Molière in bicicletta (Alceste à bicyclette) di P. Le Guay: un film sul peccato e sul tradimento. Breve nota di Andrea Lonardo
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Il Centro culturale Gli scritti (5/1/2014)
«La stima ha fondamento su qualche preferenza e stimare tutti è lo stesso che non stimar nessuno». Per Alceste Filinte è l’amico e Celimene l’amata a cui è disposta a perdonare tutto. Per il resto egli detesta il genere umano.
In Molière in bicicletta Alceste è chiaramente Serge Tanneur (Fabrice Luchini), mentre l’amico Gauthier Valence (Lambert Wilson) è Filinte - anche se i due decidono di alternarsi nei personaggi del Misantropo di Molière che vogliono mettere in scena.
Nel rapporto fra i due e nel rapporto con il mondo emerge il peccato presente nel cuore dell’uomo - non si deve avere paura ad utilizzare il termine, sebbene esso non compaia mai nei dialoghi dell’opera così come nelle recensioni del film. Il film è una denuncia spietata e tragica - seppure presentata nel registro comico - dell’abisso del cuore umano. Ad ognuno piace apparire così come nascondersi, salvare la faccia così come abbandonate gli impegni presi piccoli o grandi che siano, emergere alla gloria così come sfruttare l’altrui notorietà, soprattutto criticare negli altri ciò che non si biasima in se stessi.
Molière in bicicletta presenta uno spaccato estremamente critico del mondo dello spettacolo, ma, in fondo, della vita di ognuno di noi.
Alceste, che è tragico e ridicolo insieme, ripete più volte nel film, rispondendo alla battura dell’amico “Ormai detestate l’umana natura…”: “Sì, per me è una spaventosa sciagura”.
Per un istante tutto sembra permettere di superare il male, quando i due trovano un accordo per mettere in scena la commedia e Francesca, (Maya Sansa), un’italiana tradita ed abbandonata del marito, con la sua presenza tornata ad essere luminosa restituisce a Serge il desiderio di vivere.
Non è che un attimo. Gauthier tradisce l’amico e la donna stessa, oltre che la sua attuale compagna, facendo l’amore con lei, in un momento di crisi della donna.
Ed il peccato torna a generare nuovamente il trionfo dell’apparenza, la morte e la solitudine con cui il film era iniziato. La donna sparisce, Serge denuncia pubblicamente l’amico di avergli Francesca che amava e rifiutandosi di recitare con lui, Gauthier porta in scena il Misantropo ma non riesce a terminare la prima, per un vuoto di memoria proprio in quel verso: “Sì, per me è una spaventosa sciagura”.
Il mondo appare irredente ed irredimibile dalle sole forze umane.
Più volte si ricorda l’assenza dei figli: nessuno vuole generare bambini e l’unico figlio avuto dai vari protagonisti del film (Serge) non vede il padre ormai da anni.
A fianco dei protagonisti compare per un istante la giovane figlia di un’albergatrice che ospita Gauthier che si sta avviando a fare l’attrice, ma in film porno: né la madre, né il suo fidanzato, né i due navigati attori hanno altro da offrirle che suggerimenti per la recitazione, mentre sta per recarsi a Budapest per girare. I “grandi” del film vivono ormai pieni di se stessi, assolutamente disinteressati al futuro del mondo.
Una battuta del Misantropo più volte ripetuta afferma:
«Questa flemma, Signore, che ha tanta assennatezza,
Non si risente proprio, questa flemma, di nulla?
E se per caso accade che un amico v'inganni…»
La grande questione del film è il tradimento. L’amico tradisce l’amico mentre la sessualità cessa di essere espressione di amore: poiché prendere il corpo è prendere l’anima, l’amico prende l’anima dell’amata all’amico, senza nemmeno aver deciso di amarla a sua volta
Il salmo recita:
«Anche l’amico in cui confidavo,
che con me divideva il pane,
contro di me alza il suo piede» (Sal 41,10).
Quel lamento - che è il lamento di Molière in bicicletta - attende qualcuno che continui ad essere amico pur essendo rifiutato. Nel film quel lamento è l’ultima parola. Ma nella storia degli uomini…