Malala all’Onu: «Libri e penne più forti delle pallottole dei talebani»
Riprendiamo dal sito della rivista Tempi un articolo redazionale pubblicato il 12/7/2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (11/8/2013)
Al Palazzo di Vetro dell’Onu oggi era il Malala Day: era attesa infatti a New York la giovane ragazza pachistana che nell’ottobre del 2012 era stata aggredita in un attacco armato operato da uomini talebani per la sua opposizione al fondamentalismo islamico. E nel giorno del suo sedicesimo compleanno, la sedicenne ha parlato ai rappresentanti delle Nazioni Unite:
«Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione. Mi hanno sparato, hanno sparato anche alle mie amiche. Credevano che quel proiettile ci avrebbe zittito. Ma hanno fallito. Dal silenzio, migliaia di voci si sono sollevate. Quello che hanno ottenuto? La debolezza, la paura, l’impotenza sono morte. La forza, il potere, il coraggio sono emersi», sono state le sue parole.
UNA PETIZIONE E 4 MILIONI DI FIRME. Malala è arrivata accompagnata dai suoi genitori, indossando un velo bianco appartenuto a Benzir Bhutto. Nelle mani, una petizione di 4 milioni di firme da consegnare al segretario dell’Onu Ban Ki-Moon: si sostiene il diritto all’istruzione per più di 57 milioni di bambini che non riescono ad andare a scuola. «Capiamo l’importanza della luce quando vediamo l’oscurità, della voce quando veniamo messi a tacere. Allo stesso modo nel Pakistan abbiamo capito l’importanza di penne e libri quando abbiamo visto le pistole. La penna è più forte della spada. È vero che gli estremisti hanno e avevano paura di libri e penne. Il potere dell’istruzione fa loro paura. E hanno paura delle donne: il potere della voce delle donne li spaventa. Per questo hanno ucciso 14 studenti innocenti, per questo hanno ucciso le insegnanti, per questo attaccano le scuole tutti i giorni. Gli estremisti hanno paura del cambiamento, dell’uguaglianza all’interno della nostra società».
«CHIEDIAMO L’ISTRUZIONE OBBLIGATORIA». La ragazza era stata ferita con una pallottola alla testa dai talebani, e in breve tempo era diventata simbolo della lotta in favore dell’istruzione delle donne nel mondo. A far partire la raccolta firme era stato, lo scorso 10 novembre, l’ex premier britannico Gordon Brown, ora inviato per l’Educazione delle Nazioni Unite. Anche lui oggi ha accompagnato Malala all’Onu: «Chiediamo a tutti i governi di assicurare l’istruzione obbligatoria e gratuita in tutto il mondo a ogni bambino», ha continuato la ragazza, «di lottare contro il terrorismo e la violenza, ai Paesi sviluppati di sostenere i diritti all’istruzione per le bambine nei Paesi in via sviluppo. Chiediamo a tutte le comunità di respingere i pregiudizi basati su caste, sette, religione, colore, genere…Chiediamo ai leader di tutto il mondo di assicurare la sicurezza di donne, perché non possiamo avere successo se metà di noi subisce torti. E chiediamo a tutte le sorelle di essere coraggiose, comprendendo il loro pieno potenziale e agendo».