Vincerà chi piange e non chi sgozza, questo è certo. Breve nota di Andrea Lonardo
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Il Centro culturale Gli scritti (16/11/2014)
Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati. Così ci ha assicurato Gesù.
Il vescovo siro-ortodosso di Mosul (Iraq), Mar Nicodemus Dawod Sharaf, ha pianto in un’intervista, come pastore di un popolo (per il video cfr. «Per la prima volta in 1.500 anni non possiamo festeggiare i nostri santi». E il vescovo di Mosul scoppia a piangere, di Leone Grotti, con il video dell’intervista), e con lui tanti perseguitati dall’Islamic State. Piangono cristiani e yazidi, curdi e musulmani moderati: saranno consolati.
Questo ci ha assicurato Dio tramite Gesù.
Invece gli sgozzatori dell’Islamic State ritengono a torto che Dio darà loro vittoria. Era già lo slogan di Osama Bin Laden che, ben prima dell’attacco alle Torri gemelle, scriveva: «Questi giovani [i combattenti del jihad] sono diversi dai vostri soldati. Il vostro problema sarà quello di convincere le vostre truppe a combattere, il nostro problema sarà invece quello di trattenere i nostri giovani, mentre aspettano il loro turno per la lotta»[1].
Bin Laden affermava così che i mujaheddin erano più forti perché amavano la morte, mentre i loro nemici erano deboli perché amavano troppo la vita - ovviamente nella sua incapacità di leggere correttamente gli eventi storici Bin Laden chiamava “crociati” tutti quelli che riteneva suoi avversari, senza rendersi conto che, ad esempio, papa Giovanni Paolo II si sarebbe battuto per evitare l’invasione dell’Iraq di Saddam Hussein.
Ebbene proprio questa è la debolezza dell’Islamic State: non ama la vita, preferisce la morte. Lo sgozzamento come la crocifissione di persone e addirittura di civili esprimono chiaramente questo disprezzo della vita. L’odio alla vita è manifesto anche nella pratica del terrorismo suicida contro civili così come nella schiavizzazione dei nemici sconfitti, nello stupro delle donne, nella tortura dei bambini.
Il disprezzo della vta raggiunge il suo culmine proprio nell'esibizione della crudeltà: i tagliateste dell'Islamic State sono degli esibizionisti del sangue, godono nel mostrare la morte di un civile decapitato. Il loro selfie ideale non è ritrarsi circondati di bambini che giocano, di amici che cantano e ridono, di uomini e donne che si amano e che passeggiano mano nella mano o abbracciati, bensì ritrarsi con teste di uomini sgozzati come agnelli. Qui non è più questione di guerra o di punti di vista sulla giustizia, qui si manifesta una visione della vita. E chi non ama la vita non è adatto ad insegnare cosa è la vita e chi è Dio, tanto meno è adatto a governare altri.
Meraviglioso, invece, è il pianto da vero uomo del vescovo Mar Nicodemus Dawod Sharaf. Egli piange perché ama la vita. Solo l’amore per la vita ed il rifiuto di una cultura di morte conquistano i cuori. Tutto il resto, prima o poi, sarà spazzato via.
Per l’Islamic State mettere terrore, mostrando lo sgozzamento di prigionieri civili, è metodo di guerra: vince chi terrorizza. Invece i perseguitati dall’Islamic State mostrano cosa vuol dire essere uomini: è benedetto da Dio chi si conserva uomo e sa piangere dinanzi alla malvagità. I crudeli credono di far cessare l’amore per la vita con la loro crudeltà: e invece Dio consolerà coloro che piangono.
Ecco perché vinceremo, perché nel nome di Dio amiamo la vita. L’Islamic State sta facendo crescere in tanti, cristiani, yazidi, curdi e musulmani moderati, il rifiuto di quella cultura di morte: cadrà perché non ama la vita.
Note al testo
[1] Dichiarazione di guerra contro gli americani del 23 agosto 1996, in F. Falconi – A. Sette, Osama Bin Laden il terrore dell’occidente, Fazi, Roma, 2001, p. 135.