1/ 150 milioni di cristiani nel mondo sono perseguitati. Petrosillo: sentirsi tutti coinvolti 2/ Rapporto Acs. Cristiani i più perseguitati nel mondo 3/ Il libro nero della condizione dei Cristiani nel mondo con il coordinamento editoriale di Samuel Lieven 4/ Shahzad e Shama uccisi perché cristiani, dall’Agenzia SIR
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1/ 150 milioni di cristiani nel mondo sono perseguitati. Petrosillo: sentirsi tutti coinvolti
Riprendiamo da Avvenire dal sito della radio Vaticana un’intervista pubblicata 23/10/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione La libertà religiosa e le persecuzioni delle minoranze, nella sezione Carità, giustizia e annunzio.
Il Centro culturale Gli scritti (7/11/2014)
Almeno 150 milioni di cristiani rischiano la vita a causa di persecuzioni antireligiose. E’ il dato impressionante contenuto nel volume “Il libro nero sulla condizione dei cristiani nel mondo”, pubblicato dall’editrice francese Xoeditions, presentato oggi a Parigi tra gli altri dal prof. Andrea Riccardi, che è uno dei 70 autori del volume di oltre 800 pagine. Il libro verrà pubblicato in Italia da Mondadori il prossimo 6 novembre. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Tra 150 e 200 milioni di cristiani non possono vivere la loro fede liberamente nel mondo di oggi. Nel primo scorcio del XXI secolo, il 75 per cento delle violenze perpetrate contro una minoranza religiosa riguarda proprio i cristiani. Sono alcuni dei dati impressionanti del “Libro nero sulla condizione dei cristiani del mondo” che evidenziano che per tantissimi discepoli di Gesù il martirio non è solo un ricordo del passato. Nel volume, coordinato dal giornalista Samuel Lieven del quotidiano cattolico francese La Croix, decine di mappe, grafici e statistiche mostrano analiticamente e in modo oggettivo quanto i cristiani siano oggi sotto attacco in decine di Paesi del mondo. Se infatti, in Medio Oriente o in alcuni Paesi africani come la Nigeria, i cristiani sono entrati nel mirino degli islamisti, in alcune aree dell’Asia sono vittime di estremisti indù e buddisti. Ma i cristiani sono oggetto di minacce e violenza anche nella “cattolica” America Latina dove sacerdoti e operatori pastorali sono spesso bersaglio della criminalità organizzata e del narcotraffico.
Un quadro drammatico dunque che si riflette nella domanda che pone il libro fin dalla copertina “Una civiltà in pericolo?”. Sulle cause di questa persecuzione, abbiamo intervistato Marta Petrosillo, portavoce in Italia dell’associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre”:
R. – La prima ragione è che sono minoranza in tanti Paesi nel mondo. E’ un dato numerico, che però si associa anche ad un altro dato, ovvero che, nei Paesi in cui i cristiani sono la maggioranza, non si verificano discriminazioni o persecuzioni di carattere religioso così gravi. Un altro motivo, per cui i cristiani sono perseguitati, risiede proprio negli stessi valori cristiani. Mi ricordo che un paio di anni fa parlavo con un ragazzo di Baghdad, un cristiano caldeo, e lui mi ha detto: “Tutti sanno che noi non reagiremo mai, che noi non porteremo mai una pistola e questo ci rende maggiormente vulnerabili”.
D. - Anche Papa Francesco, ultimamente, parlando dei cristiani del Medio Oriente, ha detto che queste persecuzioni avvengono nell’indifferenza di tanti...
R. – E’ sempre importante mantenere l’attenzione alta. Come ha detto Papa Francesco, durante l’ultimo Concistoro, non dobbiamo rassegnarci ad un Medio Oriente senza cristiani. E questo deve veramente coinvolgerci tutti, perché dobbiamo essere tutti molto coscienti di quanto stia succedendo. Negli ultimi mesi si è parlato molto di Iraq, però in pochi sanno che, al di là di quest’ultima e drammatica crisi, la comunità irachena sta soffrendo veramente da molti anni. Nel 1987 vi erano 1 milione e 400 mila cristiani e adesso, quando è iniziata questa crisi, quando è iniziata l’avanzata dello Stato Islamico, erano 300 mila.
D. – “Aiuto alla Chiesa che soffre” pubblicherà proprio nei prossimi giorni un rapporto, che ha molto a che vedere con il tema di questa importante pubblicazione. Ci può dare qualche anticipazione, almeno a livello generale?
R. – Il 4 novembre presenteremo la nuova edizione del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo”, che è un rapporto che fotografa la situazione di ogni Paese. Vi saranno 196 schede diverse e la situazione della libertà religiosa, con riferimento non soltanto ai cristiani, ma a tutti i gruppi religiosi. Purtroppo, anche quest’anno, non si riscontrano miglioramenti. Al fondamentalismo si associano anche scelte governative - per esempio, il Pakistan con la legge antiblasfemia – o situazioni come, ad esempio, in India, dove il nazionalismo sta colpendo fortemente le minoranze. Come diceva Giovanni Paolo II: “La libertà religiosa è la cartina di tornasole del rispetto dei diritti in ogni Paese”. Lì dove la libertà religiosa è negata, probabilmente lo saranno anche tutti gli altri diritti umani.
2/ Rapporto Acs. Cristiani i più perseguitati nel mondo
Riprendiamo da Avvenire del 4/11/2014 un articolo redazionale. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (9/11/2014)
Il rispetto della libertà religiosa nel mondo continua a diminuire e i cristiani si confermano ancora una volta il gruppo religioso maggiormente perseguitato. È quanto emerge dalla XII edizione del Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre che è stato presentato oggi a Roma. Il rapporto fotografa il grado di rispetto della libertà religiosa in 196 Paesi, analizzando le violazioni subite dai fedeli di ogni credo e non solo dai cristiani. Nel periodo compreso tra l’ottobre 2012 e il giugno 2014, dei 196 Paesi analizzati, in ben 116 si registra un preoccupante disprezzo per la libertà religiosa, ovvero quasi il 60%. Nella “mappa” geografica disegnata dall’Acs, sono 20 i Paesi identificati come luoghi di “elevato” grado di violazione della libertà religiosa, dove cioè la libertà religiosa non esiste. In 14 di questi Paesi, la persecuzione è a sfondo religioso ed è legata all’estremismo islamico. Sono: Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Iran, Iraq, Libia, Maldive, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Somalia, Sudan e Yemen. Negli altri 6 Paesi, la persecuzione religiosa è perpetrata da regimi autoritari, ovvero in Azerbaigian, Myanmar, Cina, Corea del Nord, Eritrea e Uzbekistan. Dal Rapporto emerge anche che nella lista degli Stati in cui si registrano gravi violazioni della libertà religiosa, i Paesi musulmani rappresentano la maggioranza.
Quest’anno il Rapporto contiene una graduatoria che suddivide i Paesi in quattro categorie in base al grado di violazione della libertà religiosa: elevato, medio, preoccupante, lieve. L’Asia si conferma il continente dove la libertà religiosa è maggiormente violata. Nei Paesi in cui vi è una religione di maggioranza si riscontra un incremento del fondamentalismo non soltanto islamico, ma anche indù e buddista. In Africa, la tendenza più preoccupante degli ultimi due anni è senza dubbio la crescita del fondamentalismo islamico - sotto l’impulso di gruppi come Al Qaeda nel Maghreb islamico, Boko Haram e al Shabaab - e si riscontra un aumento di casi di intolleranza religiosa in Egitto, Libia e Sudan. Non mancano tuttavia esempi di dialogo e cooperazione religiosa in Camerun, Nigeria, Centrafrica, Uganda, Zambia, Sudafrica e Kenya. In America Latina gli ostacoli alla libertà religiosa sono quasi sempre causati dalle politiche di regimi apertamente laicisti o atei, come quelli di Venezuela ed Ecuador, che limitano la libertà di tutti i gruppi religiosi, senza alcuna distinzione di credo.
La libertà religiosa è in declino anche in Europa del Nord e Paesi come Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e Norvegia compaiono nella lista dove “il grado di violazione della libertà religiosa” è “preoccupante” e in “peggioramento”. Ad attestarlo è il Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre che è stato presentato oggi a Roma. Nei Paesi occidentali - si legge - le tensioni religiose sono in aumento a causa di fenomeni recenti come “l’ateismo aggressivo” e il “laicismo liberale”. Alcune tendenze destano preoccupazione, soprattutto quelle relative a temi quali le scuole religiose, il matrimonio omosessuale e l’eutanasia. “Benché l’opinione pubblica ritenga che i credenti debbano essere liberi di praticare la propria fede in privato - scrive l’Acs -, vi è un decisamente minore consenso in merito alla libertà di manifestare la fede all’interno dello spazio Pubblico”. Ciò significa che “i diritti di alcuni gruppi vengono sempre più schiacciati dai diritti di altri gruppi” e “ogni qualvolta i diritti all’eguaglianza di genere o degli omosessuali contrastano con i diritti di coscienza dei credenti, solitamente i primi prevalgono”. Il Rapporto porta l’esempio del Regno Unito dove le agenzie di adozione cattoliche che si rifiutano di affidare bambini a coppie omosessuali, sono state costrette a modificare le loro norme o a chiudere. A peggiorare la situazione concorre anche l’analfabetismo religioso dei politici occidentali e nei media internazionali.
Il Medio Oriente tra l’affermazione dello Stato islamico e il crescente fenomeno delle migrazioni di massa: è uno degli aspetti che emerge dal Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre che è stato presentato oggi a Roma. Il Rapporto prende in esame l’affermazione dello Stato islamico (ex-Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) risalendo al luglio 2014, quando i jihadisti hanno cacciato tutti i gruppi religiosi, musulmani non sunniti compresi, dalla città di Mosul, centro dell’Iraq settentrionale, che avevano occupato il mese precedente. “Ai cristiani - si legge nel Rapporto - è stato chiesto di scegliere tra la conversione all’islam e l’esilio”. “E così, quasi nessuno dei circa 30mila cristiani presenti in città, è rimasto e - per la prima volta in 1.600 anni - a Mosul non è stata celebrata la Messa domenicale”. Simili forme di estremismo e persecuzione contribuiscono in modo significativo al crescente fenomeno delle migrazioni di massa. Le minoranze religiose mediorientali vanno riducendosi già da molti anni. Ad esempio, il numero di cristiani in Siria è passato da 1,75 milioni dei primi mesi del 2011, agli appena 1,2 milioni nell’estate del 2014, con un calo di oltre il 30% in tre anni. In Iraq, la diminuzione è stata ancora più evidente. La creazione di Stati teocratici o mono-confessionali ha un profondo impatto sulle democrazie occidentali in quanto i profughi appartenenti a vari gruppi religiosi cercano asilo in Occidente. Il Rapporto guarda infine con preoccupazione alla diffusione dei social network attraverso i quali fondamentalismo e odio religioso “oltrepassano con facilità i confini geografici”.
3/ Il libro nero della condizione dei Cristiani nel mondo con il coordinamento editoriale di Samuel Lieven
Riprendiamo sul nostro sito la scheda di presentazione del volume Il libro nero della condizione dei Cristiani nel mondo di Timothy Radcliffe, Samuel Lieven, Andrea Riccardi presente sul sito della Casa Editrice Mondadori. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (9/11/2014)
La religione cristiana è oggi in assoluto la più minacciata. Da 150 a 200 milioni di cristiani (cattolici, protestanti, ortodossi) vengono discriminati o perseguitati sull'intero pianeta. In Medio Oriente, nell'Africa subsahariana e in Asia sono entrati nel mirino di gruppi armati e organizzazioni terroristiche. Vittime di pressioni sociali, i cristiani sono divenuti bersaglio anche di misure repressive da parte degli apparati statali. Vengono rigidamente controllati, subiscono intimidazioni e omicidi, oltre a interventi massicci di «epurazione religiosa», come in Iraq, nel territorio controllato dallo Stato islamico. La condizione dei cristiani suscita nella comunità internazionale un'inquietudine sempre più profonda. Non è unicamente una questione di libertà religiosa: una tale, crescente ostilità mette a rischio l'esistenza stessa di una civiltà e dei suoi valori. Per questo la sorte dei cristiani non riguarda soltanto i credenti. Tutti sono chiamati in causa: non credenti, intellettuali, autorità politiche e organizzazioni non governative.
4/ Shahzad e Shama uccisi perché cristiani, dall’Agenzia SIR
Riprendiamo sul nostro sito una notizia dall’agenzia SIR pubblicata il 6/11/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (9/11/2014)
In un villaggio del Punjub, in Pakistan, la folla si è scatenata contro due giovani sposi accusati di blasfemia: li hanno picchiati a morte e gettati vivi in una fornace. La donna, 24 anni, era al quarto mese di gravidanza
Li hanno prima assaliti. Una folla di 400, forse addirittura mille persone. Poi li hanno picchiati a morte e infine hanno compiuto il gesto più folle: li hanno gettati vivi in una fornace e sono morti così, bruciati. Siamo in un villaggio del Punjub, in Pakistan. Lui, Shahzad Masih, aveva 26 anni. Lei, Shama, ne aveva 24 ed era al quarto mese di gravidanza. Erano tutte e due cristiani, accusati di blasfemia, per aver bruciato delle pagine del Corano. La realtà ovviamente è diversa ma tutta purtroppo da dimostrare e in Pakistan per quell’accusa è prevista la pena capitale. Quella stessa pena di cui è caduta vittima anche un’altra donna cristiana pakistana, Asia Bibi. Lei, madre di cinque figli.
Cristiani nel mirino. Perseguitati, torturati, uccisi, costretti a migrare. Non c’è pietà né per le donne né per i bambini. È di martedì 4 novembre la presentazione del Rapporto 2014 sulla Libertà religiosa nel mondo redatto dalla Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre da cui emerge una fotografia tragica sullo stato di discriminazione ed intolleranza in cui vivono i credenti, e in particolare i cristiani, a causa della loro fede. La storia di Shahzad e Shama è solo l’ennesima di un martirologio che sembra non finire mai. E non basta più alzare la voce in difesa degli indifesi. Non bastano più le campagne mediatiche e gli appelli. La comunità politica internazionale appare troppo spesso sorda e indifferente al destino di un popolo come quello cristiano a cui è negato il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione.
Il rispetto per la libertà religiosa non è più una questione tra tante. Realtà marginale in tempi di recessione economica. È piuttosto un tema cruciale perché miete vittime, altera i rapporti tra gli Stati, mette a rischio la sicurezza internazionale. È tempo allora di impegno e di azione. Tempo in cui i governi e gli Stati si mettano dalla parte di chi è più indifeso solo perché minoranza. Solo difendendo i diritti di pensiero, coscienza e di religione si può edificare una civiltà dalle fondamenta solide e sicure. Ma questo progetto sarebbe vano senza l’aiuto e il contributo positivo dei leader religiosi che mai come in questo periodo sono chiamati a denunciare in modo sempre più netto e chiaro che la violenza non ha mai il nome di Dio.