Circa i quartieri a luci rosse..., di Gigi De Palo
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Riprendiamo dal profilo FB di Gigi De Palo un suo articolo pubblicato l’8/2/2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (8/2/2015)
lo ripeto e lo ripeterò sempre: la dignità di una donna vale molto più del decoro di un quartiere o di una città. Anche a me dà fastidio vedere la prostituzione che dilaga nella mia città. Abito in una via dove ogni sera ci sono 8 - dico 8 viados - seminudi e ammiccanti che non si fermano nemmeno davanti ai miei figli, ma se questo fatto mi colpisse più per un problema di degrado che per la sofferenza che provo immedesimandomi in quelle persone, farei schifo a me stesso. Sono persone, e basterebbe questo per smetterla con questa inutile e folle proposta di visibilità. La politica è ben altro.
È bello e facile raccontarci che ci sono donne alle quali piace vendere il loro corpo. Che lo fanno per soldi. "Vogliono vestire firmato e si prostituiscono" mi è stato detto da alcune signore sui social. Ma io mi domando e vi domando: veramente credete che esistano donne che siano felici di essere baciate, toccate, palpate, penetrate e possedute da uno sconosciuto pur sapendo che non ha malattie e che le pagherà il prezzo pattuito? Dai, su facciamo i seri, riflettiamoci seriamente. Proviamo ad immedesimarci.
Ma questa dei quartieri a luci rosse è l'ennesima bugia che ci raccontiamo. A noi italiani, fondamentalmente piace non risolvere i problemi. Siamo abituati a mettere la polvere sotto al tappeto.
Siamo diventati il Paese del condono: hai portato i soldi all’estero per evitare le tasse italiane? Tranquillo, qui si condonano i crediti di coloro che li hanno esportati.
Ci sono meno matrimoni? Invece di sostenere la famiglia e il matrimonio che fanno risparmiare lo Stato, istituiamo il registro delle unioni civili.
La gente scommette? Piuttosto che lottare seriamente contro il fenomeno, legalizziamo le scommesse, distruggendo le famiglie che si indebitano giocando ad un gioco approvato dallo Stato.
C’è la droga? Non andiamo a fare prevenzione nelle scuole dicendo ai giovani che fa male... No, legalizziamo le droghe leggere.
È così avviene anche per la prostituzione: a Roma ci sono tante strade piene di donne in vendita? Nessun problema, scegliamo alcune strade e normalizziamo pure quello. Poco importa se così stiamo dicendo che esseri umani in difficoltà sono in vendita.
È assurdo. Di questo passo, esistendo anche la mafia, e non essendo mai riusciti ad estirparla in tutti questi anni, troveremo il modo di confinarla, di normalizzarla, di legalizzarla? Perché no?
Una provocazione fondata, la mia. Stiamo trasformando la nostra pigrizia e la nostra incapacità di trovare soluzioni politiche in compromessi dal breve respiro e dai danni futuri incalcolabili.
Siamo indignati e ci fermiamo a quello, rassegnati del fatto che è meglio una mezza soluzione oggi che niente domani. E se provassimo tutti insieme a trovare una soluzione completa oggi? Quella della prostituzione, ad esempio è una guerra da combattere tutti insieme, senza distinzioni politiche.
Ne va del futuro dell'umanità, non esagero. Perché è inutile portare i giovani a fare i viaggi della Memoria se le Istituzioni non mettono al centro la persona umana, ma anzi la degradano a merce. Si inizia sempre così.