Mamme, papà, figli, nonni: viva la famiglia non ogm. Riflessioni molto «naturali» dalla catechesi del Papa, di Giacomo Poretti
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Riprendiamo da Avvenire del 31/3/2015 un articolo di Giacomo Poretti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (12/4/2015)
Papa Francesco ha dedicato gli ultimi incontri del mercoledì alla famiglia, e ha meditato sui suoi componenti imprescindibili: la casa, la mamma, il papà, i figli, i fratelli, i nonni. Sono sicuro che in cuor suo avrebbe voluto dedicare del tempo anche ai gatti, ai cani, ai canarini e alle tate, che a tutti gli effetti sono parte integrante delle nostre famiglie, ma per non essere accusato di sostenere le cosiddette "famiglie allargate", ha preferito stare sul tradizionale.
Sul naturale. Intanto ci ha detto che non esistono famiglie migliori di altre, che tutte le famiglie sono sacre sia che vivano in via Montenapoleone a Milano o in via Vincenzo Janfolla a Scampia; a questo proposito il Papa ci ha ricordato che Maria e Giuseppe vivevano a Nazareth, e che allora circolava questo detto «Da Nazareth può mai venire qualche cosa di buono?», e conoscendo la cautela e l’asciuttezza espositiva degli evangelisti saremmo portati a pensare che probabilmente Giovanni intendeva dire: ma potrà mai esistere anche un cane buono in quella cloaca di paese abitato da esseri schifosi e delinquenti dove anche l’esercito fa fatica ad entrare? Eppure Gesù è nato da quella famiglia residente a Nazareth, mica ha scelto un palazzo tutto a vetri al sessantesimo piano in Time Square nel cuore di Manhattan.
Nella sua apparente semplicità, nel suo eloquio che talvolta ha le caratteristiche di una chiacchierata attorno al caminetto, Papa Francesco ci ha ricordato che senza una mamma ben difficilmente un figlio può venire al mondo, perfino il figlio di Dio, il quale non ha scelto la finale del Superbowl per materializzarsi miracolosamente tra fuochi d’artificio e le canzoni di Madonna, ma scegliendo una Madonna che di mestiere faceva la mamma anziché la cantante. Ogni essere umano deve la vita a una madre, e il Papa ci ricorda che le mamme sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. "Individuo" vuol dire "che non si può dividere".
Le madri invece si "dividono", a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. Il Papa ci ammonisce perché se le mamme dedicano la loro vita ai figli e alla famiglia, noi invece, la società, ne siamo altrettanto riconoscenti? Sembrerà strano rammentarlo di questi tempi, come ha fatto il Papa, ma oltre a una mamma per fare un figlio ci vuole anche un padre. Consentitemi una digressione a questo proposito: ben strano è l’essere umano, il quale è pronto a scendere in piazza se sull’etichetta del proprio cereale da colazione c’è scritto Ogm (organismo geneticamente modificato), evidentemente perché con questa manipolazione si è contravvenuto alla naturalità con cui cresce il frumento o la quinoa, naturalità che non ha inventato l’uomo, che riceviamo miracolosamente ogni volta che mettiamo un seme nella terra e che se ci ricordiamo di innaffiarlo, la primavera successiva si trasformerà in spiga. Ecco, l’essere umano è disposto a morire purché la spiga di frumento che darà da mangiare ai propri figli, sia solo naturale, incontaminata, e assolutamente non modificata «perché la modificazione dello stato naturale può indurre aberrazioni genetiche sino alla non remota possibilità di essere causa di malattie mortali per l’uomo».
Che lodevole fermezza, che principi, quale appassionata difesa di Madre Natura! Strano che poi per lo stesso essere umano, quando si tratta di famiglia, l’identico concetto di natura e naturalità diventi ingombrante e obsoleto; anzi, su questo argomento l’essere umano di questi tempi sta dando il meglio in termini di fantasia e immaginazione: modificazione del gene dell’embrione; utilizzo, temporaneo, di seme o di ovulo di persone sconosciute per poter fecondare l’ovulo di famiglia fallato o per poter sostituire il seme, sempre di famiglia, inadempiente; affitto, temporaneo, di uteri per poter far lievitare un bel bimbo (si può scegliere, non lo sapevate?) che poi verrà accolto da due papà o da due mamme, non è escluso che in futuro le mamme possano essere anche tre: una mette l’ovulo, la seconda ci mette l’utero e la terza lo fa crescere, di solito la nonna o la tata. Sulla figura del papà, il Papa ha detto che siamo messi un po’ peggio.
Lo so che è sempre stato molto complicato fare il genitore, ma fare il papà di questi tempi è particolarmente difficile: ci si sente come Renzi: tutti fanno il tifo per te e contemporaneamente tutti sognano di mandarti a casa. Gli psicologi e psicanalisti sentenziano che abbiamo smarrito il senso dell’autorevolezza e per questo motivo i figli rischiano di vivere l’esperienza della forclusione (potevano coniare delle parole meno difficili?) ossia: cancellazione definitiva del concetto paterno.
E poi i figli fanno domande difficili: «Papi, ma quando si sposano 2 uomini, a chi tocca buttare la spazzatura?». È più facile fare lo zio e il nonno. È più facile fare il Premier che fare il papà... tra poco aboliranno la nostra festa, e il 19 marzo, al posto della festa del Papà si festeggerà la festa del genitore 1 o 2. E per finire, il Papa mica si è scordato dei nonni, anche perché è difficile fare dei nonni Ogm: il nonno, quello vero, quello non adulterato è l’essere più fedele del pianeta: è lui che porta il nipotino agli allenamenti di calcio, è lui che lo va a prendere a scuola, è lui che lo porta a tiro con l’arco litigando con la nonna perché «il mercoledì c’è pianoforte non tiro con l’arco!»
Senza i nonni sarebbero tristi anche il gatto, il cane e il canarino: i nonni riescono a viziare anche gli animali, non solo i nipotini: quest’anno mia mamma, la nonna di mio figlio, ha fatto trovare sotto l’albero di Natale un pacco regalo per il suo gatto, era una confezione di crocchette al salmone. È il gatto più grasso del mondo, ma anche il più felice.
Salutandovi permettetemi una domanda dato che non sono mai stato forte in etimologia: ma perché il Papa ci ha tenuto a dire che Nazareth significa «Colei che custodisce»?