Liberi di far nascere un bambino down (contro i Consigli di Richard Dawkins), di Isabella Bossi Fedrigotti
Riprendiamo dal Corriere della sera del 22/8/2014 un articolo scritto da Isabella Bossi Fedrigotti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (1/9/2014)
Permettere a un bambino down di nascere sarebbe immorale. Lo sostiene lo scienziato inglese Richard Dawkins. Una donna che ne aspettasse uno dovrebbe dimostrare «senso di responsabilità» e abortire; poi, magari, riprovare.
Che ci voglia coraggio e determinazione a portare avanti una gravidanza sapendo che il feto è affetto dalla sindrome in questione, è risaputo; e anche che le possibili difficoltà con un figlio down saranno molte, tanto che la vita di una famiglia ne può rimanere profondamente segnata. Ma che un gesto d’amore, una volontà d’amore possano addirittura essere qualificati come immorali è troppo difficile da accettare.
Chiedere cosa pensano della sentenza dello scienziato inglese i genitori e i famigliari di un bambino, di un ragazzo così, non sarebbe corretto, perché, molto probabilmente, per la grande maggioranza, pur ammettendo le complicazioni che ogni giorno toccano loro, risponderebbero che senza di lui, senza di lei, la vita non sarebbe la stessa. Giustamente si potrebbe commentare: è l’amore che li fa parlare, per loro è ormai impossibile essere obiettivi.
Bisognerebbe perciò chiedere a estranei, non coinvolti di persona, che però conoscano uno o più d’uno affetti da questa sindrome. I quali non potrebbero non rispondere che la malattia colpisce in modi diversi, più o meno gravi, che non pochi tra i down, se aiutati e sostenuti fin da piccoli, possono fare vita quasi normale, imparare ad essere autonomi, apprendere un mestiere semplice. E se ce ne sono di quelli che hanno più difficoltà a capire e farsi capire, ce ne sono, per contro, anche di quelli che riescono a studiare fino alla maturità, a volte perfino a seguire un corso universitario. Soprattutto, gli uni e gli altri sanno dare e ricevere affetto come qualsiasi essere umano.
La non nascita deve comunque essere un destino assai frequente dei feti malati, perché di neonati e bambini down in giro se ne vedono sempre meno: una ragione in più perché nessuno debba sentirsi «immorale» se decide, viceversa, di non seguire le istruzioni dello scienziato inglese.
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