Guerra nella striscia di Gaza. 1/ Una riflessione della RadioVaticana 2/ Lo Statuto di Hamas (dalla rassegna stampa)
Mettiamo a disposizione, riprendendoli dal web, due testi sul conflitto militare che sta sconvolgendo la striscia di Gaza.
1/ Riflessione di padre Federico Lombardi
Il primo testo è tratto dal sito della Radio Vaticana. È la riflessione proposta da padre Federico Lombardi il 27/12/2008 ai microfoni della stessa Radio della quale è direttore generale, che così si è pronunciato:
«L’attacco delle forze armate di Israele contro le basi e le strutture di Hamas nella striscia di Gaza era atteso fin dal momento in cui, terminata la tregua alcuni giorni fa, era ripreso il lancio di razzi e colpi di mortaio da Gaza verso i territori israeliani vicini. Per quanto atteso, impressiona per le sue proporzioni e per il numero delle vittime. Molto probabilmente le operazioni militari continueranno e le vittime cresceranno ancora.
Certamente, sarà un colpo durissimo per Hamas. Allo stesso tempo è assai probabile che anche le vittime innocenti non mancheranno, anzi saranno numerose; l’odio crescerà ancora e le speranze di pace torneranno ad allontanarsi.
Ma tutto questo è stato provocato in modo consapevole. [...] Hamas è prigioniero di una logica di odio. Israele di una logica di fiducia nella forza come migliore risposta all’odio. Bisogna continuare a cercare una via di uscita diversa, anche se sembra impossibile».
2/ Statuto di Hamas
Il secondo testo è lo Statuto del movimento di Hamas, tratto dal sito www.cesnur.org Le citazioni degli Hadith sono da sottolineare. Chi non conosce l’islam, nel tentativo di comprendere la dottrina musulmana ed i suoi dilemmi, fa abitualmente riferimento al Corano, ignorando che a fianco di esso la tradizione islamica asserisce il valore di legge rivelata anche di questi “detti” del profeta Muhammad. È rarissimo sentirli citare anche da giornalisti esperti ed, al contempo, da rappresentanti della stessa religione islamica in un dibattito pubblico o mediatico. Eppure essi sono parte integrante della comprensione che di se stesso ha l’islam. Lo Statuto di Hamas si riferisce ad essi in maniera diretta. In particolare sono citate le antiche raccolte di Hadith fatte da al-Bukhari, Muslim, al-Tirmidhi, e ibn Maya. Si fa inoltre riferimento, come fonte della dottrina, alle parole dei primi califfi (è citato in particolare ‘Omar ibn al-Khattab). Si apre qui, ovviamente la questione dell'interpretazione (l'ermeneutica) delle fonti, ma anche il problema di quali siano le fonti e che relazioni debbano avere tra loro per una corretta lettura. Ovviamente l'interpretazione che ne dà Hamas è quella fondamentalista.
Il CESNUR (Center for Studies on New Religions) ha curato la traduzione dello Statuto di Hamas. Le citazioni coraniche sono tratte da Il Corano, cura e traduzione di Hamza Roberto Piccardo. Revisione e controllo dottrinale della Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia, Newton & Compton, Roma 1996. Le parentesi quadre all'interno del testo dello Statuto sono del CESNUR.
Statuto del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas)
(18 agosto 1988)
In nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso.
“Voi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini, raccomandate le buone consuetudini e proibite ciò che è riprovevole e credete in Allah. Se la gente della Scrittura credesse, sarebbe meglio per loro; ce n’è qualcuno che è credente, ma la maggior parte di loro sono empi. Non potranno arrecarvi male, se non debolmente; essi vi combatteranno, volteranno ben presto le spalle e non saranno soccorsi. Saranno avviliti ovunque si trovino, grazie a una corda di Allah o a una corda d’uomini. Hanno meritato la collera di Allah, ed eccoli colpiti dalla povertà, per aver smentito i segni di Allah, per aver ucciso ingiustamente i Profeti, per aver disobbedito e trasgredito” (Corano 3, 110-112).
“Israele sarà stabilito, e rimarrà in esistenza finché l’islam non lo ponga nel nulla, così come ha posto nel nulla altri che furono prima di lui” (parole dell’imam e martire Hassan al-Banna [fondatore dei Fratelli Musulmani, 1906-1949], possa Allah avere misericordia di lui).
“Veramente, il mondo islamico sta bruciando, ed è pertanto obbligatorio che ognuno si dia da fare per occuparsi dell’incendio per quanto può, senza aspettare che lo facciano altri” (shaykh Amjad al-Zahawi [eminente studioso irakeno della shari’a, 1883-1967], possa Allah avere misericordia di lui).
Introduzione
In nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso, ogni lode sia ad Allah. Cerchiamo il Suo aiuto, il Suo perdono e la Sua guida, e in Lui confidiamo.
Inviamo pace e benedizioni sul Messaggero di Allah – la sua famiglia, i suoi compagni, coloro che lo seguono chiamati dal suo messaggio, i seguaci della sua via –, possano le benedizioni e la pace su di lui continuare tanto a lungo quanto durino i Cieli e la Terra. E oltre.
O Popolo:
Da un mondo in tormento, da un mare di sofferenza, dal battito di cuori credenti, da braccia cui è impedito di combattere, per senso del dovere e in risposta al decreto di Allah, è partito l’appello che ha riunito il popolo e lo ha spinto a seguire le vie di Allah, così che ciascuno possa corrispondere al suo ruolo nella vita, superare gli ostacoli, sormontare le difficoltà sulla via. La nostra preparazione è stata costante, e così la nostra disponibilità a sacrificare la vita e tutto quanto ci è caro per l’onore di Allah.
Così il seme di un movimento si è formato, e ha cominciato a viaggiare attraverso un mare tempestoso di speranze e di attese, desideri e aspirazioni, problemi e ostacoli, dolori e sfide, sia all’interno sia all’esterno della comunità.
Quando l’idea è maturata, il seme è cresciuto, e la pianta ha messo radici nella buona terra della realtà, lontano dalle emozioni passeggere e dalla fretta sprezzante, il Movimento di Resistenza Islamico è emerso per rispondere alla sua vocazione, che è quella di combattere per l’onore del Signore. Il movimento ha stretto la mano a tutti i combattenti che lottano per liberare la Palestina. L’anima dei suoi guerrieri si è unita alle anime di tutti i combattenti che hanno sacrificato le loro vite nella terra di Palestina fin da quando fu conquistata dai compagni del Messaggero di Allah – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con lui – fino ai giorni nostri.
Il patto del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas) ha così preso forma, svelando la sua identità, precisando la sua posizione, chiarendo le sue attese, discutendo le sue speranze, e chiamando ad aiutare, sostenere e aggiungersi ai suoi ranghi. La nostra battaglia con gli ebrei è molto lunga e pericolosa, e chiede la dedizione di tutti noi. È una fase cui altre successive ne seguiranno, un battaglione che dovrà essere sostenuto da molti altri battaglioni del mondo arabo e islamico, oggi diviso, finché il nemico sia vinto e la vittoria di Allah sia sicura.
E vorremmo vedere questi battaglioni avvicinarsi quando guardiamo l’orizzonte.
“E tra qualche tempo ne avrete certamente notizia” (Corano 38, 88).
“Allah ha scritto: ‘Invero vincerò, Io e i Miei messaggeri’. In verità Allah è forte, eccelso” (Corano 58, 21).
“Di’: ‘Ecco la mia via: invito ad Allah in tutta chiarezza, io stesso e coloro che mi seguono. Gloria ad Allah, non sono uno dei politeisti’” (Corano 12, 107).
Capitolo I
Introduzione al Movimento
Origini ideologiche
Articolo 1
La base del Movimento di Resistenza Islamico è l’islam. Dall’islam deriva le sue idee e i suoi precetti fondamentali, nonché la visione della vita, dell’universo e dell’umanità; e giudica tutte le sue azioni secondo l’islam, ed è ispirato dall’islam a correggere i suoi errori.
La relazione fra il Movimento di Resistenza Islamico e la Società dei Fratelli Musulmani
Articolo 2
Il Movimento di Resistenza Islamico è una delle branche dei Fratelli Musulmani in Palestina. Il movimento dei Fratelli Musulmani è un’organizzazione mondiale, uno dei più grandi movimenti islamici dell’era moderna. È caratterizzato dalla profonda comprensione, da nozioni precise, e da una totale padronanza di tutti i concetti islamici in tutti i settori della vita: nelle visioni e nelle credenze, in politica e in economia, nell’educazione e nella società, nel diritto e nella legge, nell’apologetica e nella dottrina, nella comunicazione e nell’arte, nelle cose visibili e in quelle invisibili, e comunque in ogni altra sfera della vita.
Struttura e formazione
Articolo 3
Il Movimento di Resistenza Islamico consiste di musulmani che si sono dedicati interamente ad Allah e che lo adorano in verità – “Ho creato gli spiriti e gli uomini solo per lo scopo dell’adorazione” (dice Allah) – e che hanno riconosciuto i loro obblighi di fronte a se stessi, al loro popolo e alla loro terra. In tutto questo, hanno avuto timore di Allah e innalzato la bandiera del jihad di fronte agli oppressori, per liberare la terra e il popolo dall’immonda sporcizia, dall’impurità e dal male dell’oppressore.
“Invece no, scagliamo la verità sulla menzogna, che le schiacci la testa, ed ecco che essa scompare” (Corano 21, 18).
Articolo 4
Il Movimento di Resistenza Islamico accoglie tutti i musulmani che adottano il suo credo e la sua ideologia, compiono il suo programma, mantengono i suoi segreti, e desiderano unirsi alle sue fila per mantenere gli obblighi che si è assunto. Allah saprà ricompensarli.
La concezione del tempo e dello spazio del Movimento di Resistenza Islamico
Articolo 5
Poiché il Movimento di Resistenza Islamico adotta l’islam come il suo stile di vita, le sue concezioni storiche vanno indietro fino alla nascita del messaggio islamico, all’epoca dei pii antenati. Pertanto, Allah è il suo scopo, il Profeta è il suo modello, il Corano è la sua costituzione. La sua concezione dello spazio si estende ovunque i musulmani – coloro che adottano l’islam come il loro stile di vita – vivono, in ogni luogo sulla faccia della Terra. Di più: si estende fino alle profondità della Terra e alle sfere più alte dei Cieli.
“Non hai visto a cosa Allah paragona la buona parola? Essa è come un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami [sono] nel cielo, e continuamente dà frutti, col permesso di Allah. Allah propone metafore agli uomini, affinché riflettano” (Corano 14, 24-25).
Unicità e indipendenza
Articolo 6
Il Movimento di Resistenza Islamico è un movimento palestinese unico. Offre la sua lealtà ad Allah, deriva dall’islam il suo stile di vita, e si sforza di innalzare la bandiera di Allah su ogni metro quadrato della terra di Palestina. All’ombra dell’islam, è possibile per i seguaci di tutte le religioni coesistere nella sicurezza: sicurezza per le loro vite, le loro proprietà e i loro diritti. È quando l’islam è assente che nasce il disordine, che l’oppressione e la distruzione si scatenano, e che infuriano guerre e battaglie.
Come è stato eloquente il poeta musulmano Muhammad Iqbal [1877-1938, nato e vissuto nell’attuale Pakistan], quando ha scritto:
“Quando la fede è perduta, non c’è più sicurezza.
Non c’è vita per coloro che non hanno fede. E chiunque è soddisfatto di una vita senza religione,
egli avrà la caduta nel nulla come compagna per la vita”.
L’universalità del Movimento di Resistenza Islamico
Articolo 7
A causa della distribuzione dei musulmani che hanno adottato la dottrina del Movimento di Resistenza Islamico in tutto il mondo, e che lavorano per sostenerlo, mantenere le sue posizioni e rafforzare il suo jihad, il movimento ha carattere universale. La sua chiamata è ampia a causa della chiarezza del suo pensiero, della nobiltà del suo scopo, dell’ampiezza dei suoi obiettivi.
È su queste basi che il movimento deve essere visto, valutato con equità e riconosciuto nel suo ruolo. Chiunque nega i suoi diritti, o si rifiuta di sostenerlo, o è così cieco da non vedere il suo ruolo, in verità sta sfidando il fato stesso. E chi chiude gli occhi alla realtà, intenzionalmente o meno, si sveglierà per ritrovarsi sopraffatto dagli eventi e non avrà scuse per giustificare la sua posizione. Il premio si dà a coloro che arrivano per primi.
L’oppressione da parte dei propri parenti e concittadini è più dolorosa per l’anima del taglio di una spada indiana.
“E su di te abbiamo fatto scendere il Libro con la Verità, a conferma della Scrittura che era scesa in precedenza e lo abbiamo preservato da ogni alterazione. Giudica tra loro secondo quello che Allah ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni allontanandoti dalla verità che ti è giunta. A ognuno di voi abbiamo assegnato una via e un percorso. Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi” (Corano 5, 48).
Il Movimento di Resistenza Islamico è uno degli anelli della catena del jihad nella sua lotta contro l’invasione sionista. È legato all’anello rappresentata dal martire ‘Izz-Id-Din al-Qassam [1882-1935, su cui cfr. supra in questo volume] e dai suoi fratelli nel combattimento, i Fratelli Musulmani del 1936 [che continuarono la lotta dopo che al-Qassam fu ucciso nel 1935]. E la catena continua per collegarsi a un altro anello, il jihad degli sforzi dei Fratelli Musulmani nella guerra del 1948, nonché le operazioni di jihad dei Fratelli Musulmani nel 1968 e oltre.
Benché gli anelli siano distanti l’uno dall’altro, e molti ostacoli siano stati posti di fronte ai combattenti da coloro che si muovono agli ordini del sionismo così da rendere talora impossibile il perseguimento del jihad, il Movimento di Resistenza Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei” (citato da al-Bukhari e da Muslim).
Il motto del Movimento di Resistenza Islamico
Articolo 8
Dio come scopo, il Profeta come capo, il Corano come costituzione, il jihad come metodo, e la morte per la gloria di Dio come più caro desiderio.
Capitolo II
Obiettivi
Motivazioni e obiettivi
Articolo 9
Il Movimento di Resistenza Islamico si è sviluppato in un tempo in cui l’islam si è allontanato dalla vita quotidiana. Così i giudizi sono stati rovesciati, i concetti sono diventati confusi e i valori sono stati trasformati; il male prevale, l’oppressione e l’oscurità infuriano, e i codardi si sono trasformati in tigri. Patrie sono state usurpate, popoli sono stati espulsi dalle loro terre o sono caduti riversi nell’umiliazione ovunque sulla Terra. Lo stato di verità è sparito, sostituito da uno stato di malvagità. Nulla è rimasto al suo posto, perché quando l’islam è assente dalla scena, tutto cambia. E queste sono le nostre motivazioni.
Quanto agli obiettivi: combattere il male, schiacciarlo, e vincerlo cosicché la verità possa prevalere; le patrie ritornino ai loro legittimi proprietari; la chiamata alla preghiera si oda dalle moschee, proclamando l’istituzione di uno Stato islamico. Così il popolo e le cose torneranno ciascuno al suo posto legittimo. E l’aiuto si chiederà ad Allah.
“Se Allah non respingesse alcuni per mezzo di altri, la Terra sarebbe certamente corrotta, ma Allah è pieno di grazia per le creature” (Corano 2, 251).
Articolo 10
Mentre il Movimento di Resistenza Islamico crea un suo specifico sentiero, offre sostegno ai miseri e difesa a tutti gli oppressi, con tutte le sue forze. Non risparmierà alcuno sforzo per stabilire la verità e sconfiggere la menzogna, in parole e opere, qui e dovunque possa arrivare ed esercitare la sua influenza.
Capitolo III
Strategie e mezzi
Strategie del Movimento di Resistenza Islamico: la Palestina è un sacro deposito per i musulmani
Articolo 11
Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio?
Questa è la regola nella legge islamica (shari’a), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani la hanno consacrata per tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio.
E così avvenne che quando i capi delle armate musulmane conquistarono la Siria e l’Iraq, si rivolsero al [secondo] califfo dei musulmani, ‘Omar ibn al-Khattab [591-644], chiedendo la sua opinione sulle terre conquistate: dovevano dividerle fra le loro truppe, lasciarla a chi se ne trovava in possesso, o agire diversamente? Dopo consultazioni e discussioni tra il califfo dei musulmani, ‘Omar ibn al-Khattab, e i compagni del Messaggero di Allah – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con lui – decisero che la terra dovesse rimanere a chi ne era in possesso affinché beneficiasse di essa e della sua ricchezza. Quanto alla titolarità ultima della terra, e alla terra stessa, occorreva considerarla come waqf, affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio. La proprietà della terra da parte del singolo proprietario va solo a suo beneficio, ma il waqf durerà fino a quando dureranno i Cieli e la Terra. Ogni decisione presa con riferimento alla Palestina in violazione di questa legge islamica e nulla è senza effetto, e chi la prende dovrà un giorno ritrattarla.
“Questa è la certezza assoluta. Rendi dunque gloria al Nome del Tuo Signore e del Supremo!” (Corano 56, 95).
L’opinione del Movimento di Resistenza Islamico sulla patria e sul nazionalismo
Articolo 12
Secondo il Movimento di Resistenza Islamico, il nazionalismo è parte legittima del suo credo religioso. Nulla è più vero e profondo nel nazionalismo che combattere un jihad contro il nemico e affrontarlo a viso aperto quando mette piede sulla terra dei musulmani. Questo diventa un obbligo individuale per ogni uomo e donna musulmani: alla donna è permesso combattere il nemico anche senza l’autorizzazione del marito, e allo schiavo senza il permesso del padrone.
Nulla di simile si ritroverà in alcun altro sistema; questo è un fatto innegabile. Mentre altre forme di nazionalismo si basano su considerazioni materiali, umane o territoriali, il nazionalismo del Movimento di Resistenza Islamico accoglie in sé tutto questo, ma comporta in più fattori divini molto più importanti, che gli infondono spirito e vita, giacché e collegato alle origini stesse dello spirito di chi dà la vita, e leva nel cielo della patria una bandiera divina che collega la Terra al Cielo con un legame strettissimo. Quando Mosè si presenta e leva il suo bastone, in verità la magia e i maghi sono ridotti al silenzio.
“La retta via ben si distingue dall’errore. Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente” (Corano 2, 256).
Pace, iniziative di pace e conferenze internazionali
Articolo 13
Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di Resistenza Islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione. Il nazionalismo del Movimento di Resistenza Islamico è parte della sua religione, e insegna ai suoi membri ad aderire alla religione e innalzare la bandiera di Allah sulla loro patria mentre combattono il jihad.
“Allah ha il predominio nei Suoi disegni, ma la maggior parte degli uomini non lo sa” (Corano 12, 21).
Di tanto in tanto, si sente un appello a organizzare una conferenza internazionale per cercare una soluzione al problema palestinese. Alcuni accettano l’idea, altri la rifiutano per una ragione o per un’altra, domandando il rispetto di una o più condizioni come requisito per organizzare la conferenza o per parteciparvi. Ma il Movimento di Resistenza Islamico – che conosce le parti che si presentano alle conferenze e il loro atteggiamento passato e presente rispetto ai veri problemi dei musulmani – non crede che queste conferenze siano capaci di rispondere alle domande, o restaurare i diritti o rendere giustizia agli oppressi. Queste conferenze non sono nulla di più che un mezzo per imporre il potere dei miscredenti sui territori dei musulmani. E quando mai i miscredenti hanno reso giustizia ai credenti?
“Né i giudei né i nazareni saranno mai soddisfatti di te, finché non seguirai la loro religione. Dì: ‘È la Guida di Allah, la vera Guida’. E se acconsentirai ai loro desideri dopo che hai avuto la conoscenza, non troverai né patrono né soccorritore contro Allah” (Corano 2, 120).
Non c’è soluzione per il problema palestinese se non il jihad. Quanto alle iniziative e conferenze internazionali, sono perdite di tempo e giochi da bambini. Il popolo palestinese è troppo nobile per mettere il suo futuro, i suoi diritti, e il suo destino nelle mani della vanità. Come afferma un nobile hadith: “Il popolo della Siria è la frusta di Allah sulla Terra. Con loro si prende la sua rivincita su chi vuole. Ai loro ipocriti è vietato regnare sui loro credenti, e muoiono nell’ansia e nel rimorso” (riferito da al-Tabarani, come rintracciabile attraverso una catena di fonti fino al Profeta, e da Ahmad, la cui catena di trasmissione è incompleta. Ma deve trattarsi di un vero hadith, perché queste storie sono credibili, e Allah è veridico).
I tre circoli
Articolo 14
La liberazione della Palestina è legata a tre circoli: il circolo palestinese, il circolo arabo e il circolo islamico. Ciascuno ha un ruolo da giocare nella lotta contro il sionismo, e ha specifici doveri da compiere. È un grave errore e un orribile atto di ignoranza dimenticare uno di questi circoli, perché la Palestina è terra islamica dove la prima quibla [luogo verso cui si volge la preghiera] e il terzo santuario più santo [la moschea di al-Aqsa] sono situati, così come il luogo in cui il Profeta – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con Lui – ascese al Cielo [il riferimento è al viaggio estatico notturno di Muhammad – isrâ’ - a Gerusalemme, da dove partì la sua ascensione al Cielo – mi‘raj - per mezzo di una scala celeste].
“Gloria a Colui che di notte trasportò il Suo servo dalla Santa Moschea alla Moschea remota di cui benedicemmo i dintorni, per mostrargli qualcuno dei Nostri segni. Egli è Colui che tutto ascolta e tutto osserva” (Corano 17, 1).
Considerando questa situazione, la liberazione della Palestina è un dovere individuale, obbligatorio per ciascun musulmano dovunque si trovi. È su queste basi che il problema della Palestina deve essere visto, e ogni musulmano deve saperlo.
Quando il problema è affrontato su questa base, quando tutte le potenzialità dei tre circoli sono mobilitate, allora le circostanze presenti possono cambiare, e il giorno della liberazione si avvicina.
“Voi mettete nei loro cuori più terrore che Allah stesso, poiché invero è gente che non capisce” (Corano 59, 13).
Il jihad per la liberazione della Palestina è un obbligo individuale
Articolo 15
Quando i nemici usurpano un pezzo di terra musulmana, il jihad diventa un obbligo individuale per ogni musulmano. Di fronte all’usurpazione della Palestina da parte degli ebrei, dobbiamo innalzare la bandiera del jihad. Questo richiede la propagazione di una coscienza islamica tra il popolo a livello locale, arabo e islamico. È necessario diffondere lo spirito del jihad all’interno della umma, scontrarsi con i nemici, e unirsi ai ranghi dei combattenti.
Il processo educativo deve coinvolgere gli ‘ulama così come i professori e i maestri, gli uomini della pubblicità e dei mezzi di comunicazione così come i dotti, e specialmente la giovinezza dei movimenti islamici e loro docenti. Introdurre cambiamenti fondamentali nei programmi scolastici e universitari è obbligatorio, per ripulirli dalle tracce dell’invasione ideologica degli orientalisti e dei missionari. Questa invasione ha cominciato a sommergere il mondo arabo dopo la sconfitta delle armate crociate da parte del Saladino [1138-1993]. I crociati compresero che era impossibile sconfiggere i musulmani senza prepararsi prima attraverso un’invasione ideologica che confondesse il pensiero dei musulmani, rendesse impura la loro verità, e screditasse i loro ideali; solo in seguito un’invasione militare avrebbe potuto avere successo. L’invasione dell’ideologia prepara la strada all’invasione imperialista, e così il generale [inglese Edmund Henry Hynman] Allenby [1861-1936] poteva dichiarare entrando a Gerusalemme [il 9 dicembre 1917]: “Ora le Crociate sono finite.” E il generale [francese] Gorot [sic: trascritto come “Gorot” in tutte le versioni inglesi a me note dello statuto; in realtà Henri-Joseph-Eugène Gouraud, 1867-1946], ritto di fronte alla tomba del Saladino, disse [nel 1918]: “Ecco, siamo ritornati, o Saladino”. L’imperialismo ha aiutato l’avanzata dell’invasione ideologica e ha reso più profonde le sue radici; e continua a farlo. Tutto questo ha portato alla perdita della Palestina.
Dobbiamo instillare nelle menti di generazioni di musulmani l’idea che la causa palestinese è una causa religiosa, e deve essere affrontata su queste basi. La Palestina include santuari islamici come la moschea di al-Aqsa, che è collegata alla Santa Moschea della Mecca da un legame che rimarrà inseparabile fino a quando i Cieli e la Terra non passeranno, dal viaggio del Messaggero di Allah – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con Lui – fino alla stessa moschea di al-Aqsa, e alla sua ascensione da essa.
“Proteggere i musulmani dagli infedeli nella causa di Allah per un giorno è migliore del mondo intero e di tutto quanto è alla sua superficie, e un posto in Paradiso così piccolo come quello occupato dalla frusta di uno di voi è migliore del mondo intero e di tutto quanto sta sulla sua superficie; e il viaggio di un mattino o di una sera che il credente compie per la causa di Allah è migliore del mondo intero e di tutto quanto sta alla sua superficie (riferito da al-Bukhari, Muslim, al-Tirmidhi, e ibn Maya).
“Da colui nelle cui mani è la vita di Muhammad, amo essere ucciso – sulla via di Allah – poi essere resuscitato alla vita, quindi essere di nuovo ucciso e di nuovo richiamato alla vita, e ucciso ancora una volta” (riferito da al-Bukhari e Muslim).
Educazione delle giovani generazioni
Articolo 16
Dobbiamo offrire alle giovani generazioni islamiche nella nostra area un’educazione islamica fondata sull’applicazione dei nostri precetti religiosi, sullo studio coscienzioso del Libro Sacro, sullo studio della sunna e della storia ed eredità islamiche basato sulle sue fonti più affidabili, sotto la guida di esperti e studiosi musulmani, e usando programmi che inculchino nei musulmani un modo corretto di pensare e la fede. È anche necessario studiare con coscienza il nemico e il suo potenziale materiale e umano, identificare le sue debolezze e i suoi punti di forza, e riconoscere i poteri che lo sostengono e lo appoggiano. È anche necessario essere al corrente dei fatti del giorno, seguire le notizie e studiare le relative analisi e commenti, programmare il presente e il futuro ed esaminare ogni fatto nuovo, così che il combattente musulmano viva la sua vita consapevole dei suoi scopi, obiettivi, mezzi e di tutto quanto lo circonda.
“‘O figlio mio, anche se fosse come il peso di un granello di senape, nel profondo di una roccia o nei Cieli o sulla Terra, Allah lo porterà alla luce. Allah è dolce e ben informato. O figlio mio, assolvi all’orazione, raccomanda le buone consuetudini e proibisci il biasimevole e sopporta con pazienza quello che ti succede: questo è il comportamento da tenere in ogni impresa. Non voltare la tua guancia dagli uomini e non calpestare la terra con arroganza: in verità Allah non ama il superbo vanaglorioso’” (Corano 31, 16-18).
Il ruolo della donna musulmana
Articolo 17
La donna musulmana ha un ruolo non minore di quello dell’uomo musulmano nella guerra di liberazione; è forgiatrice di uomini e ha un ruolo tra i più importanti nella guida e nell’educazione delle nuove generazioni. I nemici hanno compreso il suo ruolo; e credono che, se riusciranno a guidarla ed educarla come vogliono, allontanandola dall’islam, avranno vinto la guerra. Pertanto li vedete perseguire questo scopo attraverso i mezzi di comunicazione e il cinema, l’educazione e la cultura, utilizzando come intermediari i loro manutengoli che sono parte dell’organizzazione sionista e assumono vari nomi e forme, come la massoneria, i Rotary Club, e le cricche spionistiche, tutti covi di sabotatori e di sabotaggi. Queste organizzazioni sioniste hanno grandi risorse materiali, che permettono loro di svolgere la loro funzione nelle diverse società al servizio dei loro scopi sionisti, e di introdurre concetti che fanno il gioco del nemico. Queste organizzazioni operano laddove l’islam è assente ed è lontano dal popolo. Pertanto, i militanti islamici adempiono al loro obbligo quando si oppongono agli schemi di questi sabotatori. Dove l’islam riesce a controllare la vita dei musulmani, elimina queste organizzazioni, che sono ostili all’umanità e all’islam.
Articolo 18
La donna, nella casa e nella famiglia combattenti, si tratti di una madre o di una sorella, ha il suo ruolo più importante nell’occuparsi della casa e nell’allevare i figli secondo i concetti e i valori islamici, e nell’educare i figli a osservare i precetti religiosi preparandosi al dovere del jihad che li aspetta. Pertanto è necessario prestare attenzione alle scuole e ai programmi per le ragazze musulmane, così che si preparino a diventare buone madri, consapevoli del loro ruolo nella guerra di liberazione.
Le donne debbono avere la consapevolezza e le conoscenze necessarie per gestire la loro casa. La frugalità e la capacità di evitare gli sprechi nelle spese domestiche sono requisiti necessari perché ci sia possibile continuare la lotta nelle difficili circostanze in cui ci troviamo. Le donne dovranno sempre ricordare che il denaro equivale al sangue, che non deve scorrere se non nelle vene per assicurare la continuità della vita sia dei giovani sia dei vecchi.
“In verità i musulmani e le musulmane, i credenti e le credenti, i devoti e le devote, i leali e le leali, i perseveranti e le perseveranti, i timorati e le timorate, quelli che fanno l’elemosina e quelle che fanno l’elemosina, i digiunatori e le digiunatrici, i casti e le caste, quelli che spesso ricordano Allah e quelle che spesso ricordano Allah, sono coloro per i quali Allah ha disposto perdono ed enorme ricompensa” (Corano 33, 35).
Il ruolo dell’arte islamica nella guerra di liberazione
Articolo 19
L’arte ha regole e criteri attraverso i quali si può determinare se si tratta di arte islamica o miscredente. Uno dei problemi della liberazione islamica è che ha bisogno di un’arte islamica che possa elevare lo spirito, e non si concentri su un solo aspetto umano a detrimento degli altri, ma valorizzi tutti gli aspetti in modo uguale e armonioso.
L’uomo è un essere strano e miracoloso, fatto di un pugno di terra e del soffio dello spirito. L’arte islamica si rivolge all’uomo su queste basi, mentre l’arte miscredente si rivolge al corpo e considera centrali gli elementi di terra. Quindi tutti questi libri, articoli, bollettini, discorsi, opuscoli, canzoni, poesie, inni, spettacoli teatrali e quant’altro che contengono le caratteristiche dell’arte islamica sono necessari per la mobilitazione ideologica, per il continuo nutrimento sulla via, e per il ristoro dell’anima. La strada è lunga e la sofferenza è grande, e l’anima rischia di stancarsi: ma l’arte islamica rinnova il vigore, ravviva il movimento, e fa nascere ampi concetti e corretta condotta. “Nulla corregge meglio l’anima quanto accompagnarla da una situazione all’altra”.
Si tratta di cose serie, non di un gioco, perché la umma che combatte il jihad non conosce giochi.
Solidarietà sociale
Articolo 20
La società musulmana è una società solidale. Il Messaggero – possano la preghiera e la pace di Allah rimanere con lui – disse: “Che persone meravigliose sono gli Ashariti. Quando si trovavano in difficoltà, sia a casa loro sia in viaggio, mettevano insieme tutte le loro proprietà e le dividevano tra loro in parti uguali”.
È questo spirito islamico che dovrebbe prevalere in ogni società musulmana. Una società che ha di fronte un nemico malvagio e nazista nella sua condotta, che non fa differenza tra uomini e donne, giovani e vecchi, deve essere la prima ad adornarsi di questo spirito islamico. Il nostro nemico usa il metodo della punizione collettiva, rubando al popolo la sua terra e le sue proprietà, cacciandolo in esilio e confinandolo nei campi. È arrivato a spezzare ossa, a sparare su donne, bambini e vecchi, con o senza ragione, e a gettare migliaia e migliaia di persone nei campi di prigionia dove devono vivere in condizioni inumane. Questo in aggiunta a distruggere case, rendere orfani bambini, e pronunciare sentenze ingiuste contro migliaia di giovani, che passeranno i migliori anni della loro vita nel buio delle prigioni. Il nazismo degli ebrei se la prende anche con le donne e i bambini; terrorizza tutti. Questi ebrei rovinano la vita delle persone, rubano il loro denaro, e minacciano il loro onore. Nelle loro orribili azioni trattano la gente come i peggiori criminali di guerra. La deportazione lontano dalla propria patria è una forma di omicidio.
Per opporsi a queste azioni, il popolo deve unirsi nella solidarietà sociale e affrontare il nemico nell’unità, così che, se uno dei suoi organi è colpito, il resto del corpo risponda con prontezza e fervore.
Articolo 21
Solidarietà sociale significa aiutare chi è nel bisogno, sia materiale sia morale, e portare effettivo aiuto. È un dovere dei membri del Movimento di Resistenza Islamico prendersi cura degli interessi del popolo nello stesso modo in cui si occupano dei loro personali interessi, senza risparmiare alcuno sforzo. Devono evitare di fare qualunque cosa che possa mettere in pericolo il futuro della società o delle giovani generazioni. Il popolo è parte del movimento e per il movimento; il suo potere è il potere del popolo e il suo futuro è il futuro del popolo. I membri del Movimento di Resistenza Islamico devono condividere le gioie e i dolori del popolo, rispondere alle sue domande e fare quanto è in loro potere per soddisfare il suo interesse, che è anche quello del movimento. Con questo spirito, il movimento e il popolo diventeranno migliori compagni di strada, la cooperazione e la compassione prevarranno, l’unità sarà stabilita, e si diventerà più forti di fronte al nemico.
I poteri che sostengono il nemico
Articolo 22
Il nemico ha programmato per lungo tempo quanto è poi effettivamente riuscito a compiere, tenendo conto di tutti gli elementi che hanno storicamente determinato il corso degli eventi. Ha accumulato una enorme ricchezza materiale, fonte di influenza che ha consacrato a realizzare il suo sogno. Con questo denaro ha preso il controllo dei mezzi di comunicazione del mondo, per esempio le agenzie di stampa, i grandi giornali, le case editrici e le catene radio-televisive. Con questo denaro, ha fatto scoppiare rivoluzioni in diverse parti del mondo con lo scopo di soddisfare i suoi interessi e trarre altre forme di profitto. Questi nostri nemici erano dietro la Rivoluzione francese e la Rivoluzione russa, e molte delle rivoluzioni di cui abbiamo sentito parlare, qua e là nel mondo. È con il denaro che hanno formato organizzazioni segrete nel mondo, per distruggere la società e promuovere gli interessi sionisti. Queste organizzazioni sono la massoneria, il Rotary Club, i Lions Club, il B’nai B’rith, e altre. Sono tutte organizzazioni distruttive dedite allo spionaggio. Con il denaro, il nemico ha preso il controllo degli Stati imperialisti e li ha persuasi a colonizzare molti paesi per sfruttare le loro risorse e diffondervi la corruzione. A proposito delle guerre locali e mondiali, ormai tutti sanno che i nostri nemici hanno organizzato la Prima guerra mondiale per distruggere il Califfato islamico. Il nemico ne ha approfittato finanziariamente e ha preso il controllo di molte fonti di ricchezza; ha ottenuto la Dichiarazione Balfour [del 2 novembre 1917, che sostiene “il diritto degli ebrei a costituire un focolare nazionale in Palestina” e prende il nome dall’allora ministro degli esteri britannico e già primo ministro Lord Arthur James Balfour, 1858-1930], e ha fondato la Società delle Nazioni come strumento per dominare il mondo. Gli stessi nemici hanno organizzato la Seconda guerra mondiale, nella quale sono diventati favolosamente ricchi grazie al commercio delle armi e del materiale bellico, e si sono preparati a fondare il loro Stato. Hanno ordinato che fosse formata l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con il Consiglio di Sicurezza all’interno di tale Organizzazione, per mezzo della quale dominano il mondo. Nessuna guerra è mai scoppiata senza che si trovassero le loro impronte digitali.
“Ogni volta che accendono un fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare il disordine sulla Terra, ma Allah non ama i corruttori” (Corano 5, 64).
I poteri imperialisti sia nell’Ovest capitalista sia nell’Est comunista sostengono il nemico con tutta la loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo. Quando l’islam si risveglia, le forze della miscredenza si uniscono per combatterlo, perché la nazione dei miscredenti è una.
“O voi che credete, non sceglietevi confidenti al di fuori dei vostri, farebbero di tutto per farvi perdere. Desidererebbero la vostra rovina; l’odio esce dalle loro bocche, ma quel che i loro petti secerne è ancora peggio. Ecco che vi manifestiamo i segni, se potete comprenderli” (Corano 3, 118).
Non è invano che il verso precedente finisce con le parole di Allah: “se potete comprenderli”.
Capitolo IV
La nostra posizione su alcuni punti specifici
A. I movimenti islamici
Articolo 23
Il Movimento di Resistenza Islamico considera gli altri movimenti islamici con rispetto e ammirazione. Anche quando si trova in disaccordo con loro su un particolare aspetto o punto di vista, rimane d’accordo con loro su altri aspetti e punti di vista. Considera questi movimenti come compresi nella categoria dello ijtihad [cioè dell’interpretabile], fin quando hanno buone intenzioni, rimangono devoti ad Allah, e la loro condotta rimane nei confini del circolo islamico. Ogni mujtahid [cioè chi è capace di interpretare la legge divina] ha la sua ricompensa.
Il Movimento di Resistenza Islamico considera tutti questi movimenti come suoi, e chiede che Allah guidi e ispiri retta condotta a tutti. Non mancherà di continuare a innalzare la bandiera dell’unità, e a sforzarsi di realizzarla sulla base del Libro e dell’insegnamento del Profeta.
“Aggrappatevi tutti insieme all’accordo di Allah e non dividetevi tra voi e ricordate la grazia che Allah vi ha concesso: quando eravate nemici è Lui che ha riconciliato i cuori vostri e per grazia Sua siete diventati fratelli. E quando eravate sul ciglio di un abisso di fuoco, è Lui che vi ha salvati. Così Allah vi manifesta i segni Suoi affinché possiate guidarvi” (Corano 3, 103).
Articolo 24
Il Movimento di Resistenza Islamico non permette l’offesa o la diffamazione di individui o gruppi, perché un credente non diffama né insulta. Tuttavia, è necessario differenziare tra l’insulto e le posizioni e modi di condotta di individui e di gruppi. Pertanto, quando una posizione o condotta non è corretta, il Movimento di Resistenza Islamico ha il diritto di sottolineare l’errore, di mettere in guardia contro di esso, di insistere nel sottolineare la verità e nel giudicare il problema cui si trova di fronte con imparzialità. La sapienza è lo scopo del credente, e vi si deve aggrappare dovunque la trovi.
“Allah non ama che venga conclamato il male, eccetto da parte di colui che lo ha subito. Allah tutto ascolta e conosce. Che facciate il bene pubblicamente o segretamente o perdoniate un male, Allah è indulgente, onnipotente” (Corano 4, 148-149).
B. Movimenti nazionalisti nell’arena palestinese
Articolo 25
Hamas rispetta i movimenti nazionalisti, comprende le condizioni in cui si trovano e i fattori che li influenzano e li circondano. Li sostiene, nella misura in cui essi non si alleano con l’Est comunista o con l’Ovest crociato. Rassicura coloro che ne sono membri o simpatizzanti che il Movimento di Resistenza Islamico è un movimento di jihad morale, responsabile nella sua visione della vita e nelle sue azioni verso gli altri. Ha in orrore l’opportunismo e vuole solo il bene degli altri, che si tratti di individui o di gruppi. Non ricerca il guadagno materiale o la fama personale, né chiede premi per sé al popolo. Si affida alle sue stesse risorse, per quanto siano disponibili, così come è scritto: “Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete” (Corano 8, 60). Tutto è fatto per compiere il proprio dovere e conquistarsi il favore di Allah. Non ha ambizioni al di fuori di questa.
Tutte le correnti nazionaliste che operano nell’arena palestinese per la liberazione della Palestina possono essere sicure che Hamas è, definitivamente e irrevocabilmente, una fonte di aiuto e di assistenza per esse, nella parola e nell’azione, nel presente e nel futuro. È qui per unire, non per dividere; per conservare, non per disperdere; per mettere insieme, non per frammentare. Valorizza ogni parola gentile, ogni sforzo devoto e opera buona. Chiude la porta ai dissensi marginali e non ascolta le voci e i pettegolezzi, per quanto al tempo stesso si riservi il diritto all’autodifesa. Tutto quanto sembra essere contrario o contraddire questi orientamenti è propaganda diffusa dal nemico o da coloro che lo aiutano, allo scopo di seminare confusione, dividere le fila e trascinarci in controversie marginali.
“O credenti, se un malvagio vi reca una notizia, verificatela, affinché non portiate, per disinformazione, pregiudizio a qualcuno e abbiate poi a pentirvi di quel che avrete fatto” (Corano 49, 6).
Articolo 26
Per quanto il Movimento di Resistenza Islamico veda con favore quei movimenti nazionalisti palestinesi che non sono leali all’Est, né all’Ovest, si riserva il diritto di discutere gli eventi, sia locali sia internazionali, che riguardano il problema palestinese. Questo dibattito obiettivo mette alla luce in quale misura questi eventi coincidano con l’interesse nazionale, ovvero lo danneggino, alla luce di un punto di vista islamico.
C. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina
Articolo 27
L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ci è più vicina di ogni altra organizzazione: comprende i nostri padri, fratelli, parenti e amici. Come potrebbe un buon musulmano respingere suo padre, suo fratello, il suo parente o il suo amico? La nostra patria è una, la nostra tragedia è una, il nostro destino è uno, e il nemico è comune.
A causa delle circostanze in cui è avvenuta la formazione dell’OLP, e la confusione ideologica che prevale nel mondo arabo a causa dell’invasione ideologica che lo ha colpito dopo le Crociate e che è proseguita con l’orientalismo, il lavoro dei missionari e l’imperialismo, l’OLP ha adottato l’idea di uno Stato laico, ed ecco quello che ne pensiamo. L’ideologia laica è diametralmente opposta al pensiero religioso. Il pensiero è la base per tutte le posizioni, i modi di comportamento e le decisioni.
Pertanto, nonostante il nostro rispetto per l’OLP – e per quello che potrà diventare in futuro –, e senza sottovalutare il suo ruolo nel conflitto arabo-israeliano, ci rifiutiamo di servirci del pensiero laico per il presente e per il futuro della Palestina, la cui natura è islamica. La natura islamica della questione palestinese è parte integrante della nostra religione, e chi trascura una parte integrante della sua religione certamente è perduto.
“Chi altri avrà dunque in odio la religione di Abramo, se non colui che coltiva la stoltezza nell’animo suo?” (Corano 2, 130).
Quando l’OLP avrà adottato l’islam come il suo sistema di vita, diventeremo i suoi soldati e la legna per i suoi fuochi che bruceranno i nemici. Fino a quando questo non avvenga – ma preghiamo Allah perché avvenga presto – la posizione del Movimento di Resistenza Islamico rispetto all’OLP è quella di un figlio di fronte al padre, di un fratello di fronte al fratello, di un parente di fronte al parente che soffre per il dolore dell’altro quando una spina gli si è conficcata addosso, che sostiene l’altro nella sua lotta con il nemico e gli augura di essere ben guidato e giusto.
I fratelli, i fratelli! Colui che non ha fratello è come chi va in battaglia senza armi. Un cugino per un uomo svolge il ruolo delle migliori ali, e forse il falco si leva in volo senza ali?
D. Gli Stati e governi arabi e islamici
Articolo 28
L’invasione sionista è veramente malvagia. Non esita a prendere ogni strada e a ricorrere ai mezzi più disonorevoli e ripugnanti per compiere i suoi desideri. Nelle sue attività di infiltrazione e spionistiche, si affida ampiamente alle organizzazioni clandestine che ha fondato, come la massoneria, il Rotary Club e i Lions Club, e altri gruppi spionistici. Tutte queste organizzazioni, siano segrete o aperte, operano nell’interesse del sionismo e sotto la sua direzione. Il loro scopo è demolire le società, distruggere i valori, violentare le coscienze, sconfiggere la virtù, e porre nel nulla l’islam. Sostengono il traffico di droga e di alcol di tutti i tipi per facilitare la loro opera di controllo e di espansione.
Ai paesi arabi che confinano con Israele chiediamo di aprire i loro confini ai combattenti, ai figli dei popoli arabi e islamici, per permettere loro di svolgere il loro ruolo, e di unire i loro sforzi a quelli dei loro fratelli, i fratelli musulmani della Palestina.
Come minimo, gli altri Stati arabi e islamici devono aiutare i combattenti concedendo loro libertà di movimento.
Non dobbiamo mancare di ricordare a ogni musulmano che, quando gli ebrei hanno conquistato la nobile Gerusalemme nel 1967, di fronte alle porte della benedetta moschea di al-Aqsa, gridavano con gioia: “Muhammad è morto, e ha lasciato dietro di sé solo donnicciole”.
Israele, in quanto Stato ebraico, e i suoi ebrei sfidano l’islam e tutti i musulmani. “Così gli occhi dei codardi non dormono”.
E. Associazioni nazionaliste religiose, istituzioni intellettuali del mondo arabo e islamico
Articolo 29
Il Movimento di Resistenza Islamico spera che le associazioni nazionaliste religiose lo sosterranno a tutti i livelli, lo aiuteranno, adotteranno le sue posizioni, promuoveranno le sue attività e azioni, e solleciteranno per esso ulteriore aiuto, così trasformando i popoli islamici nei suoi amici e sostenitori, e aiutandolo a entrare in tutti i campi umani e materiali così come nei mezzi di comunicazione, nel tempo e nello spazio. Questo scopo potrà essere ottenuto organizzando conferenze di solidarietà e pubblicando dichiarazioni di chiarificazione, articoli di sostegno, e opuscoli religiosi che rendano le masse consapevoli del problema palestinese, di che cosa il movimento ha di fronte e di quanto si complotta contro di esso. Dovranno pure mobilitare i popoli islamici dal punto di vista ideologico, educativo e culturale, così che possano svolgere il loro ruolo in questa decisiva guerra di liberazione, così come svolsero il loro ruolo nello sconfiggere le Crociate, mettere in fuga i tartari, e salvare la civiltà umana. E tutto questo non è difficile per Allah.
“Allah ha scritto: ‘Invero vincerò, Io e i Miei messaggeri’. In verità Allah è forte, eccelso” (Corano 58, 21).
Articolo 30
Gli scrittori, gli intellettuali, gli operatori dei mezzi di comunicazione, i predicatori, gli insegnanti e gli educatori, e tutti i diversi settori del mondo arabo e islamico, tutti sono chiamati a svolgere il loro ruolo e a compiere il loro dovere di fronte alla ferocia dell’invasione sionista, alla sua infiltrazione in molti paesi, e al suo controllo di ricchezze e di mezzi di comunicazione, con tutto quel che ne consegue, nella maggioranza dei paesi del mondo.
Il jihad non è limitato a portare le armi e affrontare militarmente il nemico. La parola buona, l’articolo eccellente, il libro utile, sostengono e aiutano dal canto loro il jihad per la gloria di Allah, fino a quando le intenzioni sono sincere e si intende fare della bandiera di Allah il vessillo più alto.
“Chiunque offre l’equipaggiamento a un cavaliere per la gloria di Allah, è come se fosse cavaliere egli stesso. E chiunque ha aiutato efficacemente il cavaliere rimanendo con la sua famiglia, davvero è stato egli stesso cavaliere” (riferito da al-Bukhari, Muslim, Abu-Dawud, e al-Tirmidhi).
F. I membri di altre religioni
Articolo 31
Il Movimento di Resistenza Islamico è un movimento umanistico. Si occupa dei diritti umani, e si impegna a mantenere la tolleranza islamica nei confronti dei seguaci di altre religioni. È ostile solo a coloro che mostrano ostilità nei riguardi dell’islam, si mettono di traverso al suo cammino per arrestarlo o ostacolano i suoi sforzi.
All’ombra dell’islam, è possibile ai seguaci delle tre religioni – islam, cristianesimo ed ebraismo – coesistere in pace e sicurezza. Anzi, pace e sicurezza sono possibili solo all’ombra dell’islam, e la storia antica e quella recente sono le migliori testimoni di questa verità.
I seguaci di altre religioni devono smettere di combattere l’islam a proposito del dominio di questa regione. Perché se fossero loro a dominare, non ci sarebbero altro che lotta, torture ed esilio; sarebbero disgustati gli uni degli altri al loro interno, per non parlare dei seguaci di altre religioni. Il passato e il presente sono pieni di prove di questa verità.
“Vi combatteranno uniti solo dalle loro fortezze o dietro le mura. Grande è l’acrimonia che regna fra loro. Li ritieni uniti, e invece i loro cuori sono discordi: è gente che non ragiona” (Corano 59, 14).
L’islam concede a ciascuno i suoi diritti, e impedisce l’aggressione contro i diritti degli altri.
Le pratiche naziste dei sionisti contro il nostro popolo non dureranno neppure per il tempo della loro invasione. “Perché lo stato di oppressione dura soltanto un’ora, mentre lo stato di giustizia dura fino al giorno del giudizio”.
“Allah non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Allah ama coloro che si comportano con equità” (Corano 60, 8).
Il tentativo di isolare il popolo palestinese
Articolo 32
Il sionismo mondiale e le forze imperialiste hanno tentato, attraverso astute manovre e un’attenta programmazione, di rimuovere gli Stati arabi, uno dopo l’altro, dal circolo del conflitto con il sionismo, così da trovarsi di fronte al popolo palestinese da solo. L’Egitto è già stato rimosso dal circolo del conflitto, in gran parte attraverso gli accordi traditori di Camp David, e ha cercato di trascinare altri Stati arabi in accordi simili, per rimuovere anche loro dal circolo del conflitto.
Il Movimento di Resistenza Islamico chiama i popoli arabi e islamici a fare uno sforzo serio e incessante per prevenire la realizzazione di questo orribile piano e per rendere le masse consapevoli del pericolo di ritirarsi dal circolo del conflitto con il sionismo. Oggi si tratta della Palestina, domani di uno o più altri paesi. Perché lo schema sionista non ha limiti, e dopo la Palestina cercherà di espandersi dal Nilo all’Eufrate. Quando avrà digerito la regione di cui si è cibato, guarderà avanti verso un’ulteriore espansione, e così via. Questo è il piano delineato nei Protocolli degli Anziani di Sion, e il comportamento presente del sionismo costituisce la migliore testimonianza di quanto era stato affermato in quel documento.
Abbandonare il circolo del conflitto con il sionismo è alto tradimento e risulterà in una maledizione sul colpevole.
“Chi in quel giorno volgerà loro le spalle – eccetto il caso di stratagemma per [meglio] combattere o per raggiungere un altro gruppo – incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio sarà l’Inferno. Qual triste rifugio!” (Corano 8, 16).
Dobbiamo mettere insieme le nostre forze e capacità per affrontare questa invasione malvagia, nazista e tartara. Altrimenti, perderemo le nostre patrie, i loro abitanti perderanno le loro case, la corruzione si diffonderà sulla Terra, tutti i valori religiosi saranno distrutti. Che ognuno sappia che ne sarà responsabile di fronte ad Allah.
“Chi avrà fatto [anche solo] il peso di un atomo di bene lo vedrà, e chi avrà fatto [anche solo] il peso di un atomo di male lo vedrà” (Corano 99, 7-8).
All’interno del circolo del conflitto con il sionismo, il Movimento di Resistenza Islamico si considera la punta di lancia o l’avanguardia. Si unisce a tutti coloro che sono attivi nell’arena palestinese. Quello che rimane da fare è un’azione continua da parte dei popoli arabi e islamici, e delle organizzazioni islamiche nel mondo arabo e musulmano, perché sono queste a essere meglio preparate per la prossima fase della lotta contro gli ebrei, i mercanti di guerre.
“Abbiamo destato tra loro odio e inimicizia fino al giorno della resurrezione. Ogni volta che accendono un fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare disordine sulla Terra, ma Allah non ama i corruttori” (Corano 5, 64).
Articolo 33
Il Movimento di Resistenza Islamico parte da questi concetti generali, che sono coerenti con norme universali e seguono il corso del destino nel confronto e nella lotta con il nemico in difesa dell’essere umano musulmano, della civiltà islamica, e dei santuari islamici, primo fra i quali è la benedetta moschea di al-Aqsa. Chiede con urgenza ai popoli arabi e islamici, ai loro governi, e alle loro associazioni popolari e ufficiali di mostrare timore di Allah nel loro atteggiamento di fronte al Movimento di Resistenza Islamico e di essere, secondo la volontà di Allah, i suoi sostenitori e partigiani, garantendogli l’aiuto e l’assistenza finché il dominio di Allah sia assicurato. Così ogni fila seguirà l’altra, i combattenti del jihad seguiranno altri combattenti del jihad, e le masse sorgeranno da ogni parte del mondo islamico in risposta all’appello al dovere, ripetendo: Venite al jihad! Questo appello squarcerà le nubi nei cieli, e risuonerà finché la liberazione non sia realizzata, gli invasori siano vinti, e la vittoria di Allah sia assicurata.
“Allah verrà in aiuto di coloro che sostengono [la Sua religione]. In verità Allah è forte e possente” (Corano 22, 40).
Capitolo V
La testimonianza della storia
Il confronto con gli aggressori nel corso della storia
Articolo 34
Fin dall’alba della storia, la Palestina è stata l’ombelico della Terra, il centro dei continenti, e l’oggetto dell’avidità per gli avidi. Il Messaggero – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con lui – sottolinea questo fatto in un suo nobile hadith, in cui si rivolge al suo venerabile compagno Mu’az bin Jabal [?-640], dicendo: “O Mu’az, Allah conquisterà la Siria per te, quando sarò morto, da al-‘Arish all’Eufrate. I suoi uomini, donne e schiavi diventeranno guardie di frontiera fino al giorno della resurrezione. Se qualcuno di voi sceglierà di rimanere nelle pianure siriane o palestinesi, rimarrà sempre in stato di jihad fino al giorno della resurrezione”.
Gli avidi hanno posto gli occhi sulla Palestina più di una volta, e la hanno invasa in armi perseguendo le loro aspirazioni. Fu invasa da orde di crociati, che portavano con sé la loro fede e alzavano la loro croce. Riuscirono a vincere i musulmani per un momento, e per circa due decenni i musulmani non riuscirono a rialzare la testa, finché si riunirono all’ombra della loro bandiera religiosa, furono capaci di unirsi, resero gloria al loro Signore e partirono per il jihad sotto la guida del Saladino. Così venne l’ovvia vittoria, le Crociate furono sconfitte, e la Palestina liberata.
“Di’ ai miscredenti: ‘Presto sarete sconfitti. Sarete radunati nell’Inferno. Che infame giaciglio!’” (Corano 3, 12).
Questa è l’unica via alla liberazione. La testimonianza della storia non lascia dubbi. È una delle regole dell’universo, è una delle leggi dell’esistenza. Solo il ferro può spezzare il ferro, solo la vera fede dell’islam può sconfiggere la loro credenza falsa e corrotta. La fede può essere combattuta solo dalla fede. In ultimo, la vittoria appartiene alla verità, perché la verità non può essere che vittoriosa.
“Già la Nostra Parola pervenne agli inviati Nostri servi. Saranno loro a essere soccorsi, e le Nostre schiere avranno il sopravvento” (Corano 37, 171-173)
Articolo 35
Il Movimento di Resistenza Islamico considera seriamente la sconfitta dei crociati per opera del Saladino e la liberazione della Palestina da loro, così come la disfatta dei tartari a ‘Ain Jalut [il 3 settembre 1260], quando la loro schiena fu spezzata per mano di [Sayf al-Din] Qutuz [?-1260, sultano dell’Egitto dal 1259 al 1260] e al-Zahir Baybars [1223-1277, generale del sultano Qutuz, poi – dopo avere assassinato Qutuz – sultano dell’Egitto dal 1260 al 1277] e il mondo arabo fu riscattato dal flagello dei tartari, che aveva distrutto tutti gli aspetti della civiltà umana. Il movimento trae le sue lezioni e i suoi esempi da questi eventi. L’invasione sionista dei nostri giorni è stata preceduta dall’invasione crociata dall’Ovest, e – tra l’altro – dalle invasioni tartare dall’Est. Così come i musulmani hanno fatto fronte a queste invasioni e hanno concepito piani per combatterle e sconfiggerle, così ora possono affrontare l’invasione sionista e batterla. Questo non è certo difficile per Allah se le nostre intenzioni sono pure, se la nostra determinazione è sincera, se i musulmani traggono lezioni utili dall’esperienza passata, se si liberano delle vestigia dell’invasione ideologica occidentale, e se mettono a frutto l’esperienza dei loro predecessori.
Conclusione
Il Movimento di Resistenza Islamico e i suoi soldati
Articolo 36
Mentre continua la sua avanzata, il Movimento di Resistenza Islamico ricorda incessantemente a tutti i figli del nostro popolo, e ai popoli arabi e islamici, che non ricerca per se stesso fama, guadagno materiale, o avanzamento sociale. Il movimento non si dirige contro alcun membro del nostro popolo per competere con lui o per prendere il suo posto. Non c’è nulla di simile. Non sarà mai contro alcun figlio di musulmani, né contro i non musulmani che mantengono nei suoi confronti intenzioni pacifiche, qui o altrove. Sosterrà solo le associazioni e organizzazioni che operano fattivamente contro il nemico sionista e i suoi manutengoli.
Il Movimento di Resistenza Islamico accetta l’islam come uno stile di vita. È la sua vita e il suo standard normativo. Chiunque concepisce l’islam come uno stile di vita, qui o in altri paesi, che si tratti di un gruppo, un’organizzazione, uno Stato, ogni altra realtà, troverà all’interno del Movimento di Resistenza Islamico i suoi soldati, nulla di meno.
Chiediamo ad Allah di guidarci, e di guidare altri verso di noi, e di essere giudice fra noi e il nostro popolo con verità.
“O Signore nostro, giudica secondo verità, tra noi e il nostro popolo; Tu sei il Migliore dei giudici” (Corano 7, 89).
La nostra ultima preghiera è che sia lode ad Allah, il Signore dell’universo.