Niger, 45 chiese bruciate da estremisti islamici. Vescovo: «Solo la cattedrale resta in piedi, ma per quanto tempo?», di Leone Grotti
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Riprendiamo dal sito della rivista Tempi un articolo di Leone Grotti pubblicato il 20/1/2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (25/1/2015)
Domenica a Niamey, in Niger, non è stata celebrata la Messa. I vescovi della Chiesa cattolica hanno scritto a tutte le parrocchie chiedendo «di sospendere la celebrazione eucaristica». È la prima volta nella storia del Paese che un simile comunicato viene redatto.
CHIESE BRUCIATE. Nel fine settimana sono cominciate in Niger violente proteste contro la pubblicazione da parte di Charlie Hebdo di nuove vignette contro Maometto. Le manifestazioni si sono presto trasformate in veri e propri attacchi contro le chiese cattoliche del Paese, identificate con il mondo occidentale e soprattutto con la Francia, da cui il Paese ha ottenuto l’indipendenza nel 1960.
Ben 45 chiese sono state bruciate da una folla di musulmani, 10 cristiani sono rimasti uccisi. Anche le comunità di alcune congregazioni religiose sono state prese di mira e a Zinder circa 300 persone hanno cercato rifugio in un campo militare.
«RESTANO SOLO MACERIE». «Siamo ancora sotto shock», ha dichiarato alla sezione francese di Radio Vaticana il vescovo di Niamey, Michel Cartatéguy. «Dodici chiese su 14 sono state completamente saccheggiate, distrutte, profanate. Tutto è stato bruciato, non resta più niente, tutto ora è un ammasso di cenere e macerie». «Solo la cattedrale è ancora in piedi – continua – ma per quanto tempo?».
Il vescovo ha riunito ieri tutti i sacerdoti e i responsabili delle comunità ecclesiastiche «per pregare in silenzio e meditare sull’amore che si deve anche al nemico. Forse stiamo per vivere l’agonia di Gesù nella nostra stessa carne».
«NASCOSTI DAI MUSULMANI». Monsignor Cartatéguy non vuole sentire condanne verso l’islam: «Qui abbiamo testimonianze forti di solidarietà da parte della comunità musulmana», spiega. «Molti religiosi che hanno perduto tutto sono stati protetti e si trovano ancora al riparto all’interno di famiglie musulmane. Noi non abbiamo niente contro la comunità musulmana e mai qui abbiamo avuto problemi con loro». Ora però «le autorità devono proteggerci da questa gente che è stata manipolata. Stanno cercando i cristiani che sono nascosti in città».
LIBERTÀ RELIGIOSA. Oltre il 98 per cento della popolazione del Niger è musulmana. La Costituzione del 2010 però garantisce la libertà religiosa e la fa rispettare. Non a caso la piccola comunità cattolica è molto stimata per la sua gestione di scuole e centri sanitari. Il fondamentalismo islamico però resta una minaccia, soprattutto a causa dell’influenza dei Paesi confinanti, come la Nigeria, dove Boko Haram sta crescendo in modo esponenziale.