Come fa una massa di atomi chiusi in un corpo a far dire a un determinato organismo, e a uno soltanto, non a un mattone o a uno scimpanzé, la parola Io? Come faccio a essere felice? Esistono solo due risposte, contrapposte e di per sé valide entrambe: una la dà Epicuro, l'altra Cristo (da Andrea Moro)
- Tag usati: andrea_moro
- Segnala questo articolo:
Riprendiamo alcuni passaggi da Luigi Mascheroni, Viaggio nel cervello per trovare l'Io (e forse anche Dio), Il Giornale, 01/03/2015. Per ulteriori approfondimenti, cfr. la sezione Scienza e fede.
Il Centro culturale Gli scritti (8/3/2015)
Si calcola che il numero di particelle elementari dell'universo, che compongono tutti i corpi presenti in tutti i pianeti di tutti i sistemi solari di tutte le galassie, sia 10 seguito da 72 zeri. Il numero dei circuiti neuronali di un uomo, invece, 10 seguito da un milione di zeri. Una cosa che, passando dalla scienza alla letteratura, farebbe impazzire Borges. Questo per dare un ordine di grandezza delle possibilità del cervello umano, e un'idea del campo d'azione della ricerca scientifica. Seducente, vero?
[…] Perché proprio il cervello è al centro del viaggio? «Perché - è la lezione personale che ci tiene Andrea Moro, professore di Linguistica generale, 53 anni, venti dei quali al San Raffaele di don Verzè, studioso dei fondamenti neurobiologici del linguaggio, visiting scientist al Mit e alla Harvard University - il cervello umano è l'unico in grado di parlare. Attenzione: non “comunicare”, quello lo fanno tanti animali. Ma “parlare”, in senso cartesiano. Cioè non solo usare singole parole, cosa che fanno anche gli scimpanzè, ma disporle insieme per esprimere un pensiero, che è esclusivo dell'uomo». Parlo dunque sono. […]
Il fisico Stephen Hawking è convinto che la filosofia sia morta, perché oggi è la scienza che dà le risposte. E il biologo Richard Dawkins pensa che se non è morta, ha però perso terreno. «E invece - risponde Moro, un credente che non può non dirsi darwiniano - non è mai stata così viva: tutte le grandi domande, sull'uomo e l'universo, scaturiscono da una prospettiva filosofica. A partire dalla domanda di tutte le domande: “Come fa una massa di atomi chiusi in un corpo a far dire a un determinato organismo, e a uno soltanto, non a un mattone o a uno scimpanzè, la parola Io”? Non occorre essere credenti per riconoscere che la realtà è più di ciò che si vede».
E una volta «visto» cosa è l'uomo, si può studiare come sopravvive nell'ambiente in cui vive, gestendo tutti i rischi che presenta il mondo: dai terremoti ai virus, dalle crisi finanziarie ai rivolgimenti sociali. Per permettergli di continuare il suo cammino sul pianeta.
In fondo, ci dice questo neurolinguista, scienziato e credente, l'unica vera domanda per ogni essere umano, da sempre, è: «Come faccio a essere felice?». Ed esistono solo due risposte, contrapposte e di per sé valide entrambe: una la dà Epicuro, l'altra Cristo. Altro non è possibile.