Heaven on their minds: il monologo iniziale di Giuda in Jesus Christ Superstar e le grandi questioni cristologiche. Appunti di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni appunti di Andrea Lonardo.
Il Centro culturale Gli scritti (31/3/2013)
«Se separi il mito dall’uomo, tu vedrai dove presto finiremo». Nello straordinario brano iniziale di Jesus Christ Superstar, il film diretto da Norman Jewison - ripreso dal musical omonimo di Tim Rice, autore dei testi, e Andrew Lloyd Webber, autore della musica - Giuda parla come un esegeta del XX secolo: esisterebbe il mito del Cristo da una parte, e l’uomo Gesù dall’altra.
Le parole che, però, Giuda continua a cantare mostrano che la questione è ben più complessa. Egli rimprovera Gesù: «Tu hai cominciato a credere veramente che queste voci di Dio siano vere». La fede cattolica non può accettare che solo ad un certo punto Gesù abbia iniziato a pensare di essere tale, ma certo il Giuda di Jesus Christ è consapevole che almeno il Gesù adulto riteneva di essere il Figlio prediletto di Dio.
Il brano insiste nel suo ritmo martellante affermando: «Tu hai cominciato ad essere più importante delle cose che dici». È forse il passaggio più bello della canzone - se si prescinde di nuovo da quel “tu hai cominciato solo ora”. Tutta la questione consiste esattamente in questo: se Gesù sia solo un portatore di belle parole o se la sua persona stessa sia più importante e bella di esse. Se egli cioè - come afferma la Dei Verbum - è la Parola stessa di Dio, il Verbum Dei.
Giuda - interpretato da Carl Anderson - prosegue ancora cantando che tutti gli apostoli, tranne lui, sono certi che Gesù è il Messia e non solo un uomo: «Pensano di aver trovato il nuovo messia e ti faranno del male quando capiranno di essersi sbagliati».
«Ogni parola che dici oggi, viene in qualche modo fraintesa e ti faranno del male se penseranno che tu abbia mentito»: Giuda vorrebbe preservare Gesù dalla croce e si preoccupa per lui perché il Cristo non smentisce le voci che circolano su di lui, anzi sembra avvalorarle.
Più banali sono invece le affermazioni successive quando il brano ricade in affermazioni esegetiche superate secondo le quali Gesù sarebbe stato un pericolo politico per l’establishment del tempo: se fosse rimasto un falegname a Nazaret, «non avrebbe causato danno a nessuno, non avrebbe allarmato nessuno». Giuda ricorda, invece, che «siamo un paese occupato, dimentichi come siamo sottomessi? La folla mi fa paura, perché stiamo diventando troppo rumorosi e ci annienteranno se andiamo troppo oltre».
Il processo di Gesù smentirà questa ipotesi. Pilato ed Erode Antipa, dopo aver interrogato Gesù, si accorgono che egli è un mite: né dalla sua persone, né dai suoi discepoli, verrà mai alcun pericolo per la leadership politica romana e per quella religiosa dei sacerdoti. Allora il sinedrio sobillerà la folla, facendosi esso sì parte politica, e dichiarando implicitamente che se Pilato non avesse soppresso Gesù, il gruppo anti-cristiano avrebbe messo a ferro e fuoco Gerusalemme. Pilato, preoccupato della paventata ribellione politica dei discepoli del sinedrio, si deciderà per la crocifissione di Gesù.
Solo al termine Giuda torna a cantare che i discepoli hanno ben compreso la vera novità della persona di Cristo: «Tutti i tuoi seguaci sono ciechi, c’è troppo cielo nelle loro menti».