Che cos’è il “Rito della Santa”, cerimonia segreta della ‘Ndrangheta
Riprendiamo dal sito Bergamopost un articolo pubblicato il 19/11/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (8/12/2014)
«Buon vespero e santa sera ai santisti! Giustappunto in questa santa sera, nel silenzio della notte e sotto la luce delle stelle e lo splendore della luna, formo la catena! Nel nome di Garibaldi, Mazzini e La Marmora, con parole d’umiltà formo la santa società». È la voce del boss quella che rompe il silenzio e che arriva da lontano, precisamente dalle riprese compiute dai Ros di Milano, che durante l’indagine “Insubria” sono riusciti a filmare il sacro rituale ‘ndranghetista della concessione della Santa, l’ingresso, cioè, alle alte cariche dell’organizzazione. Un’impresa mai realizzata prima, che ha dello storico nella lotta alla mafia.
Non siamo ad Africo però, il piccolo comune di 3mila abitanti in provincia di Reggio Calabria dove, storicamente, gli inquirenti ritengono si ritrovino ogni anno i santisti. No, siamo a Castello Brianza, Lecco, profondissimo Nord.
L’indagine “Insubria”. Fino ad oggi ne avevano parlato solamente pochissimi pentiti del rituale della Santa. È un giuramento che va oltre la ‘Nadrangheta, è questione di onore, di rispetto. Tutti, tra gli inquirenti, sapevano che esisteva, ma mai si era riuscito ad ascoltarne uno, men che meno osservarlo. Invece, a farcela, è stato il Ros di Milano, nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) milanese e che ha portato all’arresto di 40 persone tra le provincie di Milano, Como, Lecco, Monza-Brianza, Bergamo, Verona e Caltanissetta. A guidare le indagini il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e i pm Paolo Storari e Francesca Celle. “Insubria” è il nuovo capitolo della storica indagine “Infinito”, che confermò, anche ai più scettici, la presenza delle cosche anche nel Nord Italia grazie alla scoperta di ben 16 ‘ndrine nella sola Lombardia. 800 pagine d’ordinanza in cui i segreti dell’organizzazione mafiosa vengono svelati e messi a nudo dopo 2 anni di indagini. E che ci offrono, più che dei filmati, dei fotogrammi di un mondo che credevamo lontano e che invece è qui, a pochi chilometri, tra Calolziocorte, Cermenate e Fino Mornasco. Non proprio la Sila.
Il rituale della Santa. 12 aprile 2014, 11.40, Castello di Brianza, Lecco. Antonio Mercuri, detto “Pizzicaferro”, e Michelangelo Panuccio giungono sul luogo in cui hanno appuntamento con gli altri santisti. Entrano nel locale, dispongono su di un tavolo una pistola, un coltello e un fazzoletto. Aprono la porta, ci sono anche Rosario Gozzo e Bartolomeo Mandaglio, altri due santisti. A prendere la parola è Mercuri. Si sta svolgendo il rito di conferimento della dote della Santa a Giovanni Buttà. A parlare è Mercuri. Buttà non può entrare prima dell’inizio del rito:
Buon vespero e santa sera ai santisti! Giustappunto in questa santa sera, nel silenzio della notte e sotto la luce delle stelle e lo splendore della luna, formo la catena! Nel nome di Garibaldi, Mazzini e La Marmora, con parole d’umiltà formo la santa società… eh, dunque, fatelo venire… è formato… fatelo venire…
Alle 11.45 viene fatto entrare Giovanni Buttà.
A nome di Garibaldi, Mazzini e La Marmora passo la mia prima votazione sul conto di Buttà Giovanni. Se prima lo conoscevo da camorrista di sgarro fatto e fedelizzato… completo… d’ora innanzi lo conosco per un camorrista… per, per un santista, fatto e… per un camorrista appartenente e non appartenente a questo Corpo di Società.
Dopo che la formula viene ripetuta, Mercuri fa giurare Buttà:
Giuro di rinnegare tutto fino alla settima generazione. Tutta la società criminale da me, fino a oggi, riconosciuta. Per salvaguardare l’onore e le cose dei miei saggi fratelli.
[N.B. de Gli scritti: Con questa formula del rituale si vuole sottolineare che il nuovo affiliato rinuncia ad ogni sua precedente appartenenza, a quella familiare, come a quella di precedenti adesioni malavitose, votandosi completamente alla nuova obbedienza].
Giovanni Buttà è ufficialmente un santista, uno dei più alti gradi della ‘Ndrangheta. Prima, però, c’è un altro giuramento, quello forse più importante, quello davanti a una pistola e a una pastiglia di cianuro. Il “Giuramento del veleno”: quando si sta per essere scoperti, o ti avveleni o ti spari in testa. Perché «quanti colpi hai in canna, ne dovete riservare sempre uno per voi».
Un rituale esoterico. La sensazione, osservando il video girato dai Ros, è di stare assistendo a qualcosa che va oltre la criminalità. Si ha l’impressione di assistere ad un rituale esoterico. La conferma la offre Mercuri stesso, il boss locale, quando parla del «pellegrinaggio» annuale alla Madonna della Montagna di Polsi, dove si riuniscono i vertici dell’organizzazione per formare il Crimine, organo supremo della ‘Ndrangheta. Un santuario che nell’immaginario degli affiliati del è «un luogo di fede e luogo di ‘Ndrangheta». Le formule dei rituali sono tramandate oralmente o attraverso codici segreti. Sacro e profano si mischiano, in un mix inquietante. Lo spiega Lia Staropoli nel libro La Santa Setta: «Ammantando di sacralità i propri rituali esoterici, tipici di ogni setta occulta, aumenta l’adesione psicologica e il senso di appartenenza dei propri affiliati ad un principio di coesione che si basa su un sistema criminale».
Domanda legittima è il motivo per cui, nel rituale, vengono citati Garibaldi, Mazzini e La Marmora. Come spiega la storia della Santa, Garibaldi rappresenta il capo locale della ‘ndrina di riferimento, Mazzini il contabile (ruolo fondamentale nella cosca) e La Marmora, invece, il Mastro di Giornata, una delle cariche più importanti all’interno dell’organizzazione locale. I tre personaggi storici furono scelti dai fondatori perché appartenenti a logge massoniche, per di più in posizioni di vertice. Quando nacque la Santa, infatti, l’intento dei santisti era di rinnegare la società di “sgarro”, le vecchie regole. Abbandonare le vesti di rozzi e volgari criminali di campagna, seppur potenti, per avvicinarsi ai vertici del vero potere, locale e nazionale. L’intento doveva essere chiaro sin dalle terminologie usate dagli affiliati e nei rituali. Così, se nella società di “sgarro” la triade era formata dagli Arcangeli Osso, Mastrosso e Carcagnosso, la Santa optò per tre personaggi di potere, che fecero la storia d’Italia. […]