Il giudizio di Salomone, lo scambio di embrioni e l’eterologa. Breve nota di A.L.
- Tag usati: scritti_andrea_lonardo
- Segnala questo articolo:
Il Centro culturale Gli scritti (15/4/2014)
L’antica storia del giudizio di Salomone mostra chiaramente come il diritto del figlio debba prevalere sul diritto dei genitori.
Nell’antico libro nato dalla sapienza del popolo ebraico (1Re), due donne partoriscono i loro due figli, ma al terzo giorno uno dei due bambini muore. Allora entrambe corrono in udienza dal re, affermando che il bambino morto è il figlio dell’altra e quello vivo il proprio.
Dinanzi alla lite fra le due madri Salomone pronuncia il suo giudizio: «Tagliate in due il bambino vivo e datene una metà all’una ed una metà all’altra» (1Re3,25). La vera madre esclama allora: «Perdona mio signore! Date a lei il bambino vivo, non dovete farlo morire» (1Re3,26), a differenza dell’altra che non vuole rinunciare al bambino, fosse pure alla metà di esso.
Salomone capisce così chi è la vera madre: quella che non guarda al proprio diritto, bensì al bene del figlio. Ed a lei assegna la creatura.
Non si dà diritto ad avere un figlio, quanto piuttosto dovere di porsi a servizio del suo vero bene.
Della recente e tragica storia avvenuta al reparto di Procreazione medicalmente assistita dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma - dove un errore medico ha fatto sì che l’embrione di una coppia sia stato impiantato nel grembo della donna dell’altra coppia e viceversa - i commenti e le analisi giornalistiche dimenticano il bene delle creature, soffermandosi esclusivamente sui presunti “diritti” delle coppie che si sono sottoposte alla pratica della fecondazione artificiale.
Il caso, peraltro, mostra con assoluta evidenza l’abissale differenza che sussiste fra la fecondazione omologa e l’eterologa - nel caso avvenuto al Pertini ovviamente l'eterologa è stata subita e non scelta. Mentre la fecondazione omologa è almeno in continuità con la relazione d’amore dei due, l’eterologa è come un pugno nello stomaco, perché il bambino che nascerà sarà separato per sempre da almeno uno dei suoi genitori reali – in questo caso da entrambi.
L’eterologa pone le premesse, fra l’altro, perché possa insorgere un giorno una tensione nella famiglia che è ricorsa ad essa: il coniuge che non è il reale genitore potrebbe sentirsi ad un determinato punto della relazione – ad esempio se dovesse avvenire una separazione fra i due – meno coinvolto dell’altro, anche se la legge pretende il contrario. O potrebbe essere il figlio a cercare l'altro genitore da cui ha ricevuto l'altra metà del patrimonio genetico.
N.B. Non si dimentichino Il figlio dell'altra, diretto da Lorrain Lévy, e Toto le héros - Un eroe di fine millennio, diretto da Jaco van Dormael.