Il kerygma non basta a se stesso! La creazione e il kerygma negli Exultet di Bari e nell’annunzio pasquale. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito alcuni appunti di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito delle foto non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. Gli Exultet medioevali ed il rotolo aperto dall’agnello immolato nell’Apocalisse, di A.L.). Sul kerygma in teologia e catechesi, cfr. Il Kerygma nella teologia e nella catechesi: la riflessione di Hans Urs von Balthasar. Appunti da uno studio di Marco Tibaldi, di Andrea Lonardo.
Gli scritti (29/6/2014)
Nell’Anastasis, non si rappresenta solo Gesù vivo, dopo la sua morte, ma anche Adamo ed Eva presi per mano e tratti fuori dagli Inferi. Si vedono insieme la Pasqua e la Creazione.
Non c’è kerygma che non affermi al contempo qual è la condizione dell’uomo creato e caduto in preda del peccato originale: anche una delle 9 immagini presenti sull’Exultet 1 di Bari riprende l’antica raffigurazione del Cristo vincitore della morte e la presenta ai fedeli che ascoltano il canto del diacono nella notte pasquale, all’accensione del cero.
Non solo. La prima immagine dell’Exultet è quella del Cristo Pantokrator, Signore dell’universo, in trono sul mondo e con il segno del suo parlare nella mano che unisce le dita a gruppi di due e di tre. Non è solo il Cristo risorto, ma è anche il Cristo Logos/Parola definitiva che supera tutti i volumi scritti in nome di Dio ed è il Cristo che solo dà significato alla storia intera.
Segue a questa prima immagine il Tetramorfo, l’unico Vangelo risultante dai quattro Vangeli (segno che in una catechesi kerygmatica non conta tanto il singolo Vangelo che va bene invece per una lectio divina di persone già mature nella fede), quanto piuttosto la concordantia evangeliorum.
Alla E miniata del verbo Exultet segue poi la terra, rappresentata da una figura che si appoggia a due alberi (ed a tutto il mondo vegetale) e che ha ai suoi piedi quattro animali. Ancora una volta si parla di Cristo, ma insieme della terra tutta, dell’umanità intera germogliata da essa, che gioisce libera per l’annunzio pasquale.
Segue poi l’accensione del cero e del canto dell’Exultet – metalinguaggio nel quale il rotolo dell’Exultet mostra esso stesso il suo utilizzo liturgico. Nel mondo, la Madre Chiesa esulta, essa che è apice di tutto il creato.
Viene poi nuovamente la raffigurazione del Cristo all’interno della V di Vere. Essa segnala non tanto l’importanza veritiera della lode al Risorto - anche se la dimensione veritativa della catechesi è necessaria in un contesto di annunzio - quanto rimanda all’Omega della salvezza: Cristo è il fine della storia, , l’Omega, perché solo in Lui essa trova pienezza e salvezza, poiché la storia deve essere salvata e sottratta al giudizio degli uomini.
Viene poi l’Anastasis, di cui si è già parlato: Adamo, Eva e il Cristo ed il loro rapporto (e prima di essa nuovamente il Cristo nella V di Vere, simile all’Omega).
Segue il Cristo al centro della rosa dei venti: ancora la creazione e la signoria di Cristo poste in connessione.
L’immagine seguente è quella degli apicoltori che preparano, al seguito delle api, la cera di cui il cero è fatto. Senza la creazione sarebbe impossibile il rito e con esso la Pasqua di salvezza, che è “mistero”, realtà spirituale in gesti e segni materiali.
Infine le autorità spirituali e temporali del mondo, poiché la salvezza avviene dentro una Chiesa gerarchicamente ordinata ed in un tempo ed una storia precisi.
Il kerygma stesso, rappresentato nell’Exultet pasquale, ci annuncia che non si dà kerygma senza la comparsa “in giudizio” della creazione, senza la manifestazione della consistenza della creazione amata, di Adamo ed Eva e della storia prima peccatrice e poi redenta dal Signore.
Il kerygma non basta a se stesso! Il kerygma è kerygma per l’uomo creato, spirituale ed insieme corporeo, desideroso di bene e peccatore, essere personale e per questo animale sociale che vive nella storia.
N.B. storico-artistico, tratto dal sito del Museo della Cattedrale di Bari
Si pensa che la pergamena, confezionata a Bari, sia stata scritta e miniata presso lo scriptorium arcivescovile o il monastero di San Benedetto che, fondato nel 978, divenne centro d'incontro tra civiltà longobardo-cassinese e bizantina.
Il rotolo è lungo circa cm 525. È costituito da otto fogli cuciti in successione tramite listarelle di pergamena passanti attraverso tagli praticati alle estremità di ciascun foglio. Le miniature possono essere datate all'inizio del secondo venticinquennio dell'XI secolo [le immagini hanno orientamento inverso rispetto al testo, per essere viste dai fedeli, mentre il diacono cantava il testo rivolto verso di lui e svolgeva via via il rotolo]. L'autore si è ispirato ai modelli provenienti non solo da Costantinopoli, ma anche dalla provincia e li ha interpretati secondo il gusto locale e popolare del tempo.
La scrittura è la Beneventana Bari-type; la notazione musicale è beneventana, con note in campo aperto senza linee né chiave, ma con guidone.
Le fasce decorative laterali, che racchiudono testo e illustrazioni, sono ispirate all'arte islamica che trovò favore in numerosi centri scrittori bizantini; gli ornamenti geometrici e floreali delle fasce sono interrotti, a intervalli regolari, da medaglioni (24 per parte) contenenti busti di santi secondo i canoni iconografici bizantini.