San Valentino nel neolitico, di Fiorenzo Facchini
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Riprendiamo da Avvenire del 12/2/2014 un articolo scritto da Fiorenzo Facchini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti sull'origine dell'uomo, Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione L'uomo e le sue origini nella sezione Scienza e fede.
Il Centro culturale Gli scritti (12/3/2014)
Gli affetti non fossilizzano. Nei documenti della preistoria si possono però individuare comportamenti che rivelano presumibili relazioni affettive vissute in vita. Viene da pensare a questo quando ci si trova di fronte alle sepolture, specialmente se sono accompagnate da corredo, come ossa di animali, conchiglie, ocra rossa. Nel Paleolitico superiore e nel Neolitico sono ben documentate.
Un caso particolare della cura del defunto può riconoscersi nelle sepolture bisome o trisome, quando cioè la tomba racchiude scheletri di due o più individui, seppelliti insieme. La loro vicinanza nella medesima tomba fa pensare a particolari rapporti affettivi, presumibilmente familiari. La più antica sepoltura bisoma che conosciamo è quella trovata a Qafzeh in Israele, risalente a circa 90.000 anni fa, che racchiude uno scheletro di donna con un infante ai piedi.
Molto più recente, ma sempre di sicuro interesse, la sepoltura bisoma neolitica (circa 6000 anni fa) trovata nel febbraio 2007 a Valdaro, nel Comune di San Giorgio, nel Mantovano, che la Soprintendenza ai beni culturali vuole valorizzare (e lo farà con un’esposizione straordinaria venerdì prossimo, giorno di San Valentino).
La sepoltura, denominata degli «amanti di Valdaro», racchiude due scheletri che, secondo l’antropologa Cristina Ravedoni che li ha studiati, pur non essendo abbracciati, sono adagiati sul fianco e si guardano. La studiosa ha identificato due individui giovani di sesso diverso e di età tra 16 e 20 anni. Le presumibili relazioni affettive che li legavano in vita e li hanno visti accomunati in un medesimo evento di morte (la cui natura ci è sconosciuta) dovettero indurre i seppellitori a mantenerli vicini nella tomba quasi a prolungare oltre il tempo il loro rapporto affettivo.
Questa sepoltura ha sicuramente un grande valore simbolico, perché non c’è solo l’idea della sopravvivenza: la vicinanza affettiva vissuta in vita viene quasi fissata nella sepoltura in una sfida sul tempo, oltre la morte. In questo modo le relazioni di due persone, riconosciute dalla famiglia o dal gruppo di appartenenza, vengono a prolungarsi in una vita futura, secondo un’aspirazione che anche l’uomo preistorico avvertiva. Forse è questo il significato delle sepolture bisome o trisome, di due o più individui accomunati da un medesimo evento conclusivo della esistenza.
Non mancano documenti simili in altre epoche, antiche e recenti. Molto noti i due scheletri, riferiti a una donna anziana e a un adolescente ritrovati nella grotta dei Fanciulli a Grimaldi (Epigravettiano, 18.000 anni fa), con arti inferiori flessi e braccialetti di conchiglie, la sepoltura trisoma della grotta Barma Grande, sempre a Grimaldi (Paleolitico superiore) con tre scheletri ( un adulto maschio e due adolescenti). A Dolni Vestonice, in Moravia, (25.000 anni fa) è stata scoperta una sepoltura con tre scheletri. In epoca assai più recente, nella necropoli di Morrione (Molise) del VII-VIII secolo d.C. si è trovata una sepoltura bisoma con gli scheletri di un uomo e di una donna accompagnati da corredo.
I sentimenti espressi nella sepoltura, particolarmente in quelle con due o più inumati, rimandano a una ideologia collettiva sul dopo la morte, che non è solo di sopravvivenza. Quando qualche evento esterno dovesse troncare relazioni affettive reali e consolidate, il sentire collettivo cerca dei segni che le prolunghino nel tempo, come risposta a un bisogno profondo dell’uomo.