Arabi, cioè cristiani. Il cristianesimo è mediorientale e solo successivamente si è diffuso in occidente, come ricorda il martirio di tanti cristiani egiziani, siriani, iraqeni: mentre venivano martirizzati i 21 copti sgozzati in Libia dall’Islamic State hanno pronunziato il nome di Gesù, di Giovanni Amico
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Giovanni Amico. I neretti sono nostri ed hanno l’unico intento di rendere più facilmente leggibile il testo on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (17/2/2015)
Eghiuptoi in greco, copti in italiano, cioè egiziani. I copti sono i discendenti degli antichi egizi divenuti cristiani, tanto è vero che portano ancora il nome di eghiuptoi.
Sono 14 secoli che gli arabi cristiani sopportano la persecuzione dei diversi regimi islamici che si sono succeduti sulle sponde del Nilo, da quando le prime armate di invasori si presentarono in Egitto nell’anno 639.
Il presidente egiziano al-Sisi ha definito con coraggio i 21 copti sgozzati dai necrofili dell’Islamic State “martiri” del popolo egiziano, riconoscendo implicitamente che essi sono egiziani tanto quanto i musulmani.
La presenza dei copti ricorda a chi avesse amnesie storiche che il cristianesimo non è una religione occidentale, bensì ha origini esattamente in medio oriente. Certo il cristianesimo è universale, perché subito quegli apostoli orientali, dopo la resurrezione del loro Maestro e Signore, partirono verso occidente e verso l’estremo oriente per annunciare a tutti che Dio si era fatto carne, che, in Gesù, Dio si era rivelato carità e libertà, perdono e tenerezza.
Il fatto che tragicamente tanti diversi regimi musulmani, a volte arabi, a volte turchi, abbiano fatto di tutto per far sparire il cristianesimo in oriente, non deve farci dimenticare che esso ha origine proprio in oriente.
Se in Libia, in Tunisia, in Algeria, in Marocco, ed in tanti altri luoghi i cristiani autoctoni si sono estinti per le persecuzioni di chi è sopraggiunto come invasore e gli unici cristiani presenti sono occidentali, in altri popoli, come quello siriano, quello iraqeno, quello iraniano, quello palestinese, quello libanese, quello egiziano, sono riusciti a trasmettere la fede di generazione in generazione.
Tanto basta a comprendere quanto sia ideologica l’accusa contro l’occidente “crociato” ripetuta come un mantra dall’Islamic State – e tragicamente ripresa da maestri di pensiero occidentali che poco capiscono di storia e di inter-cultura.
L’Islamic State vuole colonizzare quel mosaico variopinto di culture che è il medio oriente, facendo sparire ogni traccia che ricordi che il cristianesimo è un dono dell’oriente – oltre che di Dio – al mondo. I necrofili dell’Islamic State sono anti-mediorientali e pretendono di eliminare qualunque arabo che non la pensi come loro.
Ebbene i 21 copti sgozzati sono fra i più arabi degli arabi, perché essere arabo non vuol dire essere musulmano. Erano arabi cristiani, così come esistono arabi siriani, iraqeni, iraniani, palestinesi, libanesi.
Basterebbe un minimo senso di giustizia – si potrebbe anche prescindere dalla misericordia! - per comprendere che la professione di fede in Dio non può non comportare da parte degli arabi musulmani un rispetto per arabi loro fratelli che hanno tanto sofferto ingiustamente nei secoli. Sarebbe anzi sapiente capire che il porsi a difesa delle minoranze è l'unica via percorribile per il medio oriente, perché solo nei periodi nei quali gli arabi musulmani hanno avuto rispetto verso gli arabi cristiani si sono avuti cultura e benessere in quelle terre – e queste poche righe hanno proprio l’intenzione non tanto di preferire alcune vittime rispetto ad altre, quanto di ricordare che solo una vera stima delle minoranze permetterà anche la pace fra le diverse posizioni musulmane che si combattono.
Il martirio dei 21 copti ha improvvisamente riportato agli occhi del mondo la natura multi-religiosa del mondo arabo. Sono morti dicendo: “Signore Gesù Cristo”, annunciando cioè nel video girato dall’Islamic State la loro fede. Hanno proclamato Gesù in una terra che da più di un millennio ha loro impedito di parlare pubblicamente di lui, il Cristo. È un paradosso che proprio i potenti mezzi di comunicazione dell’Islamic State abbiano permesso loro di annunciare quella fede cristiana che erano obbligati a coltivare solo all’interno delle loro chiese.
Con grande coraggio il presidente al-Sisi ha dato, a loro ed al mondo intero, testimonianza che si trattava di veri arabi, di veri egiziani. Arabi, cioè cristiani.