1/ «Ebrei e cristiani hanno il dono e la responsabilità di contribuire a mantenere vivo il senso religioso degli uomini di oggi e della nostra società, testimoniando la santità di Dio e quella della vita umana». Papa Francesco alla Delegazione dei rabbini europei 2/ «Di urgente attualità è la questione della dignità della vita umana, sempre da rispettare, come pure lo sono le tematiche attinenti alla famiglia, al matrimonio e alla sessualità che non possono essere taciute o ignorate per timore di mettere a repentaglio il consenso ecumenico già raggiunto. Sarebbe un peccato se in queste importanti questioni si consolidassero nuove differenze confessionali». Papa Francesco alla Sig.ra Antje Jackelén, Arcivescovo Luterano di Uppsala 3/ «Non fa alcuna differenza che le vittime siano cattolici, copti, ortodossi o protestanti. Il loro sangue è uno medesimo nella loro confessione di Cristo!» Messaggio del Santo Padre Francesco al Patriarca della Chiesa Ortodossa Etiopica
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1/ «Ebrei e cristiani hanno il dono e la responsabilità di contribuire a mantenere vivo il senso religioso degli uomini di oggi e della nostra società, testimoniando la santità di Dio e quella della vita umana». Papa Francesco alla Delegazione dei rabbini europei
Riprendiamo sul nostro sito il discorso tenuto da papa Francesco nell’udienza a una Delegazione della Conference of European Rabbis del 20/4/2105. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Cristianesimo, ecumenismo e religioni.
Il Centro culturale Gli scritti (10/5/2015)
Cari amici,
vi do il mio benvenuto in Vaticano quali membri della delegazione della Conference of European Rabbis. Ne sono particolarmente felice e grato, perché questa è la prima visita che la vostra Organizzazione compie a Roma per incontrare il Successore di Pietro. Saluto il Presidente, il Rabbino Pinchas Goldschmidt, ringraziandolo per le sue gentili parole.
Esprimo le mie sentite condoglianze per la scomparsa, ieri sera, del Rabbino Elio Toaff, già Rabbino Capo di Roma. Sono vicino con la preghiera al Rabbino Capo Riccardo di Segni – che avrebbe dovuto essere qui con noi – e all’intera comunità ebraica di Roma, nel ricordo riconoscente di quest’uomo di pace e di dialogo, che accolse il Papa Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore.
Il dialogo tra la Chiesa Cattolica e le Comunità ebraiche procede ormai da quasi mezzo secolo in maniera sistematica. Il prossimo 28 ottobre celebreremo il cinquantesimo anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra aetate, che rappresenta tuttora il punto di riferimento di ogni nostro sforzo in questa direzione. Con gratitudine al Signore, ripensiamo a questi anni rallegrandoci per i progressi fatti e per l’amicizia che, nel frattempo, è andata crescendo tra di noi.
Oggi, in Europa, è quanto mai importante dare rilievo alla dimensione spirituale e religiosa della vita umana. In una società sempre più segnata dal secolarismo e minacciata dall’ateismo, si corre il rischio di vivere come se Dio non esistesse. L’uomo è spesso tentato di mettersi al posto di Dio, di considerarsi il criterio di tutto, di pensare di poter controllare ogni cosa, di sentirsi autorizzato ad usare tutto ciò che lo circonda secondo il proprio arbitrio. È tanto importante, invece, ricordarsi che la nostra vita è dono di Dio, e che a Dio dobbiamo affidarci, in Lui confidare, a Lui rivolgerci sempre. Ebrei e cristiani hanno il dono e la responsabilità di contribuire a mantenere vivo il senso religioso degli uomini di oggi e della nostra società, testimoniando la santità di Dio e quella della vita umana: Dio è santo, e santa e inviolabile è la vita da lui donata.
Preoccupano attualmente in Europa le tendenze antisemite e alcuni atti di odio e di violenza. Ogni cristiano non può che essere fermo nel deplorare ogni forma di antisemitismo, manifestando al popolo ebraico la propria solidarietà (cfr Nostra aetate, 4). È stato commemorato recentemente il 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, che ha visto il consumarsi della grande tragedia della Shoah. La memoria di quanto accaduto, nel cuore dell’Europa, serva da monito alla presente e alle future generazioni. Vanno altresì condannate dappertutto le manifestazioni di odio e di violenza contro i cristiani e contro i fedeli di altre religioni.
Cari amici, vi ringrazio di cuore per questa visita, assai significativa. Auguro ogni bene per le vostre comunità, assicurando la mia vicinanza e la mia preghiera. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.
Shalom alechem!
2/ «Di urgente attualità è la questione della dignità della vita umana, sempre da rispettare, come pure lo sono le tematiche attinenti alla famiglia, al matrimonio e alla sessualità che non possono essere taciute o ignorate per timore di mettere a repentaglio il consenso ecumenico già raggiunto. Sarebbe un peccato se in queste importanti questioni si consolidassero nuove differenze confessionali». Papa Francesco alla Sig.ra Antje Jackelén, Arcivescovo Luterano di Uppsala.
Riprendiamo sul nostro sito il discorso tenuto da papa Francesco nell’udienza alla Sig.ra Antje Jackelén, Arcivescovo Luterano di Uppsala, e alla delegazione della Chiesa Evangelica-Luterana di Svezia del 4/5/2105. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (10/5/2015)
Stimata Signora Jackelén, stimata sorella, cari amici!
Vi saluto cordialmente e ringrazio per tutte le gentili parole rivoltemi. Con gratitudine a Dio, l’anno scorso abbiamo celebrato il 50.mo anniversario del Decreto sull’ecumenismo del Vaticano II Unitatis Redintegratio, che rappresenta tuttora il punto di riferimento fondamentale per l’impegno ecumenico della Chiesa cattolica. Con questo documento è stato evidenziato che ormai non si può prescindere dall’ecumenismo. Esso invita tutti i fedeli cattolici a intraprendere, riconoscendo i segni dei tempi, la via dell’unità per superare la divisione tra i cristiani, che non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura.
Nel parlare dell’inconsutile tunica di Cristo (n. 13), il Decreto esprime un profondo rispetto ed apprezzamento nei confronti di quei fratelli e sorelle separati a cui nella coesistenza quotidiana talvolta si rischia di rivolgere scarsa considerazione. In realtà, essi non vanno percepiti come avversari o come concorrenti, ma riconosciuti per quello che sono: fratelli e sorelle nella fede. Cattolici e Luterani sono tenuti a ricercare e a promuovere l’unità nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle comunità in tutto il mondo. Sulla via verso la piena e visibile unità nella fede, nella vita sacramentale e nel mistero ecclesiale rimane ancora molto lavoro da fare; ma possiamo essere certi che lo Spirito Paraclito sarà sempre luce e forza per l’ecumenismo spirituale e per il dialogo teologico.
Con piacere vorrei ricordare anche il recente documento intitolato “Dal conflitto alla comunione. La commemorazione comune luterano-cattolica della Riforma nel 2017”, pubblicato dalla Commissione luterano-cattolica per l’unità. Ci auguriamo di cuore che tale iniziativa possa incoraggiare a compiere, con l’aiuto di Dio e la nostra collaborazione con Lui e tra di noi, ulteriori passi nel cammino dell’unità.
La chiamata all’unità nella sequela di Nostro Signore Gesù Cristo comporta anche un’impellente esortazione all’impegno comune sul piano caritativo, in favore di tutti coloro che nel mondo soffrono a causa della miseria e della violenza, e hanno bisogno in modo particolare della nostra misericordia; specialmente la testimonianza dei nostri fratelli e sorelle perseguitati ci spinge a crescere nella comunione fraterna. Di urgente attualità è poi la questione della dignità della vita umana, sempre da rispettare, come pure lo sono le tematiche attinenti alla famiglia, al matrimonio e alla sessualità che non possono essere taciute o ignorate per timore di mettere a repentaglio il consenso ecumenico già raggiunto. Sarebbe un peccato se in queste importanti questioni si consolidassero nuove differenze confessionali.
Cari amici, grazie ancora per questa vostra visita. Nella speranza che si rafforzi la collaborazione tra Luterani e Cattolici, prego il Signore affinché benedica abbondantemente ciascuno di voi e le vostre comunità.
Vorrei inoltre ringraziare per due cose. Anzitutto, ringraziare la Chiesa Luterana svedese, per l’accoglienza di tanti migranti sudamericani nei tempi delle dittature. Accoglienza fraterna che ha fatto crescere le famiglie. E in secondo luogo, voglio ringraziare la delicatezza che Lei, cara sorella, ha avuto nel nominare il mio grande amico, il pastore Anders Root: con lui abbiamo condiviso la cattedra di teologia spirituale e mi ha aiutato tanto nella vita spirituale. Thank you.
3/ «Non fa alcuna differenza che le vittime siano cattolici, copti, ortodossi o protestanti. Il loro sangue è uno medesimo nella loro confessione di Cristo!» Messaggio del Santo Padre Francesco al Patriarca della Chiesa Ortodossa Etiopica
Riprendiamo sul nostro sito il messaggio inviato da papa Francesco nell’udienza A Sua Santità Abuna Matthias Patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiopica il 20/4/2105, dopo l’uccisione di alcuni migranti etiopi da parte di integralisti islamici. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (10/5/2015)
A Sua Santità Abuna Matthias Patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiopica
Con grande costernazione e dolore, ho appreso la notizia dell’ennesima violenza perpetrata contro innocenti cristiani in Libia. So che Vostra Santità soffre profondamente per le atrocità di cui sono vittima i suoi amati fedeli, uccisi per il solo fatto di essere seguaci di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Mi rivolgo a Lei nella più sentita solidarietà, per assicurarLa della mia vicinanza nella preghiera davanti al continuo martirio che viene inflitto in modo così crudele a cristiani in Africa, in Medio Oriente ed in alcune regioni dell’Asia.
Non fa alcuna differenza che le vittime siano cattolici, copti, ortodossi o protestanti. Il loro sangue è uno medesimo nella loro confessione di Cristo! Il sangue dei nostri fratelli e delle nostre sorelle cristiani è una testimonianza che grida per farsi sentire da tutti coloro che sanno ancora distinguere tra bene e male. E questo grido deve essere ascoltato soprattutto da coloro che hanno nelle mani il destino dei popoli.
In questo periodo siamo pieni della gioia pasquale di quei discepoli a cui le donne recarono l’annunzio che “Cristo è risorto dai morti”. Quest’anno la nostra gioia, che non viene mai meno, è offuscata dal dolore. Eppure, sappiamo che la vita che viviamo nell’amore misericordioso di Dio è più forte della sofferenza che tutti i cristiani provano, una sofferenza che accomuna uomini e donne di buona volontà in tutte le tradizioni religiose.
Con sentite condoglianze, scambio con Vostra Santità l’abbraccio della pace in Cristo nostro Signore.
Dal Vaticano, 20 aprile 2015
Franciscus