L'Egitto "cancella" i Copti, di Marco Tosatti
Riprendiamo da La stampa del 7/12/2014 un articolo di Marco Tosatti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (14/12/2014)
Nei libri di storia in uso in Egitto i Copti vengono privati della loro storia plurimillenaria, perché i percorsi scolastici preparati per gli studenti, e naturalmente anche i libri di testo, fanno partire la storia del Paese delle Piramidi praticamente solo dal settimo secolo dopo Cristo, quando cioè le tribù arabo islamiche lo conquistarono sullo slancio delle prime invasioni musulmane. All'epoca l'Egitto era in maggioranza cristiano, e copto.
La denuncia viene da un ricercatore musulmano Sayyaed al Qimmi, che la pubblicizza sul suo profilo Facebook, ed è ripreso dal sito “Ereb-Medioriente” , specializzato nell’informazione da quella regione. «Il libri di storia islamica – afferma il ricercatore – ritraggono l’Egitto come se fosse una nazione di sole tribù arabe e le vicende riguardanti i copti sono confinate nella leggenda».
Ora i Copti (dal greco Αἰγύπτιος, aigǘptios, documentato sin dall’epoca micenea), sono i discendenti dei più antichi abitanti dell’Egitto, e la loro lingua è una discendente diretta della lingua egizia. E’ chiaro però che se queste radici sono negate e ignorate sin nell’apprendimento di base degli studenti egiziani, ogni genere di ambiguità e forzatura successive sono possibili. Secondo lo studioso questa forma di “negazionismo” vissuto da parte della società egiziana, all’80 per cento musulmana, è una componente importante dei problemi vissuti dalla minoranza cristiana, e dell’atteggiamento di persecuzione nei loro confronti; anche a livello ufficiale.
Ricorda "Ereb-Medioriente" che ad oggi i copti sono emarginati sia dalla vita politica che da quella intellettuale e per loro è praticamente impossibile costruire e a volte anche restaurare le loro chiese. Per costruire un edificio cristiano è necessaria un’autorizzazione dell’ufficio presidenziale e spesso anche tali documenti non sono sufficienti per le autorità locali, che invece consentono la costruzione di moschee, anche in aree proibite. «Tutte le leggi fatte finora – spiega al Qimmy – hanno consentito la realizzazione di lotti in modo casuale, senza un piano, anche dove tali costruzioni erano proibite, solo perché registrate come moschee. Nonostante le violazioni – aggiunge – gli edifici religiosi musulmani hanno accesso a tutti i servizi e all’esenzione delle tasse e spesso accade che i loro patrocinatori siano persone che sfruttano la religione per interessi personali». Secondo al Qimmy, l’Egitto è entrato nel 21mo secolo, ma la società e le autorità utilizzano ancora una mentalità arretrata per rapportarsi con i cristiani. «Il razzismo – conclude - deve essere eliminato per il futuro dell’Egitto, altrimenti le divisioni settarie non faranno che aumentare».