Elena, colei che risplende, di Giuseppe Caffulli
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Riprendiamo dalla rivista Terrasanta, maggio-giugno 2013, pp. 32-33, un articolo scritto da Giuseppe Caffulli. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (11/4/2013)
Secondo la tradizione, l'episodio che più di ogni altro segna la vicenda di Elena è il ritrovamento della croce di Cristo. Il fatto si colloca nel contesto di un pellegrinaggio in Terra Santa fortemente desiderato dall'imperatrice sul finire della propria vita (326-327).
Elena (il cui nome significa etimologicamente «colei che risplende»), madre di Costantino il Grande, aveva avuto fino a quel momento una vita decisamente travagliata. I dati biografici su di lei sono piuttosto scarsi. Sarebbe nata a Drepanum, in Bitinia (attuale Turchia). Le fonti del IV secolo, che seguono il Breviarium ab Urbe condita di Eutropio, sono concordi nell'affermare che Elena era una donna del popolo. Aurelio Ambrogio è il primo a chiamarla stabularia, cioè «ragazza addetta alle stalle» o «locandiera». Altre fonti, specie quelle tardive, scritte dopo l'ascesa al trono imperiale di Costantino (nato nel 280 dall'unione - forse illegittima - di Elena con Costanzo Cloro), preferiscono però tacere la sua condizione sociale.
Il vescovo e storico Eusebio di Cesarea, autore di una Vita di Costantino, ci fa sapere che Elena aveva 80 anni al suo ritorno dalla Palestina. Ed è proprio a Gerusalemme che Rufino ce la descrive, nella sua Historia ecclesiastica, come «donna incomparabile di fede, per sincerità di religione e per singolare magnificenza».
Forse Elena aveva incontrato il cristianesimo a Treviri, dove Costantino l'aveva chiamata a vivere. Aveva imparato a conoscere Gesù di Nazaret leggendo i testi sacri e ascoltando i testimoni che avevano viaggiato in Terra Santa. E alla fine non le basta più: sente il desiderio di mettersi a cercare, di andare a vedere, di dare maggior consistenza (storica, palpabile) a quella fede che ha consolato la sua vita, dopo una esistenza di amori, tradimenti, abbandoni, gloria e violenza. Un messaggio, venuto dall'Oriente, di un Dio nato povero (in una stalla!), morto in croce. E ostinato nel predicare l'amore verso tutti gli uomini.
Al suo arrivo a Gerusalemme, Elena mette a disposizione tutte le ricchezze che il figlio le aveva concesso (nel 324 lei stessa era stata nominata Augusta et Imperatrix) per il ritrovamento delle memorie cristiane in Terra Santa. E per I'edificazione delle splendide basiliche nei luoghi santificati dal passaggio del Signore.
Secondo alcuni storici, oltre alle motivazioni religiose, il viaggio di Elena in Terra Santa avrebbe avuto anche motivazioni politiche. L'Editto di Milano aveva segnato una svolta anche per l'Oriente: era pertanto necessario dimostrare come il culto cristiano, prima bandito, fosse ormai accettato e anzi tenuto in gran conto dall'imperatore. Altri ancora, vedono nella presenza in Oriente di Elena, anche risvolti politici, legati all'uccisione (per mano dello stesso Costantino) del nipote Crispo e della moglie Fausta, che avevano minato l'immagine dell'imperatore tra le popolazioni d'Oriente.
Sia come sia, ad Elena i cristiani di ieri e di oggi devono indubbiamente molto. Certamente l'aver ritrovato e preservato i Luoghi Santi della redenzione, ma soprattutto l'indicazione di un modello, di una via: quella della ricerca della «presenza» delle tracce del divino nella storia degli uomini. Il Segno (identificato nella Croce) di una fede che si fonda in un tempo e in un luogo. E che per questo si fa esperienza concreta e tangibile.