«Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili. Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non adularti come molti»: un tema di Antonio Gramsci. Il padre dell’“egemonia culturale” che ha riscoperto il valore della cultura da una prospettiva marxista invitava già da ragazzo a studiare
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N.B. de Gli scritti. Dalle nostre ricerche su Internet appare ragionevolmente certo – anche se non è stato possibile verificare tutte le fonti – che l’originale del tema di Antonio Gramsci sia in possesso del figlio della domestica del maestro di Antonio Gramsci. Era precedentemente conservato, nascosto tra le pagine di un libro, nella biblioteca del maestro. L’originale è stato prestato una sola volta alla Casa Museo Gramsci di Ghilarza, in occasione di un’esposizione, perché il possessore lo tiene gelosamente custodito.
Il tema di Gramsci è stato recentemente riproposto da Sandra Amurri su Il foglio quotidiano del 12 novembre 2011, che lo ha ripreso da una fotocopia del testo stesso appartenente a Giovanni Cocco, giovane ricercatore dell’Università di Sassari, segretario provinciale del Pdci, che a sua volta l’ha ricevuta da suo padre Agostino, per oltre 20 anni segretario della scuola elementare intitolata ad Antonio Gramsci, che l’aveva ricevuta nel 1985.
Il tema ha per titolo, secondo la Amurri, “Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli risponderesti?". A differenza da quanto affermato dall’autrice dell’articolo, al momento della composizione Gramsci doveva avere già compiuto i 12 anni.
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Gli scritti (17/11/2013)
Ghilarza, addì 15 luglio 1903
Carissimo amico,
Poco fa ricevetti la tua carissima lettera, e molto mi rallegra il sapere che tu stai bene di salute. Un punto solo mi fa stupire di te; dici che non riprenderai più gli studi, perché ti sono venuti a noia. Come, tu che sei tanto intelligente, che, grazie a Dio, non ti manca il necessario, tu vuoi abbandonare gli studi? Dici a me di far lo stesso, perché è molto meglio scorrazzare per i campi, andare ai balli e ai pubblici ritrovi, anziché rinchiudersi per quattro ore al giorno in una camera, col maestro che ci predica sempre di studiare perché se no resteremo zucconi. Ma io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna.
Quanti ragazzi poveri ti invidiano, loro che avrebbero voglia di studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario, non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi.
Io li vedo dalla mia finestra, con che occhi guardano i ragazzi che passano con la cartella a tracolla, loro che non possono andare che alla scuola serale.
Tu dici che sei ricco, che non avrai bisogno degli studi per camparti, ma bada al proverbio "l'ozio è il padre dei vizi". Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini. Ricordati del signor Francesco; egli era figlio di una famiglia abbastanza ricca; passò una gioventù brillantissima, andava ai teatri, alle bische, e finì per rovinarsi completamente, ed ora fa lo scrivano presso un avvocato che gli da sessanta lire al mese, tanto per vivacchiare.
Questi esempi dovrebbero bastare a farti dissuadere dal tuo proposito. Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili.
Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non adularti come molti.
Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal
Tuo aff.mo amico Antonio