I tre censimenti di Augusto e la nascita di Gesù. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 12 /06 /2013 - 10:17 am | Permalink | Homepage
- Tag usati: , ,
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo sul nostro sito una breve nota scritta da Andrea Lonardo. Sui rapporti fra Augusto e il Vangelo, vedi anche «In quel tempo...». I vangeli di Augusto ed il vangelo del Signore, di Andrea Lonardo. Per ulteriori approfondimenti, vedi la sezione Sacra Scrittura.

Il Centro culturale Gli scritti (12/6/2013)

Nella VII, nell'VIII e nella X riga della trascrizione delle Res gestae voluta da Mussolini ed inserita nel nuovo progetto dell'Ara Pacis di Richard Maier ricorre l'espressione "censa sunt", "furono censiti", ricordo del triplice censimento.

Cesare Ottaviano Augusto censì per tre volte, negli anni 28 a.C., 8 a.C., 14 d.C., l’intera popolazione romana. È in questo contesto che va situato il famoso censimento raccontato dal Vangelo di Luca (Lc 2,1). L’analisi del testo delle Res gestae mostra che l’evangelista intendeva misurarsi con l’imperatore che censiva “tutta la terra”, mostrando che la storia della salvezza aveva in Dio il vero Signore la cui opera sfuggiva al computo imperiale, anzi se ne serviva utilizzandola a proprio piacimento.

È Cesare Ottaviano Augusto stesso a raccontare dei tre censimenti nel famoso documento noto come Res gestae divi Augusti nel quale, fin dall’inizio, egli vanta i suoi meriti come pacificatore della res publica:

«1. A 19 anni, di mia iniziativa e con spesa privata, misi insieme un esercito, con il quale vendicai la Repubblica oppressa nella libertà dalla dominazione di una fazione (Annos undeviginti natus exercitum privato consilio et privata impensa comparavi, per quem rem publicam a dominatione factionis oppressam in liberatatem vindicavi)».

Fra i tanti meriti successivi che Augusto si attribuisce quasi dissimulando di farlo si trova la notizia dei tre censimenti legata a quella delle successive epurazioni e cooptazioni da lui compiute nel Senato. Così il testo delle Res gestae:

«8. Durante il mio quinto consolato accrebbi il numero dei patrizi per ordine del popolo e del senato. Tre volte procedetti a un'epurazione del senato. E durante il sesto consolato feci il censimento della popolazione, avendo come collega Marco Agrippa. Celebrai la cerimonia lustrale dopo quarantadue anni. In questo censimento furono registrati quattromilionisessantatremila cittadini romani. Poi feci un secondo censimento con potere consolare, senza collega, sotto il consolato di Gaio Censorio e Gaio Asinio, e in questo censimento furono registrati quattromilioni e duecentotrentamila cittadini romani. E feci un terzo censimento con potere consolare, avendo come collega mio figlio Tiberio Cesare, sotto il consolato di Sesto Pompeio e Sesto Apuleio; in questo censimento furono registrati quattromilioni e novecentotrentasettemila cittadini romani. Con nuove leggi, proposte su mia iniziativa, rimisi in vigore molti modelli di comportamento degli avi, che ormai nel nostro tempo erano caduti in disuso, e io stesso consegnai ai posteri esempi di molti costumi da imitare (Patriciorum numerum auxi consul quintum iussu populi et senatus. Senatum ter legi. Et in consulatu sexto censum populi conlega M. Agrippa egi. Lustrum post annum alterum et quadragensimum fec[i]. Quo lustro civium Romanorum censa sunt capita quadragiens centum millia et sexag[i]inta tria millia. ~ Tum [iteru]m consulari com imperio lustrum [s]olus feci C. Censorin[o et C.] Asinio cos. Quo lustro censa sunt civium Romanorum [capita] quadragiens centum millia et ducenta triginta tria mi[llia. Et tertiu]m consulari cum imperio lustrum conlega Tib. Cae[sare filio] m[eo feci,] Sex. Pompeio et Sex. Appuleio cos. Quo lustro ce[nsa sunt]civ[ium Ro]manorum capitum quadragiens centum mill[ia et n]onge[nta tr]iginta et septem millia. Legibus novi[s] m[e auctore l]atis m[ulta e]xempla maiorum exolescentia iam ex nostro [saecul]o red[uxi et ipse] multarum rer[um exe]mpla imitanda pos[teris tradidi])».

Il latinista Canali, nel suo commento alle Res gestae, così commenta il testo stesso:

«Le tre «selezioni» o epurazioni del senato furono compiute negli anni 28 a.C., 8 a.C., 14 d.C., insieme con i tre censimenti della popolazione. Tali epurazioni, e, inversamente, cooptazioni di nuovi senatori, corrispondevano non solo all’esigenza di ridare prestigio al massimo organismo legislativo, ma anche, con ogni evidenza, per controllarne e modificarne la composizione in senso filo-augusteo. I 600 senatori della tarda repubblica erano saliti fino a 1.000. Augusto ne persuase 50 a dimettersi, altri 240 ne esautorò. Tali selezioni avevano un carattere straordinario, e presupponevano una censoria potestas di Augusto. Il lustrum era una cerimonia di purificazione, celebrata per iniziativa dei censori in occasione del censimento, di cui lustrum finisce per divenire sinonimo.

Dei tre censimenti, il primo fu compiuto da Augusto con potestas censoria, la stessa che aveva permesso la prima lectio del senato. Gli altri due, con tribunicia potestas, quasi certamente comprensiva di una cura legum et morum «senza supremo potere».

Del costante aumento di cives Romani registrato nei tre censimenti si è già parlato nell’introduzione, identificando comunque in esso un incremento della popolazione «romana» in tutto l’impero»[1].

Canali sottolinea che Augusto intendeva rimarcare il fatto dei censimenti. Infatti, ricadeva a sua gloria il fatto che

«il numero dei cittadini fu incrementato in tutto l’impero, così da aumentare di circa un milione nel corso di pochi anni[2]: fenomeno in ogni caso positivo, sia che significasse un miglioramento della vita sociale, sia che si giustificasse con l’estensione del diritto di cittadinanza, cioè con la propulsione assimiliatrice di Roma»[3].

In Lc 2,1.3 si ripete per due volte l’aggettivo tutta/tutti ad esprimere la totalità del presunto controllo romano:

«In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. [...] Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città».

Quanto rilevato non risolve la difficile questione storica del ruolo nel censimento di Quirinio che fu governatore della Siria probabilmente fra il 4 e l’1 a.C. (così la precedente edizione italiana della Bibbia di Gerusalemme, mentre la nuova edizione 2008 sposa la notizia di Giuseppe Flavio che pone il censimento di Quirinio intorno all'anno 6 d.C.). Luca 2,2 afferma: «Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria».

Come è  noto gli storici ipotizzano un precedente mandato dello stesso governatore negli anni 8-6 a.C., a partire dalla cosiddetta Lapide di Tivoli (in latino Lapis o Titulus Tiburtinus) così chiamata poiché venne lì ritrovata nel settecento. Il frammento, custodito presso il Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani  recita:

PRO CONSVL ASIAM PROVINCIAM OPT...
DIVI AVGUSTI ITERVM SYRIAM ET PHO…

e si riferisce quindi ad un secondo mandato ricevuto dalla personalità in questione presso la provincia di Siria al tempo di Augusto: non è certo però che si tratti in questa iscrizione di Quirinio.

Luca potrebbe, comunque, aver commesso un errore nel ricostruire la cronologia dei governatori romani della Siria.

Il testo delle Res gestae, che Augusto dovette via via completare man mano che avanzava nel suo governo, venne infine consegnato alle Vestali nel 13 d.C. – l’imperatore aveva ormai raggiunto l’età di 76 anni –, poi da queste consegnato, alla morte di Augusto stesso, a Druso, figlio di Tiberio destinato alla successione, ed infine scritto in bronzo nel Mausoleo di Augusto.
Se l’iscrizione originaria è dispersa, ne resta la trascrizione quasi competa nel Tempio di Augusto e Roma nell’antica Ancyra, allora capitale della Galazia (oggi Ankara, capitale della nuova Turchia), in greco nelle parti esterne ed in latino in quelle interne del pronao dell’edificio, oltre a frammenti di trascrizione su di un basamento di Augusto dell’antica Apollonia, oggi Uluborlu, ed in un’iscrizione, forse di un propileo, dell’antica Antiochia, oggi Yalvaç.
Mussolini fece incidere le Res gestae con lettere bronzee nel 1938 per collocarla nuovamente a fianco del Mausoleo di Augusto con evidente intento propagandistico. Nella nuova sistemazione dell’Ara Pacis, dovuta all’architetto Richard Maier, il muro mussoliniano  con l’iscrizione è stato conservato sul fianco destro del padiglione che racchiude oggi il monumento – è l’unica parte dei lavori di età fascista che è stata inserita nella nuova opera.

Note al testo

[1] Cesare Ottaviano Augusto, Res gestae divi Augusti, L. Canali (a cura di), Editori Riuniti, Roma, 1993, pp. 44-45.

[2] [Nota di Luca Canali] Aggiungendo a questo numero (collazionato con quello offerto dai Fasti Ostienses – I.I., XIII, 1, a cura di Degrassi, - e da essi confermato) il numero delle mogli, dei filii minorenni, dei patres familias e dei filii adulti accasati, S. Mazzarino arriva ad una somma di cittadini di tutte le età ed entrambi i sessi non lontana dai dieci milioni, alla fine del principato augusteo.

[3] Cesare Ottaviano Augusto, Res gestae divi Augusti, L. Canali (a cura di), Editori Riuniti, Roma, 1993, pp. 12-13.