Educare all'affettività e alla sessualità: educare all'amore. File audio di una relazione per la formazione dei catechisti tenuta da Andrea Lonardo
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Presentiamo sul nostro sito il file audio di una catechesi tenuta da Andrea Lonardo presso la parrocchia di Nostra Signora di Coromoto il 22/2/2014. Per ulteriori file audio vedi la sezione Audio e video.
Il Centro culturale Gli scritti (30/3/2014)
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ANTOLOGIA DI TESTI UTILIZZATA NEL CORSO DELL'INCONTRO
Andrea Lonardo
(www.gliscritti.it www.ucroma.it canale Youtube catechistiroma FB Andrea Lonardo)
Educare all’affettività ed alla sessualità: educare all’amore
Premessa: la crisi della catechesi nel contesto della crisi dell’educazione (anche alla vita affettiva).
Abbiamo allora parole importanti da dire ed esperienze importanti da proporre! La catechesi è annunzio della gioia: è possibile amare
- crisi, fallimento di una prospettiva educativa non solo della catechesi, ma della società in generale! perché non sappiamo più amare? perché mancano i padri? perché l’amore delude?
- un esempio per tutti: la convivenza!
da papa Francesco nell’incontro con i fidanzati del 14/2/2014
È importante chiedersi se è possibile amarsi "per sempre". Questa è una domanda che dobbiamo fare: è possibile amarsi "per sempre"? Oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive. Un ragazzo diceva al suo vescovo: "Io voglio diventare sacerdote, ma soltanto per dieci anni". Aveva paura di una scelta definitiva. Ma è una paura generale, propria della nostra cultura. Fare scelte per tutta la vita, sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: "stiamo insieme finché dura l’amore", e poi? Tanti saluti e ci vediamo… E finisce così il matrimonio. Ma cosa intendiamo per "amore"? Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa.
da Benedetto XVI Deus caritas est, 3
La messa in disparte della parola eros, insieme alla nuova visione dell'amore che si esprime attraverso la parola agape, denota indubbiamente nella novità del cristianesimo qualcosa di essenziale, proprio a riguardo della comprensione dell'amore. Nella critica al cristianesimo che si è sviluppata con crescente radicalità a partire dall'illuminismo, questa novità è stata valutata in modo assolutamente negativo. Il cristianesimo, secondo Friedrich Nietzsche, avrebbe dato da bere del veleno all'eros, che, pur non morendone, ne avrebbe tratto la spinta a degenerare in vizio. Con ciò il filosofo tedesco esprimeva una percezione molto diffusa: la Chiesa con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del Divino?
dalla Lettera a Marcello Pera di J. Ratzinger, in M. Pera - J. Ratzinger, Senza radici, Mondadori, Milano, 2004
La questione del perché oggi la fede cristiana stenta a raggiungere, con il suo grande messaggio, gli uomini, in Europa, inevitabilmente riguarda il cristiano credente... (Fra le cause principali vedo quella) introdotta da Nietzsche quando disse: “Il cristianesimo è sempre stato attaccato finora in un modo sbagliato. Finché non si percepisce la morale del cristianesimo come crimine capitale contro la vita, i suoi difensori avranno sempre gioco facile. La questione della verità del cristianesimo è una cosa del tutto secondaria finché non viene affrontata la questione del valore della morale cristiana”. Qui abbiamo veramente a che fare, a mio parere, con le ragioni decisive dell’abbandono del cristianesimo. Sembra che limiti l’uomo in tutto, che guasti la sua gioia di vivere, che limiti la sua libertà come preziosa e lo conduca non al largo – come dicono i Salmi – ma nell’angustia, nello stretto. Si può rilevare che qualcosa di simile accadde già nell’antichità quando i rappresentanti del potere statale romano lanciarono il seguente appello ai cristiani: tornate alla nostra religione, la nostra religione è gioiosa, abbiamo feste, gozzoviglie e divertimenti, e voi credete in uno che è stato crocifisso. All’epoca i cristiani riuscirono a dimostrare, in modo persuasivo, quanto i divertimenti del mondo degli dei fossero vuoti e insipidi, e quale altezza regala la fede in quel Dio che soffre con noi e ci porta sulla via della vera grandezza.
1/L’importanza degli affetti
da Baden-Powell, Alla scuola della vita (citato in Baden-Powell, L’educazione non finisce mai, Edizioni Nuova Fiordaliso, Roma, 2004, p. 41)
Mi è stato domandato se potevo definire in poche parole, per esempio in cinquanta, la mia concezione su ciò che si poteva fare di meglio nella vita. Risposi che quattro mi sarebbero bastate: fate un buon matrimonio.
perché sugli affetti ci si gioca tutto! cfr. Sant’Agostino! (anche se, si vedrà più avanti, non è del tutto vero!)
EG: le conseguenze sociali del Vangelo: non basta parlare del vangelo e della carità! carità è lo studio, la famiglia, il lavoro, la cultura, ecc.
cfr. i 10 comandamenti (e non solo la carità!)
dal discorso di papa Francesco alla plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia, 25 ottobre 2013
Si potrebbe dire, senza esagerare, che la famiglia è il motore del mondo e della storia. [...] La “buona notizia” della famiglia è una parte molto importante dell’evangelizzazione, che i cristiani possono comunicare a tutti, con la testimonianza della vita; e già lo fanno, questo è evidente nelle società secolarizzate: le famiglie veramente cristiane si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto degli anziani… Il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia. Proponiamo dunque a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo! E per questo ci avviciniamo con attenzione e affetto alle famiglie in difficoltà, a quelle che sono costrette a lasciare la loro terra, che sono spezzate, che non hanno casa o lavoro, o per tanti motivi sono sofferenti; ai coniugi in crisi e a quelli ormai separati. A tutti vogliamo stare vicino con l'annuncio di questo Vangelo della famiglia, di questa bellezza della famiglia.
2/ L’amore è un’arte, non un istinto, non la scelta dell’oggetto giusto. Per questo è “problematico”
da K. Wojtyla, La bottega dell’orefice
Non esiste nulla che più dell’amore occupi sulla superficie della vita umana più spazio, e non esiste nulla che più dell’amore sia sconosciuto e misterioso. Divergenza tra quello che si trova sulla superficie e quello che è il mistero dell’amore ecco la fonte del dramma. Questo è uno dei grandi drammi dell’esistenza umana.
“Perché ho scelto l'amore come tema della mia prima enciclica” di Benedetto XVI (Discorso del 23 gennaio 2006 ai partecipanti ad un incontro internazionale promosso in Vaticano dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”).
La parola "amore" oggi è così sciupata, così consumata e abusata che quasi si teme di lasciarla affiorare sulle proprie labbra. Eppure è una parola primordiale, espressione della realtà primordiale; noi non possiamo semplicemente abbandonarla, ma dobbiamo riprenderla, purificarla e riportarla al suo splendore originario, perché possa illuminare la nostra vita e portarla sulla retta via. È stata questa consapevolezza che mi ha indotto a scegliere l'amore come tema della mia prima enciclica.
-l’amore non dipende semplicemente dalla scelta della persona giusta
-la sessualità è realtà della mente (dello spirito, del cuore) più che del corpo, perché l’amore non è un istinto da imbrigliare, ma un compito in cui crescere (cos’è la libertà?)
da R. Lorenzini
Ho detto prima che la sessualità è un istinto, ma non è vero. Anzi l'uomo gli istinti non li ha proprio: ed è per questo che sono stati inventati gli educatori, altrimenti non ce ne sarebbe alcun bisogno.
Gli animali invece hanno gli istinti che sono una sorta di programma di calcolatore che li conduce, attraverso una serie di tappe precostituite e non modificabili, al raggiungimento di un certo scopo (l'alimentazione, la difesa dai predatori, l'accoppiamento, ecc.) che ha valore per la sopravvivenza individuale e della specie: il singolo individuo esegue ciò che l'evoluzione della specie nel corso di milioni di anni ha stampato sul «suo programma», ma non ne ha alcuna consapevolezza e soprattutto non può scegliere di fare altrimenti.
L'uomo invece è dotato di alcune pulsioni che sperimenta psicologicamente come desideri (mangiare, dormire, proteggersi dal caldo e dal freddo, avere rapporti sessuali, ecc.) che hanno ovviamente anch'esse un significato di sopravvivenza, ma deve inventarsi o imparare il modo per soddisfarle; nel suo programma c'è scritta soltanto la mèta finale e non il percorso per arrivarci.
È per questo che i cani di duemila anni fa facevano più o meno la stessa vita da cani che fanno oggi, mentre gli uomini hanno imparato molte cose, se le sono trasmesse di generazione in generazione e gli stessi obiettivi di allora li raggiungono in modo un po' più sofisticato. Ed è sempre per lo stesso motivo che gli uomini hanno colonizzato tutta la terra, in quanto sanno raggiungere gli stessi scopi in situazioni diverse adattandosi: ve lo immaginate un orso bianco in Costa d'Avorio o un formichiere al Polo Nord?
Ogni specie animale ad esempio ha un suo modo specifico e magari molto elaborato di alimentarsi (il ragno fa la ragnatela, l'orso pesca i salmoni e ruba la merenda ai turisti, le balene filtrano il plancton) ma conosce solo quello e se non lo può praticare muore; l'uomo invece si procaccia il cibo in mille modi diversi (lavorando o facendo lavorare gli altri, uomini e animali, per lui) e poi se è duro lo cuoce, lo pesta, lo macera, lo condisce e se va a male lo conserva con il sale, con lo zucchero, col freddo o sott'olio.
Questa caratteristica specifica dell'essere umano di potersi autodeterminare e di non essere schiavo dei propri istinti rende l'uomo nello stesso tempo libero di scegliere come e perché vivere e contemporaneamente responsabile delle proprie azioni (libertà e responsabilità vanno naturalmente di pari passo). L'enorme sviluppo nell'uomo della corteccia cerebrale ha determinato questa situazione del tutto nuova: siamo gli unici esseri viventi in grado di scegliere la nostra sorte e quella delle altre specie che coabitano con noi; è una responsabilità enorme.
Così anche la sessualità non è un dato biologico a cui sottostare, un istinto da soddisfare, ma un progetto di relazionalità che l'uomo può scegliere come realizzare: dipende molto più dal cervello che non dai genitali. L'uomo in nome di un ideale può scegliere il celibato, farsi uccidere o lasciarsi morire di fame; sono queste altrettante prove che il primato nella nostra vita spetta al cervello e ai suoi prodotti: le idee.
- come crescere dal narcisismo al dono di sé, dal principio del piacere al principio della realtà?
- l’amore è un dono da accogliere e da donare (l’interdipendenza)
- innamorarsi, voler bene: il primo è un verbo “riflessivo”, il secondo un verbo “transitivo”
cfr. esempio di un giovane della parrocchia di Santa Chiara: all’inizio il suo unico criterio era: “io con una cozza mai!”, ma poi...
3/ L’amore lega il passato, il presente, il futuro
la promessa: la fedeltà è il nome dell’amore nel tempo
da Benedetto XVI, omelia nella celebrazione dei vespri con sacerdoti, religiosi, seminaristi e diaconi nella Chiesa della SS.ma Trindade, Fátima, 12 maggio 2010
La fedeltà nel tempo è il nome dell’amore.
- cfr. i lucchetti nel mondo giovanile e la reazione alla scoperta del tradimento ad ogni età!
- insegnare agli adolescenti a non fare gli “occhi dolci” a tutti/e
4/ La sessualità è il vestito dell’amore! Il piacere come indicatore di trascendenza
la sessualità sveglia l’adolescente all’amore, anche il più intellettuale... per essere felici l’altro deve essere presente almeno in sogno
papa Francesco Evangelii gaudium 7. La tentazione appare frequentemente sotto forma di scuse e recriminazioni, come se dovessero esserci innumerevoli condizioni perché sia possibile la gioia. Questo accade perché «la società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia»(Paolo VI, Gaudete in Domino 8)
il cibo, la sessualità... il piacere non dura e chiede un di più! o si esaspera o diventa amore
abbiamo sempre bisogno di qualcosa di più (quantità o qualità)!
da A. Tronconi
La sessualità fa problema. Ha sempre fatto problema. Sembrava, dopo la rivoluzione sessuale, che il problema dovesse sparire con l'informazione, con la conoscenza, con l'uso igienico! Anche per voi la sessualità è un problema e così per i ragazzi che educate. Allora: se è un problema, bisogna guardarlo bene in faccia.
La sessualità: non è un problema perché è legata al corpo! Ma perché è legata alla testa (e non perché esiste un istinto sessuale, che, invece, non esiste!). E' la testa il vero organo sessuale. E la testa è complicata e la si può usare in modo penalizzante. La sessualità esplode dentro (e pensiamo all'aspetto fisiologico, gli enzimi, gli ormoni, come se questo corpo fosse altro da te!). Esplode dentro perché esplode un bisogno psicologico, direi spirituale, mentale, della persona. La sessualità è il vestito dell'altro grande bisogno, che è quello dell'amore. E' un vestito indossato dall'aspetto più importante che è l'amore. La sessualità, anche vissuta nel peggiore dei modi, invoca, richiama l'amore. Avete detto che la sessualità è negativa quando è vissuta come non linguaggio, non apertura, quando non trasmette più niente, almeno coscientemente, gioiosamente. E' una "parola", evoca sempre un contenuto. La sessualità è un problema perché l'uomo è un problema nelle sue cose più alte, il bisogno d'amore. Già si vede che la morte della sessualità è il ripiegarsi su se stessi, sul narcisismo. Rinsecchisce e muore, diventa muta e cieca. Ne avete parlato anche come di una dimensione essenziale della vita. Guardate che non è per niente scontato questo. Deve divenire educazione. Non va né buttata via, né nascosta, né far finta che non ci sia, né esagerata. Non c'è uomo che non l'abbia. Ogni cellula ha la caratteristica maschile o femminile[1]. Eppure.noi pensiamo la sessualità come un aggiunta. C'è una macchina e dietro c'è agganciato un carrello. Se ne tiene conto, abitualmente, per alcune parti, come se non coinvolgesse tutta la persona. Ad esempio, a livello educativo, non si fanno mai distinzione ragazzi/ragazze. E' assurdo! Il mito dell'uguaglianza. Guai a dire: ragazzi e ragazze! In secondo luogo, la sessualità ti indica l'altro, una realtà oltre te stesso. Qualcosa che ti porta fuori da te. Tenta di superarti, cerca di fare, tramite la sessualità, un dono per l'altro. Questo è vero anche nelle forme peggiori, più maldestre. Cerca di fare un dono per gli altri. Non ci scandalizziamo che è un problema, ma sappiamo che il problema non è nel corpo. Non ci scandalizziamo che è dappertutto. Se la vivi consumandola nel tuo piccolo mondo, non stai vivendo la sessualità. Essa ti provoca ad uscire, a fare della tua vita un dono. Vediamo ora alcuni aspetti.
1) La sessualità è una realtà evolutiva. Bisogna disintossicarsi dall'idea di una funzione che l'uomo ha. Non è una realtà compiuta, che ci viene data, come se, quindi, la finalità educativa fosse gestirla bene, con buone regole. Te la trovi dentro, ma nella prospettiva di una maturazione e compimento. La sessualità sei te stesso. Per essa e con essa si fanno cose diversissime (questo lo si è sempre pensato). Oggi si è capita una cosa centralissima: "di" essa, della sessualità, si fanno cose diversissime., cioè è oggetto di crescita o di deformazione. Il problema, cioè, non è solo cosa fai con essa, ma è piuttosto come un compito che ti è stato dato: La stai facendo maturare o la vedi solo come un inciampo, o come l'aspetto meno impegnativo (hai quello che hai) o come la cosa divertente? Non è una bomba fra le mani! Devi veramente prenderla in considerazione. Non puoi congelarla. Soprattutto non è la parte istintiva di te: queste sono balle! E' la tua umanità chiamata ad essere una persona matura, anche in questo, soprattutto in questo. E proprio lì ho bisogno di una maturità, di una serenità. La tua dimensione psichica (la sessualità) è legata all'educazione, ma non per castrarla, non per mettergli le briglie. Piuttosto perché sia pienamente se stessa. Noi cristiani siamo quelli che ne parlano nel migliore dei modi. E' l'abito dell'amore. Un compito, una vocazione, non di quanto so tenerla a bada, ma di quanto la porto a pienezza. Sarò responsabile. Se sono narcisista, la vivrò così. L'uso sbagliato non è innanzitutto una trasgressione morale, è una omissione di crescita. Di quella chance che mi è stata data per essere più uomo, per aprirmi, per essere attirato dall'amore, cosa ne ho fatto? E' veramente l'occasione non l'unica, ma certo importante per diventare uomini, per essere comunicazione, dono, linguaggio, comunione. Mi piace pensarla come quell'inquietudine che non permette neanche al tuo corpo di chiudersi. Benedetto quel corpo che ti ricorda che non sei fatto per te, ma per gli altri, che non ti fa dormire, che sveglia l'adolescente dopo il cosiddetto periodo di latenza. E' così fondamentale che lo sente anche la mia carne. Perfino la sua ipofisi gli parla dell'altro! Perciò l'adolescenza non è l'età in cui rimbambirli TV, sport e distrazione. E' della "nostra" adolescenza, dell'adolescenza di quelli già avanti negli anni, che abbiamo paura! La sessualità ha bisogno di un intervento educativo. Ma non per ritardare o per far emergere il più tardi possibile. Noi nasciamo con la sessualità! La abbiamo al momento del concepimento! Il passaggio fondamentale è quello di lasciare una sessualità infantile e non dipende dall'età, spesso c'è negli adulti una sessualità pregenitale che la psicologia chiama pervertita e polimorfa non è ancora orientata, è confusiva immatura, incapace di essere se stessa. Essa segue il "principio del piacere"[2] in maniera cieca, subdola. Non sa uscirne. Serve per non comunicare, per riempire la propria solitudine, per colmare la propria mancanza di cuore. Per cui conta la quantità, non la qualità. Più ne provi, più diventi incapace di capire la vita e gli altri. Manca il suo obiettivo, è fallita, è fortemente narcisista. Invece deve diventare adulta, genitale[3], cioè avere come principio il "principio di realtà". Cerca il rapporto come essenziale, cerca il contenuto del linguaggio. Cerca l'amore perché solo questo può dare senso e bellezza.
Nuovo Testamento
55 volte “felice, beato”
Epicuro, Lettera a Meneceo (solo gli stoici lo chiameranno Porcus)
Proprio perché il piacere è il nostro bene più importante e innato noi non cerchiamo qualsiasi piacere; vi sono casi in cui noi rinunciamo a molti piaceri se ce ne deriva un affanno. Inoltre consideriamo i dolori preferibili ai piaceri, quando da sofferenze a lungo sopportate ci deriva un piacere più elevato… Quando diciamo che il piacere è il nostro fine ultimo, noi non intendiamo con ciò i piaceri sfrenati e nemmeno quelli che hanno a che fare con il godimento materiale, come dicono coloro che ignorano la nostra dottrina… La saggezza è principio di tutte le altre virtù e ci insegna che non si può essere felici senza essere saggi, onesti e giusti. Le virtù in realtà sono un’unica cosa con la vita felice e questa è inseparabile da esse.
- quindi il corpo e l’anima! Cosa è la bellezza?
1 Sam 16,7 Dice il Signore: Non guardate all'aspetto, né alla statura. Io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore.
la bellezza: (su www.youtube.it, canale Gli scritti Body evolution, lasciati ingannare )
dare il proprio corpo vuol dire dare l’anima
cfr. la domanda quando scopri di essere stato tradito: ma ci sei andata a letto?
da I doni dello Spirito, i vizi e le virtù, nel pellegrinaggio alle sette chiese di San Filippo Neri: indicazioni per un cammino verso la Cresima. Breve nota di Andrea Lonardo
Il dono della scienza è la capacità di conoscere e guardare l’altro come Cristo lo guarda.
Nella lussuria noi facciamo dell’altro un oggetto, una nostra proiezione.
Nella castità, invece, lo amiamo realmente. Comprendiamo il valore della castità non appena diventiamo padri di una ragazza: un padre non può tollerare che sua figlia sia solo un oggetto da ciucciare da parte di qualcuno. L’amore guarda l’altro così come lo guarda Dio. La scienza, così, corrobora la virtù e ci insegna a guardare le donne e gli uomini così come Cristo li guardava.
cfr. su questo il video Lussuria, castità, scienza (serie Catechisti Roma per la formazione dei catechisti delle Cresime)
da Platone, Alcibiade maggiore, 132-133B
Socrate: E così, chi si prende cura del corpo, si cura di ciò che gli è proprio, ma non di se stesso.
AL. Sembra di sì. [...]
So. Allora, se uno ama il corpo di Alcibiade, non ama Alcibiade, ma qualcosa che gli appartiene.
AL. Vero.
So. Ti ama invece chi ama la tua anima.
AL. Necessariamente, date le premesse.
So. Ma chi ama il tuo corpo, non ti abbandona quando sfiorisce?
AL. Evidente. (d)
So. Chi invece ama la tua anima, non se ne va finché essa avanza sulla via del meglio.
AL. Naturale.
So. Ebbene, io sono quello che non ti abbandona... [...] ( 133b)
So. Ebbene, caro Alcibiade, se l'anima vuole conoscere se stessa, dovrà guardare in se stessa, e soprattutto dove si trova
da Porno dipendenze e amore, di Claudio Risé, Io donna 15 febbraio 2014
Ciao Claudio, il mio matrimonio rischia di andare a rotoli. Mio marito quando arriva a casa stanco dal lavoro mangia un boccone, si piazza davanti alla TV e si addormenta. Poi quando si sveglia va su Internet a vedere porno. E’ dispiaciuto, depresso, promette di non farlo, ma a volte si alza di notte, e appena può è lì. Come aiutarlo? Dora
Ciao Claudio, è più forte di me. Appena ho un minuto mi sparo lì su Internet a vedere corpi nudi. Mi sembra che mi rilassi, in realtà mi svuota. Però non riesco a spegnere. Dimmi qualcosa, Gianni
Ciao Dora e Gianni, la potenza della pornografia è proporzionale alla depressione di chi la cerca. Il porno presenta a una persona sola, ferma, depressa, corpi nudi che si incontrano simulando o provando piacere. E’ l’incontro tra il maratoneta e l’handicappato. Però tutte e due le posizioni sono false. Loro non sono (quasi mai) valorosi campioni, ma mestieranti stanchi e bisognosi di denaro. E chi guarda ha gambe, cuore, cervello e sesso per muoversi, ma è inchiodato dalle depressione e dalla passività.
Occorre portare corpo vero, desiderio e piacere carnale e non virtuale nella vita quotidiana. Ciò accade solo quando si vede anche il contenuto divino e spirituale del corpo e della sessualità, non riducibili a pratiche virtuali. La cura della porno dipendenza è l’adorazione-meditazione del corpo e l’estasi d’amore, di cui l’occidentale deve ritrovare l’abitudine, persa da tempo.
5/ L’uomo e la donna
da Credo in Dio Padre creatore onnipotente. Parlare di Genesi 1-3 nella catechesi. Testo e file audio da una catechesi di Andrea Lonardo (www.gliscritti.it)
«Perché Dio plasmò dalla costola e non dalla testa? Per evitare che la donna dominasse l’uomo. Perché non dal piede? Per evitare che l’uomo la dominasse. Dalla costola, perché avessero pari dignità».
Infatti in ebraico il termine tzela non vuol dire solo costola, ma anche fianco. Mentre Dio ed i suoi angeli stanno al di sopra dell'uomo e gli animali sono inferiori all'uomo, ecco che solo la donna sta al suo fianco. L'uomo e la donna, fianco a fianco, camminano amandosi.
Proprio per questo il rapporto con la donna, una volta che avverrà il peccato, sarà anche così difficile oltre che tanto desiderato. È molto più facile, infatti, avere un rapporto con qualcuno che ci è inferiore, come un animale, ma la donna è per l'uomo - e viceversa - qualcuno che lo tocca nel fianco, che lo tocca nel vivo della sua carne e del suo cuore.
dalla Catechesi di Benedetto XVI su Pietro Lombardo, del 30 dicembre 2009
Per avere un’idea dell’interesse che ancor oggi può suscitare la lettura delle Sentenze di Pietro Lombardo, propongo due esempi. Ispirandosi al commento di sant’Agostino al libro della Genesi, Pietro si domanda il motivo per cui la creazione della donna avvenne dalla costola di Adamo e non dalla sua testa o dai suoi piedi. E spiega: “Veniva formata non una dominatrice e neppure una schiava dell’uomo, ma una sua compagna” (Sentenze 3, 18, 3). Poi, sempre sulla base dell’insegnamento patristico, aggiunge: “In questa azione è rappresentato il mistero di Cristo e della Chiesa. Come infatti la donna è stata formata dalla costola di Adamo mentre questi dormiva, così la Chiesa è nata dai sacramenti che iniziarono a scorrere dal costato di Cristo che dormiva sulla Croce, cioè dal sangue e dall’acqua, con cui siamo redenti dalla pena e purificati dalla colpa” (Sentenze 3, 18, 4). Sono riflessioni profonde e valide ancora oggi quando la teologia e la spiritualità del matrimonio cristiano hanno approfondito molto l’analogia con la relazione sponsale tra Cristo e la sua Chiesa. amare non è guardarsi negli occhi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione
costola: l’amore è necessario, l’amore è difficile!
cfr. la famiglia all’origine... un omosessuale nacse da un uomno e da una donna, da un ovulo e da uno spermatozoo!
la sedia in D. Fabio Rosini
cocca bella, ma tu come sei nata
non un disprezzo del corpo... la psiche e del corpo fai quello che vuoi
cfr. ciò che anche gli omosessuali sanno benissimo:
cfr. Alcune leader del femminismo e del lesbismo francese si dichiarano contrarie a leggi che prevedano la gestazione di bambini per coppie gay. «La gestation pour autrui donne la possibilité aux hommes de disposer du corps des femmes pour satisfaire un "droit à l'enfant" que nous récusons. Comment un gouvernement progressiste pourrait-il cautionner la création d'un marché des ventres au nom d'un "droit à l'enfant" qui n'existe pas et qui ne doit pas exister?» (da Yvette Roudy, Thalia Breton, Carine Delahaie, Carine Favier, Amandine Miguel, Catherine Morin Le Sech, Sabine Salmon, Olga Trotiansky) su www.gliscritti.it cfr. anche gli articoli di Giovanni Amico sul tema
Meravigliatevi! Per un manifesto dei meravigliati, di Fabrice Hadjadj, apparso sul sito printempsfrancais.fr
Non siamo degli indignati. Ciò che ci anima è un sentimento più primitivo, più positivo, più accogliente: si tratta di quella passione che Cartesio considera la prima e la più fondamentale di tutte: l’ammirazione.
Essa è prima perché la si sperimenta di fronte alle cose che ci precedono, che ci sorprendono, che non abbiamo pianificato noi: i gigli dei campi, gli uccelli del cielo, i volti, tutte le primavere… Prima di soddisfarci dell’opera delle nostre mani e della vittoria dei nostri princìpi, ammiriamo questo dato naturale.
Questa è la colorazione affettiva che tentiamo di fare entrare nelle nostre azioni. Esse non sono motivate da uno stato d’animo triste o di rivendicazione. Non sono imbevute di amarezza. Non vorrebbero essere altro che rendimenti di grazie. Perché, a partire da questa ammirazione primigenia, esse devono fiorire in gratitudine verso la vita ricevuta, verso la nostra origine terrestre e carnale: il fatto che non ci siamo fatti da soli, ma che siamo nati, da un uomo e da una donna, secondo un ordine che sfuggiva a essi stessi.
Questa meraviglia la nascondiamo sotto le parole «biologico», «determinismo», «animalità», e assumiamo un’aria di superiorità, vantando le libere prodezze della nostra fabbrica. E tuttavia, che cosa c’è di più stupefacente di questa unione degli esseri più differenti, l’uomo e la donna? E cosa c’è di più sorprendente del loro abbraccio, chiuso sul suo proprio godimento, e che tuttavia si strappa, secondo natura, per permettere l’avvento di un altro, di un’altra differenza ancora: la futura piccola peste, il già disturbante, colui che chiamiamo «il bambino»? Jules Supervielle esprime con una precisione più che scientifica che la riduzione biologistica ci nasconde: «Ed era necessario che un lusso d’innocenza/ concludesse il furore dei nostri sensi?».
[...] Alcuni ci accusano di essere dei «fascisti» [...] Altri diranno che facciamo quello che facciamo perché siamo dei «cattolici», o degli «ebrei integralisti», o dei «fondamentalisti musulmani»… Ma no, siamo soltanto dei francesi, e più semplicemente ancora sia degli uomini e delle donne, molto lontani da qualsiasi puritanesimo e da qualsiasi fondamentalismo, ci incantano le natiche e non ci repelle l’ammirazione della congiunzione improbabile del «pisello» e della «passerina» e del pancione che ne deriva. Con maggiore precisione ci si potrebbe collocare fra i fautori di un’ecologia integrale. [...]. C’è un’evidente e naturale diseguaglianza fra la coppia formata da un uomo e una donna e quella di due uomini o di due donne.
Per rendere uguali le condizioni, è necessario ricorrere all’artificio, e passare dalla nascita alla fabbricazione, dal “born” al “made”… Dietro la pretesa legalizzazione giuridica, c’è dunque un assoggettamento tecnocratico, e il progetto di produrre persone non come persone, dunque, ma come prodotti, in base ai nostri capricci, secondo la legge della domanda e dell’offerta, in conformità ai desideri fomentati dalla pubblicità: «Un bambino à la carte, la vostra piccola cosa, l’accessorio della vostra autorealizzazione, il terzo compensatorio delle vostre frustrazioni; infine, per una modica somma, il barboncino umano!».
Ecco perché non siamo «omofobi». Siamo meravigliati dai gays veramente gai, dai «folli» senza gabbia, dai saggi dell’inversione. L’amore della differenza sessuale, così fondamentale, con quello della differenza generazionale (genitori/figli), ci insegna ad accogliere tutte le differenze secondarie. Se io, uomo, amo le donne, così estranee al mio sesso, come potrei non avere simpatia, se non amicizia, per gli omosessuali, che mi sono, in definitiva, molto meno estranei?
6/ Non solo la totalità, ma anche la fecondità dell’amore
cfr. Harry Potter e la sua ragazzetta: ha una battaglia da combattere
- un mondo che ha sessualizzato tutto (cfr. Maffesoli, oggi non più homo faber, ma homo eroticus!) cfr. bambini e anziani: ce l’hai il fidanzatino?
- preparare a diventare padri e madri, educare all’amore per la vita
- parlare di Genesi in maniera estremamente concreta: fra 15 anni diventerete madri!
da A. de Saint-Exupéry, Terra degli uomini
Legati ai nostri fratelli da un fine comune e situato fuori di noi, solo allora respiriamo, e l’esperienza ci mostra che amare non significa affatto guardarci l’un l’altro ma guardare insieme nella stessa direzione. Non si è compagni che essendo uniti nella stessa cordata, verso la stessa vetta in cui ci si ritrova...
7/ Il valore dei segni: l’aspetto pubblico dell’amore
da La bottega dell’orefice, di di Andrzej Jawień/Karol Wojtyła
«Le fedi che stanno in vetrina
ci dicono qualcosa con strana fermezza.
Per ora sono solo oggetti di metallo prezioso
ma lo saranno soltanto fin quando
io ne metterò una al dito di Teresa
e lei metterà l'altra al mio.
Da quel momento saranno loro a segnare il nostro destino.
Ci faranno sempre rievocare il passato
come fosse una lezione da ricordare,
ci spalancheranno ogni giorno di nuovo il futuro
allacciandolo con il passato.
E insieme, in ogni momento,
serviranno a unirci invisibilmente
come gli anelli estremi di una catena.
Dunque non siamo entrati subito. Il simbolo prese la parola.
Lo abbiamo capito insieme nello stesso momento.
Guardando le fedi
nuziali ci ha colto una commozione silenziosa.
È questo che ci ha fermato davanti al negozio.
Rimandavamo il momento.
Mi sono accorto solo che Teresa serrò più forte
il mio braccio ... e questo era il nostro oggi:
l'incontro del passato con il futuro.
Ecco noi due spuntati da tanti momenti strani
come dall'abisso di fatti semplici e consueti.
Ecco noi due insieme. Ci uniamo segretamente
grazie a queste due fedi».
Il tempo si sospende dinanzi al segno delle fedi nuziali esposte nella vetrina della bottega dell'orefice.
«Non siamo entrati subito,
ci fermò un pensiero, nato
— lo sapevamo bene — nello stesso momento
in me e in lei».
- un paradosso: nessuno vuole più sposarsi, tranne...
8/ Sintetizzando: il compito educativo
- la grande questione: se io lo amo, perché...
- il valore dei no e dei sì
es. genitori e vacanze dei figli da soli
- insegnare il senso del “mistero”, dell’attesa, insieme alla misericordia ed al non scandalizzarci mai (es. anche dell’aborto)
da A. Tronconi
2) La morale sessuale ha una dimensione educativa. Non lotta contro le pulsioni, il desiderio, la fantasia. Invece, le scelte devono essere luogo di educazione per far crescere l'apertura alla vita (la fecondità in senso ampio), la creatività (che non è fatta dai giochetti, ma da un'anima interiore), la capacità di comunicare, l'amore detto con la sessualità. Sono realtà che si costruiscono gradualmente. E' tutto nello sforzo di essere cresciuto, è nell'impegno a crescere come persona. Non esiste una educazione sessuale, esiste una educazione, punto! Non è neanche il problema di sentimenti o di una collocazione matrimoniale. I valori li deve scoprire tutta la persona. Come gli puoi dire: "Per i rapporti aspetta il matrimonio, aspetta ad amare veramente", se quello conosce solo l'amore di coppia cosiddetto se ama in maniera narcisistica, se fa uso narcisistico dell'altro, non conosce il servizio, non sa cos'è l'ascolto, non sa cos'è la dimensione che l'altro esiste? Allora è importante capire che tu educhi scegliendo determinate cose. Una piccola pienezza è il presupposto di una pienezza più grande. Le scelte sono morali non perché c'è il giudizio di Dio, ma perché lì ti giochi la tua crescita. Il problema non è tanto vedere i gesti sessuali come una trasgressione e poi si dice: "Mi è scappato e ti chiedo scusa". La sessualità la aiuti non tanto parlando sempre di sessualità, ma mostrandogli il piacere di crescere come persona. Non stiamo alterando l'uomo. Stiamo seguendo la sua vera traccia. C'è piuttosto una sessualità immatura che va per il suo verso e mi illudo che risolvo parlandogli di volontà. E c'è una sessualità che matura che è, invece, un aiuto per la crescita, per l'amore.
3) Il problema della gradualità. E' il problema del confine fra il bene e il male che esiste, certo che esiste! Esso è nella concretezza della persona, non nei libri o nella testa. Devo aver presente il valore, con tutte le sue esigenze, ma adeguato alla persona. Non come strategia, ma come fedeltà al valore che è sempre la persona. Dio non ha dato Gesù Cristo per i valori, ma per la persona. Non c'è nulla al mondo che vale più della persona. Vivo in una situazione concreta che ha dei limiti reali; sono lì per superarli, per superare me stesso. Non nel senso di essere fine a se stessi, ma nel senso di diventare veramente un dono. Devo enunciare le severe esigenze oggettive della morale, cioè non delle regole, ma dell'uomo. Dio pensa all'uomo e sa che è fatto per amare. E' un esigenza grande e ti sarà chiesto sempre di più. Stai morendo e ti sarà chiesto di morire per amore. Non si gioca con le esigenze di Dio, proprio per essere fedeli all'uomo. Il primo bisogno, di quel ragazzo, il più grande è di essere secondo il disegno di Dio.
4) La globalità dell'educazione all'amore. L'amore, che è il vero significato e contenuto, non cresce se non cresce la persona. Allora: far crescere la persona, soprattutto nella consapevolezza della libertà. C'è gente che rispetta un codice morale, alla lettera, e non cresce mai! Invece se tu agisci moralmente, tu cresci! Non sei meno uomo o meno donna, ma stai costruendo te stesso. Non serve rispettare qualcosa se non ti viene dal tuo cuore, dalla tua libertà, dal luogo dove dai del "tu" a Dio. Deve essere mio quel valore. Quel poco che è mio vale molto di più del tutto che non è mio! Se qualcuno lo fa perché terrorizzato, addestrato, lì non c'è niente di morale. Dobbiamo chiedere al ragazzino qualcosa che è suo. Detto da lui. Non gente intruppata, preoccupata solo che le cose si dicano e si facciano. Fallo crescere, fallo diventare libero, dagli la consapevolezza, il gusto di essere se stesso, di pensare alla sua vita. Lì è un uomo e non è parlandogli della volontà che lo cambi! E allora, concretamente, che fare? Il problema non è insegnare a gestire bene il corpo. Bisogna insegnare ad amare. Per prima cosa creare un ambiente d'amore, superare le forme di aggressività, di repressione, insegnare la capacità di ascoltare, di accoglienza, di riconoscimento dell'altro e del suo bisogno di servire. Insegnare a risolvere le tensioni comunicando, non con musi e con botte. Si educa alla sessualità, educando alla comunicazione. Educando alla capacità di rinunciare, andando oltre se stessi. Superare ogni ambiente dove il criterio è la contesa, il narcisismo, l'indifferenza. Togliere l'indifferenza fra le persone (gente che vive solo per il proprio bisogno). Questo se abbiamo capito che la sessualità è nella testa. Chi non è aperto agli altri, chi non si accorge degli altri, non vivrà mai bene la propria sessualità. Amare l'altro! Ma guai se lo facessimo come un diversivo per non pensare ai genitali. E', invece, il modo più godereccio per vivere la sessualità. Questo non lo puoi dire agli altri se non ne sei convinto tu! Solo se viviamo in pienezza il nostro essere uomini sono veramente possibili il piacere e la sessualità.
Testi per un ulteriore approfondimento
Sul sito www.gliscritti.it (cercare nel motore di ricerca interno)
-Corso sul matrimonio, di don Achille Tronconi (vedi in particolare il capitolo 11°)
- Educare all’amore. Il senso della sessualità (da Roberto Lorenzini)