Graffito con crocifisso blasfemo. Probabilmente la più antica rappresentazione della croce cristiana sul Palatino
Riprendiamo sul nostro sito la scheda del Graffito con crocifisso blasfemo, pubblicata su M.A. Tomei, Museo Palatino, Electa, Milano, 1997, p. 104. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (19/1/2014)
Graffito con crocifisso blasfemo
Dal Pedagogio (scavi 1856). Già al Museo Kircheriano, poi al Museo Nazionale Romano. Tornato al Palatino nel 1946. Distaccato e collocato su supporto. Intonaco.
Alt. 38, lungh. 33; inv. 381403.
Il rozzo graffito mostra un crocifisso con testa di asino, visto da dietro e vestito con corta tunica senza maniche. Sulla sinistra è raffigurato un uomo con lo stesso vestito e con un braccio alzato. Tra le due figure un graffito greco con la scritta: "Alexamenos sebete theon", cioè Alexamenos adora il suo dio. Numerose e contrastanti sono le ipotesi avanzate su questo famoso documento, che vanta una estesa bibliografia.
Oggi, tuttavia, si tende a scartare altre interpretazioni (Alexamenos, seguace di una setta gnostica, avrebbe inciso una dichiarazione di fede per il suo dio, fusione di Cristo e Anubis; graffito come formula magica di maledizione; crocifisso come raffigurazione del diavolo annullato da Dio ecc.) in favore della lettura originaria, che appare senz'altro la più convincente: l'autore del disegno si prende gioco di un cristiano, Alexamenos, che prega un dio con testa asinina.
L'interpretazione è avvalorata dal fatto che le fonti antiche, tra cui Tertulliano (Ad Nat., I, 14,1), confermano che i Cristiani erano accusati di adorare una divinità con testa di asino.
Un secondo graffito, trovato in un'altra stanza del Pedagogio, con la scritta Alexamenos fidelis, non può essere avvicinato a quello esposto, in quanto è di autenticità contestata e graficamente molto diverso. Viceversa, la Y visibile sull'intonaco, a destra in alto, appartiene senza dubbio alla nostra scena ed è stata interpretata come simbolo di una forca, oppure come trascrizione di un grido di dolore.
L’importanza storica del graffito è rilevante, visto che si tratta di una delle più antiche rappresentazioni della crocifissione.
È stato avanzato un confronto con due gemme magiche di area pagana, ma create sotto influenza cristiana, coeve o di età leggermente precedente.
Il graffito dal Pedagogio si data concordemente nella prima metà del III secolo d.C.
Guarducci 1958, vol. 1, p. 355 s.; Derchain 1963, p. 109 ss.; Helbig 19644, II, p. 861 s., n. 2077 (K. Parlasca); Maser 1972.