Fra' Luca [Luca Pacioli], padre di tutti i ragionieri, di Giulio Giorello
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Riprendiamo dal Corriere della sera del 5/4/1994 un articolo scritto da Giulio Giorello. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. Dalla storia del movimento francescano lo stimolo non a rigettare l'economia, ma a viverla in un orizzonte di "uso sensato" e non di sperpero, nella logica del bene comune. Gli studi di Giacomo Todeschini: una recensione di Pietro Messa.
Il Centro culturale Gli scritti (27/5/2015)
Fa esattamente mezzo millennio dalla pubblicazione della Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni et Proportionalita' (1494) di fra' Luca Pacioli (1445-1514), detto il Paciolo, nativo di Borgo Sansepolcro. C'è motivo di essere fieri: "Chi non sa per ragion de numeri debitamente computare dagli altri bruti non è differente", cioè non si distingue dalle bestie. Scoprire le ragioni matematiche di qualsiasi fenomeno naturale non è altro che rendere omaggio alla potenza di Dio: l'intelletto del Signore si riflette nelle strutture del creato "come in uno specchio".
Aggiunge questo "humile" francescano di Borgo: "Non si troverà cosa alcuna che sotto numero peso e misura non sia costituita, come è ditto da Salomone". E allude al Libro della Sapienza (il testo biblico che oggi sappiamo essere stato compilato nel I secolo a. C.), in particolare a VII, 26 e XI, 20. Né è assente il fascino dell'ordine e delle simmetrie che soggioga il pensiero occidentale almeno dal Platone del Timeo (e che giungerà fino all'opera di Keplero, che pure con le sue orbite ellittiche libererà l'astronomia dal dogma dell'eccellenza dei moti circolari): Pacioli dedicherà non pochi anni allo studio dei cinque solidi regolari (tetraedro, cubo, esaedro, dodecaedro e icosaedro), che già per gli Antichi simboleggiavano i quattro elementi della fisica terrestre e l'etere dei cieli.
Ma questo "spirito di geometria" in Pacioli investe anche il mondo, fin troppo umano, dei commerci e degli affari. Anche se la cosiddetta partita doppia non è in senso stretto una sua invenzione, bensì una pratica già diffusa negli empori di Lombardia, o delle repubbliche marinare come Genova e Venezia, una celebre sezione della Summa (più precisamente il "trattato XI" della "distinzione IX" della parte I) espone, tra "quelle cose che sono necessarie al vero mercatante", il modo in cui si debba diligentemente "tenere un quaderno" in cui registrare debiti e crediti. E la "maniera di Vinegia", che diventerà esemplare per i ragionieri di tutta Europa: si tratta, com’è noto, del sistema di rilevazione contabile secondo cui ogni operazione viene registrata due volte, una in "dare" e una in "avere", in modo che il saldo finale risulti sempre nullo.
Render scientifico il trattar danari: questo è uno dei non piccoli meriti di un matematico che ha studiato dal vivo la pratica mercantile, e pone la sua Summa "a frutto e piacere principalmente di coloro che sono affezionati alle virtù". La sua è una sorta di grande enciclopedia matematica che "richiederebbe di scrivere un nuovo volume per rendere giustizia a tutti i temi trattati" . come scriveva nel 1847 il logico e matematico Augustus De Morgan, appassionato della storia della sua disciplina come delle ricerche "nel mondo degli spiriti".
Chi per caso avrà per le mani la ristampa anastatica della Summa (per i tipi del Poligrafico dello Stato) non dovrebbe lasciarsi turbare né dallo strano italiano di fra' Luca, infarcito di locuzioni latine e greche, né dall'apparente casualità con cui alcuni problemi si trovano giustapposti. E il fatto che, in larga parte, Pacioli si riveli debitore ai matematici che l'hanno preceduto - in particolare a Leonardo Pisano (1170 1250) - incide in misura poco rilevante, dacché conta qui più il suo spirito sintetico che la singola innovazione: come ha scritto lo storico della matematica Morris Kline, "sebbene la Summa non contenga nulla di originale, questo libro e il De divina proportione (1509) ebbero un grande valore, perché contenevano molto di più di ciò che viene insegnato nelle università . Pacioli fece da tramite fra ciò che era contenuto nelle opere scolastiche, e la conoscenza acquisita dagli artisti e dai tecnici".
Il suo orizzonte concettuale è dunque quello di un uomo calato nella transizione tra l'atteggiamento improntato alla pratica tipico di un certo Umanesimo e il senso della globalità che contraddistingue non pochi esperimenti di vita del Rinascimento: il che emerge in modo palese dalle relazioni che egli intrattenne con le grandi personalità creative del suo tempo, come Piero della Francesca, Leon Battista Alberti e Leonardo da Vinci. […]
Pacioli non appare così solo il "padre fondatore" della moderna ragioneria; ma emerge anche come uno di quei "philosophanti" che cercano nei calcoli e nelle geometriche "dimostrazioni" una chiave per la comprensione tanto dei "negozi" umani quanto degli eventi naturali; e tuttavia alla "arte maggiore", cioè alla versione algebrica dei problemi numerici e geometrici, che egli definisce il "luogo molto desiderato" dai veri studiosi, si giunge solo "grazie all'aiuto di Dio" (Summa, Parte I, Distinzione VIII, Trattato V).