Le opere d’arte della Chiesa Nuova, per presentare i misteri di Cristo in catechesi
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Riprendiamo dal volumetto Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente! I misteri di Maria nelle opere d’arte della Chiesa Nuova, realizzato per la serie Incontri dell’Oratorio in musica, 23 maggio 2011, stampato in proprio dai padri dell’Oratorio di San Filippo Neri della Chiesa di Santa Maria in Vallicella, alcune note sulle opere d’arte presenti nella Chiesa Nuova – il testo è stato completato con alcuni passaggi ripresi da Wikipedia – e dal libretto Catechesi attraverso le opere d’arte di Santa Maria in Vallicella, curato da p. Maurizio Botta, le “Verità della fede espresse dai quadri” . Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi le sezioni Roma e le sue basiliche e Sacra Scrittura.
Il Centro culturale Gli scritti (10/5/2014)
Indice
- N.B. de Gli scritti sui "Misteri" di Cristo nella catechesi come chiave per la presentazione del Nuovo Testamento
- 1/ Cappella della Presentazione di Maria
- 2/ Cappella dell'Annunciazione
- 3/ Cappella della Visitazione
- 4/ Cappella della Natività o dell’Adorazione dei Pastori
- 5/ Cappella dell’Adorazione dei Magi o dell'Epifania
- 6/ Cappella della Presentazione di Gesù al Tempio o della Purificazione
- 7/ Cappella del Crocifisso
- 8/ Cappella della Deposizione o della Pietà
- 9/ Cappella dell'Ascensione: verità della Fede espresse dal quadro
- 10/ Cappella della Pentecoste
- 11/ Cappella dell’Assunta o Cappella Pinelli
- 12/ Cappella dell'Incoronazione della Vergine
- 13/ Ulteriori note sulla Chiesa Nuova
- Note al testo
N.B. de Gli scritti sui "Misteri" di Cristo nella catechesi come chiave per la presentazione del Nuovo Testamento
Le tele delle Cappelle laterali della Chiesa Nuova sono testimonianza della predicazione e della catechesi della Chiesa che si è abituata nei secoli a dipingere i “misteri” di Cristo[1]. Con questo termine si indicano gli eventi della vita di Cristo insieme al loro significato salvifico. In questo senso i “misteri” non sono solo ciò che i singoli evangelisti Matteo, Marco, Giovanni o Luca raccontano di un fatto evangelico, bensì piuttosto quell’evento unitariamente considerato compreso alla luce di ciò che Gesù intendeva manifestare operando quell’evento. Nel termine “mistero” è implicato, insomma, il fatto reale, storico, che è all’origine dei diversi testi evangelici, unitamente alla significatività salvifica di quell’evento capace di cambiare la storia ed i cuori degli uomini.
In questa maniera la presentazione iconografica sostiene l’esegesi biblica, ricordandole che l’uomo non si accontenta di conoscere la dimensione letteraria del testo biblico - pur fondamentale - ma vuole raggiungere l’avvenimento in sé con il suo significato teologico e spirituale.
Ecco allora che le diverse tele della Chiesa Nuova – ad esempio la Pietà o Deposizione - intendono presentare un unico evento, al punto che non ha senso domandare da quale dei vangeli esse abbiano attinto: ai pittori ed ai committenti importava soprattutto sintetizzare in una scena unica l’evento stesso. Il procedimento della pittura è simile, da questo punto di vista, a quello della liturgia: quando essa celebra il Natale,la Pasqua o il Battesimo di Gesù, non è interessata innanzitutto alle singole versioni dell’evento, ma alla rilevanza di esso.
La Dei Verbum ha ripreso in maniera nuova ed insieme antica questa questione, affermando che l’esegesi deve essere al contempo storico-critica e teologico-spirituale. Si potrebbe, utilizzando un immagine, affermare che la Bibbia è come un giocattolo meraviglioso: l’esegesi deve essere capace di smontarlo, mostrando i diversi pezzi di cui è composto, ma deve poi anche saperlo rimontare in unità, perché sia possibile poi “giocarci” avendolo sano ed intero!La Chiesa di fine ‘500 compiva la stessa operazione come si può vedere in queste tele.
Cappella del transetto a destra
Le due cappelle alle estremità del transetto furono modificate con un arretramento, in analogia alle cappelle delle navate: i lavori furono eseguiti nel 1634 per la cappella della Presentazione.
1/ Cappella della Presentazione di Maria
All'estremità sinistra del transetto. Fu costruita nel 1589 a spese del vescovo Angelo Cesi, e decorata su disegno di Martino Longhi il Vecchio nel 1591 con marmi policromi e due colonne in marmo verde antico all'altare.
Nel 1592 furono collocate nelle apposite nicchie le statue di "San Pietro" e "San Paolo", opera di Giovanni Antonio Paracca e nel 1603 fu consegnata la pala d'altare, raffigurante la "Presentazione di Maria al Tempio" di Federico Barocci.
Dopo i lavori di modifica, fu completamente rifatta la decorazione affrescata, con "Storie di Anna, Elcana e Samuele" sulla volta, ad opera di Alessandro Salucci.
Cappella della Presentazione di Maria: verità della Fede espresse dal quadro
- Dio entra nella storia, una vera storia... (Realismo dei particolari: cesta, cappello, bue…).
- Dio non solo entra, ma prepara il suo ingresso nella storia.
- La consacrazione già da bambini (posizione del corpo di Maria).
- Dedicazione di un Tempio, dedicazione della persona umana come tempio.
- La consacrazione ci richiama il valore della libertà dell'uomo.
- Una consacrazione non si improvvisa.
- Nella Presentazione al Tempio di Gerusalemme riconosciamo che il dono della vita viene da Dio.
Cappelle delle navate
Le cappelle, che inizialmente si aprivano sull'unica navata, furono tutte ricostruite per far posto alle navate laterali tra il 1594 e il 1606.
Navata sinistra a partire dall’ingresso
2/ Cappella dell'Annunciazione
Prima cappella della navata sinistra. Concessa in patronato alla famiglia Ruspoli, banchieri fiorentini, nel 1589.
Nel 1591 fu completata l'originaria decorazione affrescata, di Andrea Lilio, di cui si conservano quelli del sottarco ("Annuncio della nascita della Vergine a Gioacchino ed Anna", "Rebecca al pozzo", "Rachele nasconde gli idoli", l'"Immacolata Concezione", "Uva della terra promessa", "Sposa del Cantico dei Cantici" e la "Sposa entra nella sala del banchetto"). La pala d'altare dello stesso anno e raffigurante l'"Annunciazione", fu opera di Domenico Cresti (detto "il Passignano").
Dato il cattivo stato di conservazione degli affreschi, una seconda decorazione con marmi policromi e stucchi, fu commissionata nel 1662.
Cappella dell’Annunciazione: verità della Fede espresse dal quadro
- Dio entra nella storia, una vera storia… (Realismo dei particolari: oggetti tipici del ‘500).
- È un avvenimento umile e nascosto. Nessuno lo vide, nessuno lo conobbe se non Maria. Ma al tempo stesso il più decisivo per la storia dell’umanità.
- Maria rinnova la sua offerta libera dicendo “Eccomi” all’annuncio dell’Arcangelo Gabriele. La posizione del suo corpo è uguale a quella del suo primo “sì” nella Presentazione al Tempio.
- Maria è santa perché santificata in un modo unico e irripetibile dallo Spirito Santo.
- Nel quadro è raffiguratala Trinità, il Padre in alto, lo Spirito Santo (colomba), il Figlio è già nel grembo di Maria.
- Il “Sì” di Gesù e di Maria si rinnova nel “Sì” dei Santi, specialmente dei martiri che vengono uccisi a causa del Vangelo.
3/ Cappella della Visitazione
Seconda cappella della navata sinistra. Concessa in patronato a Francesco Pizzamiglio, veneziano, nel 1582. Alla metà del Settecento passò a Filippo Sicurani.
La pala d'altare di Federico Barocci, del 1586, raffigura la "Visitazione" ed era particolarmente cara a san Filippo Neri.
Dopo la ricostruzione, che fu completata solo nel 1611, la decorazione a stucco fu eseguita entro il 1617 e l'anno successivo furono commissionati gli affreschi di Carlo Saraceni ("San Matteo", "San Giovanni Evangelista" e "San Giovanni Battista", quest'ultimo oggi perduto).
Cappella della Visitazione: verità della Fede espresse dal quadro
- Maria riceve in questo momento la conferma della verità delle parole dell'Angelo.
- Bellissimo il particolare delle due mani che si stringono, la mano anziana di Elisabetta e quella giovane e delicata di Maria.
- Sempre i particolari che ci dicono che questa Storia è viva nel presente (l'asino spettatore, le gallinelle nella cesta...).
- Maria è "Cristofora - Portatrice di Cristo" ed è questo che fa sussultare di gioia il bimbo nel grembo di Elisabetta.
- Lo Spirito Santo ci fa vedere Gesù anche quando è nascosto.
4/ Cappella della Natività o dell’Adorazione dei Pastori
Terza cappella della navata sinistra. Concessa in patronato a Silvio Antoniano, futuro cardinale, nel 1580.
La pala d'altare, di Durante Alberti, raffigura l'"Adorazione dei pastori" (prima del 1590). Dopo la ricostruzione era stata decorata con stucchi (Giovanni Guerra) e affreschi (Pomarancio), non più conservati.
Cappella della Natività o dell’Adorazione dei Pastori: verità della Fede espresse dal quadro
- I primi che adorano Dio fatto uomo sono i più esclusi e lontani di tutto il popolo d'Israele.
- I pastori erano disprezzati e considerati ai margini della vita civile e religiosa.
- Da guardare insieme il Bambino e l'Agnellino con le zampe legate. In una sola immagine è descritta tuttala Storiadi Gesù, nato e morto per Amore.
- La bellezza della paglia così concreta ci dice che questo avvenimento è presente oggi.
- La curiosità, lo stupore, la tenerezza e la commozione dei pastori.
5/ Cappella dell’Adorazione dei Magi o dell'Epifania
Quarta cappella della navata sinistra. Concessa in patronato nel 1578 a Porzio Ceva, notaio della Camera Apostolica.
La pala d'altare, opera di Cesare Nebbia del 1578, raffigura l'"Adorazione dei Magi".
Dopo la ricostruzione, la nuova decorazione con marmi policromi e stucchi sulla volta fu affidata ancora a Stefano Longo e fu completata nel 1619, riprendendo i motivi della cappella della Purificazione. Gli affreschi sulla volta, in cattivo stato, furono probabilmente completati nel 1625 da Baccio Ciarpi.
Cappella dell’Adorazione dei Magi o dell'Epifania: verità della Fede espresse dal quadro
- L'edera rappresenta nell'iconografia cristiana la vita eterna e l'immortalità dell'anima, ed è dono di Cristo che nasce.
- La corona regale ai piedi della culla di Gesù indica come sia Lui il vero Re dell'Universo.
- Un raggio della stella in alto sembra un rivolo di luce che va a bagnare il Bambino.
- Il sasso con le due lettere CN, Cesare Nebbia, esprime la consapevolezza dell'Autore di essere un piccolo sasso davanti alla Regalità di Cristo.
6/ Cappella della Presentazione di Gesù al Tempio o della Purificazione
Quinta cappella della navata sinistra. Concessa a Fabrizio e Cesare Mezzabarba, di Pavia, era stata inizialmente destinata all'esposizione dell'antica immagine miracolosa della "Madonna Vallicelliana". Con i lavori di ricostruzione il patronato passò al cardinale Agostino Cusani e nel 1854 ai conti Polidori.
La decorazione a stucco posteriore alla ricostruzione è opera di Stefano Longo, mentre i riquadri affrescati nella volta furono completati nel 1620 dal Cavalier d'Arpino ("Sant'Ambrogio", "Sant'Agostino" e "Santa Monica"). Gli affreschi, danneggiati, furono ricoperti da un restauro del 1885.
La pala d'altare è costituita da una tela del 1627, ancora del Cavalier d'Arpino, raffigurante la "Purificazione della Vergine".
Cappella della Presentazione di Gesù al Tempio o della Purificazione: verità della Fede espresse dal quadro
- Come Maria, anche Gesù viene presentato al Tempio. Gesù entra in una vera Storia, in un vero Popolo, il Popolo d'Israele. (Giuseppe porta tra le mani le colombe prescritte dalla Legge del Signore). L'incontro di Giuseppe e Maria con Simeone e la profetessa Anna (Luca 2,22-40).
- Gesù è riconosciuto da Simeone come Luce che illumina le Genti.La Chiesa, in questa festa, celebra questa verità con la benedizione delle candele e una processione solenne all'inizio della Santa Messa (Candelora).
Navata sinistra a partire dall’ingresso
7/ Cappella del Crocifisso
Prima cappella della navata destra. Concessa in patronato a Camillo Caetani, patriarca di Alessandria e in seguito passò a Paolo Paganino, di Modena, e ancora alla famiglia Rossi e, nel 1746, al marchese Giacomo Vettori.
La pala d'altare, di Scipione Pulzone, raffigurante il "Crocefisso", fu completata entro il 1586.
Sotto il patronato del Paganino e dopo la ricostruzione fu rifatta la decorazione nel 1621, con stucchi del sottarco (eseguiti da Stefano Longo con le allegorie della Giustizia e della Fortezza) e della volta di copertura, dove riquadrano affreschi ad olio di Giovanni Lanfranco ("Incoronazione di spine", "Flagellazione" e "Orazione nell'orto").
Cappella del Crocifisso: verità della Fede espresse dal quadro
-La Mortee Resurrezione di Gesù non è un avvenimento concluso nel passato, ma sprigiona ancora oggi tuttala Sua Potenza; per chi ricorre ad esso. È come un'esplosione nucleare che per innescare una reazione a catena ha bisogna della libertà dell'uomo.
- L'Eccomi, il Sì di Maria anche ora sotto la croce.
- Maria Maddalena che avvolge completamentela Crocee i piedi di Gesù con i suoi lunghi capelli biondi. Anche noi possiamo unire alla Croce i nostri dolori e da essa attingerela Pacedi Gesù Cristo. Èla Sua Croceche ci porta.
8/ Cappella della Deposizione o della Pietà
Seconda cappella della navata destra. Concessa in patronato a Pietro Vittrici, "guardaroba" del papa. Passò quindi a Ermete Cavalletti.
Dopo la ricostruzione ricevette una decorazione con marmi policromi e stucco (1612) e con affreschi di Angelo Caroselli ("Sindone" nel sottarco e "Pietà fra David e Isaia" nella volta).
Sull'altare era stata collocata la "Deposizione di Cristo nel sepolcro" di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1602), che fu asportata dai francesi nel 1797 e sostituito con una copia di Michele Koeck, mentre dopo la restituzione l'originale si conserva nella Pinacoteca dei Musei Vaticani.
Cappella della Deposizione o della Pietà: verità della Fede espresse dal quadro
- Cristo è stato appena schiodato dalla croce. II suo corpo bellissimo (è evidente l'omaggio alla Pietà di Michelangelo in S. Pietro) è sostenuto da Giovanni e da Nicodemo, il cui volto, in primo piano, è caratterizzato come un ritratto: qualcuno vi ha ravvisato il volto di Michelangelo. Nicodemo è chinato su Cristo e si volge verso lo spettatore coinvolgendolo. In secondo piano i testimoni storici della morte di Cristo: Maria di Cleofa alza le braccia in un urlo disperato verso un cielo nero e indecifrabile; Maddalena piange la morte del suo Signore.
- Maria,la Madre, raffigurata anziana e impietrita dal dolore, stende le braccia in forma di croce come per abbracciare tutto il corpo del Figlio; Giovanni, il discepolo amato, piegato sul Salvatore, posa la mano sulla piaga del costato, la cui apertura, prodotta dal colpo della lancia, egli solo tra gli evangelisti ha riportato. Colpisce l'angolo della pesante lastra di pietra che punta verso chi contempla la scena: «La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d'angolo»: per questo la pietra, posta in prospettiva angolare, emerge con tanta evidenza fino a diventare silenziosa protagonista. Sulla pietra scartata riposa la speranza di salvezza per ognuno di noi. Quando, all'elevazione, il celebrante alzava l'Ostia consacrata ed il calice del Sangue, i fedeli li vedevano allineati con l'angolo della pietra. Il braccio di Cristo pende verso il basso, attirato dalla forza di gravità. La natura lo domina. Ma le dita della sua mano si "impigliano" nel bordo della pietra. L'indice e il medio fanno da perno, fermando momentaneamente la mano e arcuando leggermente il braccio. Gesù è il punto di incontro tra Dio e l'uomo. Il candido telo èla Sindone, il cui lembo, mosso da un soffio leggero, accarezza la pietra, mentre dal buio già una pianta emerge, con il suo verde fogliame, ad indicare che la morte, dentro a tale sepolcro, non ha la sua vittoria. Chi sta per scendere nella tomba è un morto particolare: la mattina di Pasqua ne svelerà al mondo la piena identità, rivelando al tempo stesso lo stupendo "disegno" di Dio.
9/ Cappella dell'Ascensione: verità della Fede espresse dal quadro
Terza cappella della navata destra. Concessa in patronato nel 1581 a Tiberio Ceuli, banchiere romano. Nel 1868 il patronato passò alla famiglia De Villanova Castellacci.
La pala d'altare con l'"Ascensione" si deve a Girolamo Muziano, prima del 1587.
Dopo la ricostruzione fu nuovamente decorata con marmi policromi e stucchi e consacrata nel 1607. Gli affreschi ad olio sulla calotta furono eseguiti da Benedetto Piccioli a partire dal 1624 ("San Coprete", "Sant'Alessandro" e "San Patermuzio").
Cappella dell’Ascensione
- Gesù ascende con i segni della sua Passione.
- Ascende per restare sempre con noi ogni giorno in una forma ancora più forte: attraverso il Dono immenso e smisurato dello Spirito Santo.
- Maria è insieme agli undici e ha ancora gli occhi arrossati per il forte dolore.
10/ Cappella della Pentecoste
Quarta cappella della navata destra. Concessa in patronato nel 1579 a Vincenzo Lavaiana, banchiere pisano, che al momento della ricostruzione la cedette a Diego del Campo, fiammingo, "cameriere segreto" del papa. Nel 1728 il patronato passò al conte Pietro Giraud.
La decorazione della volta ("I sette candelabri", "Il battesimo di Cristo" e "Mosè con le tavole della Legge"), completata nel 1602, si deve a Egidio della Riviera.
L'originaria pala d'altare con la "Discesa dello Spirito Santo" era del pittore fiammingo Wensel Cobergher (1607), ma fu sostituita nel 1689 dall'attuale tela con stesso soggetto di Giovanni Maria Morandi.
Cappella della Pentecoste: verità della Fede espresse dal quadro
- Maria attende il Dono immenso della Spirito di Dio insieme agli undici ed è in preghiera. Il Padre non dà lo Spirito Santo a tutti. Dà lo Spirito Santo a tutti coloro che lo chiedono.
- L'Eccomi, il Sì di Maria anche qui... sempre quella posizione del corpo e delle mani che esprime la sua offerta, la sua consacrazione continua a Dio. Nell'offerta di noi stessi a Dio, Maria è per noi Madre insostituibile.
- Il Dono è raffigurato come fiamme di fuoco che scendono sui discepoli trasformandoli da uomini timorosi e ancora dubbiosi in coraggiosi missionari.
11/ Cappella dell’Assunta o Cappella Pinelli
Quinta cappella della navata destra. Concessa in patronato al banchiere genovese Giovanni Agostino Pinelli, tesoriere del papa.
Conserva gran parte della decorazione originaria in stucco, terminata nel 1587, su disegno di Giacomo della Porta.
Vi si trovano inoltre affreschi di Aurelio Lomi con "Storie di Maria" e "Storie dell'infanzia di Gesù" nel sottarco, tondi nella volta con "Dormitio Virginis", "Incoronazione di Maria" e "Funerali della Madonna", e sulle pareti "Rebecca ed Eleazar" e "Giaele e Sisara".
L'originaria pala di altare con l'"Assunzione e apostoli" di Giuseppe Ghezzi, fu sostituita alla metà del Seicento con quella di Giovanni Domenico Cerrini, con medesimo soggetto.
Cappella dell’Assunta o Cappella Pinelli: verità della Fede espresse dal quadro
- Questa è una delle immagini miracolose che a Roma e in tutto lo Stato Pontificio hanno preceduto l'arrivo di Napoleone. Per diversi giorni davanti a migliaia di testimoni (anche notai) aprì e chiuse gli occhi.
- Il segno prodigioso ci ricorda ancora oggi che Maria ha "gli occhi aperti" sui nostri dolori, sulle nostre prove e unita al Figlio Suo già da subito in anima e corpo continua a svolgere la sua missione.
Cappella del transetto a sinistra
12/ Cappella dell'Incoronazione della Vergine
All'estremità destra del transetto. Fu concessa nel 1591 ad Alessandro Glorieri, nunzio apostolico a Napoli.
Nel 1592 venne costruito l'altare maggiore, con colonne in marmo verde antico analoghe a quelle dell'opposta cappella della Presentazione e la cappella venne consacrata nel 1594 con un'elaborata decorazione in marmi policromi. Le nicchie ospitano due statue di "San Giovanni Battista" e "San Giovanni Evangelista" di Flaminio Vacca.
La pala d'altare, raffigurante l'"Incoronazione della Vergine", fu dipinta dal Cavalier d'Arpino e, completata nel 1615, venne ulteriormente modificata dallo stesso autore due anni dopo, su richiesta della Congregazione.
Cappella dell’Incoronazione della Vergine: verità della Fede espresse dal quadro
- È bello guardare da questa cappella della Presentazione di Maria al tempio da cui siamo partiti.
- L'Eccomi finale di Maria con la stessa posizione del corpo di quel primo Eccomi da bambina.
- Maria è incoronata come Regina di Umiltà da Gesù Cristo stesso. È Regina di tutti gli angeli e di tutti i santi.
- L'Umiltà vera porta ad evitare due errori gravi. Maria dice "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente". Il primo errore è credere di poter fare grandi cose senza l'amicizia di Dio, senzala Sua Grazia, senza il Suo Spirito. Il secondo non meno grave è credere che l'Onnipotenza di Dio non possa fare grandi cose anche con la nostra vita. In questo cammino di vera umiltà Maria ci è madre e maestra.
13/ Ulteriori note sulla Chiesa Nuova
Chiesa della Natività della Madonna
La chiesa sorge sull'area di una leggera depressione naturale nella pianura del Campo Marzio, considerata dai Romani uno degli ingressi degli Inferi e luogo di culto delle divinità infernali, con il nome di Tarentum.
Dal XIII secolo è qui ricordata una chiesa dedicata alla Natività della Madonna, legata alla parrocchia di San Lorenzo in Damaso. Nel XV e XVI secolo la chiesa era conosciuta con il nome di Santa Maria in Puteo albo, a causa di un'antica vera di pozzo (puteale) in marmo bianco. La chiesa era a tre navate separate tre colonne per lato.
"Madonna vallicelliana"
Nella chiesa venne conservata un'immagine miracolosa della Madonna: si tratta di un affresco trecentesco, in origine collocato all'esterno di una "stufa", o bagno pubblico. Si raccontava che nel 1535 l'immagine, essendo stata colpita con un sasso, avesse sanguinato ed era divenuta così oggetto di culto. Nel1574 l'affresco era stato staccato e affidato al rettore della chiesa della Vallicella e conservato nella sacrestia. L'affresco fu in seguito collocato sull'altare maggiore della Chiesa Nuova.
Costruzione
Nel 1551 san Filippo Neri fondò la Congregazione dell'Oratorio, che venne quindi riconosciuta da papa Gregorio XIII nel 1575. Nella stessa bolla si affidava alla congregazione la vecchia chiesa, che tuttavia non era più in buono stato. Venne dunque affidato all'architetto Matteo di Città di Castello l'incarico di costruire una "chiesa nuova". La prima messa nel nuovo edificio, con navata unica e quattro cappelle per lato, ancora coperto da un tetto in legno, fu celebrata nel 1577. La chiesa e le sue cappelle furono decorate con stucchi e marmi policromi, su disegno di Domenico Fontana e Giovanni Antonio Dosio.
Nel 1586 i lavori passarono a Martino Longhi il vecchio, architetto di fiducia del maggiore finanziatore dei lavori, il cardinale Pier Donato Cesi. Dopo la morte del Cardinale i lavori continuarono e l'abside a pianta semicircolare, il transetto e la cupola che ne sormontava l'incrocio, furono inaugurati nel 1591.
Tra il 1594 e il 1617, secondo un progetto di Giacomo Della Porta del 1585 e a cura di Giovan Battista Guerra come soprintendente ai lavori, l'originaria pianta ad unica navata fu modificata per mezzo dello sfondamento delle cappelle laterali, che vennero arretrate in modo da lasciare spazio per due strette navate laterali. Si aggiunsero inoltre altre due cappelle, una per lato.
Contemporaneamente Angelo Cesi, vescovo di Todi e fratello del Cardinale, finanziava i lavori della facciata, che iniziarono sempre nel 1594 su progetto di Fausto Rughesi e si conclusero, dopo un'interruzione tra il 1598 e il 1603, nel 1605, mentre la scalinata antistante fu completata nel 1614. Il timpano che corona la facciata per l'intera larghezza si deve forse ad un intervento di Carlo Maderno.
Il campanile fu aggiunto nel 1666 ad opera di Camillo Arcucci. Il fianco destro della chiesa, dopo l'apertura della strada che la costeggia, fu rivestito nel 1675 con cortina laterizia ad opera di Carlo Rainaldi. La cupola fu modificata nel 1650 da Pietro da Cortona, che vi aggiunse una lanterna sormontata da un cupolino per permettere una migliore illuminazione dell'interno. Il pavimento marmoreo fu interamente rifatto nel 1895.
La chiesa, con il contiguo Oratorio dei Filippini, si affacciava in precedenza su una piccola piazza chiusa, oggi scomparsa in seguito all'apertura di corso Vittorio Emanuele nel 1885. Nell'attuale slargo sono collocati un monumento a Pietro Metastasio e la fontana della Terrina, qui spostata da Campo de' Fiori.
Affreschi di Pietro da Cortona
La volta, la cupola con i peducci e l'abside, lasciati inizialmente solo imbiancati per volere dello stesso san Filippo Neri, furono successivamente affrescati da Pietro da Cortona tra il 1647 e il 1666.
Sulla volta l'affresco raffigura la "Madonna e san Filippo Neri" e si riferisce al celebre episodio della visione avuta dal santo nel 1576 nel corso della costruzione della chiesa: a san Filippo apparve la Madonna che sorreggeva una trave pericolante sopra la cappella nella quale erano conservati, durante i lavori, il Santissimo Sacramento e l'immagine miracolosa della "Madonna Vallicelliana".
Nel catino absidale è raffigurata l'"Assunta tra Angeli e Santi", sulla cupola il "Trionfo della Trinità" ("Dio Padre e Cristo" sulla cupola e lo "Spirito Santo" nel lanternino). Sui pennacchi della cupola sono affrescati i profeti biblici Geremia, Ezechiele, Isaia e Daniele.
Transetto e presbiterio
Le tre navate sboccano nel vasto spazio del transetto, coperto all'incrocio con la navata centrale dalla cupola. Alle estremità dei bracci laterali vi si aprono due cappelle, mentre sul fondo il presbiterio, chiuso dall'abside semicircolare, è fiancheggiato da altre due cappelle a più vani.
Nel transetto sono presenti decorazioni in stucco di Cosimo Fancelli ed Ercole Ferrata, con allegorie della Fede e della Speranza (braccio sinistro) e della Carità e della Religione (braccio destro).
Negli anni 1920 del Novecento, nel braccio destro del transetto è stato collocato il pulpito in legno disegnato per il convento da Francesco Borromini (1638-1642).
Il coro nel presbiterio risale al 1640 per i dossali degli stalli, mentre i sedili sono di poco posteriori. Gli organi e i coretti ai lati del presbiterio hanno ricche mostre in legno dorato del 1698.
Altare maggiore e dipinti di Pieter Paul Rubens
Sull'altare maggiore, costruito tra il 1596 e il 1599 doveva inizialmente trovar posto una pala con la "Natività" di Federico Barocci, tuttavia mai eseguita.
Nel 1608 fu invece deciso di collocarvi l'immagine miracolosa della "Madonna Vallicelliana", che venne inserita in una pala in lavagna, dipinta da Pieter Paul Rubens con centri concentrici di "Angeli e cherubini", disposti intorno ad una nicchia con l'immagine sacra. Questa è coperta da una lastra di rame, ugualmente dipinta da Rubens con una "Madonna e Bambino benedicente", che può essere sollevata, mediante un sistema di corde e pulegge, per disvelare l'immagine miracolosa sottostante.
Alle pareti laterali del presbiterio si trovano altri due dipinti di Rubens, realizzati ancora su lastre di ardesia, che rappresentano i "Santi Gregorio Magno, Papia e Mauro" (sulla parete sinistra) e i "Santi Flavia Domitilla, Nereo e Achilleo" (sulla parete destra).
Il mecenate di questo grandioso ciclo pittorico fu il vescovo di Milano Federico Borromeo.
Sopra il timpano mistilineo dell'altare è stata realizzata un'edicola per ospitare il "Crocefisso" in legno policromo, opera di Guglielmo Berthelot, del 1615. Nel 1697 il timpano e l'edicola furono modificati per l'aggiunta di due statue di "Angeli", opera di Francesco Maratti.
Il tabernacolo dell'altare in bronzo dorato, con angeli in volo, fu realizzato nel 1672 da Ciro Ferri.
Cappella di San Filippo Neri
A sinistra del presbiterio. Preceduta da un vestibolo a pianta ovale di Luca Berrettini, fu costruita tra il 1600 e il 1606 a spese di Neri Del Nero, parente del santo, su progetto di Onorio Longhi, e ornata di marmi e pietre preziose (marmi, alabastri, diaspro, madreperla, lapislazzulo, corallo, onice, agata e ametista).
La cupola con lanterna al di sopra dell'altare sono opera di Pietro da Cortona (1650).
Sulle pareti e sulla volta sono inserite tele di Cristoforo Roncalli, detto il "Pomarancio", realizzati tra il 1596 e il 1599 (ma forse sostituiti da una seconda serie dello stesso pittore nel 1620) e raffiguranti scene della vita del santo (Filippo ode cantare gli angeli, Filippo guarisce Clemente VIII dalla chiragra, Filippo salva un figlio spirituale dall'annegamento, Filippo in estasi mentre assiste un infermo, Filippo cade nel fondamento ed è salvato da un angelo, Filippo in estasi in abiti sacerdotali, Morte di Filippo, Elemosina di Filippo all'angelo, Filippo resuscita Paolo Massimo, San Giovanni Battista appare a Filippo).
Per l'altare fu realizzata la pala di Guido Reni raffigurante San Filippo Neri e la Madonna della Vallicella, poi spostata nelle stanze del convento e qui sostituita da un mosaico con il medesimo soggetto di Vincenzo Castellani (1765-1774).
L'altare è costituito da un'urna di cristallo che ospita il corpo del santo, con maschera d'argento, mentre le decorazioni sono frutto di successive modifiche e rinnovamenti che si sono succeduti fino al XIX secolo.
Cappella di San Carlo Borromeo
A destra del presbiterio. L'idea di una cappella dedicata a san Carlo Borromeo si discuteva fin dal 1604, con l'appoggio del cardinale Federico Borromeo, ma fu possibile realizzare il progetto solo a partire dal 1663, con il patrocinio del marchese Orazio Spada. Il progetto di Camillo Arcucci prevedeva tre ambienti successivi, sontuosamente ornati, e fu completato nel 1679.
Il primo ambiente, un vestibolo ottagonale, ospita le lapidi in marmo nero, collocate nel 1733, che celebrano i componenti della famiglia committente.
L'ambiente centrale, a pianta ellittica e coperto a volta, fu realizzato da Giuseppe Brusati Arcucci, nipote del primo progettista, con l'aiuto di Carlo Rainaldi. e presenta quattro nicchie inquadrate da colonne alveolate che avrebbero dovuto ospitare delle statue.
La decorazione, (Gloria con il motto di San Carlo, Humilitas, del 1667, Angeli e quattro medaglioni con l' Attentato a san Carlo, i Santi Carlo, Filippo Neri e Felice da Cantalice, la Comune preghiera di san Carlo e di san Filippo e l' Incontro di san Carlo e di san Filippo) si deve a Giovan Francesco De Rossi. Sul pavimento è raffigurato lo stemma della famiglia Spada. Alle pareti dipinti di Luigi Scaramuccia del 1673 (l' Elemosina di san Carlo e San Carlo fra gli appestati).
L'ultimo ambiente ospita l'altare con pala di Carlo Maratta (la Madonna e il Bambino Gesù fra i santi Carlo Borromeo e Ignazio di Loyola, del 1672-1679). L'affresco sulla volta, con lo Spirito Santo, inserito in una precedente cornice mistilinea, fu realizzato da autore ignoto nel 1729.
Presbiterio – Abside – Cupola: verità della Fede espresse
- Concentrata nelle opere d'arte del presbiterio è tutta la storia della Salvezza. È descritta la verità sull'uomo e su Dio.
- Quadro della Natività: Maria, Madre di Dio, tiene tra le braccia Gesù. Nella Messa, ricordiamo che l'acqua unita al vino è segno della nostra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana.
- Crocifisso: L'uomo è salvato e redento solo attraverso l'avvenimento della Morte e Resurrezione di Cristo.
- Maria assunta in cielo: Maria è coinvolta completamente in questo avvenimento (quasi un'esplosione nucleare), è associata alla Resurrezione del Figlio, in anima e corpo. In Lei è anticipato il destino anche della carne umana (non solo dell'anima).
- Santissima Trinità: Maria creatura umana, Madre della Chiesa, fa parte del Corpo di Cristo, anche leila Madreè figlia del Suo Figlio associata dalla Resurrezione alla Vita intima di Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo).
Dio ha assunto in pieno la nostra umanità ed è stato povero per far risorgere la carne, salvarne l'immagine primitiva e restaurare così l'uomo perché diventassimo una cosa sola con Cristo. Egli si è comunicato interamente a noi. Tutto ciò che egli è, è diventato completamente nostro. Sotto ogni aspetto noi siamo lui.
Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo
Dio si è fatto uomo perché l'uomo diventi dio.
Ireneo di Lione
Tabernacolo: oggi tutto questo è Vivo, Presente, e operante nel corpo di Cristo custodito nel Tabernacolo. Davanti al Tabernacolo facciamo la genuflessione (segno di adorazione). Solo Dio si adora. I santi si venerano (inchino davanti al corpo di S. Filippo).
Note al testo
[1] Sull’importanza dei “misteri” di Cristo nell’utilizzo della Sacra Scrittura in catechesi, in analogia con il lavoro compiuto dagli artisti nell’iconografia, cfr. A. Lonardo, Il Catechismo della Chiesa Cattolica per imparare “la forza e la bellezza della fede”, in M. Cozzoli (ed.), Pensare, professare, vivere la fede. Nel solco della lettera apostolica “Porta fidei”, Lateran University Press, Roma, 2012, pp. 484-486.