Non si "deve" vedere tutto ! Curare ciò che entra dagli occhi, di Fabrizio Falconi
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Riprendiamo dal blog di Fabrizio Falconi un articolo pubblicato il 16/7/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (20/7/2014)
La sottile dittatura globale sotto la quale viviamo ormai da qualche tempo ha imposto un nuovo paradigma. In effetti si vive ormai nella società della visione.
Dove tutto non solo è consentito, e cioè visibile (e visibile per tutti e a tutti), ma tutto è anche raccomandabile o doveroso.
Chi non vede o non vuole vedere è quantomeno fuori dal gioco e nel grande gioco della dittatura della visione è naturalmente un disfattista.
La visione viene sollecitata, blandita, invitata, raccomandata, perseguita, propagata in ogni modo, grazie al Vaso di Pandora della tecnologia: su un campo di calcio una volta c'era una telecamera, oggi ce ne sono trentasette; in un solo scorrimento di una home di facebook, puoi gustarti cento video, cento immagini, dalle più orripilanti alle più suadenti; con i nuovi google glass puoi anche avere la tua visione soggettiva o la visione di un altro in un infinito gioco di aspetti narcisistici.
E chi non vuole, chi si sottrae ? È un inadeguato o un pauroso o un antico. La vecchia Cura Ludovico che Burgess e Kubrick avevano immaginato agli albori dei '70, costringevano il povero Alex (Malcolm Mc Dowell) a cibarsi di immagini di orrore e sesso, senza poter chiudere mai gli occhi. I ferri lo costringevano a vedere. Il veleno che gli iniettavano nel sangue serviva per associare a quelle immagini sensazioni di vomito e repulsione.
La Cura Ludovico, però, falliva. Alex, uscito pecorella dal trattamento, nelle ultime immagini del film è già pronto a tornare Lupo.
Anche oggi siamo un po' tutti come Alex. Costretti a vedere tutto. Forse nella convinzione che vedere tutto ci renderà tutti più agnelli, più mansueti, meno bisognosi. Ma è difficile che andrà così.
Gli occhi sono specchio dell'anima, recita un vecchio aforisma. Ma il senso dell'affermazione è bilaterale: non significa soltanto che ciò che è nell'anima passa, si vede attraverso gli occhi, ma anche il contrario e cioè che quello che entra dagli occhi va - passa, si vede - direttamente nell'anima.
Per questo gli occhi hanno palpebre. È stato deciso così. Vedere non è un dovere. Vedere è e resta una libera scelta dell'essere, sempre.
Chiudere gli occhi non vuol dire non vedere. Chi chiude gli occhi, anzi, spesso ha gli occhi più spalancati degli altri che credono di vedere.
Eyes wide shut [occhi chiusi spalancati, occhi apertamente chiusi], diceva ancora Kubrick, nel suo testamento finale.