e con abbordaggi in mare aperto sono stimabili in 1-1,25 milioni[14]. Le principali città islamiche del nord Africa detenevano migliaia di cristiani, sfruttati in varie attività servili o trattenuti in attesa di essere venduti o riscattati[15]. Nel 1509 la conquista spagnola di Orano permise di liberare circa 15.000 schiavi cristiani. Nel 1535 gli schiavi di Tunisi e Tripoli erano circa 22.000. Nel 1544 a Ischia vennero fatti circa 7.000 schiavi, nel 1554 a Vieste circa 6.000. Nel 1619 ad Algeri erano presenti più di 50.000 schiavi, 120.000 incluse le città di Tunisi, Tripoli e Fez. Nel 1627 vennero assalite alcune località islandesi con la cattura di circa 400 schiavi. Ancora nel 1810, tra Tunisi e Tripoli erano presenti più di 2.000 schiavi, e nel 1816 ad Algeri erano 1.642. La vittoria cristiana di Lepanto (1571) portò alla liberazione di un numero tra 12.000-15.000 cristiani incatenati alle galee ottomane[16].
Con lo scopo di liberare ("redimere") e riportare in Europa i cristiani catturati dagli islamici sorsero gli ordini religiosi dei mercedari (Ordo Beatae Mariae Virginis de Mercede), fondato a Barcellona nel 1218 da san Pietro Nolasco, e dei trinitari (Ordo Sanctissimae Trinitatis et de redemptione captivorum), fondato presso Parigi nel 1198 da san Giovanni de Matha. I primi riscattarono circa 52.000 cristiani[17], mentre i secondi circa 90.000 prigionieri, tra i quali lo scrittore spagnolo Cervantes[18].
Abolizione e situazione contemporanea
Il declino della schiavitù islamica è iniziato a partire dall'800, su pressione delle potenze occidentali (in particolare Francia e Inghilterra) e non come maturazione morale e sociale delle nazioni islamiche. In particolare gli Stati Uniti combatterono due guerre ("guerre berbere"), nel 1801-05 e 1815, contro i territori berberi nordafricani con lo scopo di liberarsi dal tributo annuo che versavano dal 1785 per garantirsi la libera navigazione[19]. I territori islamici, che in particolare nell'ottocento vennero via via conquistati dalle potenze europee, dovevano adeguarsi formalmente alle legislazioni dominanti che vietavano la schiavitù, ma il commercio di schiavi di fatto non cessò e prese a declinare d'intensità in particolare dopo la prima guerra mondiale. In Arabia Saudita la condizione di schiavitù è stata dichiarata ufficialmente illegale nel 1962.
In epoca contemporanea la schiavitù di matrice religiosa islamica si è ripresentata in occasione delle guerre civili del Sudan, combattute dal governo centrale islamico di Khartoum contro le minoranze animiste e cristiane del sud Sudan (prima guerra 1955-1972, seconda guerra 1983-2005) e del Darfour (2003-2010). Oltre a un numero di morti stimato in circa due milioni, le stime delle persone ridotte in schiavitù vanno da circa 10.000 persone[20] a circa 200.000[21], con circa 35.000 persone in schiavitù ancora nel 2008. In questi anni si sono verificate diverse azioni di riscatto degli schiavi ad opera di enti benefici cristiani (p.es. la statunitense Christian Solidarity Worldwide), similmente a quanto avvenuto nei secoli passati a opera di Mercedari e Trinitari.
2/ Tratta araba degli schiavi (da Wikipedia; voce parzialmente tradotta dalla lingua inglese)
Per tratta araba degli schiavi si intende la pratica della schiavitù nel mondo arabo, soprattutto in Asia occidentale, Nord Africa, Africa orientale e in alcune parti d'Europa (come la Spagna e il Sud Italia) durante il periodo di dominazione da parte delle classi dominanti arabe. Il commercio si è concentrato sui mercati di schiavi del Medio Oriente e del Nord Africa. La popolazione schiavizzata non si limitava ad un certo colore, etnia o religione poiché erano inclusi gli stessi arabi e berberi, soprattutto nei primi periodi.
Durante l'VIII e il IX secolo, nel primo periodo delle conquiste musulmane, la maggior parte degli schiavi erano principalmente slavi dell'Europa dell'est (chiamati Saqaliba). Tuttavia, gli schiavi provenivano da una grande varietà di regioni e comprendevano persone appartenenti ai popoli del Mediterraneo, persiani, turchi, ai popoli delle regioni montuose del Caucaso (come la Georgia, l'Armenia e la Circassia) e parte dell'Asia centrale e la Scandinavia, inglesi, olandesi e irlandesi, berberi dal Nord Africa, e vari altri popoli di varie origini, così come schiavi di origine africana.
L'importazione da parte degli arabi di schiavi di origine africana è diminuita sensibilmente a partire dall'inizio del XX secolo, anche in seguito all'abolizione della schiavitù in molti stati[22].[23].[24].
Scopi della schiavitù
Gli storici stimano che 10-18 milioni di Africani furono fatti schiavi dai mercanti arabi di schiavi che li deportarono attraverso il Mar Rosso, l’Oceano Indiano e il deserto del Sahara tra il 650 e 1900, cui si deve aggiungere un numero perlomeno triplo di africani uccisi durante le razzie o morti durante le marce di trasferimento[25].[26].[27].[28]. Va notato che con il termine arabo, soprattutto in testi storici riguardo alla schiavitù, si intende spesso un riferimento culturale piuttosto che razziale, e molti degli arabi mercanti di schiavi, come Tippu Tip e altri, erano indistinguibili dagli africani che hanno schiavizzati e venduti. A causa della natura del commercio degli schiavi nel mondo arabo è anche impossibile fornire dati certi sul numero di schiavi[29].[30]. [31]. [32]
Le frequenti incursioni arabe nella Spagna islamica e nei regni cristiani circostanti portavano spesso un cospicuo bottino di schiavi. In un raid contro Lisbona nel 1189, ad esempio, il califfo Abu Ya'qub Yusuf II prese 3.000 donne e bambini prigionieri, mentre il suo governatore di Cordova, in un attacco successivo su Silves nel 1191, prese 3.000 schiavi cristiani[33].
L'espansione ottomana in Europa e i raid tatari deportarono milioni di europei cristiani nel mondo musulmano.[34].[35].[36].
L’espressione tratta araba degli schiavi non intende necessariamente un’origine religiosa di tale commercio, tuttavia Patrick Manning, professore di storia, ha affermato: Se una popolazione non-musulmana rifiuta di adottare l'Islam come religione o rifiuta di pagare la Jizya per la protezione, questa popolazione diventa nemica della Umma e quindi diventa legale secondo il diritto islamico
di prendere schiavi da quella popolazione non-musulmana. L'utilizzo dei termini "commercio islamico" o "mondo islamico" è stato contestato da alcuni musulmani in quanto L'Africa è considerata al di fuori del territorio musulmano o, comunque, parte trascurabile di essa[37]. La propagazione dell'Islam in Africa ha spesso condotto ad un atteggiamento cauto nel favorire il proselitismo, poiché esso avrebbe ridotto la potenziale riserva di schiavi[38].
Da un punto di vista occidentale, la tratta degli schiavi orientali ha seguito due strade principali nel Medioevo:
-Percorsi via terra attraverso il Maghreb e deserti del Mashrek (Vie commerciali trans-sahariane)[39]]
-Rotte marittime verso l'Africa dell'est, il Mar Rosso e l’Oceano Indiano (via orientale)[40].[41].
La tratta araba degli schiavi è nata prima dell'Islam ed è durata più di un millennio e sopravvive tuttora ancora oggi in alcuni luoghi[42].[43].[44] I Commercianti arabi portarono africani attraverso l'Oceano Indiano in Kenya, Mozambico, Tanzania, Sud Sudan[45], Eritrea, Etiopia e in varie zone dell'Africa orientale Iraq, Iran, Kuwait, Turchia e in altre parti del Medio Oriente[46], e in Asia meridionale (principalmente in Pakistan e India). A differenza della Tratta atlantica degli schiavi africani nel Nuovo Mondo, gli arabi deportarono gli schiavi africani verso il Mondo islamico, che al suo apice si estendeva su tre continenti dall'Atlantico (Marocco, Spagna) fino all’India e alla Cina occidentale.
3/ Tratta barbaresca degli schiavi (da Wikipedia)
Acquisto di prigionieri cristiani da parte
di frati cattolici negli stati barbareschi
La tratta barbaresca degli schiavi era il commercio degli schiavi bianchi che fiorì negli stati barbareschi dell'Africa settentrionale, gli attuali Marocco, Algeria, Tunisia e Libia occidentale, tra il XVI e il XIX secolo. Questi mercati prosperarono mentre gli stati erano nominalmente sotto il dominio ottomano, ma in realtà erano sostanzialmente autonomi. Il mercato degli schiavi nordafricano commerciava schiavi europei. Questi venivano catturati dai corsari barbareschi in incursioni sulle navi e sulle città costiere di città italiane, spagnole, portoghesi, francesi, inglesi, dei Paesi Bassi, fino ad arrivare in Islanda. Uomini, donne e bambini venivano catturati; a causa dell'entità devastante di queste azioni un grande numero di città costiere vennero abbandonate.
Il professor Robert Davis, che insegna storia alla Ohio State University, descrive la tratta bianca degli schiavi come minimizzata dalla gran parte degli storici moderni nel suo libro Christian Slaves, Muslim Masters: White Slavery in the Mediterranean, the Barbary Coast and Italy, 1500-1800. Davis stima che, solamente da parte di schiavisti da Tunisi, Algeri e Tripoli, 1–1.25 milioni di bianchi cristiani europei vennero schiavizzati in nordafrica dall'inizio del XVI secolo alla metà del XVIII (questo numero non contiene gli europei schiavizzati dal Marocco ed altri assalitori delle coste del Mediterraneo)[47], e circa 700 americani vennero fatti prigionieri in questa regione tra il 1785 e il 1815[48]. Le statistiche doganali del XVI-XVII secolo suggeriscono che un ulteriore apporto di schiavi importati da Istanbul dal Mar Nero può arrivare ad un totale di 2.5 milioni dal 1450 al 1700[49]. Il mercato declinò dopo la sconfitta nelle guerre barbaresche e finì nel 1830, quando la Francia colonizzò l'Algeria.
Mappa delle rotte sahariane del traffico di schiavi.
Molte rimasero attive fino agli anni’30 del secolo scorso
Origini
Il mercato degli schiavi esisteva in Africa del nord fin dall'antichità, alimentato dagli schiavi africani che arrivavano attraverso le vie commerciali trans-sahariane. Le città nordafricane erano registrate dagli antichi romani per il loro mercato degli schiavi, e questa tendenza continuò nel medioevo. Gli stati barbareschi aumentarono la loro influenza nel XV secolo, quando l'Impero ottomano prese il controllo dell'area. Inoltre c'era l'influsso dei rifugiati mori, appena espulsi dalla Spagna dopo la Reconquista. Con la protezione ottomana e molti immigrati bisognosi, le coste presto divennero famose per la pirateria. Gli equipaggi delle navi assaltate erano schiavizzati, oppure veniva chiesto un riscatto.
La crescita della pirateria barbaresca
Dopo che una rivolta nella metà del XVII secolo ridusse il potere dei pascià ottomani a poco più che figure di rappresentanza, le città di Tripoli, Algeri, Tunisi ed altre divennero quasi indipendenti di fatto. Senza una potente autorità centrale e le sue leggi, i pirati stessi iniziarono a guadagnare più influenza. Gli assalti dei pirati per l'acquisizione di schiavi avvenivano in città e villaggi della costa atlantica africana ed in Europa. Esistono resoconti di assalti pirateschi e rapimenti di italiani spagnoli, francesi, portoghesi, inglese, olandesi, irlandesi, scozzesi ed islandesi risalenti al periodo tra il XVI e il XIX secolo. Si stima che 1–1.25 milioni di europei vennero catturati dai pirati e venduti come schiavi a Tunisi, Algeri in questo periodo, relativamente agli stati barbareschi[50]. Tra i famosi resoconti degli assalti pirateschi c'è quello che Samuel Pepys scrisse nel suo diario e un assalto su un villaggio costiero di Baltimore, in Irlanda, la cui popolazione venne interamente rapita dai pirati. Questi assalti nel Mediterraneo erano così frequenti e devastanti che le coste tra Venezia e Malaga[51] sperimentavano un diffuso spopolamento, e l'insediamento era scoraggiato. In effetti è stato detto che la causa di ciò era che «non c'era più nessuno da catturare»[52]. Il potere e l'influenza di questi pirati in questo periodo era tale da costringere una nazione come gli Stati Uniti a pagare un tributo per evitare gli attacchi[53]. L'apporto dal Mar Nero sembra essere stato ancora più grande. Una raccolta di statistiche parziali e stime disomogenee indicano che poco meno di due milioni di russi, ucraini e polacchi vennero catturati tra il 1468 e il 1694. In più c'erano gli schiavi dal Caucaso, ottenuti sia dagli assalti che dal commercio. Le statistiche doganali del XVI e XVII secolo suggeriscono che l'importazione di schiavi dal Mar Nero da parte di Istanbul sia arrivata ad un totale di 2.5 milioni tra il 1450 al 1700[54].
Declino
Nei primi anni il XIX secolo gli Stati Uniti e alcune nazioni europee combatterono le prima e la seconda guerra barbaresca contri i pirati. Le guerre barbaresche erano una risposta diretta di inglesi, francesi e olandesi agli assalti e alla tratta degli schiavi da parte dei pirati barbareschi, che terminò quando, negli anni 1830, i francesi conquistarono l'Algeria. La tratta bianca degli schiavi ed il relativo mercato declinarono ed alla fine scomparvero dopo l'occupazione europea. Dopo che il bombardamento di Algeri del 1816 immobilizzò gran parte della flotta piratesca, il bey di Algeri venne costretto ad un accordo i cui termini includevano la cessazione dello schiavismo cristiano, anche se la tratta di schiavi non europei poteva continuare. Dopo aver perso il confronto con le potenze europee gli stati berberi caddero in declino. La pirateria berbera comunque non cessò le proprie attività, e, nel 1824 gli inglesi assaltarono nuovamente Algeri. Nel 1830 i francesi invasero Algeri, imponendo il controllo coloniale, così come Tunisi nel 1881. Tripoli ritornò sotto il controllo ottomano nel 1835, prima di cadere in mani italiane nel 1911.
La conseguenza di ciò fu che i mercanti dovettero operare in accordo con le leggi dei loro governi, e non poterono più autoregolamentarsi. La tratta berbera degli schiavi finì quando i governi europei approvarono leggi che garantivano l'emancipazione degli schiavi[55].
Il mercato degli schiavi (c. 1884), di Jean-Léon Gérôme.
Note al testo
[1] Sebeo, Storia di Eraclio 30 (tr. inglese).
[2] Yeʼor, B. (1996). The decline of Eastern Christianity under Islam: from Jihad to Dhimmitude, pp. 108-112, online.
[3] Holt, P.M.; Daly, M.W. (2000). A history of the Sudan: from the coming of Islam to the present day, p. 17, online.
[4] Brodman, J.W. (1986). Ransoming Captives in Crusader Spain: The Order of Merced on the Christian-Islamic Frontier, online
[5] "Zanj rebellion" (2011), in Encyclopædia Britannica, online.
[6] Rodriguez, J.P. (2007). Encyclopedia of slave resistance and rebellion, vol. 1, p. 586, online.
[7] "Slavery" in Encyclopaedia Britannica (2011), online: "Gli schiavi neri esportati dall'Africa erano oggetto di un vasto traffico nel mondo islamico. Circa 18 milioni di africani sono stati deportati da mercanti di schiavi islamici attraverso il Sahara e l'Oceano Indiano tra il 650 e il 1905".
[8] Il sito del Trans-Atlantic slave trade database, legato alla statunitense Emory University (Atlanta) e che coinvolge storici di diversa provenienza, censisce con precisione oltre 35.000 viaggi che hanno coinvolto più di 12,5 milioni di persone tra il 1525 e il 1867, precisando che "forse molti di più vennero deportati verso i mercati di schiavi attraverso il sahara e l'Oceano Indiano".
[9] Sherif, A. (2010). Dhow Cultures and the Indian Ocean: Cosmopolitanism, Commerce, and Islam, p. 218, online.
[10] M’bokolo, E. (1998). The impact of the slave trade on Africa, "Le Monde diplomatique", online: tra il IX e il XIX secolo "4 milioni di schiavi deportati dal Mar Rosso, altri 4 milioni attraverso i porti swahili dell'Oceano Indiano, forse circa 9 milioni lungo le carovane trans-sahariane, e [dal XV al XIX secolo] 11-20 milioni (a seconda degli autori) attraverso l'Oceano Atlantico".
[11] "African diaspora", Encyclopedia of African American history, 1896 to the present. Vol. 1, online.
[12] Aa. Vv. (2007). Slavery and the cultures of abolition, p. 152, online.
[13] Patterson, O. (1982). Slavery and social death: a comparative study, p. 167, online.
[14] Davis, R.C. (2003). Christian Slaves, Muslim Masters: White Slavery in the Mediterranean, the Barbary Coast and Italy, 1500-1800, p. 23, online.
[15] Cf. le liste di Davis (2003), pp. XIV-XXII.
[16] Capponi, N. (2010). "Lepanto 1571. La Lega santa contro l'impero ottomano", p. 244, online.
[17] "L'opera della redenzione degli schiavi", dal sito mercede.it, online.
[18] Moeller, C. (1912). "Order of Trinitarians". The Catholic Encyclopedia, online.
[19] Iurlano, G. (2010). "Gli Stati Uniti e le scorrerie dei corsari islamici del nord-Africa nel Mediterraneo e nell'Atlantico", Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea, online.
[20] Così l'elenco nominale stilato dal Rift Valley Institute, online.
[21] Così la stima dell'associazione Christian Solidarity Worldwide, online.
[22] Historical survey > The international slave trade.
[23] Should The Islamic World Apologize For Slavery?
[24] K. A. Berney, Paul E. Schellinger Trudy Ring, Robert M. Salkin, International dictionary of historic places, Volume 4: Middle East and Africa, Taylor and Francis, 1996, p. 116.
[25] Encyclopædia Britannica's Guide to Black History.
[26] Focus on the slave trade.
[27] The Unknown Slavery: In the Muslim world, that is — and it's not over.
[28] Arab Slave Trade: Nominal Muslims, African Holocaust Society. URL consultato il 4 gennaio 2007.
[29] Arab Slave Trade:, African Holocaust Society. URL consultato il 4 gennaio 2007.
[30] (EN) Queenae Taylor Mulvihill, Warriors: Spiritually Engaged, Lulu.com, 2006, ISBN 1-4116-8991-7. ISBN 978-1-4116-8991-6.
[31] Warriors: Spiritually Engaged By Queenae Taylor Mulvihil page 253.
[32] Arab versus European: diplomacy and war in nineteenth-century east central Africa.
[33] Ransoming Captives in Crusader Spain: The Order of Merced on the Christian-Islamic Frontier.
[36] The living legacy of jihad slavery.
[37] Manning (1990) p. 10.
[38] Murray Gordon, Slavery in the Arab World New Amsterdam Press, New York, 1989. Originally published in French by Editions Robert Laffont, S.A. Paris, 1987, page 28.
[39] Battuta's Trip: Journey to West Africa (1351 - 1353).
[40] The blood of a nation of Slaves in Stone Town.
[41] BBC Remembering East African slave raids.
[42] "Know about Islamic Slavery in Africa".
[43] The Forgotten Holocaust: The Eastern Slave Trade. (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2009).
[44] Irfan Shahid, Byzantium and the Arabs in the Sixth Century, Dumbarton Oaks, 2002, p. 364 documents; Ghassanid Arabs seizing and selling 20,000 Jewish Samaritans as slaves in the year 529, before the rise of Islam.
[45] Heart of Africa, vol. ii., chap. xv.
[46] A Legacy Hidden in Plain Sight.
[47] Davis, Robert. Christian Slaves, Muslim Masters: White Slavery in the Mediterranean, the Barbary Coast and Italy, 1500-1800.
[48] Charles Hansford Adams, The Narrative of Robert Adams: A Barbary Captive, New York, Cambridge University Press, 2005, pp. xlv-xlvi.
[49] The Cambridge World History of Slavery: Volume 3, AD 1420–AD 1804.
[50] When Europeans Were Slaves: Research Suggests White Slavery Was Much More Common Than Previously Believed.
[51] BBC - History - British Slaves on the Barbary Coast.
[52] BBC - History - British Slaves on the Barbary Coast.
[53] The Thomas Jefferson Papers - America and the Barbary Pirates - (American Memory from the Library of Congress).
[54] The Cambridge World History of Slavery: Volume 3, AD 1420–AD 1804.
[55] The Cambridge World History of Slavery: Volume 3, AD 1420–AD 1804.