Come l’esegesi biblica (e le sue mode) influenzano la catechesi. Breve nota di Andrea Lonardo
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Per approfondimenti su di una nuova visione di catechesi, vedi la sezione Catechesi e pastorale. Sull'interpretazione della Bibbia, vedi la sezione Sacra Scrittura.
Il Centro culturale gli scritti (23/11/2014)
Ancora una volta un lampo che saetta nel cervello. Mi diviene chiaro all’improvviso che in catechesi vengono riproposte le visioni che l’esegesi biblica via via elabora.
Perché alcuni sussidi di catechesi biblica per bambini o ragazzi iniziano con Abramo e non con Genesi 1 e 2, non con Adamo ed Eva? Perché alcune correnti di esegesi storico-critica hanno ipotizzato che i racconti di creazione siano stati scritti in periodo esilico, dopo che già – così ritengono tali autori – era composto il canovaccio dell’esodo.
Perché il Vangelo di Marco viene scelto come primo Vangelo per gli itinerari di Iniziazione cristiana per i bambini? Perché Carlo Maria Martini propose diversi decenni fa che i quattro vangeli potessero essere collegati a quattro tappe della vita del cristiano ed ipotizzò – insistendo lui stesso che era solo un’ipotesi senza alcuna prova documentaria – che Marco potesse essere definito come vangelo “del catecumeno”.
Perché si parla in un ben determinato modo di “linguaggio narrativo” in catechesi? Perché alla narrazione della storia della salvezza dei Padri della Chiesa si è sostituita l’analisi narrativa di un singolo libro o episodio biblico.
Ne consegue allora che se si vuole che la discussione che si deve aprire in merito sia pertinente bisogna dichiarare quale metodologia biblica si sceglie di utilizzare, fornendone le motivazioni.
Io ritengo che il racconto della storia della salvezza debba cominciare da Genesi 1 e 2 perché così fa la redazione finale della Bibbia, situando la storia di Abramo, semita figlio di Sem e primo degli ebrei, nella prospettiva della storia universale che riguarda ogni uomo, cioè Adamo ed Eva. Così fa l’esegesi rabbinica e così richiede una lettura della Bibbia come unità.
Così ritengo che sia errato iniziare i bambini alla Scrittura con il Vangelo di Marco, perché mai nella storia della Chiesa è stato fatto così e perché è Giovanni il vangelo che la Chiesa ha scelto per le grandi tappe del catecumenato. Pur stimando enormemente Carlo Maria Martini come esegeta e come critico del testo biblico, ritengo che la sua proposta sul Vangelo di Marco come libro del catecumeno sia fra le più deboli che egli ha formulato. Preferisco appoggiarmi sull’esperienza della Chiesa che partiva piuttosto dai vangeli che si soffermano sulla nascita di Gesù – Luca ad esempio – e che si soffermano su episodi chiavi come quelli della samaritana, del cieco nato e di Lazzaro - Giovanni -, per mostrare che Gesù era l’unica acqua che disseta ogni desiderio, l’unica luce che illumina il vivere, l’unica vita che vince la morte.
Così ritengo infine che si debba “narrare” la Scrittura, ma che questo voglia dire, innanzitutto, rifarsi all’esegesi tipologica, tipica di Gesù e di tutto il Nuovo Testamento: in essa ogni episodio veterotestamentario non è visto come fatto a sé stante ma come anticipo dell’evento dell’Incarnazione. In questa maniera tutta la Scrittura appare un’unica narrazione. Il post-moderno ha affermato che è terminato il tempo delle “grandi narrazioni”: ma la Bibbia è una “grande narrazione”, anzi è la più grande che sia mai esistita, poiché partendo dalla creazione del mondo giunge fino all’eternità. Si tratta allora di presentare prima gli assi portanti e i punti focali di tale grande narrazione, prima di soffermarsi su qualche punto, interessantissimo, ma pur sempre particolare.
N.B. Per approfondimenti su di una nuova visione del rapporto Bibbia e catechesi, leggi, su questo stesso sito:
- Solo una presentazione della Bibbia in chiave tipologica – dove ogni episodio veterotestamentario è figura della vita di Gesù e della vita del cristiano – permette di rendere conto della storia della salvezza (da Sofia Cavalletti e Gianna Gobbi)
- La storia della salvezza nella catechesi. Rileggendo Sofia Cavalletti, di Andrea Lonardo